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TRE CASI FONDAMENTALI:
1) nei testi narrativi sono i discorsi in prima persona di un narratore (esplicito o
implicito) che si rivolge (in seconda persona) a un narratario (spesso solo
implicito, non rappresentato). Es. “ adesso RAGAZZI vi RACCONTERò…”
2) più in generale, sono i discorsi in prima persona di un enunciatore rivolti a un
enunciatario (in seconda persona)
3) attori che parlano in dialoghi diretti (interlocutore e interlocutario).
DEBRAYAGE ENUNCIATIVO (EGLI)
Quando installano nell’enunciato attori diversi dall’enunciatore ed
enunciatario, cioè delle terze persone grammaticali (egli, loro).
- Il débrayage enunciativo utilizza la terza persona per dare
OGGETTIVITA’ riguardo dati, valoro che grazie all’uso della TERZA
PERSONA => produce EFFETTO DI REALTA’.
es. Sono débrayage enunciativi tutti quei casi in cui non c’è un
narratore che dice “Io” ma piuttosto i discorsi in terza persona, o quelli
che instaurano un discorso riportato poiché c’è qualcuno che prende la
parola nel testo : dialoghi in un romanzo, o frase citata in un articolo di
giornale.
Enunciatori delegati: il giornale è frutto di una scrittura polifonica, vi è però un enunciatore
delegato che rappresenta in modo più chiaro la linea e l’identità. Vi sono casi in cui tende a
scomparire come figura producendo un’impressione di trasparenza enunciativa della testata per
dare idea che il giornale si fa da sè.
Quando articoli non sono firmati si vuole cancellare la distanza enunciativa, come se
parlasse direttamente.
Nella stampa italiana si tende a commentare le notizie oltre che ad informare.
Vari tipi di enunciatori autorevoli: intellettuali di prestigio, esperti e giornalisti diventati firme.
Il direttore del giornale = è per eccellenza l’enunciatore delegato della testata, colui che
rappresenta in modo più chiaro la linea editoriale della testata.
Costruzione del lettore: ogni giornale definisce, in base agli argomenti che tratta, una certa
tipologia di lettori modello. Sulla base di queste ipotesi alcuni assunti vengono dati per scontati.
In altre parole, quindi, l’insieme vario e complesso delle strategie di interpretazione che ogni testo
iscrive al proprio interno è indirizzato al Lettore Modello e a quelle che saranno le sue aspettative, i
suoi interessi, le sue preferenze, in modo da collocarsi all’interno di un quadro di riferimento e nello
stesso tempo da confermarlo con le proprie scelte.
Lettore Modello viene definito in relazione a due livelli semioticamente pertinenti:
1. livello cognitivo o relativo al sapere, che presiede alle modalità interpretative e di
attribuzione di senso al testo.
2. Livello passionale o relativo al tipo di partecipazione/atteggiamento cui il testo suggerisce di
porsi di fronte a ciò che viene detto.
Livello passionale: partecipazione e atteggiamento con la quale il testo suggerisce di
porsi di fronte a ciò che viene detto.
Il lettore modello è dotato di una certa enciclopedia (insieme di conoscenze). Ogni giornale
prevede una certa enciclopedia generale dei suoi lettori.
Il Lettore Modello dell’inserto <<Salute>> della Repubblica non è un medico, ma non è nemmeno
completamente sprovvisto di una certa cultura medica!
Oltre a queste competenze enciclopediche di ordine generale vi sono le conoscenze
presupposte sui fatti di cui si parla.
Quasi ogni articolo presuppone un sapere precedente che permette di inserire ogni nuova notizia
all’interno di un quadro già costituito di informazione.
Il Lettore Modello è una strategia testuale che prefigura le interpretazioni previste e volute da un
dato testo.
Secondo Eco il testo può essere visto come una sorta di macchina pigra intessuta di spazi bianchi
che il lettore è chiamato a colmare attraverso un complesso lavoro di ricostruzione ovvero la
cooperazione interpretativa.
Cooperazione interpretativa: il giornale non deve dire tutto, il lettore deve colmare i
silenzi della testata, questo genera un contratto fiduciario tra lettore e giornale.
La cooperazione del lettore, che è chiamato a integrare il testo in tutte le sue componenti,
implica un implicito contratto fiduciario con l’enunciatore, su cui si regge il patto
comunicativo fra questi e il lettore.
La ‘fiducia’ che si è disposti ad accordare all’enunciatore investe varie dimensioni del
senso, in primo luogo la veridicità di quanto detto.
Se un giornale ci dà una notizia che sappiamo non è necessariamente vere, ma tendiamo a
considerarla vera in virtù del contratto, in questo caso la prospettiva della “verità” diviene
una dimensione intersoggettiva legata al rapporto fra enunciatore ed enunciatario.
“VERIDIZIONE” il contratto fiduciario si specificherà come contratto veridittivo.
Il rapporto fra titoli e articoli è regolato da un principio interpretativo di pertinenza congiunto a uno
di esaustività: si suppone che il titolo dia tutte le notizie + rilevanti contenute nel testo e lo si legge
in base a questa assunzione.
Contratti di lettura e stili enunciazionali: in base ai contratti un certo pubblico si riconosce nel
proprio giornale e instaura con esso un rapporto identitario privilegiato.
