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CLASSIFICAZIONE DEI SEGNI

Questa è una divisione che distingue i segni a seconda che abbiano il representamensimile al loro oggetto (iconici), in una qualche connessione fisica con il loro oggetto (indicali), che abbiano solo una relazione arbitraria con l'oggetto (simbolici).

Segni iconici (similarità di forma tra espressione e contenuto)

Se la relazione fra segno e oggetto è caratterizzata da una somiglianza oggettiva, abbiamo una relazione iconica. Un segno iconico deve la sua capacità di significare, al fatto che l'espressione è sotto un certo aspetto simile al proprio contenuto (illustrazioni, ritratti, carte geografiche, suoni onomatopeici, metafore, sono tutti segni iconici).

Ma cosa significa affermare che un segno è simile al proprio oggetto? In termini geometrici la similitudine si può definire approssimativamente come la proprietà di due figure che sono uguali in tutto ma non nella dimensione. Tuttavia decidere di

trascurare la dimensione, ha una certa rilevanza. Ciò significa che anche questa definizione elementare di similitudine poggia su una convenzione ovverosia quella di trascurare il rapporto dimensionale del segno rispetto a quello dell'oggetto rappresentato. E le cose si complicano ulteriormente se consideriamo ad esempio un ritratto o una caricatura: in quest'ultimo caso il caricaturista accentua e modifica alcuni tratti dell'individuo, eppure noi siamo in grado (quasi sempre) di riconoscere l'individuo. È da sottolineare però che se non conoscessimo a priori lo stile di Forattini o certe caratteristiche fisiche del personaggio ritratto nella caricatura, molto difficilmente riusciremmo a riconoscere il soggetto. Anche in questo caso, dunque, possiamo osservare come l'iconocità del segno visivo, si accompagna a un certo margine di convenzione. A maggior ragione, grafici, tabelle, onomatopee e metafore, richiedono un certo grado di

“addestramento e conoscenza preliminare” da parte dell’interprete, per essere riconosciuti come simili ai propri oggetti. La similarità assoluta non esiste a parte il caso delle copie e delle repliche (giornali). È per questo motivo che a rigore non si può dire che esistano segni davvero iconici come tali, ma vi sono solo segni complessi in cui l’aspetto iconico è predominante: ci si riferisce a questi segni in maniera più precisa con il termine di ipocone (Umberto Eco 1975).

Segni indicali (rapporto fisico con l’oggetto)

Qui il processo segnico non si basa su una somiglianza fra segno e oggetto ma su una contiguità fisica, ovvero una traccia o un calco. In altre parole l’indice è un segno fisicamente connesso al proprio oggetto, e riceve senso dal rapporto fisico con tale oggetto. Ne sono esempi la firma (in quanto traccia della presenza fisica del firmatario), l’impronta digitale, il dito puntato verso qualcosa,

Una bandierina che segnala la direzione del vento, i pronomi "io" e "tu" (che rimandano ai soggetti dell'interazione). Persino la fotografia è un segno indicale, poiché deve la sua verità al fatto che la pellicola è stata impressionata dai raggi di luce provenienti dall'oggetto. Come le ipoicone, anche i segni indicali richiedono un certo "addestramento" per essere riconosciuti come tali. Un dito puntato sta per il suo oggetto in virtù di un legame invisibile che si istituisce tra significante (il dito) e significato (l'oggetto): la direzione del dito e la forza dinamica con cui si esegue il gesto di puntare sono determinate dalla direzione e dalla distanza dell'oggetto a cui ci si vuole riferire. Tuttavia, per cogliere il nesso fisico-causale tra indice e oggetto, occorre aver assimilato la regola (convenzionale) secondo cui un dito puntato va inteso come "indice" e non come un altro gesto.

(di sfida o maledizioneMauro Crippa (SdC) Pagina 9 di 39ad esempio, come accade in altre culture). Più che di segno indicale dunque, sarebbeopportuno parlare di “dimensione indicale predominante” in un certo segno.

Il rapporto segnico indicale è molto importante all’interno dei testi complessi come quellinarrativi, televisivi o pubblicitari, dove assume le forme dell’enunciazione e serve arichiamare i ruoli dell’emittente e del destinatario o le circostanze della comunicazione.

Segni simbolici e codici (motivazione arbitraria e culturale)

Il tipo di relazione segnica più importante è quello che di solito è detto simbolico(terminologia un po’ infelice in quanto nella tradizione letteraria e religiosa il simbolo èqualcosa di diverso, cioè un segno fortemente motivato e ricco di implicazioni emotive enarrative).

Una relazione segnica (nella terminologia di Peirce) è detta simbolica quando in suaassenza,

non vi sarebbe legame alcuno tra significante e significato. In altre parole un simbolo non ha altra motivazione che non sia storica o convenzionale: è insomma arbitrario. La maggior parte dei segni del codice della strada, della navigazione, dei gradi militari, della matematica, sono arbitrari. Il caso più importante basato su relazioni segniche arbitrarie, è quello dei diversi linguaggi usati dalle varie società umane. Proprio il fatto che i tanti linguaggi dell'umanità siano così diversi tra loro, prova l'arbitrarietà su cui sono costruiti. Non c'è nessuna ragione per chiamare una donna "donna" o "femme" o "woman": il rapporto tra significante e significato si spiega qui solo per ragioni storiche. Arbitrario non vuol dire però senza causa. In realtà proprio l'arbitrarietà del linguaggio ci obbliga a regole grammaticali ben definite (non si può dire).

