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III. III.

[1] Tum Mercurius, qui semper ingenio eius [1] Allora mercurio che si era sempre dilettato del suo (di

delectatus esset, unam e tribus Parcis seducit et ait: Claudio) ingegno, tira da parte una delle 3 parche e dice:

«Quid, femina crudelissima, hominem miserum “perché, donna crudelissima, tolleri che quest'uomo

torqueri pateris? Nec umquam tam diu cruciatus sventurato sia torturato? Non potrà mai porre fine a così

cesset? Annus sexagesimus quartus est, ex quo cum lunghi tormenti? È il 64esimo anno da quando lotta con la

anima luctatur. [2] Quid huic et rei publicae invides? sua anima [2] Perché vuoi male a lui e allo stato? Consenti

Patere mathematicos aliquando verum dicere, qui che gli astrologi, una volta tanto, dicano la verità. Che da

illum, ex quo princeps factus est, omnibus annis, quando è diventato principe tutti gli anni, tutti i mesi gli

omnibus mensibus efferunt. Et tamen non est mirum fanno il funerale E tuttavia non c'è da meravigliarsi se (gli

si errant et horam eius nemo novit: nemo enim astrologi) sbagliano e nessuno conosce la sua ultima ora,

umquam illum natum putavit. Fac quod faciendum infatti nessuno ha mai ritenuto che fosse nato. Fai quel che

est: si deve fare:

“Dēdĕ nĕcī, mĕlĭōr văcŭā sĭnĕ rēgnĕt ĭn aūlā”4». “concedigli la morte, consenti che uno migliore regni nella

reggia vuota”

[3] Sed Clotho: «Ego, mehercules! – inquit – pusillum

temporis adicere illi volebam, dum hos pauculos qui [3] Ma cloto: “Io, per ercole, - disse - volevo concedergli un

supersunt civitate donaret: constituerat enim omnes altro pochettino di tempo, finché non donasse a questi

Graecos, Gallos, Hispanos, Britannos togatos videre. pochettini che rimangono la cittadinanza: aveva infatti

Sed, quoniam placet aliquos peregrinos in semen deciso di vedere tutti i greci galli ispanici e britanni con la

relinqui et tu ita iubes fieri, fiat». Aperit tum toga. Ma poiché si vuole che alcuni stranieri siano lasciati per

capsulam et tres fusos profert. Unus erat Augurini, semente e tu ordini che così si faccia, e sia”. (Cloto) apre

alter Babae, tertius Claudii. «Hos – inquit – tres uno allora una cassetta e tira fuori 3 fusi. Uno era di augurino,

anno exiguis intervallis temporum divisos mori l'altro di baba, il terzo di claudio. “Ordinerò -disse- che

iubebo, nec illum incomitatum dimittam. Non questi 3 muoiano all'interno di un solo anno divisi da esigui,

oportet enim eum qui modo se tot milia hominum brevi, intervalli di tempo, e non lo congederò privo di

sequentia videbat, tot praecedentia, tot circumfusa, compagnia. Non è bene infatti che lui che ora vedeva tante

subito solum destitui. Contentus erit his interim migliaia di uomini che lo seguivano (al suo seguito), tante

convictoribus». precederlo, tante stargli intorno, all'improvviso sia lasciato

solo. Intanto sarà contento di questi compagni”.

IV. IV.

[1] Haēc ăĭt ēt, tūrpī cōnvōlvēns stāmĭnă fūsō, ābrūpīt

stŏlĭdaē rēgālĭă tēmpŏră vītaē. [1] Cosi disse e arrotolando i fili all'orrido fuso

Tagliò il tempo regale di una vita stupida.

