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OFELIA O IL SUICIDIO

Queste ferite sospingono la persona a chiedere e cercare, ma anche a rifiutare, non aver fiducia e nascondersi, si diviene qualcosa di ibrido a metà tra l'esistere ed il non esistere, che può condurre la persona al suicidio quale estrema autoaffermazione rivolta ad altri, nonostante al realtà distrugga se stessi (per Freud gli autorimproveri sono in realtà rivolti ad un oggetto d'amore). L'amore, l'impossibilità di viverlo non dolorosamente può trasformarsi nella massima delle ferite, la cancellazione di sé, massima sospensione come espresso dall'Ofelia di Millai (Bachelard: complesso di Ofelia, l'acqua diventa un nulla sostanziale, la materia della disperazione).

IL PENSIERO VORACE

Il pensiero nei melanconici è iperattivo, eccessivo, come sembra alludere l'allegoria della melanconia di Fetti. Il cane, animale sensibile quindi preda di ferite interiori e conseguente pazzia, ma...

anche animale errante, sempre a cercare. La mano alla fronte, esprime un pensiero turbato, gli occhi socchiusi fissano il teschio come emozione materializzata. In melanconia di Durer compare sempre il cane e altri simboli che rinviano al tentativo di afferrare la ragione, con matematica e geometria, emozioni che l'angelo, al di là di questo pensare potrebbe sciogliere volando, pesantezza del ragionare dunque, che anche in Melanconia di De Chirico, in cui il tentativo di abbracciare l'infinito diventa modalità che immerge nelle ombre e nebbie del concreto. In Cezanne, Ragazzo dal panciotto e col teschio, riemerge l'elemento della testa appoggiata alla mano, indicante pensosità e profonda melanconia. Il pensiero non riesce ad afferrare l'emozione e se ne distacca, sostituendo il vuoto interno, rendendo il vissuto ancora più pesante e oppressivo. Melanconia è sempre stata collegata a crono-saturno, dio che divora i proprio figli appena nati, nel

timore che lo possano detronizzare, quindi stato mentale molto fragile, e irrimediabilmente solo ( Goya – Saturno che divora i suoi figli ), ed è sola anche la donna ritratta da Sironi, il cui seno scoperto sembra indicare un’inaccessibile resto. Il disperato Nabucodonosor ( dipinto da Blake ) secondo quanto narra l’antico testamento, da grande re diventa folle derelitto compagno di bestie. Ritornerà riconoscendo che al Cielo appartiene il dominio, quindi accettazione dei propri limiti, tipica del melanconico. In un bassorilievo raffigurante l’Atena melanconica, la dea dell’equilibrio e della ragione sembra capace di immergersi in un ricordo lacerante, dialogare con dolorose emozioni e abbandonare la ragione per accoglierle. Wincott ha parlato di crolli che pongono in pericolo il Sé in momenti precoci dell’esistere. Da li in poi abitano la psiche dell’individuo senza che quest’ultimo sia mai stato in grado di soffrirli realmente,

di pensarli, quindi oggetto ne vivo ne morto che attendedi essere vissuto dolorosamente.

IL DELIRIO EROTOMANICO

La potenzialità di godimento che manca al melanconico non consiste nella semplice attività erotica, ma nella mancata capacità di aprirsi ad un coinvolgimento affettivo con l'altro, che costituisce per la mente la sola possibilità di non essere abitata dall'informe. È lo specchio delle proiezioni dei nostri contenuti inconsci. In doppio ritratto di Giorgine la melanconia del giovane in primo piano nasce dalla mancanza della donna amata, sul piano dell'amore retto dalla venere celeste, data dal bisogno di alimentare quel fattore interno attraverso cui riusciamo ad amare noi stessi. Il giovane in secondo piano avverte la mancanza sul piano della venere volgare, ma è comunque connesso al primo. Questo a significare che la necessità fisica del contatto con l'altro è sempre anche emotiva. Nella melanconia patologica

Il concetto di venere celeste e volgare si arresta, potendo diventare delirio erotomanico senza accettare un vero contatto fisico, opponendosi anche al coinvolgimento emotivo. L'erotomania è solo un atteggiamento alla base della melanconia, consistente nel costruire la presenza interna dell'altro senza mai aprirsi a contatti reali (ne Celeste, ne Volgare).

DEMOCRITO E LA PSICOSI MANIACO DEPRESSIVA

Fragilità ma sottostante solidità sono estremi tra cui si dibatte il melanconico. Gli aspetti sottostanti come aggressività e solidità si trovano in uno stato inconscio, quindi oggetto di conflittualità. Nel melanconico il bisogno di autoaffermazione è inscindibile dalla necessità di ricevere affetto e protezione (Cranach - La melanconia).

Il filosofo Democrito esprime una possibile soluzione al dilemma melanconico: il riso, l'ilarità del delirio come nel dipinto di Coypel, Democrito, in cui appare sdentato, irsuto e sconfitta.

rinuncia siaad imporsi, sia a legarsi agli altri. Triste lo è perché non si autoafferma, ma egli conferisce a questa fragilità l'aspetto di una rivincita, forma di un sapere ironico e irraggiungibile, superiore, un sorriso che solo a lui appartiene, quindi di per se forma di armonia, permette di affermarsi ( anche al melanconico ) perché lo rende libero da tutto e da tutti. Il pianto di Eraclito è quello del melanconico che non ha scoperto la soluzione democritea. In realtà questa strategia non si traduce in benessere. Nei casi estremi, quando lo psichiatra conosce sotto il nome di psicosi maniacodepressiva o disturbo bipolare, dove nel paziente si alternano le due fasi. Quest'oscillazione è stata raffigurata all'ingresso del Bethlem Hospital, manicomio di Londra, attraverso due statue scolpite da Cibber: Melancholy Madness ( pazzia melanconica ) e la Raving Madness ( pazzia furiosa o maniacale ). Il riso di Democrito sembra

