SEGNO(REPRESENTAMEN) OGGETTO
Il representamen è qualcosa che sta per qualcos'altro, ovvero per il suo oggetto.
Esempio: la macchia sulla pelle del paziente, all'occhio del medico, sta per il morbillo. Ma per cogliere il rapporto tra macchia e morbillo occorre che ci sia un interprete (il medico).
Come fa l'interprete a esprimere l'oggetto (morbillo) di un representamen (macchia)? Usa proprio la parola morbillo, che comprende tra le altre cose il riferimento alle macchie come sintomo della malattia. La parola "morbillo" che lega il sintomo alla causa è ciò che chiamiamo l'interpretante del segno.
In ogni caso, l'unico modo che abbiamo per conoscere l'oggetto di un segno, passa per la formulazione di un altro segno che lo interpreti. Questo secondo segno è appunto l'interpretante.
Si osservi che l'interpretante non deve necessariamente assumere forma verbale ma può essere anche un'immagine, un...
Gesto o anche un'immagine mentale che si forma nella mente dell'interprete, per Peirce è considerata un interpretante. Dunque, l'interpretante è una qualunque altra rappresentazione riferita allo stesso oggetto. Una differenza importante è tra interprete e interpretante: l'interprete è colui che coglie la relazione tra significato e significante, mentre l'interpretante è un secondo significante che evidenzia in che senso si può dire che un certo significante veicola un dato significato. Essendo a sua volta un segno, per essere compreso l'interpretante richiede di essere interpretato da un altro segno, cioè da un altro significante e così via in una catena che Peirce chiama semiosi illimitata [es.: cane (representamen) → dog (primo interpretante) → animale domestico (secondo interpretante) → Rintintin (terzo interpretante) e così via...]. L'idea che un segno venga interpretato da un segno
successivo in una progressione potenzialmente infinita, implica che la cultura continuamente traduca segni in altri segni, producendo una serie ininterrotta di interpretazioni che si "incrostano" su interpretazioni precedenti. Per esempio un dato evento televisivo viene ripreso dai quotidiani del giorno dopo (gli articoli giornalistici costituiscono gli interpretanti del primo segno, ovvero della trasmissione televisiva), i quali articoli a loro volta scatenano dibattiti televisivi o radiofonici che generano altri articoli sui giornali. A questo punto resta da capire cosa intenda Peirce per "sotto qualche aspetto o capacità". Prendiamo ad esempio un omino stilizzato con cui si usa rappresentare il concetto di uomo. Questo representamen sta al posto di un qualche concetto di uomo: di tutte le qualità che possiede l'uomo (essere mortale e razionale dotato di occhi, capelli, naso ecc.), se ne seleziona solo qualcuna: dal disegno si evince soltanto il fatto chel'uomo abbia una testa, il tronco, due gambe e due braccia. Ciò significa che il representamen sta per l'oggetto non sotto ogni aspetto possibile, ma solo a partire da una determinata scelta di pertinenza. L'interpretante non è perfettamente equivalente al suo oggetto, ma seleziona e sviluppa alcune proprietà semantiche, trascurandone altre. Quindi ogni volta che vi è significazione o comunicazione, vi è pertinenza, cioè scelta preliminare di quel che interessa mettere in rilievo e condividere con gli altri. Classificazione dei segni Questa è una divisione che distingue i segni a seconda che abbiano il representamen simile al loro oggetto (iconici), in una qualche connessione fisica con il loro oggetto (indicali), che abbiano solo una relazione arbitraria con l'oggetto (simbolici).- Segni iconici (similarità di forma tra espressione e contenuto)
L'iconocità del segno visivo si accompagna a un certo margine di convenzione. A maggior ragione, grafici, tabelle, onomatopee e metafore, richiedono un certo grado di "addestramento e conoscenza preliminare" da parte dell'interprete per essere riconosciuti. La similarità assoluta non esiste a parte il caso delle copie e delle repliche (giornali). È per questo motivo che a rigore non si può dire che esistano segni davvero iconici come tali, ma vi sono solo segni complessi in cui l'aspetto iconico è predominante.
2. Segni indicali (rapporto fisico con l'oggetto)
Qui il processo segnico si basa su una contiguità fisica, ovvero una traccia o un calco. In altre parole l'indice è un segno fisicamente connesso al proprio oggetto, e riceve senso dal rapporto fisico con tale oggetto. Ne sono esempi la firma (in quanto traccia della presenza fisica del firmatario), l'impronta digitale, il dito puntato verso qualcosa.
una bandierina che segnala direzione del vento, i pronomi "io" e "tu" (che rimandano ai soggetti dell'interazione). Persino la fotografia è un segno indicale, poiché deve la sua verità al fatto che la pellicola è stata impressionata dai raggi di luce provenienti dall'oggetto.