Āt Lăchĕsīs, rĕdĭmītă cŏmās, ōrnātă căpīllōs, Ma Lachesi, intrecciata nelle chiome, ornata nei capelli

Pīĕrĭā crīnēm laūrō frōntēmquĕ cŏrōnāns, Coronando i capelli e la fronte di pierio alloro

cāndĭdă dē nĭvĕō sūbtēmĭnă vēllĕrĕ sūmīt, 5 Prende fibre candide dal vello color della neve,

fēlīcī mŏdĕrāndă mănū, quaē dūctă cŏlōrēm da governare con mano propizia, che filate

āssūmpsērĕ nŏvūm. Mīrāntūr pēnsă sŏrōrēs: assunsero un nuovo colore. Le sorelle guardano con

mūtātūr vīlīs prĕtĭōsō lānă mĕtāllō; meraviglia:

aūrĕă fōrmōsō dēscēndūnt saēcŭlă fīlō. La lana priva di valore si muta in metallo prezioso; anni

d'oro discendono dal filo bello.

IX. IX.

[1] Tandem Iovi venit in mentem, privatis intra [1] Finalmente a Giove viene in mente che mentre privati

Curiam morantibus, <non licere> sententiam cittadini si trattengono all’interno della curia non era

dicere nec disputare. «Ego – inquit – p. c., consentito esprimere il proprio parere, né discutere. “Io - dice

interrogare vobis permiseram, vos mera mapalia (Giove)- o senatori, vi avevo permesso di rivolgere domande,

fecistis. Volo ut servetis disciplinam Curiae. Hic, avete fatto un gran casino. Voglio che rispettiate il

qualiscumque est, quid de nobis existimabit?». [2] regolamento della curia. Costui (Claudio) chiunque egli sia che

Illo dimisso, primus interrogatur sententiam Ianus cosa penserà di noi?” [2] Congedato quello per primo viene

pater. Is designatus erat in Kal. Iulias richiesto del suo parere il padre giano. Costui era console

postmeridianus consul, homo, quantum via sua pomeridiano designato per le calende di luglio, un uomo che

fert, qui semper videt [insieme davanti e dietro]. per quanto la sua via lo consente, vede sempre allo stesso

Is multa diserte, qui in Foro vivat, dixit, quae tempo davanti e dietro. Egli disse molte cose in modo

notarius persequi non potuit, et ideo non refero, eloquente da persona che vive nel foro, a cui lo stenografo non

ne aliis verbis ponam quae ab illo dicta sunt. [3] riuscì a tener dietro e perciò non le riferisco per non esporre

Multa dixit de magnitudine deorum; non debere con parole diverse quello che venne detto da lui. [3] Disse

hunc vulgo dari honorem: «Olim, inquit, magna molte cose riguardo alla grandezza degli dei; (e aggiunse) che

res erat deum fieri; iam Fabam mimum fecistis. non si doveva dare questo onore a chiunque. “Un tempo,

Itaque, ne videar in personam, non in rem dicere disse, era gran cosa diventare un dio; ora l’avete reso una

sententiam, censeo ne quis post hunc diem deus farsa”. Pertanto affinché non sembri che io esprima il mio

fiat ex his qui [mangiano il frutto della terra], aut parere contro la persona e non contro il fatto in sé, propongo

ex his quos alit [terra che genera biade]. Qui che nessuno dopo questo giorno sia fatto dio tra coloro che

contra hoc senatus consultum deus factus, dictus mangiano il frutto della terra o tra coloro che la terra datrice di

pictusve erit, eum dedi Larvis et proximo munere foraggio nutre. Chi contro questa decisione del senato sarà

inter novos auctoratos ferulis vapulare placet». fatto detto o dipinto dio, costui sia dato alle larve (=gli spiriti

[4] Proximus interrogatur sententiam Diespiter, maligni) e al prossimo spettacolo gladiatorio sia fustigato con

Vicae Potae filius, et ipse designatus consul, le verghe tra i nuovi ingaggiati”. [4] Subito dopo viene richiesto

nummulariolus: hoc quaestu se sustinebat, del parere Diespiter, figlio di Vica Pota, anch’egli console

vendere civitatulas solebat. Ad hunc belle accessit designato, un modesto cambiavalute: si manteneva di questo

Hercules et auriculam illi tetigit. Censet itaque in mestiere, era solito vendere i diritti di cittadinanza. A lui ercole

haec verba: [5] «Cum Divus Claudius et Divum si avvicinò con fare garbato e gli toccò l’orecchio. Formula

