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La tragedia di Othello
Due edizioni: un in Quarto del 1622 e un in Folio del 1623 → differenza principale = scomparsa nella seconda di qualsiasi espressione che poteva suonare blasfema. Motivo → Profanity Act del 1606, che prevedeva una multa di 10 sterline agli attori che usassero il nome di Dio, della Vergine, della fede.
La tragedia di Othello è tutta basata su un doppio registro: da un lato la nobile retorica di Othello, linguaggio che gli permette di non sentirsi alieno a Venezia, impersonata per lui da Desdemona, e dall'altro il linguaggio da caserma di Iago. Quando questi insinua il dubbio sulla fedeltà di Desdemona in Othello, a distruggere in lui l'ideale della civiltà veneziana, il linguaggio di Othello si corrompe, le esclamazioni blasfeme s'insinuano nelle strutture retoriche del suo linguaggio, distruggendole. Terzo e quarto atto → dizione inarticolata, dominata dall'anacoluto, con sussurri e grida. Inizio quinto atto colpo grazia di Iago.
→ insinua, giocando sull'ambiguità della parola lie che Cas-sio si è giaciuto con Desdemona e al tempo stesso che essi mentono. Scena finale → Othello rientra in possesso della ricca e articolata sequenza di nobili figure retoriche.
L'Act porta Shakespeare a fare un cambiamento radicale, e imposta la tragedia sul registro 'alto', introducendo 160 versi a Othello, Desdemona e Emilia, verso definiti la “musica verbale di Othello”.
Data → quella più probabile è il 1603-1604. Cinque anni dopo la morte di Shakespeare l'editore Walkley la fece iscrivere nello Stationers' Register e l'anno successivo venne stampata. Era basato sul copione precedente al 1606.
Quando venne inclusa nell'in Folio nel 1623, il testo era molto diverso. No più espressioni blasfeme, meno ricco di indicazioni sceniche, passi nuovi, ecc... Questo mostra l'instabilità del testo drammatico in genere: sta
all'uomo diteatro scegliere quello che meglio si addice alle circostanze oggettive della nuova presentazione scenica. La fonte è la settima novella degli Ecatommithi di Giovan Battista Giraldi Cinthio. Shakespeare ha modificato molto la storia, ed è un caso di fonte italiana di cui non esisteva traduzione in inglese. Nella novella di Cinthio l'unico personaggio con un nome è Disdemona. Shakespeare ha inventato i nomi. Othello è coniato aggiungendo un diminutivo a "Otho" (Ottone) → riferimento a Ottone il Grande. Iago (spagnolo per Giacomo) → Santiago de Compostela era intitolata all'apostolo Giacomo, che secondo la leggenda era riapparso sulla terra mettendo in fuga settantamila Mori che avevano invaso la Spagna. Shakespeare, poi, ha ristretto il tempo e alterato le motivazioni dei personaggi: nella novella non c'è guerra contro i Turchi, né rancore di Iago per Cassio, l'Alfiero di Cinthio èmeno machiavellico e in Shakespeare non c'è complici-tà tra Iago e Othello nell'uccidere Desdemona, ecc... La domanda è: che cosa ha indotto Shakespeare a scegliere quella come fonte? Ciò che avrebbe stupito lo spettatore del tempo vedendo un Moro brutale, ma valoroso raggirato da un cristiano sarebbe stato il carattere paradossale. Moor aveva un'accezione spregiativa ed era sempre stato usato in questi termini da Shakespeare. C'è sempre stato il contrasto tra bianco e nero, luogo comune sul piano estetico, trasferito a quello etico, con implicazioni teologiche. In Othello, gli attributi diabolici di Othello sono trasferiti per intero nel bello e bianco Alfiero. In più nella prima scena Iago dice: "I am not what I am", espressione modellata in negativo sull'espressione biblica "I am that I am" detto da Dio Iago è l'opposto di Dio, cioè il demonio. Il paradosso coloristicoè realizzato come espressione dell'ambiguità della natura umana, nel contesto della dialettica tra apparenza e realtà. L'introduzione del paradosso è preparata con cura. Nella prima scena la figura del Moro è ancora quella tradizionale - tra l'altro si parla solo di 'Moro' non 'Othello'. Othello è prima il "Moro libidinoso" = diavolo. Solo nelle scene successive a Moor sono affiancati noble e valiant, e poi General. Il rango militare è citato ben 27 volte - insistenza sulla gerarchia militare, anche perché attraverso la gelosia di Iago per la promozione di Cassio esso diventa fattore scatenante dell'intrigo, mentre non è rilevante nella novella di Cinthio. L'identificazione di Othello col diavolo torna poi nella scena finale da Emilia, dopo che ha visto Desdemona uccisa (tanto più candido angelo lei, quanto voi siete il demonio più nero), ma dopo.qualche battuta sarà Othello a scagliarsi contro Iago (Guardo se ha i piedi forcuti. Ma già, quella è una favola. Se tu sei un demonio non posso ucciderti). La struttura paradossale di Othello dunque è compiuta: il bianco è nero e il nero è bianco. Poi c'è l'immutabile candore di Desdemona, il bianco assoluto, inesplicabile per Othello quando la crede colpevole. E c'è il nero della notte che domina la prima e l'ultima sequenza drammatica. L'Othello ha una struttura drammatica molto lineare. Ha una sequenza iniziale in funzione di protasi (primo atto) a Venezia, dove la durata scenica corrisponde alla durata 'reale' dell'azione. Gli altri 4 atti sono a Cipro, nel giro di massimo 36 ore: qui la compressione del tempo reale rispetto alla durata scenica è frequente tranne nell'ultimo atto, in cui i due tempi coincidono. Importante è l'introduzione di una terza dimensione.temporale: il "tempolungo", o "psicologico", cioè un'estensione mentale dei tempi 'reali' dichiarati nel contesto drammatico; es: Iago fa credere a Othello che Desdemona lo tradisce e dice che dopo il matrimonio lei "mille volte ha compiuto quell'atto infame con Cassio", e le nozze tra Othello e Desdemona erano state appena consumate. Non è un errore, ma consapevolezza che l'universo in sé compiuto della tragedia impone dimensioni spazio-temporali autonome. Strutturalmente Othello è un continuum. Si potrebbe identificare una seconda sequenza (II-IV) che va dall'arrivo delle navi venete a Cipro alla sera del giorno successivo, con l'arrivo da Venezia di Lodovico. La terza sequenza (da IV-II alla fine) sarebbe parallela alla prima con durata scenica coincidente con la durata reale. The Tempest ●Abbiamo l'in folio del 1623 → The Tempest è il più accurato delvolume dal punto di vista formale: divisione in attie scene, lista dei personaggi, didascalie e punteggiatura corretta.
