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TIZIANO FERRO
MADONNA
…
LE STORIE - Definizione e Caratteristiche
La semiotica della cultura distingue fra due grandi classi di sistemi sociali:
1. le culture testualizzate
2. le culture grammaticalizzate
Le culture testualizzate prevale la narrazione e viene creata una storia che riesca a coinvolgere il
pubblico anche a livello emotivo
Le culture grammaticalizzate prevalgono testi in cui le regole sociali sono stabilite in maniera
esplicita (codici per il diritto, enciclopedie e trattati per la conoscenza, professioni di fede e trattati
di teologia per la religione, manuali per le istruzioni per l'uso).
I due sistemi non sono escludenti.
In generale le culture veramente testualizzate sono quelle caratterizzate dall’oralità primaria, cioè
dall’assenza di scrittura.
Le Storie – LIVELLI DI NARRAZIONE
La diffusione el'importanza delle storie giustificherebbero da soleil grande interesseche la
semiotica,soprattutto negli ultimi decenni, ha dedicato alla narrazione.
Vi anche però chi come Greimas sostiene che sotto ogni testo,si tratti di un’immagineo di una
ricetta di cucina, di un libro scientificoo ovviamente di un racconto,si può trovare un livello
narrativo, che dà ragione delle caratteristiche più rilevanti del testo stesso.
Bisogna tentare di capire come funzionano in generale le narrazioni, a partire da un repertorio
comune di testi sicuramente narrativi per poi vedere se e
(come romanzi, racconti, fiabe, film di fiction)
quanto i concetti che emergonosi possano applicarein maniera fruttuosa fuori dall'ambitoin cui li
abbiamo ricavati.
Un primo progresso importante in tale direzione può venire proprio dall'interrogarsi, concretamente,
su che cosa sia una storia.
C’è differenza trail libro di Stephenie Meyer intitolato “Twilight”e le use traduzione nelle varie
lingueo la sua trasposizione cinematografica?
Si può sostenere non solo che un romanzo e la sua traduzione contengano la stessa storia,ma che lo
stesso accada per la sua trasposizione sullo schermo.
È ragionevole pensare però che la storia non coincida con la semplice superficie del testo.
Dobbiamo allora considerare un altro livello più astratto e generale, quello dell'intreccio o
della trama, che possiamo considerare in un certo senso sottostante alla superficie espressiva del
racconto e in variante rispetto alle diverse versioni che se ne possono dare
in lingue o sostanze espressive o codici differenti: quest’aspetto invariante della
storia consiste abbastanza chiaramente in un certo corso di eventi, raccontati in una certa successione ben determinata.
Al livello che abbiamo indicato come superficie appartengono infatti buona parte delle
caratteristiche che possono fare di una storia un’opera d'arte, o anche solo un testo gradevole,
interessante, comprensibile.
Ad esempio...
Sta sulla superficie la «musica» di un testo, il fatto di essere in versi e la qualità di questi
- versi, le scelte lessicali e sintattiche di una prosa,
le inquadrature e lo stile di montaggio di un film
- gli aspetti personali dell'interpretazione di un attore,
- la pennellata caratteristica di un pittore,
- l’inquadratura esatta di una foto,
- il tono di voce.
-
La superficie espressiva(o manifestazione lineare)di un testo è, indipendentemente da ogni
contenuto specifico che possiamo attribuire al testo,il livello del significante,della pura espressione.
È la successione delle parole (o delle immagini)intese in se stesse,come realtà concreta e
percepibile.
Questo fenomeno di de automatizzazione del linguaggio ordinario, noto come straniamento, si
ritrova spesso anche in pubblicità o nei titoli dei giornali, dove la manipolazione del piano
dell'espressione svolge il compito di attirare l'attenzione del destinatario sul messaggio.
Uno dei procedimenti ricorrenti nella narrativa moderna per movimentare la superficie espressiva di
un racconto è di filtrare la storia attraverso un punto di vista selettivo (o prospettiva).
Il focalizzatore di un racconto è il personaggio il cui punto di vista orienta l'azione narrativa.
Prospettive narrative:
1. racconto a focalizzazione zero
2. racconto a focalizzazione interna fissa o variabile o multipla:
3. racconto a focalizzazione esterna, o racconto «oggettivo»
Il focalizzatore di un racconto non coincide necessariamente con il suo narratore,sebbene
molto spesso i due ruoli si sovrappongano.
Le Storie – Il RITMO
Un altro aspetto essenziale della superficie di un testo narrativo è il suo ritmo.
Per ritmo intendiamo la sua capacità di un testo di influenzare i tempi e i modi di lettura.
È evidente che ci sono dei testi che presentano una durata precostituita rispetto al lettore, come il
cinema, la televisione, il teatro.
Altri mezzi hanno invece una durata più libera, come i libri e i giornali.
Dal punto di vista del lettore, infatti, spesso il testo è uno strumento la cui funzione è quella di
strutturare e riempire il proprio tempo.
Si legge, si vede cinema, si ascolta raccontare molto più per «divertirsi» (cioè uscire dal tempo
normale e strettamente finalizzato della vita normale) che per «imparare» - anche se le storie hanno
spesso una valenza didattica.
Che il testo abbia una durata è dunque essenziale per occupare il tempo del lettore; ma essa
non deve apparirgli noiosa:
è una questione di ritmi.
