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Europa un curioso menage a trois, e Turgenev che già da bambino ha ricevuto una
educazione musicale, sulla base di questa esperienza umana piuttosto travagliata, ama la
musica e la elegge a strumento di espressione spirituale. Quando le parole non possono
esprimere i sentimenti, la verità dell’interiorità li arriva la musica. I simbolisti, agli inizi del
Novecento sono convinti che la letteratura abbia un po’ perso la via e che il modo per
esprimere nella maniera migliore l’essenza della vita russa, sia guardare al secolo d’oro,
quello di Pushkin, Gogol, Turgenev, Dostoevskij e Tolstoj. I simbolisti definiranno
Dostoevskij un grande profeta, l’ispirazione a questi autori è notevole.
L’amore felice tra Lavreckij e Liza ispirano un personaggio secondario, maestro di musica
Lemm che percependo questo sentimento che risveglia in lui ricordi di amori persi e
travagliati, compone una musica che viene collocata da Turgenev in un passaggio del
romanzo e permette idealmente ai due personaggi di esprimere i propri sentimenti.
Spettatrice dell’esecuzione di questa composizione è la Natura. L’elemento naturale così
come quello musicale è connesso strettamente alle emozioni dei personaggi. Lavreckij
viene descritto come il figlio della steppa russa, la Natura continua ad accompagnarlo ed è
testimone di questo scambio di promesse. I suoi personaggi combattono una lotta interiore
che difficilmente viene vinta, si assiste ad una evoluzione simbolica dei personaggi che è
significativa.
Tolstoj, il maestro dello psicologismo che coglie ai minimi dettagli la psicologia dei
personaggi. Abbiamo detto che caratterizza i personaggi con dettagli molto specifici.
Prendiamo ad esempio il marito di Anna Karenina, ovvero Aleksej Karenin. Tolstoj
dissemina le sue opere di critica al progresso. Anna Karenina comincia con la protagonista
alla stazione che deve prendere un treno, poco prima di salire in carrozza, muore il
macchinista. Questa è una anticipazione del tragico epilogo del romanzo. Tolstoj tutte le
volte che nomina il progresso lo fa con una accezione negativa. Nella “Sonata a
Kreutzer”, Tolstoj gioca molto su espressioni onomatopeiche che rimandando al rumore
delle ruote del treno e al travaglio interiore del personaggio. Il protagonista della “Sonata a
Kreutzer” è un uomo che ha ucciso la moglie perché ha scoperto che aveva una tresca
con l’insegnante di musica. Questo personaggio sale sul treno, parla col suo vicino in
carrozza, a conclusione delle vicende, dichiara di aver subito un processo ma che il
giudice lo aveva scagionato visto che aveva ragione. Restando in tema macchine, Anna
Karenina è spinta a tradire il marito essendo molto più giovane s’ innamora del giovane
ufficiale piacente Vronskij e si richiama continuamente il fatto che Karenin è una
macchina burocratica (un impiegato di altissimo rango). C’è questo gioco tra la macchina
fisica e la metafora della macchina burocratica. Karenin viene sempre descritto come
freddo, i dettagli corrispondono alla sua psicologia. La prima volta che il rivale in amore
Vronskij lo vede è come se Vronskij fosse il marito e Karenin l’amante. Sia Vronskij e
Anna non riconoscono a Karenin la dignità di uomo, Vronskij lo vede come un maiale e
Anna come una macchina. La visione che Vronskij ha di Karenin è un tipico esempio di
descrizione di Tolstoj. Gli elementi come le spalle, le gambe e il portamento sono elementi
di cui Tolstoj ci descrive soltanto il movimento e il modo di porsi rappresenta la realtà
psicologia del personaggio. Karenin è un impiegato che deve mantenere un certo decoro
essendo un uomo di stato. Il suo entrare in questo tipo di ottica lo ha reso talmente rigido
che la moglie non può vederlo altro che come una macchina. Vronskij in quanto amante lo
vede come qualcosa di fastidioso e quindi un maiale. Non c’è la descrizione precisa, pulita
e scolastica di Turgenev, qui è tutto dinamico. Tolstoj descrive i tic delle persone, Karenin
viene immediatamente identificato con la macchina da scrivere, fa scrocchiare spesso le
giunture delle dita. Il rumore delle dita che scrocchiano ricorda anche il meccanismo di una
macchina, in più abbiamo visto queste spalle che non sono poi così ampie e sicure di sé.
