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La differenza tra cultura neolatina e cultura anglosassone
A”,tra cultura “neolatina” e cultura “anglosassone”, negli ultimi decenni, i neolatini hannomodo, per cui, in realtà, spesso accade che le soluzioni siano del “tipoperso, in qualche B”,con una “preponderanza leggera” verso “C”,quindi, in qualche modo, intermedie che nonverso “A”, ma questo accade, soprattutto, dove intervengano regolamentazioni ufficiali,non vi sono regolamentazioni ufficiali, si è “liberi”; ma “liberi” non vuol dire che si fadovequel che si vuole, perché, ognuno di noi, in qualche modo, è libero sì, ma, è anche “schiavo”del contesto in cui vive.Mentre, a dimensione dei bilanci annuali, comunque siano preventivi, consuntivi, si può,ragionevolmente, sostenere, l’opportunità, non diciamo la necessità, di “generale contrapposizionedi componenti lorde o integrali”;A dimensione interna,
con esercizi più piccoli, e come parziali rispetto al tempo e come "laparticolari rispetto allo spazio, generale contrapposizione, ha meno freccia in suo ambito. Anche i nostri maestri italiani, che, sono stati, diciamo, fra i "grandi sacerdoti", col principio di "unità questa filosofia, aziendale" etc..etc..., per dir cosi, la spendevano di più sul campo di rilevazione contabile di bilancio e molto meno su quelle interne, sui Costi e così via.. Perché, se io, mentre devo determinare "il una contrapposizione la costo di un oggetto qualsiasi", costi di produzione di questo oggetto e i Ricavi di vendita di questo oggetto" devo fare tra.. "I non posso partire dai Costi Generali, di tutte le aziende, in tutta la sua vita contrapporli ai Ricavi in un'azienda non è finita; Generali in tutta la sua vita, e ritornare, anche, perché spesso, la vita capiamo benissimo che è "unapproccio sterile". Rimane, però, quella variante di distinguere "unità" ed "unitarietà". Una cosa è: L' che vuole come intoccabile le "coordinazioni". Unità, Una cosa è: L'unitarietà, che dice, va bè, se, proprio, è necessario distinguiamo, quanto riteniamo opportuno, fino alle disarticolazioni, però, manteniamo, sempre, nella nostra mente che si tratta di forzature, ecc.ecc.ecc. quindi, vi sono incertezze, arbitrarietà, e là dove possiamo, dobbiamo ricomporre... Questo è un richiamo, per poi entrare, nel merito più specifico di: Bilanciamenti e bilanci aziendali Intanto, noi abbiamo, due espressioni di base, che, abbiamo compendiato con: le lettere "A" e "B" cioè le "uguaglianze bilanciamento sintetico" che sono, un po' la nostra "stellagenerali dipolare" Perché derivano dalla "composizione",
dalla "sintattica e che esprimono leoriginaria" condizioni, il di essere, dal punto di vista, delle "esistenza", di tutti i fondi e di tutti i flussi. modo Che noi lo sappiamo, o non lo sappiamo, o che ne abbiamo la consapevolezza, o che non l'abbiamo, queste, cose nostre di "fondi e di flussi", sono comunque in equilibrio, come, per atro, tutte le altre cose che ci stanno intorno. Sul piano della "conoscenza", che è quella che, più direttamente, ci interessa, il discorso si fa, un tantino, più complesso, perché, quella che era una "situazione", dal punto di vista dell'esistenza, sotto il punto di vista della "conoscenza", invece, diventa un "potenziale di bilanciabilità" cioè siamo, nelle condizioni di "conoscere qualcosa, di più o di meno, di quella situazione di bilanciamento". Quindi abbiamo: Un potenziale di bilanciabilità, che,può restare tale o essere, a poco a poco, conosciuto, quindi abbiamo, ripetendo:- Su piano dell'esistenza una situazione di bilanciamento..e
- sul piano della conoscenza, un potenziale di bilanciamento, che possiamo, in qualche modo, erodere (anche se il termine, non è proprio esatto) acquisendo alla conoscenza, "gradi sul piano della sempre maggiori di bilanciamento" effettività, quindi, la "potenzialità" diventa "effettività".