Augustum sanguine contingat, nec minus Divam dunque la sua proposta in questi termini: [5] “Poiché il divo

Augustam aviam suam, quam ipse deam esse Claudio ha legami di sangue sia con il divo augusto e non meno

iussit, longeque omnes mortales sapientia con la diva augusta, sua nonna (cioè Livia) che egli stesso

antecellat, sitque e re publica esse aliquem qui dispose che fosse dea e supera di gran lunga tutti i mortali per

cum Romulo possit “ferventia rapa vorare”, sapienza, è nell’interesse dello stato che vi sia qualcuno che

censeo uti Divus Claudius ex hac die deus sit, ita possa insieme a romolo divorare rape bollenti propongo che il

uti ante eum qui[s] optimo iure factus sit, eamque divo Claudio da questo giorno sia un dio così come prima di lui

rem ad Metamorphosis Ovidi adiciendam». [5] lo è stato fatto con pieno diritto, e che questo fatto debba

Variae erant sententiae, et videbatur Claudius essere aggiunto alle metamorfosi di Ovidio”. [5] I pareri

sententiam vincere. Hercules enim, qui videret sembravano vari, e sembrava che Claudio la vincesse. Ercole

ferrum suum in igne esse, modo huc, modo illuc infatti che vedeva che il suo ferro era nel fuoco (come il ns

cursabat et aiebat: «Noli mihi invidere, mea res battere il ferro finché è caldo) correva ora qua ora là e diceva:

agitur; deinde tu si quid volveris, in vicem faciam: “Non oppormi un rifiuto, si tratta di una cosa mia (che mi sta a

manus manum lavat». cuore); se tu poi vorrai qualcosa, farò a mia volta: mano lava

mano”.

X. X.

[1] Tunc Divus Augustus surrexit sententiae suae [1] Allora il divo augusto si alzò, al suo turno di esprimere il

loco dicendae et summa facundia disservit. proprio parere e dissertò con somma eloquenza: “Io, o senatori,

«Ego, inquit, p. c., vos testes habeo, ex quo deus vi ho come testimoni, che dal momento in cui sono stato fatto

factus sum, nullum me verbum fecisse. Semper dio, non ho mai pronunciato alcuna parola. Mi faccio sempre i

meum negotium ago. Sed non possum amplius fatti miei. Ma non posso più oltre dissimulare e contenere un

dissimulare et dolorem, quem graviorem pudor dolore che la vergogna rende più grave. [2] Per questo ho

facit, continere. [2] In hoc terra marique pacem procurato la pace per terra e per mare? A questo scopo ho

peperi? Ideo civilia bella compescui, ideo legibus domato le guerre civili? A questo scopo ho rifondato la città con

Urbem fundavi, operibus ornavi, ut... Quid le leggi, l’ho ornata con opere pubbliche per … non trovo, o

dicam, p. c., non invenio: omnia infra senatori, le parole (lett che cosa dire): tutte le parole sono al di

indignationem verba sunt. Confugiendum est sotto della mia indignazione. Si deve perciò ricorrere a quella

itaque ad Messalae Corvini, disertissimi viri, famosa sentenza di messalla corvino, uomo molto eloquente

illam sententiam: “Pudet imperii”. [3] Hic, p. c., “Ho vergogna del potere”. [3]. Costui, o senatori, che a voi

qui vobis non posse videtur muscam excitare, sembra non essere capace di scacciare una mosca, uccideva le

tam facile homines occidebat quam canis persone così facilmente come un cane si mette a sedere. Ma

adsidit. Sed quid ego de tot ac talibus viris perché io dovrei parlare di tanti e tali (tanto importanti)

dicam? Non vacat deflere publicas clades uomini? Non c'è tempo dii piangere le disgrazie pubbliche per

intuenti domestica mala. Itaque illa omittam, chi osserva le sciagure domestiche. Pertanto tralascerò quelle

haec referam; nam, etiam si †sormea† Graece (le publicas clades), riferirò queste (i domestica male).Infatti se

nescit, ego scio [il ginocchio è più vicino del anche se un qualcuno non

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Melissa9593 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua e letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof De Giovanni Lucia.