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NEURONE EFFETTORE
NEURONE INTERMEDIO
La comparsa del neurone intermedio o INTERNEURONE è il salto evolutivo più
importante poiché porta alla costituzione di strutture complicate.
Analizzando meglio l’organizzazione del SN della planaria si nota che ogni segmento
contenente i corpi dei 3 neuroni (sensitivo, intermedio ed effettore) è in realtà separato da
tutti gli altri. Facciamo un esempio: provocando uno stimolo lesivo al segmento n°1,
l’animale reagisce allo stimolo tentando di scappare ma, siccome i segmenti 2 e 3 non
sono “informati” di quello che sta accadendo nel segmento 1, non reagiscono e di fatto la
planaria resta nella propria posizione. Se ciò fosse vero l’animale morirebbe subito; deve
dunque esistere una connessione fra i vari segmenti in modo che una lesione provocata
anche su uno solo dei segmenti causi l’allontanamento dell’animale dallo stimolo lesivo.
Esistono dunque dei neuroni che hanno il compito di mettere in associazione i neuroni dei
vari segmenti, cioè dei neuroni ASSOCIATIVI INTERSEGMANTARI: 11
COMPARSA DEL NEURONE ASSOCIATIVO INTERSEGMENTARIO
NEURONE SENSITIVO
NEURONE EFFETTORE
NEURONE INTERMEDIO
NEURONE ASSOCIATIVO INTERSEGMENTARIO
Nonostante la comparsa dei neuroni associativi uno schema nervoso come questo, cioè
con 3 organi nervosi centrali, sarebbe complicato, quindi possiamo pensare ad un unico
organo nervoso centrale il cui tratto reuniente è costituito dai neuroni associativi:
ORGANO NERVOSO CENTRALE
NEURONE SENSITIVO ORGANO NERVOSO CENTRALE
NEURONE EFFETTORE
NEURONE INTERMEDIO 12
NEURONE ASSOCIATIVO INTERSEGMENTARIO
In conclusione possiamo dunque dire che ogni neuromero ha sotto la propria giurisdizione
un segmento del corpo dell’animale e che ogni neuromero mantiene la connessione con la
periferia attraverso fasci di fibre che costituiscono il SNP.
Procedendo nella scala evolutiva il sistema si complica per la comparsa di altri
interneuroni ma è importante tener presente che lo schema di base rimane quello della
planaria, ovvero: un neurone di ingresso, un interneurone e un neurone di uscita; il
neurone di ingresso è sempre quello sensitivo mentre l’ultimo neurone di uscita è sempre
quello effettore. Da un punto di vista funzionale: possiamo senz’altro affermare che un
animale così organizzato gestisce molto bene i riflessi nell’ambito dello stesso segmento
(definiti “orizzontali”) e sempre in modo coordinato con gli altri segmenti grazie ai neuroni
associativi. Questo tipo di riflesso non coinvolge strutture soprastanti o sottostanti il
neuromero direttamente interessato dallo stimolo, eccetto che per la necessaria
14
coordinazione .
Un’altra importante conseguenza di questa nuova organizzazione del SN è la comparsa di
caratteristiche istologiche peculiari: osservando lo schema della planaria, si vede
chiaramente che il SN si è organizzato in due compartimenti comunicanti fra loro, un
compartimento dove ho prevelenza di corpi cellulari e un compartimento costituito
prevalentemente da fasci di fibre. Da un punto di vista morfologico il corpo appare grigio-
rosato perché è vascolarizzato, mentre i fasci di fibre sono bianchi per la presenza della
mielina. Quindi, guardando il SN si vedono due zone: una grigia e una bianca chiamate
rispettivamente SOSTANZA GRIGIA e SOSTANZA BIANCA.
Esaminiamo dunque l’organizzazione della sostanza grigia e della sostanza bianca.
