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Il ruolo di Otto Van Bismarck nella creazione di un nuovo ordine mondiale

Nel trovare un punto di equilibrio internazionale tra l'ordine legittimista in declino e le nuove sensibilità nazionali e risorgimentali, indiscusso fu il ruolo del cancelliere prussiano Otto Van Bismarck che sconfisse l'Austria a Sadowa nel 1866 e la Francia di Napoleone III a Sedan nel 1871. Si fece garante di un nuovo modello di ordine mondiale non sottoscritto ufficialmente dalle parti, ma sostanzialmente più efficace, dominato da una "Realpolitik" che privilegiava la ricerca continua di un equilibrio strategico alla formalità dei trattati. Con l'intervento del cancelliere, l'Europa si trovava in una situazione di stabilità sotto il supremo controllo prussiano: bisogna ricordare che l'Europa non fu campo di battaglia, ad esclusione del focolaio balcanico, fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

Alla fine del primo conflitto mondiale, nei trattati di Versailles, i vincitori della guerra, Wilson, George, Clemenceau e Orlando...

di Harding che abbraccia una politica di isolazionismo, l'illusione di un sistema internazionale regolato da un'organizzazione indipendente ebbe vita breve. L'aggressione all'Etiopia da parte dell'Italia fascista nel 1936 e l'invasione tedesca della Polonia nel 1939 furono soltanto l'apice dell'impotenza del sistema wilsoniano.

Con la fine del secondo scontro mondiale ancora una volta i vincitori principali, già prima della conclusione del conflitto, con le dichiarazioni di Dumbarton Oaks, Teheran, Yalta e infine nell'aprile del 1945 a San Francisco, decisero le sorti del mondo, sia dal punto di vista geopolitico che giuridico internazionale.

Sulle orme della società delle nazioni, le cinque potenze vincitrici, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia, la Cina nazionale (sostituita nel 1972 dalla Cina popolare) e l'Unione Sovietica (sostituita nel 1991 dalla Federazione Russa) strutturarono

L'Organizzazione delle Nazioni Unite. Istituita a San Francisco il 26 giugno del 1945, il suo compito consisteva nel mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo. Gli organi fondamentali dell'organizzazione sono l'assemblea generale, alla quale partecipano tutti gli stati membri delle Nazioni Unite, il segretario generale, il consiglio di sicurezza e la corte di giustizia. L'assemblea ha soltanto funzioni consultive, come studiare e dibattere i problemi e fare delle proposte. Il consiglio di sicurezza è l'organo che ha la facoltà di prendere decisioni all'interno dell'ONU, attraverso l'approvazione di risoluzioni. Oggi il consiglio di sicurezza è costituito da quindici membri, dieci dei quali eletti ogni due anni dall'assemblea e da cinque membri permanenti e fondatori, questi ultimi attraverso il diritto di veto hanno il potere di impedire l'approvazione o annullare le decisioni non gradite.

Il consiglio di sicurezza, infatti, può approvare una risoluzione a maggioranza qualificata che deve includere il voto favorevole dei cinque membri permanenti. Nel clima politico del dopoguerra le istituzioni onusiane non riusciranno a imporsi nella regolazione dei conflitti internazionali. Già nel marzo del 1946 l'ex primo ministro britannico Winston Churchill nel suo celebre discorso tenuto a Fulton (Missouri) pone per la prima volta i confini creati dalla Guerra Fredda: "Da Stettino sul Baltico a Trieste nell'Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente". Per l'ONU si presenta un lungo periodo di paralisi: dai primi anni '50, con il bipolarismo USA-URSS che, di fatto, governa il mondo, il "fuoco incrociato" dei diritti di veto degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica ha ostacolato l'operatività delle Nazioni Unite che si vedevano impotenti dinnanzi alle tensioni. Nel 1989 con la cadutadel muro di Berlino e la rottura del patto di Varsavia cresceva la speranza che l'ONU potesse finalmente imporsi come governo mondiale. Ma la caduta dell'Unione Sovietica ha veramente aperto le porte ad un nuovo progetto di pace? Sono in molti a pensare che l'ONU sia una regressione alla Santa Alleanza: un potere accentrato nelle cinque grandi potenze con il sistematico uso e abuso del diritto di veto. Si sostiene anche che il sistema di Westfalia sia tutt'altro che in crisi. Il professor Danilo Zolo parla di un "modello cosmopolitico della Santa Alleanza", di un progetto di una città universale pacifica, gerarchica, monocentrica ed eurocentrica. Ogni progetto di pace universale dipende quindi da ciò che la superpotenza vincitrice ritiene più vicino ai propri interessi. L'ONU, sempre secondo il professor Zolo, è oggi uno strumento a uso discrezionale degli Stati Uniti finalizzato a soddisfare i suoi interessi, come ad esempio laguerra del Golfo del 1991, che, autorizzata in circostanze confuse dal consiglio di sicurezza, è considerata come il trionfo del diritto internazionale. Definita inizialmente "guerra giusta", dopo pochi anni l'accento si è spostato su quella che chiamiamo ancora oggi "guerra umanitaria". Danilo Zolo spiega, nel discorso sulla criminalizzazione della guerra, in ambito politico-militare e giurisdizionale, come l'ordinamento internazionale non riesca a imporre alle grandi potenze il rispetto di regole volte a garantire e stabilizzare le distensioni nel mondo. I continui interventi illegittimi da parte dell'Occidente e la violazione dell'ordine internazionale radicano nell'opinione pubblica diversi interrogativi sull'effettiva autorità dell'ONU e sulla certezza del diritto da essa posto. Dall'analisi dell'evoluzione del diritto internazionale appena presentata è possibile affermare che citroviamo di fronte a due concezioni diametralmente opposte, il modello westfaliano e quello delle Nazioni Unite. Richard Falk (1930) e Antonio Cassese (1937) presentano molto chiaramente le differenze tra queste due correnti che si trovano alla base degli studi sulle relazioni internazionali. Il sistema proposto dalla pace di Westfalia ha come soggetti gli Stati e non gli individui o altri enti, proclamando come principi assoluti la loro sovranità e la loro uguaglianza giuridica, mentre quello più recente delle Nazioni Unite affianca agli Stati le organizzazioni internazionali e, al contrario, nega la presenza di un'uguaglianza giuridica tra Stati, dando una più forte rilevanza alle differenze di potenza e di ricchezza di ognuno di essi. Nel 1648 si affermò anche l'idea che nessun legislatore internazionale avesse il potere di porre norme erga omnes né prevedere giurisdizioni obbligatorie, contrariamente le Nazioni Unite previdero un ordinamento.

