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ALTERNATIVA
L’esperienza della sala vs. esperienza del film
La relazione tra cinema delle origini e spettatore si differenzia da quella tra cinema classico e
spettatore sia sul piano stilistico che sul piano delle modalità di esibizione. In particolare, una
caratteristica del cinema primitivo era propria quella che i suoi effetti sullo spettatore erano
determinati non tanto dal film stesso, quanto dal particolare tipo di proiezione adoperata. A
questo proposito il variety format, attraverso l'alternanza di spettacoli filmici e non filmici, oltre a
impedire qualsiasi assorbimento prolungato dello spettatore nel mondo finzionale dello schermo,
manteneva anche una continuità percettiva tra spazio della finzione e spazio della sala. La
presenza della sala era percepita anche attraverso una serie di attività non cinematografiche
che accompagnavano la proiezione del film come letture, effetti sonori e musica dal vivo. Allo
stesso modo le relazioni tra cinema delle origini e spettatore erano caratterizzate da una
dimensione sociale, non solo per via della visione collettiva ma anche per il particolare orizzonte
sociale di ricezione, attivato, per esempio, da film narrativi che necessitavano di una conoscenza
pregressa della storia da parte del pubblico, come ad esempio il film La capanna dello zio Tom,
o da film che evocavano la familiarità con la storia solo per attirare l'attenzione sulla costruzione
contraddittoria della sfera pubblica, come è il caso del film The Teddy Bears. Questa
organizzazione delle relazioni di ricezione del cinema delle origini continuò anche nel periodo
dei Nickelodeon, pertanto essa finì col servire una clientela più specificamente di classe rispetto
quella dei teatri di vaudeville, attirando un tipo di pubblico che era stato fino a quel tempo escluso
dalla tradizionale cultura del tempo libero e del consumo. L’autonomia del Nickelodeon rispetto
alla classe culturale alta e al mercato dell'intrattenimento di successo durò però poco: infatti la
produzione cinematografica si mise presto in pari con le richieste della distribuzione culturale di
massa, pertanto adottò metodi industriali di produzione sviluppando strategie di narrazione
pensate per raggiungere il più vasto pubblico possibile. Le pratiche di proiezione restarono però
una questione conflittuale: infatti nel dicembre del 1908, si ebbe il primo grande attacco dai
detrattori del cinema a New York che non si limitò alla confisca delle pellicole ma alla chiusura
delle sale mentre la stampa di settore diresse una campagna allo scopo di eliminare attività non
cinematografiche e andare quindi contro le manifestazioni di classe ed etniche.
A partire dall'inizio del novecento, inoltre, si comincia a registrare negli spettatori cinematografici
una minore interazione con il mezzo filmico, pertanto il pubblico si converte in un gruppo di
ricettori muti, cioè in un'assemblea di persone che reagiscono non più collettivamente ma
piuttosto individualmente. Durante tutto il processo di trasformazione, questa "disciplina del
silenzio" serviva come strumento di separazione di classe, pertanto trattenere le proprie
emozioni divenne un modo per il pubblico borghese di distinguersi dalla classe operaia. Se da
un lato il sostegno verso una codificazione classica, caratterizzata dalla chiarezza narrativa e
dall'unità compositiva, ha portato alla eliminazione delle attività non cinematografiche come
numeri di vaudeville dozzinali e singalong, allo stesso tempo, altre attività non cinematografiche
diventarono strumenti dell'edificazione. Ad esempio intorno al 1908-1909, si assiste a un ritorno
della figura dell'imbonitore, discendente direttamente dal lanternista e identificabile
originariamente con l'esercente, il quale costituiva un elemento fondamentale dei primi spettacoli
cinematografici. In seguito alla nascita dei film a soggetto e al boom dei Nickelodeon, l'imbonitore
era quasi del tutto scomparso ma successivamente questa figura divenne il simbolo di tutte
quelle richieste che rivendicavano il valore educativo del mezzo cinematografico. Un'altra
ragione del rinnovato interesse per l'imbonitore è determinata dal fatto questa figura era
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considerata uno strumento importante nel raggiungimento di obiettivi fondamentalmente classici
come la chiarezza narrativa e l'assorbimento dello spettatore. Il suo ruolo era però diverso dalla
sua funzione precedente: l'imbonitore, infatti doveva aiutare lo spettatore a comprendere storie
più complesse e a sentirsi coinvolto in esse. La definitiva scomparsa dell'imbonitore, invece, fu
determinata dal fatto che questa figura restava legata a un tipo di spettacolo particolare, alla
performance dal vivo. Esso rappresentava quindi un'istanza interpretativa senz'altro più influente
e meno prevedibile del pianista o di altri addetti agli effetti sonori.
