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Rientro: è un fenomeno che si verifica se a un certo punto del circuito si viene a creare un
ostacolo alla normale propagazione di un impulso in due fasci connessi tra loro da un fascio di
connessione, e quindi l’impulso è capace di passare in una direzione ma non nell’altra.
L’impulso che viene trasmesso liberamente può penetrare in direzione retrograda nella regione
depressa della branca attraverso cui l’impulso non passa a causa dell’ostacolo. La ragione è
che l’impulso anterogrado arriva prima dell’impulso retrogrado (durante il periodo di
refrattarietà assoluta) e che quello retrogrado arriva nel periodo di refrattarietà relativa.
Pertanto, le condizioni che consentono il rientro sono o il prolungamento del tempo di
conduzione o l’accorciamento del periodo refrattario.
Attività indotta: è causata dalle depolarizzazioni postume. Depolarizzazioni postume precoci
(DPP): si verificano con più facilità nelle cellule cardiache con pda prolungati. Questo è legato
al recupero dei canali del Ca2+ della membrana cellulare. Se i pda sono abbastanza
prolungati alcuni canali del Ca2+ possono essere riattivati e suscitare una DPP.
Depolarizzazioni postume tardive: le depolarizzazioni postume tardive (o DPT) si verificano
più spesso quando la frequenza cardiaca è elevata e ad alte concentrazioni di Calcio
intracellulare che inducono l’apertura anche dei canali di K+ e Na+. Il flusso di questi cationi in
ingresso provoca la comparsa delle DPT.
VALVOLE CARDIACHE. I movimenti dei lembi valvolari (tessuto fibroso rivestito di endotelio)
hanno un orientamento tale che assicura l’unidirezionalità del flusso di sangue.
Valvole atrioventricolari: tra atrio e ventricolo destro la valvola ha tre cuspidi (valvola
tricuspide), tra atrio e ventricolo di sinistra i lembi sono due (valvola mitrale). Nella posizione di
chiusura si ha una notevole sovrapposizione dei lembi valvolari. Ai bordi liberi delle valvole
s’inseriscono le corde tendinee, che originano dai muscoli papillari e servono a prevenire la
protrusione dei lembi valvolari nelle camere atriali durante la sistole ventricolare.
Valvole semilunari: sono le valvole tra il ventricolo destro e l’arteria polmonare e tra il
ventricolo sinistro e l’aorta. Sono formate da tre cuspidi a forma di coppa che non aderiscono
alle pareti delle arterie di cui regolano l’entrata di sangue, ma durante la sistole si librano nel
sangue. Alla fine della fase di eiezione lenta della sistole ventricolare si verifica una breve
inversione del flusso sanguigno verso i ventricoli che provoca l’accollamento delle cuspidi
impedendo il reflusso di sangue nei ventricoli. Al di là delle valvole, in arteria polmonare e
aorta, ci sono delle piccole tasche (seni di Valsalva) ove si formano i vortici che impediscono
alle cuspidi valvolari di accollarsi alle pareti vasali. Se non fosse per i seni di Valsalva di
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verificherebbe l’arresto del flusso coronarico perché le cuspidi bloccherebbero gli osti
coronarici. Il pericardio che riveste l’intero cuore contiene una quantità di liquido che agisce
come lubrificante per il movimento del cuore, è poco distendibile e si oppone a un rapido
incremento delle dimensioni del cuore. Nel cuore si generano 4 rumori o toni ma solo due
sono percepibili.
-il PRIMO tono si verifica all’inizio della sistole ventricolare e consiste di una serie di vibrazioni
a bassa frequenza sfasate tra loro detti rumori ed è il più intenso e prolungato dei toni, ha una
qualità crescendo-decrescendo ed è meglio udibile nella regione apicale del cuore. I toni
generati dalla valvola tricuspide sono apprezzabili a livello del quinto spazio intercostale,
subito a sinistra dello sterno, mentre i toni della mitrale si odono meglio a livello del quinto
spazio intercostale, all’apice del cuore.
-il SECONDO tono si verifica alla chiusura delle valvole semilunari, costituito da vibrazioni ad
alta frequenza, di minor durata e intensità. Quello provocato dalla chiusura della valvola
polmonare e aortica è udibile meglio nel secondo spazio intercostale. Il primo è udibile alla
sinistra dello sterno mentre il secondo alla destra, ed è generalmente più intenso di quello
della valvola polmonare. Inoltre, la natura del tono varia con la respirazione. Nella respirazione
si ode un solo rumore che riflette la chiusura di entrambe le valvole. Nell’inspirazione invece,
la chiusura della valvola polmonare è ritardata a causa dell’incrementato flusso sanguigno
dovuto all’incremento del ritorno venoso indotto dall’inspirazione. Con questo ritardo, il
secondo tono si risolve in due componenti, fenomeno detto sdoppiamento fisiologico.
-il TERZO tono (più apprezzabile nei bambini con pareti toraciche sottili o nei soggetti con
insufficienza ventricolare sinistra) è costituito da poche vibrazioni di bassa frequenza e bassa
intensità e si verifica nella prima fase della diastole.
-un QUARTO tono (o tono atriale) è costituito da poche oscillazioni a bassa frequenza ed è
provocato da oscillazioni del sangue e delle camere cardiache per effetto della contrazione
atriale.
