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La Cina dalla Rivoluzione culturale al mercato (Sintesi)
Ambasciatore Paolo Bruni
Quarant'anni fa, all'epoca della rivoluzione culturale la Cina poteva essere considerata in cima alla graduatoria degli "Stati falliti".
Oggi macina records di successo e sviluppo: nel 2005 supera il Giappone come terzo protagonista del commercio mondiale; nel 2006 il suo intercambio con il resto del mondo raggiunge 1.720.000 milioni di dollari; nel 2007 le riserve monetarie cinesi raggiungeranno 1.474.000 milioni di dollari; la crescita del prodotto interno che per anni è stata vicina al 10% nel 2007 supererà l'11%.
Quali le ragioni di questo successo e perché hanno avuto torto i pessimisti che negli anni '90 un mese sì e un mese no vaticinavano il...
prossimo collasso della Cina? Certo tutti sanno che la Cina ha una lunga storia passata di successi economici e tecnologici: nel 1600 il prodotto interno cinese rappresentava il 30% di quello dell'intero mondo. Ma il suo declino è durato secoli. Credo che la ragione principale del declino della Cina sia stata la chiusura verso il mondo esterno evidenziata dallo scarsissimo interesse per ciò che avveniva al di fuori dell'impero di mezzo (sono simboliche le decisioni di distruzione della flotta cinese che era la più potente del mondo nel secolo XVI e l'assoluta chiusura verso le missioni europee, da quelle del Medio-Evo e Rinascimento (Marco Polo non è mai citato nelle cronache cinesi!) fino a quella famosa di Mc Cartney del 1794. La Cina umiliata e occupata riscopre solo nella seconda metà dell'800 l'importanza di "conoscere il resto del mondo". Manda in giro, così come continua a fare ancora oggi, missioni diesperti per "imparare" e per non ripetere gli errori del passato. La Cina piano, piano, sviluppa la capacità di assorbire come una "spugna" le esperienze ed i progressi del resto del mondo per poi rielaborarli ed adattarli alla propria realtà. Nella mia esperienza i grandi leaders cinesi hanno una notevole conoscenza della storia e dei movimenti culturali dell'Occidente. Questo contrasta con l'assoluta ignoranza di quasi tutti i leaders occidentali sul mondo asiatico.