“ritenute”, nonQuindi dobbiamo avere due, o più grandezze, ritenute, opponibili;sono in “se” predeterminate, dipende, come sempre, dal contesto, dagli scopi conoscitivi, per cuialcune cose, che, sembrerebbero, non opponibili, in una certa situazione, per determinati scopi, lodiventano per un’altra, allora smettono per un’altra ancora; Quindi, ritenute, opponibili econ la formazioni di eventuali grandezze “differenziali” .comparabili,Allora il che vuol dire che, il concetto di Bilancio, lo poniamo più per “tradizione” che per“convinzione”, lo poniamo con almeno due grandezze.con “una immaginando unPerò, al limite, potrebbe, anche, porsi ed una sola grandezza”,“minuendo” uguale a “zero”. Se questa è l’accezione generale:il concetto di “bilancio” siè chiaro che applica, praticamente, a tutto quello, che, noi abbiamo,
ed’altronde questo non ci sorprende. Perché Se partiamo dalle eguaglianze di generale bilanciamento A e B, se andiamo per un frammento, e questo frammento dobbiamo “poterlo”, non è detto disarticolazione, prendiamo che poi lo vogliamo, non è detto che lo sappiamo fare, portare a bilancio, non è detto; però, potenzialmente, anche, un singolo elemento disarticolato, fa bilancio con se stesso, se vogliamo; se immaginiamo un minuendo uguale zero. Questo, in via generale e astratta, però significa che: non dobbiamo pensare il Bilancio come a “quel documento complesso” ma a qualunque contrapposizione, anche, con grandezze zero, di fondi e/o di flussi. Quindi un’estensione enorme di campo del concetto di bilancio, che non ha più bisogno dell’anno questo senso, “tuttiche ammette multipli e frazioni di anno, e soprattutto, in i bilanci sono bilanci di esercizio”, “una qualche grandezza perché,ognuno di questi fa riferimento a quello che noi abbiamo chiamato "esercizio amministrativo". Di fatto, abbiamo detto che l'esercizio ha un estremo totale - t superiore; ma ci chiediamo quale sia l'estremo inferiore, che non è altro che quello più piccolo che riusciamo ad immaginare come utile per i nostri scopi conoscitivi. Quindi non c'è univocità nell'individuazione e definizione di questo estremo inferiore. In effetti, l'esercizio può essere diviso pagando dei prezzi, ovvero l'arbitrarietà e l'incertezza, fino al limite in cui queste variazioni diventano talmente piccole da sconfinare nella logica infinitesimale, che poi vorrebbe il "calcolo infinitesimale". Da questo punto di vista, ogni bilancio è bilancio di esercizio. Allora vediamo di chiarire meglio queste possibilità di manifestazione, perché è chiaro.che se "5 + 0 = 5" ad arrivare ad un "bilancio o ad un bilancio consolidato" consuntivo, di un'intera vita aziendale, ci sarà, pure, qualche differenza. Abbiamo una prima classificazione, che è, abbastanza, scolastica, che però ci aiuta, ovvero quella di: Bilanci semplici: Che non vuol dire Bilanci facili. investono grandezze, "quasi da misurare", del tipo "carico" e "scarico", in qualche modo, un conto cassa bilancia, sostanzialmente, enumerando le grandezze con segno ed enumerando le grandezze con segno. Un magazzino, senza problemi di valutazione, comunque, con relazioni, molto poche, significative "tante entrate", "tante uscite", "tante entrate", se poi sono entrate merci.Sono entrate denaro, o titoli, o cambiali, o sono entrate qualunque altra al modo, se, il problema è "cosa è l'entrata" e cosa è "l'uscita", il bilanciamento, può avvenire, per semplici "enumerazioni e dalle "enumerazioni delle unità di entrata" delle unità di uscita". Ecco in che cosa sta la "semplicità". Cioè quelli che legano i "movimenti di non basta cogliere, solo uno o pochi, ordini di relazione – segno +, logico con i movimenti di segno logico. Cioè, non ho da vedere a cosa mi è servito questo impianto, a cosa mi è servito questo titolo, no, questo no. Questo può accadere, ma, in approssimazioni successive, in bilanci complessi.
Quando le entrate e le uscite, sono considerate, in quanto tali, di mero fatto, il bilancio che si può