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Quali sono i problemi aperti in questa regione? Gli Stati di cui si è discusso fino ad ora sono fondati su tribù, nessuno di
essi è espressione di una nazione; in queste aree si è creato un vuoto di potere perché non si è creata una cultura
partecipativa alla res publica da parte del popolo di questi Stati; un diffuso fondamentalismo, figlio di una ingessatura
delle idee, perché non tiene conto dell'evoluzione sociale; una sfrenata corsa al nucleare: possedere il nucleare vuol dire
avere potere, cioè la possibilità di condizionare il comportamento e il pensiero altrui. Il nucleare dà quindi il potere che
tutti vorrebbero raggiungere. Ma c'è anche un problema esterno, e cioè una nuova ricollocazione degli Stati sovrani
nello scacchiere geopolitico internazionale: lo scenario politico internazionale sta assumendo una forma piramidale, ma
ancora non si è compreso si deve essere a gestire questa piramide. La domanda che ci si pone è quella di capire dove si
collochi l'area mediorientale in questa piramide e chi si collochi al vertice di questa piramide soprattutto nel passaggio
dal bipolarismo al multipolarismo.
Per quanto riguarda l'area dell'Asia-Pacifico, nel 1989 dodici paesi diedero vita all'APEC (Associazione per la
Cooperazione Economica dell'Asia-Pacifico; oggi i membri sono 21 tra cui spiccano le principali potenze internazionali
Cina, Stati Uniti, Russia etc. L'area dell'Apec è contrassegnata da una dinamica economica in continua accelerazione a
differenza del resto del mondo. Precedentemente, nel 1967, fu fondata a Bangkok, per rafforzare la stabilità politica,
economica e sociale degli Stati membri, l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN). Vi era una fascia
di terra tra il nord e il sud che metteva a confronto dei paesi ad economia socialista (nord) ed altri ad economia
capitalistica (sud). In tale scenario nascono le due associazioni suddette: l'APEC fu fortemente voluta per i traffici
marittimi e quindi per motivi economici, ma metteva a contatto paesi con economie diverse. Nel 1989 vi fu in quest'area
una forte crescita economica che vide il Pacifico come suo punto nevralgico. I piccoli mercati sono molto deboli e
quindi facilmente attaccabili da parte delle economie forti. Questi accordi creano mercati senza dazi doganali per
rafforzare le economie locali, però non sono riusciti a creare contesti politici forti. Nel sud-est asiatico troviamo tre
blocchi: comunista (Vietnam, Laos e Cambogia), misto (Cina, Giappone, Corea del sud) e delle monarchie miste
(Thailandia, Malaysia e Indonesia). Nel secondo blocco troviamo forse le principali potenze dell'intero continente
asiatico: la Cina chiamata “elefante” perché grossa e lenta nelle manovre politico-economiche, Giappone detto “cane”
perché piccolo e rapido nei cambiamenti e Corea del Sud, paese incompiuto. Per la Cina-elefante i temi importanti sono
sia di ordine storico (Guerra dell'oppio, Concessioni europee, Mire espansionistiche del Giappone, nazionalismo e
comunismo), sia, dopo l'apertura al capitalismo, odierni: la rivalità tra le regioni costiere più forti dal punto di vista
economico e quelle interne ricche di risorse ma meno forti, tale situazione portò anche a guerre come quella “del riso”
tra le regioni del Guangdong e dello Hunan; la gigantesca migrazione dalle campagne alla città; il ritorno di Hong Kong
alla Cina nel 1997, che pone forti problemi di integrazione con l'ex città-Stato e di mantenimento di una certa
indipendenza; il problema delle etnie, tantissime e tutte diverse.
La Cina ha un'evoluzione storica molto particolare: infatti molte cose che ritroviamo nella storia occidentale, già
potevamo ritrovarle in Cina. La Cina è sempre stata esposta ad attacchi di popolazioni nomadi, soprattutto mongoli, ed è
per questo che tra le grandi dinastie cinesi, troviamo anche qualche esponente della cultura mongola. La figura e l'idea
di impero è molto diversa da quella che intendevano i romani: infatti l'imperatore era molto simile ad una divinità e la
stessa fortuna dipendeva proprio dall'imperatore. Già nel 18° secolo il quadro economico era molto fiorente rispetto al
resto del mondo: questo accadeva soprattutto perché era fiorente l'esportazione di seta, ceramiche e tessuti di altissimo
pregio. L'invenzione dei tessuti stampati poi farà perdere importanza ai prodotti lavorati cinesi. Anche gli europei, e
soprattutto gli inglesi commerciavano in queste zone, però ci andavano sempre a rimettere perché i rapporti
commerciali con la Cina non riuscivano a penetrare nelle aree interne. Con la svolta dell'Ottocento, si registrò
soprattutto il fatto che gli inglesi, dopo aver in vano proposto alla Cina di aprirsi al mercato mondiale, iniziarono a
vendere ai cinesi oppio per incrementare le vendite. Queste ultime nel giro di pochissimo tempo salirono in maniera
esponenziale, così come l'uso che i cinesi ne facevano. Più le vendite di oppio aumentavano, più si facevano gravi le
condizioni economiche, morali, fisiche e sociali della popolazione cinese: ciò portò alla crisi del bimetallismo rame-
argento a causa di una penuria di argento, utilizzato per pagare l'oppio inglese, con conseguente impoverimento della
popolazione che portò allo scoppio del fenomeno migratorio dalla campagna alla città, ma anche della corruzione e
della criminalità organizzata. Tutti questi elementi portarono la situazione a ribaltarsi a sfavore della Cina. Il governo
cinese tentò di limitare il commercio di oppio, ma non fece altro che permettere lo sviluppo dei canali di contrabbando;
quando furono varate feroci misure contro la circolazione di oppio, l'Inghilterra intervenne per difenderla. Siamo nel
1839, scoppia la prima Guerra dell'oppio. Essa terminò nel 1842 con il Trattato di Nanchino, il primo dei “trattati
ineguali”, che stabiliva la concessione di Hong Kong all'Inghilterra, l'apertura di alcuni porti e il pagamento di forti
indennità, infine, tra le altre cose, l'Inghilterra avrebbe avuto il diritto a qualsiasi concessione data ad un'altra potenza.
