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PERIODO DELLA RESTAURAZIONE
Nel linguaggio politico il termine Restaurazione esisteva già nel significato di “ripristino,
ritorno al potere di una dinastia spodestata” ed era stato usato per indicare il ritorno degli
Stuart sul trono inglese nel 1660.
Dopo la dura sconfitta di Napoleone a Lipsia nell’ottobre 1813 e l’esilio all’Elba dello stesso, la
pace fra le potenze antinapoleoniche e la Francia sembrava già decisa il 30 maggio 1814 dal
Trattato di Parigi, stipulato con Luigi XVIII, tale trattato aveva riservato al paese sconfitto un
trattamento di favore imitandosi a ricondurre la Francia ai confini del 1792. Ma una gran
quantità di problemi restavano ancora da risolvere e a questo scopo si riunirono in settembre a
Vienna i rappresentanti di tutti gli stati europei.
Le questioni importati furono discusse e decise concretamente solo da quattro persone: il primo
ministro degli esteri austriaco Metternich, quello inglese Castlereagh, il primo ministro
prussiano Hardenberg e lo zar russo Alessandro I. Così il congresso di Vienna dal settembre
1814 si riunì per soddisfare le richieste di compensi territoriali e politici avanzate dai vincitori,
realizzare un equilibrio accettabile dalle grandi potenze e chiaramente impedire ogni futuro
tentativo egemonico. Tuttavia le richieste dei vincitori si rivelarono importanti. Mentre la Gran
Bretagna era già soddisfatta del suo incontrastato dominio sui mari e delle acquisizioni ottenute
durante la guerra come Malta, e l’Austria era già diventata di fatto padrona di gran parte
dell’Italia, la Russia e la Prussia costituirono il principale nodo da sciogliere. La cessione della
Sassonia alla Prussia da parte della Russia in cambio del Granducato di Varsavia (creato da
Napoleone, voleva elevarlo a Regno di Polonia) faceva temere i ministri austriaco e inglese di
squilibrio.
La situazione fu sbloccata dal lavoro diplomatico che il ministro degli esteri francese,
Talleryard, compì presso Metternich. Intuendo il conflitto che si stava aprendo al vertice del
congresso egli offrì all’Austria e alla Gran Bretagna l’appoggio della Francia. Fu così che in
gennaio venne ammesso come quinto grande decretando la riammissione della Francia nel
gruppo delle grandi potenze europee.
A questo punto, di fronte alla fine della coalizione antifrancese, la Prussia ridusse le sue pretese
ed ottenne solo un terzo della Sassonia mentre il Regno di Polonia voluto dallo zar fu il risultato
di una nuova spartizione che lasciava alla Russia gran parte del territorio ma restituiva la
Posnania alla Prussia e faceva di Cracovia una repubblica libera (ma soggetta all’ Austria).
Dopo soli cinque mesi, il 4 marzo 1815, tutto sembrò rimesso in discussione e vanificato
dall’arrivo della notizia della fuga di Napoleone. Egli dopo pochi giorni tornò a Parigi
acclamato dalla popolazione e mise il congresso di Vienna di fronte al fatto compiuto del suo
ritorno al potere. Il congresso però si rifiutò di accettare il suo ritorno seppur a capo di una
Francia “ri-confinata” secondo il trattato di Parigi e dunque ristabilì l’alleanza militare
antinapoleonica del 1813-14.
Il sentore degli stati europei non si rivelò sbagliato. Napoleone non appena riuscì ad organizzare
un modesto esercito passò le frontiere del Belgio ed andò incontro ai nemici pima che essi
avessero avuto il tempo di riunire le loro forze. Nonostante ciò a Waterloo (18 giugno 1815) fu
i sconfitto definitivamente e, consegnatosi spontaneamente agli inglesi, fu esiliato nuovamente
ma questa volta nell’antica isola di Sant’Elena dove morì 6 anni dopo, il 5 maggio 1821.
La guerra doveva ancora finire quando il 9 giugno 1815 il Congresso di Vienna firmò l’atto
finale di pace.