Assenza di fonti precise → più che fonti sono stimoli immaginativi:
- Mucedorus;
- The Rare Triumphs of Love and Fortune;
- Li Tre Satiri.
L'ispirazione più diretta furono degli eventi di interesse immediato per gli inglesi di quegli anni → spedizione di Sir Thomas Gate del 1609, che per tempo si credette fallita. Gate ritornò nell'autunno del 1610, raccontando di come una tempesta lo avesse fatto naufragare alle Bermude, ma di come poi avesse raggiunto la Virginia. Furono pubblicati degli opuscoli, ma anche se Shakespeare non li lesse, essi erano sulla bocca di tutti.
Altre reminiscenze:
- il masque nuziale è modellato su quelli di Ben Jonson (Hymenaei);
- la descrizione dell'anarchica repubblica di Gonzalo deriva da un passo della traduzione di John Florio del saggio di Montaigne sui cannibali.
Montaigne esalta lo stato primitivo come analogo a quello dell'età del-l'oro; il discorso finale di Prospero viene dal settimo libro delle Metamorfosi di Ovidio: invocazione di Medea agli spiriti della notte.
Nomi Miranda < miror. Ariel = spirito dell'aria menzionato nell'Antico Testamento. Caliban < cannibal. Prospero = duca Prospero Adorno dell'opera History of Italy di William Thomas. Contro Prospero tramano i milanesi, sospettosi dei suoi accordi col re di Napoli Ferdinando. Prospero & Stephano = sono due personaggi di Every Man in his Humour di Ben Jonson. Trinculo < trincare. Alonso, Sebastian, Antonio, Gonzalo e Ferdinand < repertorio di viaggi e scoperte noto come History of Travaile di Robert Eden da cui Shakespeare ricavò anche il nome del dio Setebos. Sycorax < sus (porco) e korax (corvo).
The Tempest è un esperimento nel campo dello spettacolo, perché sfrutta ricorse e trucchi.
della scena sia del teatro pubblico che privato (apparizioni, vani interni, galleria, musica). Inoltre è la più rigorosa applicazione delle unità aristoteliche.
La colpa di Prospero è analoga a quella di Lear. In tutti e due la colpa è politica, ma per motivi diversi: per Lear è il peso degli anni, per Prospero è la dedizione allo studio dell'arte.
'arte = parola chiave. È l'arte magica, ma è anche tutte le attività intellettuali intese al superamento della condizione naturale dell'uomo.
Prospero rinuncia perché sa che la distinzione tra magia bianca e magia nera è labile.
La figura di Prospero va vista nel suo contesto naturale, che è quello teatrale. La sua magia, la sua arte è una riflessione dell'arte e sull'arte del drammaturgo. L'arte di chi, attraverso la finzione scenica, si assume il compito di manipolare e gestire il mondo.
dei sentimenti umani. The Tempest è metateatro, teatro che riflette su se stesso. Nell'epilogo non è lui il mago, ma il pubblico, senza il suo aiuto egli rimarrà sull'isola: "la vostra indulgenza mi renderà libero". Ciascun personaggio invoca la sua libertà. Personaggi divisi in 3 gruppi che si alternano sulla scena: 1) Prospero con Ariel, Caliban e Miranda, e poi Ferdinand. 2) Gruppo dei cortigiani. 3) I clown, guidati da Caliban. Il linguaggio varia a seconda del gruppo, ma è unificato dalla ricorrenza costante di immagini connesse con le forze elementari. Struttura È la più lineare di tutte le opere di Shakespeare, c'è una coincidenza perfetta tra i tempi 'reali' e la durata scenica. Prima scena è il 3% di tutto il dramma prologo (non protasi), simmetrico all'epilogo (1%). Dialogo tra Prospero e Miranda all'inizio = protasi. A: gruppo diel testo. Prospero, Miranda, gli spiriti e Ferdinand sono naufraghi. Ci sono anche dei clown. L'azione va dal 1.2 fino alla fine dell'atto 5. Il gioco di simmetrie su cui è costruito tutto il dramma.