Anche i segni indicali richiedono un certo "addestramento" per essere riconosciuti come tali. Un dito puntato sta per il suo oggetto in virtù di un legame invisibile che si istituisce tra significante (il dito) e significato (l'oggetto). Tuttavia per cogliere il nesso fisico causale tra indice e oggetto, occorre aver assimilato la regola (convenzionale) secondo cui un dito puntato va inteso come "indice" e non come un altro gesto (di sfida o maledizione ad esempio, come accade in altre culture). Detto questo sarebbe opportuno parlare di "dimensione indicale predominante" in un certo segno.
tipo di segno si trova nel manifesto propagandistico con cui, durante la prima guerra mondiale, Uncle Sam invitava i cittadini americani ad arruolarsi: la forza persuasiva era accentuata dal fatto che il dito puntato verso il destinatario si accompagnasse alla didascalia "I want you". 3. Segni simbolici e codici (motivazione arbitraria e culturale) Una relazione segnica è detta simbolica quando in sua assenza, non vi sarebbe legame alcuno tra significante e significato. La maggior parte dei segni del codice della strada, della navigazione, dei gradi militari, della matematica, sono arbitrari. Il caso più importante è quello dei diversi linguaggi umani. Il fatto che i tanti linguaggi dell'umanità siano così diversi tra loro, prova l'arbitrarietà su cui sono costruiti. Non c'è nessuna ragione per chiamare una donna "donna" o "femme" o "woman": il rapporto tra significante e significato siSpiega qui solo per ragioni storiche o convenzionali, ed è quindi arbitrario. Però proprio l'arbitrarietà del linguaggio ci obbliga a regole grammaticali ben definite. Il campo della comunicazione arbitraria è per eccellenza quello dei codici, che non sono altro che liste di accoppiamenti socialmente stabiliti tra tipi di significanti e tipi di significati. Per esempio il caso dei semafori: "verde" = passare, "rosso" = arrestarsi, ecc. Da notare che questo tipo di codice ha una notevole "ridondanza", perché la capacità di comunicare dei colori è duplicata, per convenzione, dalle posizioni fisse delle luci colorate nel semaforo.
4. Arbitrarietà
L'arbitrarietà è dunque una risorsa importante della comunicazione. Vi sono due diversi aspetti dell'arbitrarietà. In primo luogo in ogni segno arbitrario, significante e significato sono legati solo in maniera storica e
contingente(arbitrarietà verticale). Per esempio nel codice dei semafori non esiste nessun legame tra colori e significati (se per convenzione si cambiassero i colori dei semafori il comportamento degli automobilisti non cambierebbe). Anche con tali cambiamenti di significante, il sistema resterebbe lo stesso. Questo esempio ci mostra come, in definitiva, i significanti di un sistema di segni arbitrari, non siano portatori di senso in sé, ma solo per la loro capacità di differenziarsi. Non importa che il segnale per "via!" sia verde, rosso o blu: quel che conta è che sia diverso dal segnale di "stop!". In un sistema simbolico i significanti servono solamente a differenziarsi reciprocamente. Nella lingua, per poterlo fare con efficacia, si deve procedere per variazioni dentro certi suoni considerati pertinenti della lingua: i fonemi. E ogni lingua sceglie un certo numero (di solito fra i 20 e i 30) di questi tipi di suoni che si oppongono fra diloro (fonemi). Questa seconda "arbitrarietà orizzontale", che riguarda la costituzione dei singoli significanti (parole) e i rapporti che essi intrattengono con i loro possibili "concorrenti", non vale solo per i significanti, ma anche per i significati. Il mondo non nasce etichettato e i significati che vengono accettati da una società variano nel tempo (per esempio la parola "cavalli" una volta si riferiva solo all'animale, oggi ai cavalli motore). 5. Connotazione Ci sono casi in cui il rapporto tra significante e significato appare semplice e ben delimitato: si usa in questo caso parlare di denotazione di un segno. Altre volte il significante è usato per richiamare dei significati più ampi e vaghi: questo "alone" semantico si definisce connotazione. Per esempio la fotografia di un paesaggio può indicare un luogo preciso (segno indicale), ma può anche richiamare in maniera più generale la bellezza della natura o la tranquillità.Scarica il documento per vederlo tutto.
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