giuridicointernazionale che fosse vincolante per tutti gli Stati membri. L'oggetto dell'ultimadifferenza presentata è la guerra, infatti, i primi attestano che ogni Stato è legittimato aricorrere a essa per proteggere i propri interessi, mentre l'altra corrente ne conferisce ildiritto solo per legittima difesa.

Hedley Bull nel suo La Società Anarchica presenta una sintesi dei due modelli, quello delSistema degli Stati, che si presenta come un'evoluzione a quello westfaliano perché dicostituzione più ampia, ma non abbastanza da essere paragonato a quello delle NazioniUnite che oltre agli Stati si rivolge anche a organizzazioni. Si potrebbe quindi affermareche il sistema elogiato da Bull si trova nel mezzo e secondo l'autore proprio per questomotivo è il più appropriato e duraturo.

In questa seconda parte la fonte principale per lo studio dell'ordine mondiale e del sistemadegli stati è

L'opera del politologo australiano Hedley Bull La società anarchica, L'ordine nella politica mondiale, nella quale l'autore, che scrive verso la fine degli anni '70, presenta le diverse sfaccettature del sistema internazionale, dal punto di vista politico, sociale e formale. Da quest'elogio al Sistema degli Stati analizzeremo in particolare i fattori che, secondo l'autore, mostrano quanto questo sistema sia valido al fine di mantenere l'ordine1.

D. Zolo, Cosmopolis. La prospettiva del governo mondiale, Milano, Feltrinelli, 2002 cit. pp. 117-23-140-24.

E che nonostante i suoi "difetti genetici" non esista la necessità di rimpiazzarlo, mostrando le possibili alternative. Per poter comprendere la nozione di 'sistema degli Stati', si deve in precedenza comprendere a fondo la definizione di 'ordine' nei suoi diversi contesti: quello nazionale e quello internazionale. In primo luogo nella vita sociale.

l'ordine si presenta come un insieme di comportamenti inconformità con modelli ricorrenti, al fine di promuovere scopi o valori. Infatti, tutte le società, come ci espone Herbert Hart (1907-1992), devono perseguire, al fine di raggiungere tale ordine, tre scopi elementari, primari, universali:

  1. garantire la protezione dalla violenza.
  2. assicurare che le promesse fatte e gli accordi stabiliti siano osservati.
  3. assicurare che il possesso delle cose rimanga stabile e non sia soggetto a contestazioni e a limiti.

Sono quindi questi gli scopi per una convivenza pacifica all'interno della società.

A livello internazionale invece, l'ordine è un modello di attività che sostiene gli scopi elementari o primari degli Stati o società internazionali. Quest'ordine è quindi necessariamente basato su relazioni tra Stati, Pufendorf affermava che gli Stati hanno una propria sovranità, ma si trovano allo stesso tempo connessi tra loro.

per formare un unico organismo. Un esempio è sicuramente quello dell'Unione Europea, infatti, gli Stati membri mantengono la loro sovranità, anche se ridotta.
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Publisher
A.A. 2010-2011
9 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del Diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Zolo Danilo.