I lettori empirici quindi costruiscono la propria immagine di giornale con cui possono identificarsi e
dialogare.
Il contratto di lettura è particolarmente rilevante in certe in certe sezioni del giornale, che si
pongono così come luoghi emergenti dell’asse enunciatore-enunciatario.
TIPOLOGIA DI CONTRATTI DI LETTURA:
Contratti informativi e neutrali (enunciatore si pone nella posizione di chi sa e deve informare)
polemici (enunciatore è di parte) pedagogici (spiega il senso delle notizie) paritetici (enunciatore
ed enunciatario dotati dello stesso voler sapere).
Figure dominanti nel panorama della stampa italiana:
Quotidiano-istituzione (Corriere e Stampa, tradizione consolidata nel tempo e da voci a posizioni
contrastanti);
Quotidiano agenda (Repubblica, indica una precisa linea politica e forte identità) ;
Quotidiano attivista (Foglio e Unità, qualcosa di più di un quotidiano di partito).
Possiamo inoltre individuare due strategie principali:
1) Stile soggettivante in cui l’enunciatore si manifesta in modo + marcato ed
esplicitativo, orientando e filtrando l’informazione da uno specifico punto di vista.
2) Stile oggettivante tende a presentare l’informazione senza intermediazioni
interpretative. Esso è caratterizzato da una ‘trasparenza’ enunciazionale, in cui le
notizie sembrano farsi da sé senza che la dimensione comunicativa dell’enunciazione
giornalistica vi abbia parte.
L’effetto di senso complessivo di questa strategia è un discorso débrayato in terza
persona, dove la testata viene a ricoprire il ruolo di una sorta di narratore onnisciente
riconoscibile, che intrattiene co i suoi lettori un contratto più neutro e informativo.
CAPITOLO 3
Il racconto del giornale
In questo caso guardo il piano dell’enunciato, cioè come i contenuti dell’enunciazione del giornale
si organizzano, si strutturano e si incassano.
Ogni giornale si rivolge a quel suo specifico pubblico con cui ha contratto un patto fiduciario e da
cui i contenuti che presenta (enunciati) vengono assunti come veri.
Ogni giornale costruisce una storia, un suo racconto che presenta giorno per giorno ai suoi lettori.
Il racconto deve essere riconoscibile come racconto di quel giornale: la voce di quel giornale.
Racconto, storie e narratività: quotidiano è un insieme di racconti, la semiotica vede la
dimensione narrativa come la base di ogni discorso.
Accanto alla narrazione – la narrazione del giornale come istanza dell’enunciazione – il
quotidiano presenta anche molte altre storie, ogni volta diverse: le storie costituiscono le
singole notizie.
Il quotidiano si presenta infatti come un insieme di racconti, alcuni più articolati (‘a puntate’
perché di lunga durata), altri più semplici ed esauriti dall’articolo di una sola giornata.
Tre dimensioni narrative:
1. racconto dell’enunciatore (che può essere il macro-racconto della testata : ovvero il
discorso del giornale come marca che si sviluppa diacronicamente nelle settimane
settimanalizzazione del quotidiano!), sia il racconto di un enunciatore di un singolo articolo
che descrive la storia della sua ricerca di informazioni.
2. racconti enunciati ovvero storie raccontate da singole notizie
3. narratività come organizzazione del senso ipotesi interpretativa.
Le strutture narrative profonde sono organizzate secondo uno schema ricorrente che
riflette il mdo in cui l’azione umana si sviluppa.
Ogni trasformazione viene letta come l’azione di un soggetto che ha un programma e deve
realizzarlo e per fare questo organizza un determinato concatenamento di azioni. aspetti
che appartengono al livello profondo del senso (livello semio-narrativo = quel livello che
sottostà alla manifestazione lineare del testo).
Greimas sostiene che le azioni a livello profondo si organizzano secondo uno schema,
SCHEMA NARRATIVO CANONICO – SNC :
1. manipolazione (soggetto accetta un incarico, indotto a fare qualcosa)
2. competenza (soggetto si procura le competenze per realizzare il compito)
3. performanza (soggetto passa all’azione)
4. sanzione (azione viene giudicata). Questo schema crea prospettiva all’azione.
Tempi, attori e luoghi: semiotica generativa distingue varie categorie, ci sono gli attanti
considerati persone vuote senza personalità (soggetto, anti-soggetto, destinante, destinatario,
aiutante, opponente), poi ci sono gli attori cioè i personaggi che occupano le posizioni attanziali.
Personaggi caratterizzati da ruolo attanziale, anche da un ruolo tematico (un’identità, cui
culturamente vengono attribuiti determinati tratti caratterizzanti: ladro, il terrorista, il corruttore…) e
da una caratterizzazione figurativa (un preciso aspetto esteriore, una faccia).
I personaggi sono sempre individui, socialmente identificati da un qualche ruolo e fisicamente
caratterizzati da un certo aspetto.
Attori possono corrispondere, uno a uno, agli attanti, o incarnare + attanti (kamikaze è soggetto
dell’azione e destinatario della manipolazione di una setta estremista che lo manipola portandolo al
suicidio).
ATTORI appartengono alla manifestazione concreta del testo. Non sono astratti.
Nel passaggio dal livello profondo a quello discorsivo vi sono varie fasi definite come:
attorializzazione ( pas