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D.
Differenza tra enunciato letterale ed enunciato metaforico → per
• capire l'enunciato letterale D non deve avere conoscenze
extra-linguistiche, ma deve solo conoscere le regole del linguaggio,
mentre per l'enunciato metaforico, D deve avere qualche conoscenza in
più, qualche principio, che vedremo più avanti.
Degli errori comuni riguardo le metafore
Sono state elaborate due teorie principali nel corso degli anni:
Teoria della comparazione → si basa sull'assunto che la comparazione
• sia parte del significato e parte delle condizioni di verità dell'enunciato
metaforico, ma in realtà essa serve solo alla comprensione della
metafora.
Teoria dell'interazione semantica
•
I principi dell'interpretazione metaforica
Ecco i principi necessari e sufficienti per rendere capaci P e D a formare e a
comprendere enunciati nella forma “S è V” dove in realtà P intende “S è R”, con
V diverso da R:
ci devono essere delle strategie condivise sulle cui basi D può
• riconoscere che E non è inteso letteralmente:
1. dove l'enunciato è difettoso se preso letteralmente, bisogna ricercare
un significato che differisce dal significato letterale;
2. quando si sente “S è V”, per cercare possibili valori di R bisogna
cercare modi in cui S può essere uguale a V, e rimpiazzare rispetto nel
quale S può essere simile a V, ricercando (?)
3. riguardare S e vedere quale dei possibili valori di R sono possibili
proprietà di S.
ci devono essere dei principi che associno il termine V con una serie di
• possibili valori di R:
1. “le cose che sono V sono per definizione anche R” → si solito, se la
metafora funziona, R sarà una delle caratteristiche salienti per
definizione di V (“Alessia è una nana” → “Alessia è bassa”, perché la
bassezza è una delle caratteristiche salienti dei nani);
2. “le cose che sono V sono di contingenza anche R” → se la metafora
funziona, la proprietà R deve essere una proprietà saliente o ben nota
di V (“Stefano è un orso” → “Stefano è solitario, scorbutico, ecc...”)
3. ciò che è V è solito essere creduto R, anche se sia P che D sanno che
questo non è vero” → “P è un maiale”, nel senso che è sporco, anche
se di per sé il maiale non è un animale che ama stare nello sporco;
4. V non è come R, V non è simile a R, ma percepiamo la connessione fra
i due grazie al nostro essere culturalmente/naturalmente determinati,
perché nella nostra mente V è associato alle proprietà di R → “Sally è
un blocco di ghiaccio” nel senso che Sally è una persona che non si fa
coinvolgere dalle emozioni;
5. P non è simile a R, e non è creduto essere simile a R; tuttavia la
condizione di essere V è simile alla condizione di essere R → Paolo
diventa presidente della sua azienda e sua moglie gli dice “Sei
diventato un aristocratico”, Paolo non è come un aristocratico, ma la
sua condizione è come quella di chi è aristocratico;
6. V e R hanno un significato simile, ma V si applica a una cerchia
ristretta, e non si applica letteralmente a S → “C'è stato un rimpasto
del Parlamento”, dove “rimpasto” viene usato di solito in ambito
domestico;
7. come applicare i sei principi a una forma diversa rispetto a “S è V”,
ovvero alle metafore relazionali, o metafore che coinvolgono verbi
ecc... La sfida di D non è di passare da “s è V” a “S è P” ma di passare
da “S relazioneV S1” a “S relazioneR S1”: bisogna quindi trovare una
relazione R che è diversa dalla V ma simile in qualche modo.
8. Casi di Metonimia e sineddoche come casi particolari di metafora
ci devono poi essere delle strategie che rendano in grado P e D, data la
• loro conoscenza di S, di restringere la rosa dei possibili R al vero valore di
R → il principio base è che solo quei possibili valori di R che determinano
possibili proprietà di S possono essere i veri valori di R.
Metafora, Ironia e Atti di discorso indiretto
Ironia → l'ironia, come la metafora, ha di particolare il fatto che il
• significato di P e quello di E non coincidono.
In una situazione dove P dice a D “Hai proprio avuto una bella idea ad
andare a sciare durante il weekend”, dove però le piste sono piene, è
ovvio che in questo caso P è ironico, ovvero sta intendo l'opposto di ciò
che dice. Ma come fa D a capirlo? D lo capisce perché il significato
dell'espressione letterale è molto inadeguata alla situazione e quindi
deve inferire che P intenda qualcos'altro, ovvero l'opposto di ciò che ha
detto.
Discorso indiretto → nel discorso indiretto P intende esattamente
• quello che dice, ma intende anche qualcosa in più.
Se io chiedo alla mia amica: “Puoi prestarmi il tuo cellulare per una
chiamata?”, questa è una domanda in cui io chiedo a D la sua abilità di
prestarmi il cellulare, ma in realtà è un modo educato per chiederle se mi
presta il cellulare.
D innanzitutto deve riconoscere che la richiesta di abilità è una
condizione preparatoria alla richiesta di qualcos'altro;