“si” per “no”), più di quanto sia necessario nel caso di comunicazioni motivate il cui senso appare trasparente.

Il campo della comunicazione arbitraria è infatti per eccellenza quello dei codici, che non sono altro che liste di accoppiamenti socialmente stabiliti tra tipi di significanti e tipi di significati.

Per esempio il caso dei semafori: “verde” = passare, “rosso” = arrestarsi, ecc. Da notare che questo tipo di codice ha una notevole “ridondanza”, perché la capacità di comunicare dei colori è duplicata, per convenzione, dalle posizioni fisse delle luci colorate nel semaforo (in questo modo i daltonici ad esempio sono in grado di riconoscere il codice semaforico).

Altro fattore importante è che tutti i codici, per riuscire comprensibili, devono usare solo in parte le risorse comunicative disponibili. La lingua, per esempio, non sfrutta affatto tutte le combinazioni di suoni possibili per

trasmettere significati diversi. Anche nel codice dei semafori non vengono utilizzati tutti i colori.

Arbitrarietà

L'arbitrarietà è dunque una risorsa importante della comunicazione. Studiando più da vicino il suo funzionamento è facile capire che vi sono due diversi aspetti dell'arbitrarietà.

In primo luogo in ogni segno arbitrario, significante e significato sono legati solo in maniera storica e contingente (arbitrarietà verticale). Per esempio nel codice dei semafori non esiste nessun legame tra colori e significati (se per convenzione si cambiasse i colori dei semafori il comportamento degli automobilisti non cambierebbe). Anche con tali cambiamenti di significante, il sistema resterebbe quindi lo stesso.

Contingente = casuale

Mauro Crippa (SdC) Pagina 10 di 39

Questo esempio ci mostra come, in definitiva, i significanti di un sistema di segni arbitrari, non siano portatori di senso in sé, ma solo per la loro

Capacità di differenziarsi, di opporsi l'uno all'altro. Non importa che il segnale per "via!" sia verde, rosso o blu: quello che conta è che sia diverso dal segnale di "stop!". Lo stesso vale per la lingua: non importa che le vicende storiche abbiano fatto sì che diciamo "cosa" per un oggetto e "causa" per un motivo o una ragione. Potremmo tranquillamente usare la convenzione opposta e dire "portami quella causa rotonda" e "le cose della prima guerra mondiale furono economiche e politiche insieme". L'importante è che sia mantenuta la differenza. E così anche per le differenze di suono: non importa come vengono pronunciate da qualche variante regionale, la "t" o la "d". Quello che conta, perché la lingua possa continuare a funzionare, è che non vi sia confusione fra "denti" e "tenti" o fra "torto" e "tordo".

E così per tutti gli altri suoni significativi (o fonemi dellalingua). In un sistema simbolico i significanti servono solamente a differenziarsi reciprocamente. Nella lingua, per poterlo fare con efficacia, si deve procedere per variazioni dentro certi suoni considerati pertinenti della lingua: i fonemi. E ogni lingua sceglie un certo numero (di solito fra i 20 e i 30) di questi tipi di suoni che si oppongono fra di loro (fonemi).

Questa seconda "arbitrarietà orizzontale", che riguarda la costituzione dei singoli significanti (parole) e i rapporti che essi intrattengono con i loro possibili "concorrenti", non vale solo per i significanti, ma anche per i significati. Il mondo non nasce etichettato e i significati che vengono accettati da una società variano nel tempo (per esempio la parola "cavalli" una volta si riferiva solo all'animale, oggi ai cavalli motore).

Connotazione

Torniamo al rapporto tra significante e significato. Ci sono

casi in cui appare semplice eben delimitato. Si usa in questo caso parlare di denotazione di un segno. Altre volte il significante è usato per richiamare dei significati più ampi e vaghi: questo "alone" semantico si definisce connotazione. Per esempio la fotografia di un paesaggio può indicare un luogo preciso (segno indicale), ma può anche richiamare in maniera connotativa (e iconica) la natura, le vacanze, ecc. Un ramo d'ulivo o una colomba connotano pace, una bandiera rossa connota il socialismo ecc. Possiamo sintetizzare questa opposizione nel seguente modo: DENOTAZIONE CONNOTAZIONE La denotazione sarebbe una sorta di "nocciolo duro" del senso, cui si aggiungerebbe un'area confusa e sfumata della connotazione. In semiotica si va però oltre questa definizione: la denotazione andrebbe considerata come un effetto di una certa configurazione della relazione segnica. Esso si avrebbe quando un certo segno normale cioè denotativo,
diventerebbe (nella sua totalità disignificante e significato) il significante di un nuo
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
39 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Rod75 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Semiotica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Facchetti Giulio.