14 Un riflesso orizzontale tipico nell’uomo è il riflesso patellare. 13
ORGANIZZAZIONE DELLA SOSTANZA GRIGIA
L’evento più eclatante è rappresentato dal fatto che il 1° neurone sensitivo si porta fuori
dall’asse nervoso, lungo il SNP, e nell’asse nervoso restano gli interneuroni (che come
abbiamo già detto vanno complicandosi), gli ultimi neuroni effettori e i neuroni associativi:
IL 1° NEURONE SENSITIVO SI PORTA FUORI DALL’ASSE NERVOSO
Si assiste alla comparsa di masse neuronali, costituite da corpi neuronali, che si
dispongono lungo il SNP; tali masse vengono dette GANGLI e dal momento che ospitano i
pirenofori di neuroni sensitivi vengono detti GANGLI SENSITIVI. I neuroni che occupano il
ganglio sensitivo hanno una forma particolare e vengono chiamati NEURONI a T o
NEURONI PSEUDOUNIPOLARI.
[ I GANGLI SENSITIVI ospitano i pirenofori dei primi neuroni sensitivi ]
Per capire bene la localizzazione di questi gangli bisogna prima prendere in esame la
costituzione dei NERVI. Un nervo può essere paragonato a una cavo elettrico che termina
con una spina elettrica: il cavo è il nervo all’interno del quale si trovano tanti fili, ciascuno
dei quali trasporta le cariche elettriche in un’unica direzione (dal centro alla periferia o
viceversa); in vicinanza della spina ci si accorge che il cavo è in realtà biforcato e costituito
da due branche. Allo stesso modo, un nervo apparentemente si presenta come un
cordone unico ma, avvicinandosi al nevrasse, esso rivela di essere in realtà costituito da
due RADICI, di cui una presenta un “pallino” che è il ganglio sensitivo: 14
RADICE EFFETTRICE
NERVO SPINALE
GANGLIO NERVO
RADICE SENSITIVA
Quindi il nervo si divide in due radici di cui quella sensitiva è identificata dalla presenza del
ganglio sensitivo il quale ospita i neuroni a T, cioè i primi neuroni sensitivi, mentre l’altra
radice, priva di ganglio, è quella effettrice che ospita i filamenti effettori degli ultimi neuroni
effettori i cui corpi cellulari stanno nella sostanza grigia dell’asse nervoso.
Nell’ambito del SNC trovo dunque due tipi di nuclei grigi:
1) gli interneuroni, che ricevono le afferenze portate dai primi neuroni sensitivi, quelli a T
del ganglio
2) i neuroni effettori che portano le efferenze, le risposte, alla periferia
A questo punto possiamo dire che la nostra planaria si è molto complicata ma continua ad
avere delle pecche: essa non riesce a prendere nessuna iniziativa perché non è presente
nessuna struttura di comando e i segmenti, pur essendo connessi fra loro e coordinati, si
comportano in modo autonomo. È necessario l’intervento di una struttura di comando, di
15
un capo, capace di ricevere le informazioni da tutti i segmenti e di dare ordini a tutti i
segmenti. Un sistema gerarchico di questo tipo è molto simile a quello che ritroviamo nella
vita militare: il colonnello ha sotto di sé molti soldati, ma anche egli prima di agire deve
chiedere il placet del generale e così via. Esisterà dunque un grande capo (per esempio il
capo di stato) che non deve chiedere a nessuno e che prende tutte le decisioni. Così
come l’esercito, anche il SNC è una struttura estremamente gerarchica ed è quindi fornito
di un centro di comando che sta al di sopra dei segmenti, SOPRASEGMENTARIO,
capace di ricevere tutte le informazioni da tutti i segmenti e di dare ordine a tutti i
segmenti. Ovviamente perché le informazioni provenienti dai segmenti vengano
trasportate al centro soprasegmentario occorrono altri interneuroni, diversi dai precedenti,
