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IL MITO
Per Barthes il mito è un significato secondario, che si installa su un significato già esistente. Per questo si
ricollega al concetto di connotazione. È un significato accessorio che rappresenta la struttura della società,
è un significato ideologico (ideologia = sistema di valori e idee che regolano una cultura). Il mito è, quindi, la
concretizzazione di tale significato ideologico che viene veicolato non in maniera esplicita. Il mito è la
rappresentazione di valori sociali non attraverso mezzi espliciti, ma attraverso mezzi e pezzi di
comunicazione che hanno un altro significato primario. Serve a veicolare degli stereotipi. Barthes parla di
mito per grandi fenomeni sociali, però quello che è alla base è il meccanismo di connotazione visto prima,
anche se sbagliato. Il mito trasforma la storia in natura, ovvero fa in modo che un determinato prodotto
storico venga percepito come un qualcosa di naturale, che non possa essere in altro modo da come lo è già.
Secondo Berthes le società contemporanee (francese, ma potrebbe valere per tutte le altre) si reggono su
un’alleanza fra la borghesia e la piccola borghesia. Un’alleanza che si contrappone alla classe operaia, al
proletariato. Il dominio culturale della borghesia ci da i modelli e i valori per interpretare la società.
CHARLES SANDERS PEIRCE
Uno dei filosofi più importanti tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. È stato a lungo trascurato. Era
americano, figlio di un professore di Howard. I suoi contributi nella filosofia riguardano la logica. Per quanto
riguarda la logica abbiamo un corpus di opere di Aristotele, per questo è facilmente databile la sua nascita.
Peirce è uno dei principali protagonisti del rinnovamento della logica in logica matematica e soprattutto
perché è uno dei fondatori più importanti della
semiotica. Peirce ha un pensiero così originale che
difficilmente i suoi scritti sono comprensibili ai suoi stessi contemporanei e non ha un buon carattere, per
questo viene messo da parte e pubblica pochissime opere. Il suo pensiero ci deriva essenzialmente da molti
suoi scritti (collected papers) pubblicati postumi. Nei suoi scritti vari concetti sono rivisti più volte nel corso
degli anni (e non scriveva benissimo).
Due concetti fondamentali per Peirce sono:
L’ANTINOMINALISMO L’ANTI-‐INTUIZIONISMO
-‐ L’ANTINOMINALISMO: con il termine UNIVERSALE in filosofia si intende una qualsiasi
determinazione che può appartenere o può essere attribuita a più cose. Da un punto di vista
ontologico l’universale è la forma o l’idea o l’essenza che può essere partecipata da più cose e che
dà alle cose stesse la loro natura o i loro caratteri comuni. Dal punto di vista logico l’universale,
secondo Aristotele, è ciò che può essere predicato di più cose (per es. “l’uomo è un animale”
significa “tutti gli uomini sono animali”). In questo senso il termine universale corrisponde a quello
di concetto. Appunti Semiotica – Salvatore Tropea – LUMSA 2012/2013
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Appunti Semiotica – Salvatore Tropea – LUMSA 2012/2013
Il concetto di UNIVERSALE mi serve per spiegare più cose del mondo; è, appunto, un concetto. Si
può considerare dal punto di vista ontologico o logico. Il Realismo (che si contrappone al
Nominalismo) più diffuso è quello di S. Tommaso che afferma che gli universali (per esempio l’idea
di mammifero) sono prima della cosa stessa (nella mente di Dio); allo stesso tempo sono nella cosa
stessa poiché è la loro essenza, la loro caratteristica essenziale; e sono dopo la cosa, ovvero
l’intelletto umano li estrae dopo il contatto con la cosa reale (l’intelletto umano a contatto con il
cane reale estrae il concetto universale di mammifero).
In contrasto c’è il Nominalismo che dice che i concetti e i nomi esistono solo nella mente e nella
realtà esistono solo gli individui. Poi nella realtà si fa un’opera di catalogazione e organizzazione dei
vari concetti ad opera della mia mente (questo concetto di potrebbe ricollegare allo schema
“albero-‐foresta-‐legno” visto precedentemente e si potrebbe ricollegare alla teoria di Aristotele
secondo cui i nomi sono per convenzione).
Peirce afferma che la scienza credere in leggi oggettive che descrivono una realtà uguale per tutti e
quindi c’è un’essenza dietro ogni concetto, e quindi va contro il nominalismo e i concetti mentali
che esso affermava. Questo non vuol dire che non crede nei concetti, ma i concetto si devono
andare a scoprire, grazie all’azione della scienza. Peirce, inoltre, afferma che esiste un’essenza
comune che accomuna delle cose, facendo scaturire gli universali e si possono conoscere attraverso
il contatto con la realtà.
-‐ L’ANTI-‐INTUIZIONISMO: per spiegarlo dobbiamo partire dalla spiegazione di Intuizione che è una
forma diretta di conoscenza, che non ha bisogno di intermediazioni o di ragionamenti. È tipica della
conoscenza divina, me