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CAUSE
A metà dell’ 800 l’Europa fu investita da un’ondata rivoluzionaria che fece crollare il precario assetto imposto dalla
restaurazione. Elementi distintivi di questa nuova fase insurrezionale furono la 1) partecipazione popolare e la 2)
comparsa di obiettivi sociali accanto a quelli liberali ed indipendentisti. Occorre distinguere tra la situazione francese
(primo paese ad insorgere, da cui poi la rivoluzione si propagò in tutta Europa), che non contemplava un problema di
indipendenza e unità nazionale ma poneva problemi economici e la questione del proletariato cui risposero le prime
idee socialiste, e quella italiana, tedesca, ungherese, polacca e ceca, dove il popolo e la borghesia erano mossi in
primo luogo dall’aspirazione all’indipendenza e da obiettivi liberali.
Alla base dei moti del 48 francesi troviamo due tipi di cause:
- Economica legata alla congiuntura negativa che attraversò l’economia continentale nel biennio 1846-47, a
→
sua volta dovuta:
1) Alla crisi agricola. L’agricoltura era un settore in cui le tecniche erano rimaste più arretrate e che, per
questo aveva una scarsa capacità produttiva; a ciò vanno combinate i due cattivi raccolti (45-46 e 4647)
che provocarono una grave carestia in tutta Europa e l’aumento vertiginoso prezzo dei prodotti,
gettando nella miseria il proletariato e i ceti meno abbienti.
2) Alla crisi di sovrapproduzione industriale, determinata dallo scarto tra le elevate capacità produttive del
sistema industriale e le scarse capacità di assorbimento del mercato, ossia dalle fabbriche cominciò ad
uscire una quantità sempre maggiore di prodotti perciò si produceva più di quanto si potesse consumare.
Sovrapproduzione e mancanza di capitali, di conseguenza aumentarono la disoccupazione, ridussero
ulteriormente i consumi interni, aggravando così la crisi delle fragili strutture dell’economia europea. ( E’
indubbio che il biennio rivoluzionario 48-49 affondi le sue radici in questa crisi economica: è la causa
occasionale delle sommosse urbane di quegli anni che permette di capire perché proprio in quel biennio,
e non in un altro periodo, successero quegli specifici avvenimenti).
- Sociale→ per l’insofferenza del proletariato nei confronti delle condizioni di vita imposte
dall’industrializzazione ( disoccupazione, rincaro dei prezzi, di prima necessità, miseria→la partecipazione di
larghi strati operai e popolari alle rivoluzioni del 48 trova qui le sue ragioni) e , soprattutto, per l’emergere
della borghesia come classe di rilevanza politica in opposizione all’aristocrazia (→ il 48 segnò il momento di
massima realizzazione della rivoluzione borghese, processo storico attraverso il quale la borghesia capitalista
riuscì a stabilire la propri supremazia politica sulle altre classi sociali)
IL 48 IN EUROPA
- La rivoluzione di febbraio 1848, Francia. Il primo paese investito dall’ondata rivoluzionaria fu la Francia dove,
per i motivi detti sopra, nonché per l’intensificarsi dell’opposizione alla monarchia di luglio ( così chiamata
perché istauratasi dopo i moti del luglio 1830) per ottenere l’allargamento del suffragio e garantire la
rappresentanza politica dei ceti più colpiti dalla crisi alimentò i motivi di malcontento. Infatti l’opposizione
borghese al regno di Luigi Filippo reclamava una più vasta rappresentanza parlamentare. Parigi insorse il 23
febbraio 1848, proclamando la Repubblica; nel nuovo governo provvisorio figuravano elementi liberali e
persino socialisti e tra i primi provvedimenti del nuovo governo ci furono – l’introduzione del suffragio
universale maschile – l’abolizione della pena di morte per i reati politici – la riduzione della giornata lavorativa
a 10 ore a Parigi e a 11 nel resto del Paese – la creazione degli Atelièrs nationaux , ossia fabbriche cooperative
di proprietà dello stato per arginare il problema della rivoluzione.
- Rapidamente la rivoluzione si estese a tutta l’Europa. Area tedesca: Sull’onda della rivoluzione parigina nel
marzo 1848 si verificarono sommosse a Colonia e a Berlino ( gli stati della confederazione tedesca avevano
maturato tra il 30-48 l’aspirazione all’unificazione economica e nazionale) ed il re di Prussia fu costretto a
convocare un’assemblea costituente; nel maggio 48 si riunì un’assemblea dei rappresentanti di tutti gli stati
tedeschi a Francoforte per decidere i modi dell’introduzione del liberalismo in area tedesca , ma le divisioni
tra quanti volevano coinvolgere l’Austria nel processo unitario e quanti erano contrari oltre al consueto
timore per un possibile esito repubblicano, portarono allo suo scioglimento nel 49. Impero asburgico: il 48
portò una gravissima crisi nell’impero asburgico sconvolto da moti di indipendenza. Nel 48 la rivoluzione
iniziò a Vienna , dove il re dovette licenziare Metternich. Poi insorsero Venezia e Milano. Sempre nel marzo
48 fu la volta di Praga e Budapest.
IL 48 IN ITALIA e la prima guerra di indipendenza.