Come molti dispositivi semiotici, anche i ritmi sono culturalmente determinati, hanno cioè una
natura storica e contingente.
Ci sono delle forme di narrazione molto popolari in certe classi(i romanzi rosa, le soap operas, le
cronache sportive)che risultano inaccettabilmente banali per altri gruppi.
In realtà i ritmi narrativi non sono isolati da altre attività che hanno la stessa funzione di
intrattenimento e divertimento,come la musica,lo sport,le trasmissioni radiofoniche e televisive.
Le Storie – FABULA E INTRECCIO
È possibile individuare nel testo una serie di componenti tematiche elementari, tanto ristrette da
coincidere con il contenuto delle singole proposizioni del testo che vengono denominate motivi.
Il motivo è composto di almeno tre elementi: un soggetto, un'azione e un oggetto.
La fabula è costituita dall'insieme dei motivi nei loro rapporti causalità e temporali, mentre
l'intreccio è l'insieme degli stessi motivi nella successione in cui essisono dati nell'opera.
In alcuni generi narrativi semplici, come la fiaba, fabula e intreccio tendono a coincidere:il
narratore si attiene alla sequenza cronologica e causale degli avvenimenti senza introdurre
digressioni o spostamenti temporali.
Al contrario le forme narrative più complesse,nelle quali balza in primo pianoil problema del
montaggio, giocano molto sulle possibilità di scarto tra fabula e intreccio.
A seconda dei diversi rapporti che intercorrono tra durata della fabula e
durata dell'intreccio, si possono concepire quattro forme fondamentali
del movimento narrativo:
Ellissi: TI = O, TF = n
Sommario: TI < TFS
cena: TI = TF
Pausa: TI = n, TF= O
TI = tempo dell'intreccio (racconto)
TF = tempo della fabula (fatti)
Quello che rende simili i tre livelli della narrazione che abbiamo studiato finora (superficie,
intreccio, fabula)è il loro manifestarsi linearmente, secondo l'asse del processo, semplificando
progressivamente i fattori in gioco, ma mantenendo identificabili i contenuti
narrativi essenziali,come il modo in cui sono qualificati i personaggi,
ciò che motiva la loro azione,il contesto spazio- temporale,le azioni che
vengono compiute.
Le Storie – I MONDI POSSIBILI
I racconti possono essere considerati come dispositivi per generare mondi possibili narrativi,
popolati da individui (umani o meno) legati insieme da rapporti reciproci (del tipo madre-figlio,
marito-moglie, ecc.), ai quali vengono «appese» certe proprietà semantiche.
Chiamare in causa i mondi possibili è utile per una teoria della narratività quando si debba fare un
confronto tra diversi stati di cose reciprocamente incompatibili.
I mondi possibili della teoria della narratività sono costrutti culturali e strutture di dati che il
testo narrativo consente al lettore di ricostruire in base agli indizi che il testo stesso gli fornisce.
I mondi possibili sono tali solo in rapporto almondo dell'esperienza attuale, che funge da
parametro a partire dal quale misurare le deviazioni introdottedai testi specifici.
Affinché sia possibile far comunicare tra di loro il mondo possibile narrativo e il mondo
dell'esperienza reale è necessario trattarli entrambicome costruzioni concettuali.
La differenza fondamentale tra il mondo possibile della narrazione e quello di riferimento è che,
mentre quest'ultimo è complesso e ricco, in quanto comprende tutte le interpretazioni che la nostra
cultura ha elaborato attorno ai suoi oggetti, il primo è un piccolo mondo parassitario rispetto al
mondo di riferimento.
Si possono classificare diversi tipi di mondi possibili narrativi.Per ciascuno di essi valgono delle
regole di costruzione e di organizzazione interna specifiche.
1. MP verosimili: sono mondi che possiamo concepire senza essere costretti ad alterare alcuna
delle leggi fisiche generali che vigano nel mondo di riferimento;
2. MP inverosimili: sono i mondi che noi non potremmo costruire a partire dalla nostra esperienza
attuale (es. animali che parlano). Il lettore è abbastanza flessibile o sufficientemente superficiale.
3. MP inconcepibili: mondi che vanno al di là della nostra capacità di concezione, perché
contraddicono alcune leggi epistemologiche fondamentali, in primo luogo la legge della coerenza
interna (della non contraddittorietà).
4. MP impossibili: in questo caso, il lettore può realizzare quanto basta per rendersi conto che i
mondi in questione sono impossibili.
Analizzare un testo narrativoin termini di mondi possibili significa quindistudiare la sua struttura
interna nel senso di comprendere i livelli logici in gioco e di vedere come i mondi secondari degli
atteggiamenti proposizionali dei personaggi interferiscano con esso.
A livello semiotico significa soprattutto porsi il problema dell'interpretazione e della
cooperazione che il lettore è richiesto di fornire al testo per il buon funzionamento del
racconto e la sua completa comprensione.
Le Storie – TEMA e PASSIONI
Tema
I testi narrativi parlano sempre di qualcosa, ma non bisogna pensare che la semantica di un testo sia
completamente libera o priva di condizionamenti e di modelli.
Il tema è ciò che determina il contenuto del testo, cioè il complesso dei valori e delle categorie