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Il corpo coraggioso e il corpo timoroso

Ogni volta che il corpo si spinge a cercare al di fuori di sé non torna più a essere come prima. Ogni esperienza lascia tracce che sono impronte che segnano il corpo. Il corpo è esplorazione e apertura verso altro. Bellezza e desiderio sono legati da una reciproca generazione. Apprendere è un movimento proiettato verso il rischio. Il coraggio non è un moto cognitivo, il coraggio ha la stessa abitazione del desiderio, deve fare i conti con le emozioni. Il coraggio è movimento che prende parte del corpo.

La psiche riesce a superare con successo prove impossibili attraverso incontri e aiuti di altri. Non è eroina maschile. Risolve e vince le proprie sfide perché altri provano per lei amore, interesse. La sua eroicità non è basata su capacità che altri non possiedono. La sua eroina è il suo desiderio, il suo amore. Affrontare il cambiamento di un proprio modo di agire.

Richiede coraggio. La capacità di affrontare l'ignoto, non c'è coraggio senza paura di poter cadere dalla padella alla brace. Interrogare il corpo per comprendere il suo cambiamento è indispensabile. Ogni corporeità è tensione di desiderio e di paura. L'apprendimento è dunque un processo che ha necessità di avvalersi di un corpo funzionale e funzionante. Il desiderio fondato sul corpo è sempre desiderio di ciò che si sente e si vive come bello. Ciò che si desidera è bello ed è bello ciò che si desidera.

PROSSIMITÀ E DISTANZE DEL CORPO ULTERIORE

Vi è un apprendimento che impegna la vicinanza e la distanza del corpo con gli altri. Il corpo incontra resistenze e distanze che consentono all'io consapevolezza di se stesso. Senza rifiuti l'io non avrebbe sensibilità, né interesse, paura o speranza. Le tecnologie ci rendono più vicino chi

è lontano e più lontano chi è vicino. Alla vicinanza dei corpi si è sostituita una vicinanza virtuale e informatica. Afrodite ci ricorda il ruolo del corpo nella relazione amorosa. Apprendere è esperienza che incontra i modi con cui il corpo sa essere prossimo e sa essere distante. Ciò che viene riconosciuto, è parte indissolubile di ciò che viene agito, cercato e mostrato di sé. Nel saper ascoltare la definizione della nostra identità attraverso la capacità che possediamo si costituisce attraverso un riconoscimento nel mondo di misure. Il corpo apprende e insegna alla coscienza il mondo che si vive. Consapevolezza e coscienza si formano attraverso l’applicazione. Il corpo è il confine che si costituisce nella relazione con il mondo. La connettività globale ha avvicinato tutti e ha distanziato i corpi. Nell’epoca della globalizzazione, il corpo rischia la scomparsa, sostituito da

Un'altra corporeità: il desiderio. La connessione globale ha tolto le frontiere, togliendo il medium del corpo, sostituendolo con sms, email, video, chat, social network. C'è diversità tra un cambiare e disinnesca il potenziale di ulteriorità e un cambiare che si avvale di una corporeità abitata in modo coraggioso. Cezanne dipinge decine e decine di volte lo stesso soggetto, che non è la rappresentazione di un paesaggio ma uno scambio della sua percezione. Esperienza di un apprendimento è conversazione con il proprio corpo che interroga le esperienze che sono diventate corporeità. L'apprendimento è educazione del corpo, per liberare modi di essere che consentono di espandere l'io. Il modo con cui il nostro percepire si fa esperienza, le nostre emozioni si fanno pensieri e coscienza, le nostre affettività si fanno legami è traguardo e valore per l'apprendere.

4.4 Il movimento: Hermes

MOVIMENTO DELL'APPRENDERE

Ogni apprendimento è movimento, transizione da a, il movimento è spostamento che produce mutamenti. Forma più esperienziale del movimento è il viaggiare, il muoversi è partire da un luogo, destinati ad andare altrove. Apprendere è assimilabile a un viaggiare, diversamente dall'accadere di un'esperienza, il movimento che si produce è consapevole. Nell'apprendere si prende il largo, si crea una distanza. Distacco che può essere abbandono o allontanamento. Definitivo o temporaneo.

LE ALI DI HERMES

Hermes è tra le divinità più sfaccettate, è connesso a una relazione estetica con la realtà. Apollo, il fratello, esprime la misura, la razionalità. Hermes è desiderio in libera uscita, è attrazione verso ciò che si percepisce. Hermes apprende attraverso l'esperienza di trasporto e di bellezza che la realtà mette a disposizione.

Hermes ha come padre Zeus e come madre una delle Pleiadi, nel suo primogiorno di vita inventò la lira e la notte stessa riuscì a rubare la mandria immortale di Apollo. La figura di Hermes consente di approfondire alcune dimensioni attraverso una relazione estetica e desiderante:

  • Viaggi che portano altrove;
  • Giochi da desiderare;
  • Thanatos e metamorfosi.

VIAGGI CHE PORTANO ALTROVE

Il viaggiare è una delle caratteristiche principali che distinguono Hermes, è una divinità del viaggiare, ma le ragioni del suo viaggiare non sono mai la destinazione del viaggio. Viaggiare è padronanza del movimento e dello spostamento. Hermes viaggia per scoperta, esplorazione che valica orizzonti. Hermes è viaggio, più che in viaggio. Il suo territorio è senza una partenza e quindi senza una meta. Hermes ci consente di soffermarci su una forma di apprendimento laterale, trasgressivo. L'esperienza è tracciato nel quale si annida l'apprendere.

È anche gravità che salda al suolo e determina lo spazio. Un apprendere de-territorializzato quando la relazione con la realtà è impegnata da uno spostarsi che ha come riferimenti il dubitare mettendosi in una disposizione nomade. Hermes padroneggia lo spazio attraverso un movimento che connette ciò che è eterogeneo, estraneo, distaccato. Connette la vita con la morte, il divino con l'umano.