Spazi di transizione, sacche di tempo
Gli storici sociali hanno analizzato l'esperienza dell'immigrazione in rapporto alla comparsa del
cinema essenzialmente alla luce di due aspetti coincidenti tra loro: la modernità e la nascita del
consumismo. La modernità, in particolare, si ha nelle fasi iniziali del capitalismo industriale,
mentre il consumismo si ha in concomitanza con la nuova ondata di immigrazione di massa. Gli
immigrati hanno sperimentato gli effetti di questi due aspetti non solamente nelle fabbriche, ma
anche in tutti gli ambiti della vita quotidiana: già il loro arrivo nell'America urbana gli aveva
catapultati in un mondo apparentemente senza natura e questa sensazione di perdita procedeva
di pari passo con la perdita di un ambito culturale e linguistico comune, oltre che di un quadro di
norme e valori tradizionali. Questa perdita si sovrapponeva anche a una nuova divisione di
pubblico e privato: la famiglia immigrata, infatti, inserita in una società industriale e capitalistica,
perse progressivamente il suo ruolo nel processo di produzione riducendosi a unità di
produzione e consumo. Allo stesso tempo gli immigrati furono esclusi dalla maggior parte delle
istituzioni della sfera pubblica dominante per diverse ragioni come la diversità di lingua, costumi,
classe o per mancanza di mezzi e tempo libero. Queste condizioni di alienazione, però,
contribuirono a creare una rete di relazioni familiari, sociali e personali, dando origine anche a
nuove forme di vita pubblica come ad esempio società di mutuo soccorso, club sociali e centri
educativi tra i quali teatri etnici, teatri yiddish, opera italiana, teatro di marionette, luoghi di ritrovo
come candy store, saloon etc. Queste istituzioni per immigrati furono poi superate dal
Nickelodeon che permetteva la continuazione di consuetudini di ricezione specifiche di operai e
immigrati, per via dei prezzi bassi, per la sua atmosfera informale e per la sua modalità di
esibizione interattiva. La maggior parte delle istituzioni della vita pubblica degli immigrati era
definita da standard di inclusione ed esclusione piuttosto rigidi, sulla base dell'origine,
dell'occupazione o della religione, e da particolari convenzioni di accesso. Le donne in genere
erano escluse da divertimenti maschili come il burlseque, i concert-saloon e gli sport, mentre
potevano accedere ad altre attività del tempo libero come passeggiate nei parchi, vaudeville e
luna park solo in compagnia di uomini o di tutta la famiglia.
In questo senso, in cima rappresentava un ottimo compromesso tra la tradizione del divertimento
etnico basato sulla famiglia e le più moderne forme di tempo libro commercializzato. Esso
permetteva agli spettatori di mescolarsi ad amici, conoscenti e persino estranei, per questo
offriva la possibilità di sperimentare la diversità e l'interazione civile tra estranei. Il cinema
permetteva inoltre di compensare le mancanze del mondo reale attraverso l'illusione e la
fantasia cinematografica. A questo proposito il cinema può appartenere a quei luoghi sociali che
Michel
Foucault definisce “eterotropie”, ossia quei luoghi che sono assolutamente altro da tutti i luoghi
che li riflettono e di cui parlano; sono in sostanza una sorta di contro-luoghi nei quali tutti i luoghi
reali vengono al contempo rappresentati, contestati e sovvertiti. Alla luce di questo, il
Nickelodeon rappresenta uno spazio reale, collocato al centro al margine del mondo degli
immigrati, facilmente accessibile. Allo stesso tempo, permetteva l'apertura a uno spazio
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fantastico, attraverso la sovrapposizione di luoghi e visioni diverse e attraverso il miscuglio tra
strano e familiare, ordinario ed esotico. Il cinema permetteva pertanto alle persone di
organizzare la propria esperienza sulla base dei propri contesti di vita, dei propri specifici bisogni,
dei propri conflitti e delle proprie ansie. Esso, inoltre, comportò una sorta di detemporalizzazione,
cioè una quantificazione e reificazione del tempo, garantendo un rifugio dalla disciplina del
tempo della fabbrica per molti lavoratori, così come una funzione mnemonica e compensatrice
per tutte quelle persone che non potevano permettersi determinate esperienze come per
esempio i viaggi. In questo senso il cinema permise agli immigrati di creare uno spazio per la
realizzazione di una memoria involontaria, separata dal tempo e dalla soggettività, offrendo allo
stesso tempo un luogo collettivo per la produzione della fantasia e immaginazione.
“La cinema-dipendenza” delle donne: l’erosione delle sfere separate
Le relazioni tra le donne e la sfera pubblica erano regolate da specifici modelli di esclusione e
separazione. In particolare dal 1820 e dal 1830 in poi, negli Stati Uniti la sfera pubblica era
costituita sostanzialmente da uomini, mentre le donne avevano accesso solo in una forma
controllata e dipendente. Per questo motivo l'ambiente privato della famiglia si identificò con il
dominio di una femminilità stereotipata, caratterizzata dalla domesticità, dalla maternità, dalla
purezza e dalla tutela morale. La gerarchia sessuale tra pubblico e privato, inoltre, organizzò le
vite delle donne borghesi ed operaie, anche se in modo diverso. Per esempio, alla fine del
secolo, le forme borghesi di tempo libero si concentrarono sempre di più sulla famiglia mentre
gli intrattenimenti popolari conservarono una forte separazione al livello di genere: infatti la
maggior parte delle istituzioni culturali operaie, come saloon etnici, spettacoli di burlesque o
eventi sportivi attirano un pubblico esclusivamente maschile, mentre una donna poteva
parteciparvi ma a rischio della propria reputazione. C'erano comunque delle differenze
dei gruppi di immigrati: i tedeschi, ad esempio, non si
sostanziali in base all’appartenenza
preoccupavano delle donne che bevevano nelle birrerie all'aperto; inoltre molte donne,
soprattutto quelle sposate, frequentavano teatri