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Le parole FELAPTO, DISAMIS, BOCARDO, FERISON
Le parole non hanno naturalmente alcun significato in latino, ma sono composte di lettere cui è arbitrariamente associato un senso. Senza entrare troppo nei dettagli, le vocali che abbiamo posto in maiuscolo corrispondono ai quattro tipi di premesse e di conclusioni possibili: proposizioni universali affermative (A); universali negative (E); particolari affermative (I); e particolari negative (O). Le prime nove parole indicano i modi validi della prima figura; il secondo gruppo, di quattro parole, i modi della seconda figura; e l'ultimo gruppo, di cinque parole, i modi della terza. Il primo modo della prima figura, di cui si è visto sopra un esempio, è infatti costituito da tre proposizioni universali affermative; il primo della seconda figura, invece, da una premessa maggiore universale negativa (nell'esempio: nessuna pietra è animale), da una minore universale affermativa (ogni uomo è animale) e da una
conclusione universale negativa (nessun uomo è pietra): ciò che è contenuto nella parola mnemonica 'cEsArE'. 1.4. Segni necessari e segni probabili (Rhetorica A, 2-Analitici Primi B, 27) Segno necessario è riconducibile alla prima figura. L'esempio di Aristotele è il seguente: "Se questa donna ha latte, ha partorito" Naturalmente manca una premessa, implicita, che una volta esplicitata ci permette di ricostruire un sillogismo in BARBARA: chi ha latte (B) ha partorito (A) (= ogni essere che ha latte ha partorito) questa donna (C) ha latte (B) quindi questa donna (C) ha partorito (A) Segni probabili sono riconducibili agli schemi della seconda e della terza figura (con alcuni importanti variazioni, relative alla qualità - affermativa o negativa - delle premesse e della conclusione). Gli esempi di Aristotele sono: "Se questa donna è pallida, è gravida" Esplicitando la premessa mancante (Chiè gravida è pallida), si ottiene lo schema della seconda figura: chi è gravida (A) è pallida (B) (= ogni essere gravido è pallido) questa donna (C) è pallida (B) quindi questa donna (C) è gravida (A) 5 Una caratteristica della seconda figura – il fatto di avere almeno una delle premesse negative e di conseguenza anche la conclusione – manca completamente nell’esempio citato: ciò rende il ragionamento non solo probabile ma addirittura fallace (o, come dice Aristotele, asillogistico). È sufficiente riportare le relazioni tra i termini al seguente diagramma (dove C è l’insieme che ha per unico elemento questa donna) per rendersi conto che la conclusione non può essere tratta da quelle premesse: B AC Il problema è più correttamente di tipo logico: la struttura del sillogismo può essere ricondotta al cosiddetto modus ponendo ponens, che si può schematizzare come segue⊃pq; p ergo q (se p allora q; ma p, quindi q)
Nel caso nel segno riconducibile alla seconda figura il ragionamento è invece: ⊃p q; q ergo p
La premessa maggiore esprime una legge universale in cui si indica nello stato interessante di un essere di sesso femminile la causa del pallore; la premessa minore constata il pallore (ovvero l'effetto) e ne deriva la causa (ipotetica) (N.B.: se la conclusione fosse presa come premessa minore e viceversa, avremmo di nuovo un corretto sillogismo in BARBARA).
Un discorso analogo vale per il segno probabile riconducibile alla terza figura. L'esempio di Aristotele è il seguente:
"Se quest'uomo respira rapidamente, ha la febbre"
"Se Socrate è sapiente e giusto, allora tutti i sapienti sono giusti"
Esplicitando la premessa mancante (Chi è gravida è pallida), si ottiene lo schema della terza figura:
Socrate (B) è giusto (A)
Socrate (B) è sapiente (C)
quindi tutti i sapienti
(C) sono giusti (A) 6Anche in questo caso si può osservare la violazione di una delle regole della sillogistica soprariportate: nessuna delle premesse è universale e quindi la conclusione non può essere universale(ragionando in termini di insiemistica, Socrate potrebbe trovarsi, unico o assieme a pochi altri,all’intersezione tra l’insieme dei sapienti e quello dei giusti, nessuno dei quali sarebbe perciòincluso nell’altro). Il passaggio da due proposizioni singolari a una universale non è affattogiustificato.Il segno di seconda figura e quello di terza corrispondono, come vedremo, all’ipotesi (o abduzione)e all’induzione di Peirce.Il segno secondo Ch.S. Peirce. Definizioni e terminologia1. Definizioni di SegnoCP 1.339 (framm. non datato)“Un segno sta per qualcosa all’idea che produce o modifica. Oppure, è un veicolo che convoglianella mente qualcosa dal di fuori; ciò per cui sta è detto
"Un Segno è un conoscibile che, da un lato, è determinato da qualcosa di diverso da sé, chiamato il suo Oggetto, mentre, dall'altro, determina una Mente attuale o potenziale, la cui determinazione io chiamo Interpretante creato dal Segno, in modo tale che la Mente Interpretante è determinata immediatamente dall'Oggetto." (da Caprettini 1980, p. 139)
CP 8.177 (framm. post 1878): "Un Segno è un conoscibile che, da un lato, è determinato da qualcosa di diverso da sé, chiamato il suo Oggetto, mentre, dall'altro, determina una Mente attuale o potenziale, la cui determinazione io chiamo Interpretante creato dal Segno, in modo tale che la Mente Interpretante è determinata immediatamente dall'Oggetto."