Se infatti la Restaurazione si compì perseguendo, come il termine ammette, il principio di
legittimità (restituendo cioè ai sovrani i territori espropriati) furono fatte diverse eccezioni nel
concreto per garantire di pari passo e anzi con più pregnanza il principio di equilibrio ed il
contenimento della Francia. Si procedette a creare infatti i cosiddetti “Stati-cuscinetto” in tutta
Europa ed in particolare intorno la Francia:
1. come accennato la Renania (territori lungo il Reno) e una parte del dissolto Regno di
Vestfalia (attuale porzione di Germania dell’est) furono assegnati alla Prussia;
2. rafforzato il Regno dei Savoia (Piemonte e Sardegna) con l’annessione della Liguria;
3. garanzia di neutralità della Confederazione svizzera;
ii
4. creazione di un Regno dei Paesi Bassi retto dalla dinastia degli Orange nel quale
confluivano le Province Unite olandesi, il Belgio e il Lussemburgo.
Per lo stesso principio venne esclusa la restaurazione dell’Impero tedesco e al suo posto fu creata la
Confederazione germanica composta da 39 entità di cui le maggiori erano Austria e Prussia.
Altri due principi che determineranno l’andamento della Storia successiva vennero affermati
durante il Congresso di Vienna: il principio di intervento ed il principio di sicurezza.
Nel primo caso le grandi potenze si impegnarono ad intervenire nel caso questo nuovo assetto
venisse minacciato, attribuendo ad esse il diritto ad intervenire anche nelle vicende interne dei
singoli stati in nome dell’ordine e della difesa dell’assolutismo monarchico. Inizialmente, su
proposta dello zar Alessandro I che stava attraversando una fase di acceso misticismo religioso,
Russia, Austria e Prussia firmano la Santa Alleanza, basata appunto sulla comune appartenenza
cristiana, ognuna rappresentante di una sua forma (l’Austria cattolica, la Russia ortodossa e la
Prussia protestante) a giustificazione di ogni eventuale intervento futuro. Alla Santa Alleanza
successivamente aderirono molti stati europei ma non la Gran Bretagna che guardava con molto
scetticismo alle dichiarazioni di fratellanza cristiana fra i sovrani.
Entrerà a far parte dell’Alleanza più tardi, quando si renderà conto che le era
necessaria giacché proprio al suo interno si discutevano questioni preminenti riguardo
il mantenimento dell’equilibro. Così fu firmata a Parigi la Quadruplice Alleanza, il 20
novembre 1815, contestualmente alla seconda pace con la Francia. Questa volta
la nuova insurrezione di Napoleone aveva inasprito le grandi potenze che costrinsero la
però
Francia a cedere Nizza e Savoia all’Austria ed i territori lungo il Reno alla Prussia oltre ad altri
territori di minor importanza; al pagamento di una indennità di guerra ai vincitori e alla temporanea
occupazione da parte di loro contingenti militari.
Il destino dell’Italia
Come si è detto l’Italia diviene quasi completamente assoggettata all’Austria.
Furono costituiti 9 stati, due dei quali provvisori:
Ducato di Massa e Carrara;
Ducato di Lucca, ex Repubblica;
Ducato di Modena (ad esso fu annesso il Ducato di Massa e Carrara nel 1829) e
toccò a Francesco IV d’Asburgo-Este.
Granducato di Toscana (al quale verrà annesso nel 1947 il ducato di Lucca)
Vennero restaurati gli Asburgo-Lorena nella persona di Ferdinando III.
Regno di Sardegna Al Piemonte e la Sardegna venne aggiunta la Liguria sotto i
Savoia.
Regno lombardo-veneto Di dichiarata proprietà austriaca. In cambio della
rinuncia al Belgio l’Austria riebbe la Lombardia. Ottenne inoltre il Veneto ed
unificò i due possessi.
Ducato di Parma e Piacenza Affidato a Maria Luisa d’Austria, figlia
dell’imperatore Francesco I e moglie di Napoleone.
Stato Pontificio Ricostruito nei suoi confini originari e riconsegnato al papa Pio
VII.
Regno di Napoli: La breve avventura di Murat.
Metternich ad inizio Congresso aveva garantito a Murat di conservare la corona se si
fosse schierato contro Napoleone. Tale accordo perse però valore quando nel gennaio
1815 le grandi potenze si pronunciarono pe la restaurazione dei Borbone.
Così l’audace ritorno di Napoleone nel marzo successivo indusse Murat a giocare la
carta rivoluzionaria. Dichiarò guerra all’Austria ed avanzo nell’Italia invitando il popolo
a battersi con lui per l’indipendenza e l’unita trovando però tiepida accoglienza. Per
questo il suo proposito coraggioso morì con lui catturato ed inviato di fronte a un
plotone d’esecuzione.