che siano collegati da un lato con i primi neuroni sensitivi del ganglio e dall’altro al centro
soprasegmentario CENTRO SOPRASEGMENTARIO
COMPARSA DI UN CENTRO DI COMANDO SOPRASEGMENTARIO
SECONDO NEURONE INTERMEDIO 16
Il fascio di filamenti, cioè sostanza bianca, che trasporta le informazioni dai segmenti al
centro soprasegmentario è un fascio ASCENDENTE (verde scuro) nel quale le
informazioni viaggiano dirette verso il cervello. Il centro soprasegmentario raccoglie le
sensazioni mediante neuroni (nero) che hanno il compito di elaborare queste informazioni
e inviare ordini all’ultimo neurone effettore mediante un fascio di filamenti, sempre
sostanza bianca, DISCENDENTE. Ecco allora che accanto alla sostanza grigia del midollo
spinale è presente anche della sostanza bianca costituita da 3 tipi di fasci:
1) FASCI ASSOCIATIVI
2) FASCI ASCENDENTI, che dal midollo spinale portano le informazioni sensitive al
centro soprasegmentario
3) FASCI DISCENDENTI che dal centro soprasegmentario inviano i comandi agli ultimi
neuroni effettori
Dal momento che i termini “portare le informazioni” e “inviare i comandi” sono un po’
troppo lunghi, in gergo si dice che i fasci “PROIETTANO”; ovvero i fasci ascendenti del
midollo spinale proiettano sui neuroni del centro soprasegmentario, e i neuroni del centro
soprasegmentario proiettano sugli ultimi neuroni effettori. Naturalmente la sostanza bianca
del nevrasse conterrà anche i fasci associativi intersegmentari.
Riassumendo, la presenza di un centro soprasegmentario crea una nuova catena
→ →
neuronale così costituita: primo neurone sensitivo gangliare interneurone fascio
→ → →
proiettivo ascendente neurone soprasegmentario fascio proiettivo discendente
ultimo neurone effettore.
Da un punto di vista funzionale ogni segmento ha due possibilità:
a) l’informazione proveniente dal neurone sensitivo gangliare viene passata ad un
interneurone che la elabora e la trasmette direttamente al neurone effettore. In questo
caso si parla di ARCO ORIZZONTALE o RIFLESSO e i nuclei soprasegmentari non
vengono chiamati in causa.
b) L’informazione proveniente dal neurone sensitivo gangliare viene passata ad un
interneurone che proietta tale informazione (fasci proiettivi ascendenti) ai nuclei propri;
questi ultimi proiettano poi l’informazione al centro soprasegmentario che elabora la
risposta e dà un ordine. Dal centro soprasegmentario tale ordine viene trasmesso (via
proiettiva discendente) agli ultimi neuroni effettori. In questo caso si parla di ARCO
VERTICALE.
Schematicamente: 17
ARCO ORIZZONTALE
ARCO VERTICALE
È importante sottolineare che i due archi hanno significato diverso, e precisamente l’arco
orizzontale entra in gioco nelle reazioni pronte e scattanti, mentre l’arco verticale ha
significato inibitorio (utilizza GABA come neurotrasmettitore) e serve per modulare la
risposta dell’arco orizzontale. Facciamo un esempio: se tiro una spinta a qualcuno, questo
reagirebbe con l’arco orizzontale tirandomi uno schiaffo ma entra in gioco l’arco verticale
che blocca lo schiaffo facendo solo allontanare colui che ha ricevuto la spinta. Di rilevante
importanza funzionale è il fatto che i due archi, non solo coesistano, ma che interagiscano
fra loro in quanto ci permettono di modulare gli input e gli output. Facciamo un altro
esempio: partiamo dalla constatazione che se elimino completamente un segmento, i
segmenti a valle di questo vengono scollegati dal centro soprasegmentario ma gli archi
orizzontali continuano a funzionare. Un paraplegico dalla vita in giu ha come