GIOCHI DA DESIDERARE

Giocare è bello. La bellezza del gioco è nell'esperienza che consentirà di essere in gioco. Nel gioco il desiderio ottiene soddisfazioni, vive risarcimenti e appagamenti. Hermes è riconosciuto maestro del gioco. Nel gioco si trovano le espressioni della libertà, dell'invenzione. Una delle originalità del gioco è nella volontà del giocatore di stare alle regole. Le regole sono convenzioni arbitrarie che vengono accettate come restrizione per stabilire le validità.

della libertà, dell'arbitrio. Non vi è gioco senza regole e leggi che codificano. Altra dimensione del gioco è il desiderio di vincere. Nell'emozione di una vittoria, si trova la soddisfazione di un bisogno fondamentale: la conferma delle proprie capacità. Nel gioco si sperimenta l'esercizio della propria volontà, la volontà di vincere. Il gioco come specchio della vita consente di corroborare l'io con occasioni di rafforzamento che possono essere benefiche per compensare ciò che nella vita viene patito.

Hermes trasforma in gioco il mondo. Non vi è il desiderio di distruggere la realtà. Hermes è perfino messaggero degli dei, la sua azione giocosa non è finalizzata a danneggiare alcuno. Il gioco si colloca a fianco della realtà, si mette in una prospettiva che non nega la realtà. Nel gioco di Hermes, è possibile osservare:

  • Liberazione: il suo gioco, si basa sulla scelta,

Sull'iniziativa di accogliere una sfida;

Un divertimento: sia il gioco sia l'apprendere attingono a un desiderio di potenza;

Un'alea: corrono dei rischi, affrontano reazioni e conseguenze non prevedibili;

Regolazione: Hermes osserva una costante dialettica delle regole, che il dio rispetta e riconosce; allo stesso modo, nell'apprendere vi è uno spingersi ai confini dei limiti che regolano capacità, conoscenze;

Bellezza: Hermes è divinità bella. Giocare è bello perché impegna in modo diretto le emozioni nella relazione con la realtà. Essere giocatori-che-apprendono ispirati dai modi divini di Hermes significa predisporre al proprio cambiamento attraverso:

  • Volontà di rischio: alimenta iniziativa e esplorazione;
  • Sguardo sul possibile: ri-vede i vincoli, le certezze, le regole;
  • Sentimento del divertimento: vive il piacere di spostarsi, di deviare per creare un allontanamento virtuoso;

Desiderio di vittoria: spinge a misurarsi con la perdita o la vincita, con la sconfitta o la riuscita

THANATOS E METAMORFOSI

Hermes è anche psicopompo, colui che guida le anime nell'Ade. Omero attribuisce a Hermes l'abilità di saper placare ogni malvagità. La morte è una transizione, un al di là nel quale l'anima ha un suo abitare e una sua esperienza da vivere. Hermes ha la possibilità di aiutare a essere nella morte attraverso il perdono. Vi sono apprendimenti per accumulo, per sedimentazione e stratificazione. E altre che richiedono distacchi, separazioni.

L'identità di una persona si proietta nel mondo attraverso un movimento instancabile di attenzione e presidio del proprio equilibrio. I bisogni proiettano nell'azione, che sia movimento di espansione oppure movimento di contrazione. Un movimento connette e lega tensioni opposte. Ogni persona viene educata dall'esperienza a riconoscere le caratteristiche

del proprio equilibrio. La sopravvivenza psicologica presidia ciò che sente e da cui si è coinvolti. I bisogni che accogliamo ricavano la loro potenzialità da ciò che abbiamo vissuto come dolore e da ciò che abbiamo vissuto come piacere. L'esperienza che si è vissuta è sguardo che illumina il testo della realtà e gli dona un senso. La figura di Hermes consente una formidabile analogia nel riconoscere le dinamiche di questo apprendimento metamorfico e luttuoso. La visione della morte che ci viene dal mito ha una congruenza con l'esperienza psicologica della morte. Hermes collega i due mondi, li tiene in relazione. Avviene in bilico sulla possibilità di non essere, di non scomparire. La morte non è un'esperienza inavvicinabile ma il contrario. Ciò che sta fuori dal proprio equilibrio è una minaccia dolorosa e mortale, ma non è sempre una morte che impoverisce. La morte non ère un senso di appartenenza in questa lontananza, un senso di connessione con il mondo che ci circonda. La bellezza dell'arte ci permette di superare le barriere dell'ego e di entrare in contatto con qualcosa di più grande di noi stessi. Attraverso l'apprendimento estetico, possiamo imparare a guardare oltre le apparenze e ad apprezzare la complessità e la diversità del mondo. Questo tipo di apprendimento ci aiuta a sviluppare una mente aperta e una maggiore consapevolezza di noi stessi e degli altri. L'apprendimento estetico ci invita a metterci in discussione, a mettere in discussione le nostre convinzioni e a esplorare nuove prospettive. Ci spinge a superare i nostri limiti e ad abbracciare l'incertezza e l'ambiguità. In questo processo di apprendimento, possiamo scoprire nuove parti di noi stessi e sviluppare una maggiore comprensione e empatia per gli altri. Possiamo imparare a vedere la bellezza nelle piccole cose e a trovare gioia e ispirazione nella vita di tutti i giorni. L'apprendimento estetico è un viaggio che ci porta oltre i confini della nostra esperienza personale e ci connette con l'umanità nel suo insieme. È un modo per trovare significato e scopo nella nostra vita e per creare un mondo migliore per tutti.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
13 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Tinez1999 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Mancino Emanuela.