L’intervallo tra l’inizio della sistole ventricolare e l’apertura delle valvole semilunari è detto
contrazione isovolumetrica poiché per questo periodo il volume ventricolare rimane costante.
L’inizio della contrazione ventricolare coincide con l’apice dell’onda R. L’apertura delle valvole
semilunari segna l’inizio dell’eiezione che può essere suddivisa in rapida e lenta o ridotta. La
prima, che termina all’apice della pressione ventricolare e aortica si distingue dall’altra per tre
ragioni:
Aumento brusco della pressione ventricolare e aortica
- Riduzione rapida del volume ventricolare
- Aumento del flusso ematico aortico
-
In quella ridotta, il deflusso di sangue dall’aorta verso la periferia supera quello
dell’eiezione e la pressione aortica declina (viceversa in quella rapida).
La chiusura della valvola aortica segna la fine della sistole ventricolare. Il periodo tra la
chiusura delle valvole semilunari e l’apertura delle valvole AV è chiamato rilasciamento
isovolumetrico, caratterizzato da una caduta della pressione ventricolare rapida senza
variazione del volume. Successivamente, il sangue che è ritornato agli atri nel corso della
precedente sistole ventricolare è immesso nei ventricoli che si stanno rilasciando e viene
detto “rilasciamento rapido”, cui segue una fase di riempimento lento detta diastasi
accompagnato da un aumento della pressione atriale, ventricolare e venosa e del volume
ventricolare.
La sistole atriale inizia subito dopo l’insorgere dell’onda P dell’ECG. Durante la diastole
ventricolare, la pressione atriale supera di poco la pressione ventricolare, indicando che le
valvole AV aperte durante il riempimento costituiscono una via a bassa resistenza. A
basse frequenza cardiache, il riempimento è completo verso la fine della distasi e la
contrazione atriale contribuisce poco al riempimento. Nella tachicardia, tuttavia, la diastasi
è abbreviata e il contributo della contrazione atriale può diventare significativo. Se il
riempimento è compromesso, la contrazione atriale non può compensare e la conseguente
riduzione dell’eiezione può provocare la sincope.
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ELETTROCARDIOGRAMMA: è la riproduzione grafica dell’attività elettrica del cuore (da
Wikipedia, per essere sintetici e precisi). Serve a conoscere l’impulso cardiaco registrando le
variazioni di potenziale elettrico in varie sedi poste sulla superficie del corpo.
Elettrocardiografia scalare: nell’elettrocardiografia una derivazione è una connessione elettrica
tra la cute del paziente e lo strumento di registrazione (elettrocardiografo) che misura l’attività
elettrica del cuore. La differenza di potenziale tra due elettrodi è rappresentata dalla proiezione
del vettore sulla linea tra le due derivazioni. Una registrazione delle variazioni delle differenze
di potenziale tra due punti sulla cute è chiamata elettrocardiogramma scalare. Questo ECG
scalare rileva le variazioni nel tempo del potenziale elettrico tra un punto sulla cute e un
elettrodo o tra due punti sulla superficie cutanea. In ogni individuo il modello varia con la sede
anatomica delle derivazioni. La registrazione grafica dell’ECG è detta tracciato, ed è costituito
da onde P, QRS e T. L’onda P riflette la diffusione della depolarizzazione attraverso gli
atri, l’onda QRS la depolarizzazione dei ventricoli e l’onda P la loro ripolarizzazione.
L’intervallo PQ dura 0,12-0,20 secondi. Il complesso QRS dura 0,06-0,10 secondi. Il periodo
ST rappresenta la depolarizzazione dei ventricoli ed è quindi posto allo stesso livello della
linea isoelettrica (ogni deviazione da questa linea può rappresentare un danno ischemico del
miocardio). L’intervallo QT dura 0,4 secondi. La somma vettoriale delle attività elettriche del
cuore è chiamata vettore cardiaco risultante, che è al centro di un triangolo equilatero i cui
vertici sono sulle spalle (derivazioni) e sulla regione pubica: questo è il triangolo di Einthoven.
La I derivazione registra la differenza di potenziale tra il braccio sinistro e il braccio destro. Le
connessioni con il galvanometro (misura la ddp) sono tali che in BS la derivazione è indicata
con un segno (+) e in BD con un segno (-). La II derivazione registra la ddp tra BD e GS
(gamba sinistra, cioè dove può essere messo l’elettrodo che rappresenta il vertice pubico del
triangolo di Einthoven). Se il vettore al centro del triangolo di Einthoven è parallelo ad una
delle tre derivazioni avviene che:
Asse elettrico medio di 60°: Se il vettore risultante al centro del triangolo forma un
- angolo θ (teta) di 60° con l’orizzontale, la deflessione registrata nella I derivazione è
diretta verso l’alto, in quanto la testa positiva della freccia è situata più vicino a BS che
a BD. La deflessione nella II derivazione è ugualmente diretta verso l’alto in quanto la
testa positiva della freccia è più vicina a GS che a BD. L’ampiezza della deflessione
nella II derivazione è maggiore che nella prima in quanto la direzione del vettore è
parallela a quella della II derivazione. Nella III derivazione la deflessione è ugualmente
diretta verso l’alto e la sua ampiezza uguale a quella della I derivazione. Questa
condizione rappresenta la risultante degli eventi elettrici che avvengono durante il
complesso QRS (“asse elettrico medio del cuore sul piano frontale”). Per gli individui
normale, l’asse elettrico infat