CP 2.228 (framm. del 1897): "Un segno, o representamen, è qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa sotto qualche rispetto o capacità". (trad. it. in Semiotica, p. 132)
CP 2.274 (ms. del 1902): "Un Segno, o Representamen, è un Primo che sta in una tale relazione triadica genuina con un Secondo, chiamato il suo Oggetto, da essere capace di determinare un Terzo, chiamato il suo Interpretante, ad assumere la stessa"
relazione triadica con l'Oggetto nella quale si trova il Segno o Representamen stesso con lo stesso Oggetto." (trad. it., p. 154)
CP 2.92 (Minute Logic, ch. 1; libro incompleto del 1902): "Un Segno è qualcosa che si trova in relazione con una Seconda cosa, il suo Oggetto, nei confronti di una Qualità, in tal modo da porre una Terza cosa, il suo Interpretante, in relazione con lo stesso Oggetto, e in modo tale da porre un Quarto in relazione con quell'Oggetto nella stessa maniera, ad infinitum." (da Caprettini 1980, p. 140; cfr. CP 1.541, del 1903; 2.303, del 1902; 8.332 e 8.343, del 1908)
Lo schema seguente può rendere conto degli elementi in gioco nella definizione di segno:
- L'Oggetto
- Segno e conoscenza dell'Oggetto
CP 2.231 (framm. del 1910): "Il Segno può solamente rappresentare l'Oggetto e parlare di esso. Non può fornire da solo conoscenza diretta o riconoscimento di quell'Oggetto. In
Questo volume per Oggetto di un Segno si intende precisamente quell'entità di cui è presupposta una conoscenza diretta affinché il Segno possa veicolare qualche ulteriore informazione riguardo all'Oggetto stesso." (trad. it. in Semiotica, p.134-135)
2.2. Oggetto e realtà CP 2.230 (framm. del 1910): "La parola Segno sarà usata per denotare un Oggetto percettibile, o anche soltanto immaginabile, o anche inimmaginabile in un senso univoco..." (trad. it., p. 133).
2.3. Oggetto semplice e complesso 8CP 2.230 e 232 è framm. del 1910): "Un Segno può avere più di un Oggetto. Così l'enunciato 'Caino uccise Abele', che è un Segno, si riferisce ad Abele almeno quanto a Caino, per non parlare dell'uccidere come terzo Oggetto. Ma l'insieme di oggetti può essere considerato come se formasse un solo Oggetto complesso... Gli Oggetti - giacché un Segno
può averne un numero qualsiasi – possono ciascuno essere una singola cosa conosciuta come esistente, o una singola cosa che un tempo si credeva che fosse esistita o ci si aspettava che esistesse, o una collezione di tali cose, o una qualità conosciuta, o una relazione, o un fatto; e questo singolo Oggetto può essere una collezione o un insieme di parti, o può avere un qualche altro modo di essere…” (trad. it., pp. 134 e 135)
2.4. Oggetto e Ground
CP 2.228 (framm. del 1897): “Il segno sta per qualcosa: il suo oggetto. Sta per quell’oggetto non sotto tutti i rispetti, ma in riferimento a una sorta di idea che io ho talvolta chiamato la base (ground) del representamen.” (trad. it., p.132)
CP 1.551 (1867): “Si prenda, per esempio, la proposizione ‘Questa stufa è nera’… L’espressione ‘la stufa è nera’ significa la stessa cosa dell’espressione ‘vi è nerezza’”
nella stufa', giacché nero è l'equivalente di che realizza nerezza [perché si applicano indifferentemente ai medesimi fatti... Nerezza è una pura species o astrazione]. Inoltre, il concetto di astrazione pura è indispensabile anche perché non possiamo comprendere un accordo di due cose, se non come accordo in qualche rispetto, e questo rispetto è proprio un'astrazione pura, quale è la nerezza. Una astrazione pura di questo genere, il riferimento alla quale costituisce una qualità o attributo generale può essere detta base (ground)." NB Ground traduce esattamente il termine latino fundamentum, così centrale nella teoria medievale delle relazioni 2.5. Denotazione e connotazione CP 1.559 (1867): "Fin da questo momento voglio anticipare che ci sono: primo, il riferimento diretto di un simbolo ai suoi oggetti o denotazione; secondo il riferimento del simbolo alla sua base, attraverso il suo oggetto,cioè il riferimento del simbolo ai caratteri comuni dei suoi oggetti, o connotazione..." (trad. it., p. 35)
2.6. Oggetto Immediato e Oggetto Dinamico
CP 8.343 (1908): "Ma è necessario distinguere l'Oggetto Immediato, o l'Oggetto come il Segno lo rappresenta, dall'Oggetto Dinamico, o l'Oggetto realmente efficiente, ma non immediatamente presente." (trad. it., p. 195; cfr. 4.536, ivi, p. 229)
2.6.1. L'Oggetto Immediato è Interno 9
CP 8.354: "Ci sono tre Modalità di Presenza alla mente, che possiamo chiamare: l'Immediata, la Diretta e la Familiare... Il Segno può avere qualsiasi Modalità di Esistenza, cioè può appartenere a uno qualsiasi di questi tre Universi; il suo Oggetto Immediato dev'essere interno, in un senso in cui il Segno non è necessario che lo sia." (trad. it., p. 200)
2.6.2. L'Oggetto Immediato è una rappresentazione mentale
5.286 (1868):