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3.4.3. IL SEGNO LINGUISTICO: CONVENZIONALITÀ-LINEARITÀ
Una volta stabilita la natura del segno linguistico, Saussure si premura di precisare i due "principi" che ne regolano la vita: la linearità e l'arbitrarietà.
LINEARITÀ
Quello della linearità è così formulato da Saussure: "Il significante, essendo di natura auditiva, si svolge soltanto nel tempo ed ha i caratteri che trae dal tempo: a) rappresenta un'estensione, e b) tale estensione è misurabile in una sola dimensione: è una linea" (CLG 88). È una caratteristica spesso sottovalutata, ma che ha un'importanza nella struttura sensoriale e percettiva della lingua parlata.
ARBITRARIETÀ
Il paradigma linguistico che sta alla base della semiologia saussuriana facilita per certi versi la definizione della natura dei rapporti tra significante e significato e tra il segno nella sua
globalità e il referente esterno. Tra la parola e la cosa infatti è facile notare una potenziale base di arbitrarietà di convenzioni e di codifiche, mentre lo sarebbe stato indubbiamente meno nel caso di un significante visivo (una fotografia) e il suo referente esterno. I termini "arbitrario" e "immotivato" introdotti dal Saussure presentano qualche ambiguità per il riferimento immediato ad una condizione attualmente esistente tra significante e significato e quindi già stabilita e per i parlanti niente affatto "arbitraria"; mentre appare del tutto corretta e adeguata se riferita al momento dello stabilirsi di quella convenzione, cioè al momento dello stabilirsi della "significazione", cioè della convenzione di un legame semiotico tra un significante e un significato. Più adeguato è il termine "convenzionale", perché sottolinea che i padroni del segno linguistico sono iparlanti con le loro convenzioni significative e comunicative e che il valore del segno è dato dalla rete di rapporti che attiva in positivo (collegando) e in negativo (escludendo) negli utenti. Saussure è ben consapevole che nella lingua non tutti i segni hanno questo grado di totale convenzionalità, per cui introduce la distinzione tra ARBITRARIETÀ ASSOLUTA e ARBITRARIETÀ RELATIVA. "Il principio fondamentale dell'arbitrarietà del segno non impedisce di distinguere in ciascuna lingua ciò che è radicalmente arbitrario, cioè a dire immotivato, da ciò che lo è solo relativamente. Solo una parte dei segni è assolutamente arbitraria; presso altri interviene un fenomeno che permette di riconoscere dei gradi nell'arbitrarietà senza però eliminarla: il segno può essere relativamente motivato" (CLG p.158). I processi che portano a questa limitazione del grado di arbitrio sono almeno.tre: A.l'onomatopea, in cui la forma fonica del segno linguistico cerca di riprodurre un suono o un rumore esistente (per es. ticchettio, chicchirichì, ecc.); B. la composizione lessicale, per effetto della quale il grado di arbitrarietà assoluta dei singoli componenti risulta ridotto quando essi sono utilizzati per formare un nuovo segno. Così "venti" e "due" singolarmente presi non suggeriscono nulla del loro significato, mentre il significato di "ventidue" (qualora fosse sconosciuto al parlante) può essere ottenuto agevolmente collegando quello dei suoi due componenti. C. il fonosimbolismo, in cui, sulla base delle sensazioni tattili provocate dal meccanismo di produzione del suono, vengono attribuiti ai singoli suoni valori simbolici come quelli di luminosità, di grandezza, ecc. Per es. in una serie inventata come "pat, pet, pit, pot, put" si tende ad attribuiredimensioni maggiori a "pat", medie a "pet", minime a "pit" e un grado di luminosità più grande a "pit" e minimo a "put". Le discussioni, però, su questo aspetto della teoria sono state molto complesse e continuano ad esserlo, senza per altro riuscire a trovare una soluzione soddisfacente per tutti i problemi e per tutti gli studiosi. Ci pare che tentativi di soluzione più efficaci dovrebbero partire non da una definizione di segno, ma dalla constatazione di tipologia dei segni fondata sulle caratteristiche specifiche della macchina cerebrale che li produce ed elabora, dando un imprinting specifico e rispondendo a criteri di specificità funzionale ben delimitate (si cfr. il capitolo su "Emisferi cerebrali e semiotica"). Questa limitazione del segno per mezzo della convenzionalità, che di fatto ne esclude o riduce la forza di richiamo sulla base di analogie e di somiglianze tra significante e significato,
è soltanto apparente perché paradossalmente l'assenza di un legame mnemonico di tale tipo tra l'oggetto (o la sua rappresentazione mentale) e la sua rappresentazione iconica in realtà libera all'infinito la capacità semiotica dell'uomo sia qualitativamente che quantitativamente (può usare segni sensorialmente diversi e più segni dello stesso tipo) per indicare un oggetto, conservando lo stesso carico denotativo (significato essenziale) e arricchendolo connotativamente (con attributi e qualifiche) con il collegarlo ad altre reti semiotiche e comunicative. Così per esempio, se nella scrittura dovessimo fondare il legame tra significante grafico e significato-referente sulla base di un rapporto di somiglianza tra il primo e il secondo, come di fatto avviene nelle scritture ideografiche e logografiche, il numero dei segni, dovendo corrispondere uno specifico segno per ogni oggetto, dovrebbe essere molto grande (mentreNella convenzione asemantica attuale ce la caviamo bene con un massimo essenziale di una trentina di segni) e con molte confusioni possibili quando la differenza tra un segno e l'altro è molto piccola. È chiaro quindi che l'arbitrarietà e la convenzionalità che stanno alla base del legame tra significante e significato libera l'uomo da queste pastoie e rende certa la delimitazione dei suoi segni. Una parola è quella che è (fatta di lettere e suoni rigorosamente identificati e non da una globalità che si rassomiglia).