Dopo gli anni 30 si registrò un salto di qualità del movimento patriottico italiano, e cominciò a farsi strada l’idea di
superare le divisioni esistenti tra gli stati italiani e di dare vita ad un sistema politico più vasto, capace di abbracciare
l’intera penisola: iniziò a presentarsi, cioè, il problema dell’unità nazionale. Ad animare questo movimento erano le
classi medie borghesi. Dobbiamo distinguere all’interno di essi tra i moderati ( liberali) e i democratici ( radicali/
rivoluzionari) :
- I moderati ( liberali) miravano alla realizzazione dell’ unità italiana, non attraverso la rivoluzione, ma tramite
un processo progressivo e pacifico affidato alla buona volontà dei sovrani e dei loro governi. Tra i pensatori
liberali ricordiamo Vincenzo Gioberti e Cesare Balbo. L’abate Vincenzo Gioberti pubblicò un libro che ebbe
molto successo, del primato morale degli italiani, nel quale auspicava alla realizzazione di una confederazione
di stati italiani sotto la guida del papa. Balbo scrisse il saggio le speranze d’Italia, in cui accettava l’idea
giobertina di una confederazione di stati italiani ma proponeva che alla sua guida vi fosse la dinastia dei
Savoia. ( il liberalismo, come vedremo, ebbe il merito di portare a proprio sostegno un’ampia base sociale – la
borghesia media e alta e larga parte del mondo cattolico- e di sfuggire, in virtù di questa moderazione, alla
repressione delle monarchie che invece decimava i quadri delle organizzazioni più radicali).
- I democratici (rivoluzionari / radicali) intendevano il “ risorgimento nazionale” come azione rivoluzionaria di
tutto il popolo, che non poteva contare sull’aiuto dei vecchi sovrani, ma basarsi sul capovolgimento totale dei
rapporti di potere esistenti. Tra i pensatori radicali di spicco ricordiamo Giuseppe Mazzini, che dopo una
lunga militanza carbonara, fondò nel 1831 un’organizzazione chiamata Giovine Italia che si diffuse e raccolse
seguaci in tutta la penisola. Secondo Mazzini la rivolta doveva avere come obiettivo la libertà di tutto il
popolo e di tutti i popoli; il popolo di Mazzini era costituito dalla piccola borghesia urbana, dagli artigiani e dai
ceti medi→ su questo nucleo sociale, secondo lui, i rivoluzionari avrebbero dovuto fare leva. Basata su un
programma politico esplicito e pubblico e su una struttura decentrata facente capo ad un unico centro
coordinatore diretto da Mazzini stesso, la Giovine Italia si caratterizzò come il primo tentativo di dar vita ad
un moderno partito politico, di ispirazione democratica e repubblicana, capace di intervenire sulla vita
politica italiana. La giovine italia si fece promotrice di un’intensa attività insurrezionale. Tuttavia i primi 2
tentativi che promosse in Piemonte,a Genova e in Savoia nel 1833 furono sventati, e gli altri preparativi
rivoluzionari tra 1837-1843 furono un insuccesso. Fallì anche la spedizione in Calabria (da lui ispirata) dei
fratelli Bandiera del 1844, i quali furono fucilati.
IL RIFORMISMO LIBERALE
Inoltre la prima guerra di indipendenza italiana fu preceduta da diffusi fermenti popolari che avevano come
obiettivo la concessione da parte dei sovrani di Statuti che trasformassero il potere da assoluto a costituzionale:
- Pio IX (1846) fu un pontefice che avviò una cauta ma chiara politica di riforme in senso liberale, istituendo
una consulta di stato, una sorta di parlamento sia pure con semplici funzioni consultive;
- Il primo a concedere nel 1848 un Costituzione fu Ferdinando II di borbone, in seguito a una vasta
sollevazione popolare scoppiata a Palermo ed estesasi nel Cilento e al Napoletano.
- Le pressioni popolari per ottenere una costituzione analoga a quella napoletana si fecero intense e Carlo
Alberto ( divenuto re nel 1831 dopo la morte di Carlo Felice) fu costretto a concedere il 4 marzo 1848 lo
Statuto albertino (che divenne poi la prima costituzione del Regno di Italia), subito imitato dal Granduca di
Toscana.
Alla vigilia della rivoluzione di marzo 48 i domini austriaci erano circondati non più da stati satelliti ma da monarchie
costituzionali in cui il peso dei gruppi liberali era sempre più forte.
La notizia dei fatti di Vienna e della destituzione di Metternich indusse i patrioti e i repubblicani italiani
all’insurrezione.
- Il 17 marzo Venezia si ribellò agli austriaci e la popolazione liberò di prigione due noti patrioti, Daniele Manin
e Niccolò Tommaseo, che si posero a capo dell’insurrezione popolare e proclamarono la Repubblica dopo
aver cacciato gli austriaci dalla città.
- Nel Lombardo-Veneto Milano insorse il 18 marzo e la popolazione diede vita a violente manifestazioni
austroungariche e combattimenti in tutta la città. Le cinque giornate di Milano (18-22 marzo 1848) si
risolsero con la sconfitta delle truppe austriache guidate dal generale Radetzky, costrette a rifugiarsi nel
quadrilatero, formato dalle città di Mantova, Peschiera, Verona e Legnano, e l’istituzione di un governo
provvisorio diretto dalle forze moderate di Gabrio Casati (cui si opponevano i democratici con a capo Carlo
Cattaneo ). Parma e Modena si sollevarono contro i loro duchi. I liberali moderati credevano che solo
l’intervento di un esercito regolare potesse conferire stabilità ai successi ottenuti e dare il colpo di grazia al
dominio imperiale in Italia, perciò chiesero a Carlo Alberto di intervenire.
- Carlo Alberto, •spinto da queste sollecitazioni e •dal timore che nel Regno di Sardegna si potessero verificare
fatti analoghi a quelli di Venezia e Milano (•nonché allettato da mire espansionistiche), dichiarò guerra
all’Austria il 23 marzo 1848 ricevendo l’invio di truppe regolari dalla Toscana, d