Nascere da un'amara ma profonda accettazione dei limiti dell'esistenza. Per Robert Klein grazie alla lucidità sempre maggiore che il comico grossolano si è trasformato in ironia ed autoironia, avvicinandosi al punto di contraddizione intima tratto specifico della coscienza pura, il cogito. In realtà il melanconico possiede davvero un sapere in quanto l'estremo soffrire affettivo comunque implica un sapere pur se assume forma rivendicative o infantili. Secondo Freud è possibile che si sia avvicinato al se medesimo.

DEMOCRITO RIDE, ERACLITO PIANGE

Lo scrittore e sofista greco Luciano di Samosata nei suoi dialoghi descrive Giove e Mercurio intenti a vendere filosofi, e gli acquirenti rimangono colpiti da Democrito e Eraclito contrapposti. Anche nella Nave dei folli di Brant del 1494 compare Democrito che ride ed al posto di Eraclito Diogene, che sembra nell'immagine comunque ridere anch'egli. Diogene fu il massimo esponente della scuola

La filosofia dei cinici (dal greco di "cane" con allusione alla vita errante) è disprezzante dei valori corretti e dei comuni bisogni. Del riso di Democrito si è cominciato a parlare dal I secolo avanti Cristo in alcune lettere del filosofo medico Ippocrate, che recatosi presso la città di Abdera, deve effettuare un consulto proprio su Democrito, che ha comportamenti simili a sintomi di follia, vivendo isolato e non seguendo l'alternarsi di giorno e notte, è assorto nei pensieri alla ricerca del segreto della bilenera, della melanconia. Se interrogato ride. Ippocrate conclude che l'isolarsi dalla vita in comune e dalle sue regole non è in lui segno di follia, ma eccesso di vigore dell'anima, soffre di troppa sapienza. Ride dell'uomo. Il riso attesta che tutto è vano, che solo l'accettazione di tale impermanenza può consentire di restarne fuori. Ridenti e saggi il Democrito di Velazquez e Giordano, lacero e quasi cieco quello di Ribera,

più pungente quello di Rubens. BURTON E L'ANATOMY OF MELANCHOLY Democrito fu esponente dell'atomismo, corrente filosofica secondo cui il reale non è che l'aggregarsi e disaggregarsi di atomi nel vuoto. La filosofia del divenire espressa da Eraclito introduce una fiducia in un sostrato inafferrabile, il logos. Nel 1621 un libro arreca nei suoi contenuti ulteriori informazioni sulla melanconia, pubblicato ad Oxford ad opera del pastore anglicano Robert Burton, intitolato Anatomia della melanconia, in cui l'autore, anch'esso melanconico, dichiara di voler scrivere (senza eguagliare) ciò che Democrito era intento a scrivere sul suo libro sulla follia depressiva mai ritrovato (si firmerà Democritus junior). Il libro è un torrenziale flusso di discussioni e citazioni, terribilmente melanconico, autoaffermativo, orgoglioso, ma in forma di continuo autoannullamento. L'autore vuole esprimere la grandezza di un Tutto chemelanconico e Marco, collerico. Il corpo parla attraverso gesti, posture, espressioni facciali e movimenti. È un linguaggio universale che comunica emozioni, stati d'animo e intenzioni. Ma spesso il corpo viene ignorato o represso, e le emozioni vengono trattenute o negate. Questo porta a un conflitto interiore, a un dolore che si manifesta nel corpo e nella mente. Il sapere intellettuale diventa un modo per cercare di compensare questo conflitto, ma alla fine non può risolverlo. È solo attraverso l'accettazione e l'espressione delle proprie emozioni che si può trovare una vera indipendenza e libertà interiore. Bisogna abbracciare il proprio corpo, ascoltarlo e lasciare che le emozioni fluiscano liberamente. Solo così si può vivere appieno, senza limiti né confronti.

collerico ( Durer ).

CAPITOLO IV – EMOZIONI COME GRIDA, INCUBI, SOGNI

IL DEMONE DELL’ATTACCO DI PANICO

Ognuno di noi è una rete di sogni, forme di ricordi, tracce di incontri che il nostro corpo accoglie. Il mondo interno aderisce a quello esterno, ma di notte se ne distacca e diventa sogno notturno, ovvero ciò che è sempre, un mondo di scenari intrisi di emozioni vecchie e nuove, relazioni interne annodatesi a persone esterne, alle loro emozioni. Come il demone del quadro l’incubo di Fussli si appoggia con tutte le forze al petto, soffocando l’intimo e dimostrando di appartenere all’interno. Questa potrebbe essere una foto di quello che oggi viene chiamato attacco di panico, ovvero il soffocante premere sul petto da parte di una creatura soprannaturale, imparentata all’immagine della sfinge che strangola, preme con forza sul petto di Edipo ( Moreau – Edipo e la sfinge ). Proprio il mito di Edipo è l’emblema

dell'intrecciarsi di vissuti interni con persone esterne, es. i genitori, nell'emergere di un impasto tra esterno ed interno che spesso riguarda la sessualità. Questo mondo interno ed esterno può essere esplorato e compreso attraverso l'uso di tag html.
Dettagli
Publisher
A.A. 2007-2008
13 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Semiotica delle arti e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Scienze letterarie Prof.