Nel parlare di arbitrarietà del segno linguistico, si intende sia quella che lega significante-significato, sia quella che lega significato-realtà significata, e quella del segno e la sua realtà esterna al segno: cioè il referente.
Nella prima parte del CLG Saussure insiste su questa dimensione bipolare (significante/significato) e mentalistica del segno (la sostanza fonica del segno).
SPARTI Segno comunicazione linguaggio linguistico come percepita dal cervello umano e le connessioni mentali che attiva) ed una vulgata saussuriana l'ha sempre presentata così. A questa prospettiva se ne è contrapposta una triadica Ogden e Richards, che include un terzo elemento quello della realtà extrasemiotica, il referente. Avremmo quindi significante, significato, referente. È una ipotesi triangolare che risolve qualche problema ma ne attiva altri. Il più importante è quello creato proprio da quelle che sono le linee della cosiddetta ipotesi Sapir-Whorf, cioè i problemi e i legami tra segno (significante), percezione e concettualizzazione (pensiero), e realtà esterna. Ma preferiamo parlarne a proposito di Hjelmslev. 3.5. LANGUE-PAROLE Parliamo a questo punto di una dicotomia che altri mettono al primo posto, strettamente collegata com'è alla definizione di "sistema" e indispensabile per capire.la comunità linguistica; la convenzionalità: le regole linguistiche sono stabilite e accettate dalla comunità; e la sistematicità: le regole linguistiche formano un sistema coerente e organizzato. La langue è quindi il sistema linguistico astratto e condiviso da una comunità, mentre le parole sono le manifestazioni concrete di questo sistema, utilizzate dagli individui per comunicare. La langue è quindi il livello più generale e universale della linguistica, mentre le parole sono il livello più specifico e individuale. La linguistica saussuriana si distingue dalla tradizione linguistica del suo tempo perché si concentra sull'aspetto strutturale e sistemico del linguaggio, anziché sull'aspetto storico e evolutivo. Saussure considera il linguaggio come un sistema di segni, in cui ogni segno è formato da un significante (la forma fisica del segno) e un significato (il concetto o l'idea associata al segno). Questo approccio strutturale ha influenzato profondamente lo sviluppo della linguistica moderna.tutti;l'individuo da solo non può crearla o modificarla; il carattere di obbligatorietà:all'interno della comunità l'uso di un dato sistema è obbligatorio penal'incomprensibilità;; -il suo carattere astratto: è un insieme di potenzialità, di possibiliscelte. Per esistere ha bisogno di ricorrere al concreto individuale.L'altra faccia della dicotomia è la parole che precisa quello che d'individuale c'ènel sistema linguistico. Gli elementi che la caratterizzano sono gli stessi della languema con polarità invertita (sono l'altra faccia della langue): la sua individualità:l'individuo in maniera personale e adeguata alla situazione particolare e momentanea incui usa la lingua seleziona e attualizza le potenzialità offerte da questa; la sua libertà e26DI SPARTI Segno comunicazione linguaggiovarietà: la realizzazione di un atto linguistico
all'interno di una lingua rispondono solo alle esigenze e alle caratteristiche del parlante e delle circostanze in cui viene prodotta la comunicazione; il suo carattere concreto: attualizza una delle possibilità offerte dal sistema in un hic et nunc. Senza dubbio i due aspetti sono strettamente legati e si presuppongono e coinvolgono a vicenda. Ma la distinzione, pur indispensabile per capire meccanismi linguistici e semiotici, appare troppo rigida e non dà un'idea del lavoro comune e individuale che caratterizza quello che sta in mezzo a questi due elementi terminali. La sociolinguistica ha spezzato questa idea di monolitismo linguistico evidenziando un diasistema (sistema che raccoglie elementi comuni a sottosistemi) di natura ora sociale ora areale-semantica. E a livello di linguistica generale si oscilla attorno a concetti come "norma" o "idioletti" che dovrebbero mediare tra i due poli estremi. 3.6. Sintagmatica-paradigmatica I sistemi di segnidella persona con cui si desidera instaurare un rapporto. Il secondo tipo di rapporto riguarda invece la comunicazione, ovvero il modo in cui le persone interagiscono tra di loro una volta che il rapporto è stato stabilito. La concatenazione è un processo che avviene quando due persone si incontrano per la prima volta e decidono di instaurare un rapporto. Questo può avvenire in diversi contesti, come ad esempio sul posto di lavoro, durante un evento sociale o anche online. Durante la concatenazione, le persone cercano di conoscere meglio l'altra persona, scoprire i suoi interessi, le sue passioni e stabilire un primo contatto. Una volta che il rapporto è stato stabilito, entra in gioco la comunicazione. La comunicazione è fondamentale per mantenere un rapporto sano e duraturo. Le persone comunicano tra di loro attraverso diverse modalità, come ad esempio la conversazione verbale, la scrittura di messaggi o anche il linguaggio del corpo. La comunicazione permette alle persone di condividere pensieri, emozioni, opinioni e di creare un legame più profondo. In conclusione, i rapporti sono fondamentali nella vita di ognuno di noi. La concatenazione e la comunicazione sono due elementi chiave per instaurare e mantenere rapporti significativi con gli altri.