Due anni dopo questi privilegi furono acquisiti anche da Francia e Stati Uniti. Passando al quadro politico, già dal
Settecento furono forti i tumulti interni: rivolta del Loto Bianco, dei Musulmani, della Società del cielo; ma anche
nell'Ottocento, con quella Taiping e quella Nian, entrambe dei primi anni '50 del secolo. Dopo la prima guerra
dell'oppio e le rivolte del '53 saranno forti e frequenti le tensioni interne ancora per molti decenni, a causa della
multietnicità. L'Inghilterra tentava di impadronirsi della regione meridionale (Shangai), punto nevralgico dei traffici
commerciali in Cina: tra il 1856 e il 1860 si svolse la “seconda Guerra dell'oppio”; essa si concluse con la Convenzione
di Pechino, che di fatto confermava il contenuto del Trattato di Nanchino ed estendeva i privilegi a Stati Uniti, Francia e
Russia. Inizia l'imperialismo europeo in Cina. Questi “trattati ineguali” suscitarono un forte dissenso tra il popolo
cinese, che continuò ad insorgere anche nel 1898, con la “rivolta dei boxer”, i quali manifestarono un sentimento
xenofobo maturato in decenni di maltrattamenti da parte delle grandi potenze occidentali. Agli inizi del '900 morì
l'imperatore Xianfeng e la reggenza passò alla sesta moglie Cixi, l'unica che diede un erede; ma il vuoto di potere che si
generò diede la possibilità a Russia, Inghilterra e Giappone di invadere il territorio cinese, nel 1903 gli inglesi invadono
il Tibet, nel 1905 nasce la Lega (nazionalismo, democrazia e benessere), movimento interno che vuole difendere il
territorio. Nel 1912 nasce la Repubblica cinese quando Sun Yat-Sen con le sue truppe spodestò l'imperatore. Nel 1913
nasce il Guomindang, fondato sempre da Sun Yat-Sen che si pone come scopo quello di eliminare i governi stranieri che
minacciano la sovranità nel regno cinese. Le vicissitudini legate alla prima guerra mondiale e la rivoluzione bolscevica
avuta in Russia nel 1917 portò alla nascita nel 1921 del Partito Comunista Cinese che nel corso degli anni '20 si
scontrerà con il Guomindang retto dal 1928 da Chiang kai-Shek, il quale uscirà sconfitto dalla guerra civile nel 1949
proprio a favore del PCC. Questo generalissimo nel 1926 aveva attaccato e sconfitto i “signori della guerra” che
dominavano le regioni cinesi settentrionali ed aveva riunito tutti i territori sotto il Guomindang. Nel 1931 intanto il
Giappone invade la Manciuria e crea il Manciukuò, comandato ufficialmente ma senza reale potere dall'imperatore
cinese che però era stato mandato in esilio pochi anni prima. Negli anni 1934-35 prosegue l'invasione giapponese, tra il
37 e il 49 abbiamo la guerra civile con la vittoria del PCC di Mao Tse-Tung, il quale in questi anni effettua il “Grande
Balzo”, cioè applica il comunismo collettivizzando tutte le terre cinesi destinate all'agricoltura. Bisogna ricordare che in
tutti questi anni permane il conflitto tra le zone costiere e quelle interne. Tra il 1966 e il 76 Mao diede vita alla
“rivoluzione culturale” per tentare di superare lo stesso comunismo attraverso la stessa avversione ai vertici del PCC,
quindi applicando in tutto e per tutto le teorie di Marx e Lenin, anche se i risultati a cui si pervenne spaventarono lo
stesso Mao che dopo pochi anni tentò di fermare il fenomeno che aveva generato. Nel 1976 questi muore, e subito in
Cina si sente aria di cambiamento, la quale partiva dai presupposti che il Grande Balzo di fatto non si era verificato
concretamente e che la rivoluzione culturale aveva appiattito i valori culturali del popolo cinese. Nel 1989 si verifica la
Primavera di Pechino: inizia a farsi spazio il capitalismo, che poi col passare del tempo avrà un ruolo sempre più
centrale nella strategia internazionale della nazione. Piano piano inizia a divenire un corpo monolitico che non cederà
più alle influenze delle potenze occidentali, anzi inizia essa stessa ad influenzare alcune nazioni vicine, come Malaysia,
Cambogia, Taiwan, Hong Kong etc. Le tigri asiatiche sono alcune economie forti dell'area estremo orientale che
aggrediscono i mercati, li influenzano e ne traggono i propri vantaggi. Le zone interne che sono sfruttate oggi dalla Cina
sono poste nell'area settentrionale, come Mongolia, Uzbekistan che forniscono materie prime ed energia. La Cina però
guarda anche al Golfo Persico, al Canale di Panama e all'Africa. Il volano della diaspora sta a significare che essa
influenza non solo la propria zona ma anche l'India, il Brasile e anche nazioni che qualche decennio fa la dominavano,
come gli Stati Uniti.
Il Giappone invece, essendo un'isola, ha avuto