In questa descrizione di Vronskij in cui si riconosce una certa rigidità e un certo vacillare,
Tolstoj anticipa l’evoluzione psicologica del personaggio. Karenin quando scopre del
tradimento della moglie all’inizio non vorrebbe neanche sbarazzarsene pur essendo dalla
parte della ragione, vacilla. Sarà l’intervento di un altro personaggio a convincerlo di non
far vedere più il figlio Serezha alla moglie che nel frattempo è scappata con Vronskij. Per
lui si poteva mantenere lo status quo, l’importante è che lei e Vronskij non si facciano
vedere. Anna non accetta, se ne va con Vronskij, Karenin ancora ferito. La descrizione dei
personaggi emerge progressivamente attraverso i punti di vista dei personaggi o meglio la
rappresentazione delle relazioni fra i personaggi. Vronskij fino a quando non incontra per
strada Karenin e addirittura hanno uno scontro spalla contro spalla che Tolstoj descrive
con la metafora: come la selce contro la falce, metafora contadina (Tolstoj aveva familiarità
col mondo contadino, era un alto conte e alto proprietario terriero) non ci crede. Un
secondo aspetto che dà l’idea che fa caprie a Vronskij il rapporto fra Anna e il marito è
quando li vede a un ballo ridere, scherzare e soprattutto l’attimo in cui Karenin la prende
per mano. Un gesto che descrive la realtà del matrimonio di Anna e Karenin e che fa
trasalire Vronskij. L’essere meccanico di Karenin comincia a perdere qualche ingranaggio
quando egli comincia ad avere i primi dubbi. Per rendere chiaro al lettore questa
evoluzione, Tolstoj rappresenta dal punto di vista di Anna una conversazione tra i due
coniugi. Karenin, che all’esterno appare come una figura solida e ferma, di fronte alla
moglie balbetta e parla istericamente. Sta cercando un ricongiungimento con la moglie.
Anna che ormai prova per il marito una certa repulsione, non capisce quali siano le sue
intenzioni e si chiede stupita dal fatto che sia più loquace del solito, lui la irrita talmente
tanto che non riesce a reggere il marito con i suoi gesti e le sue insicurezze. Tolstoj
sottolinea che Karenin della moglie sapeva ogni sua gioia, allegrezza e afflizione. Quando
lui insiste nel cercare di spiegarsi ha anche un lapsus linguae, dice alla moglie di aver
sopperto, ovvero sofferto, in russo: pelestradal, ma dovrebbe essere perestradal. In
questi crescendo di tensione, la moglie si mette a ridere. Anna e Vronskij hanno orami
compreso il loro amore e ad un ballo la loro relazione diventa evidente ma solo agli occhi
di Kitti, uno dei personaggi principali, lei è innamorata di Vronskij, preme sperando chele
chieda di sposarlo ma oramai lui ha perso la testa per Anna. Kitti è l’unica ad intuire
cogliendo i gesti e i movimenti dei due il loro reale legame che è ancora nascosto ai più.
Kitti, sorella minore della cognata di Anna, quando Anna arriva in città la vede in un certo
modo adesso la vede con occhi completamente nuovi. Vedeva che Anna era come
inebriata dall’incanto da lei suscitato. Kitti comincia a capire ma Tolstoj non lo dice
chiaramente, coglie i segni per descrivere la psicologia. Questo suo soffermarsi sugli
atteggiamenti del corpo ha avuto un seguito molto interessante in quella materia per cui la
lettura dei gesti del corpo permette di intuire a priori il pensiero dei personaggi. Ad
esempio: gli adulti di fronte ai bambini piegano il capo di lato per dimostrare la resa.
Vronskij allo stesso modo si pone di fronte ad Anna non più come cacciatore ma come
preda. Tolstoj ebbe un incontro con Lombroso il quale era convinto che i tratti del viso
corrispondo alla deviazione mentale. Lombroso e Tolstoj si conobbero, andò nella sua
tenuta Jasnaja Poljana appositamente per parlare delle sue teorie e Tolstoj non ebbe
parole molto morbide nei suoi confronti anche perché Lombroso avrebbe inserito la
maggior parte dei contadini di Tolstoj nella categoria dei delinquenti.
09/03/2017
Il terzo stadio dell’evoluzione narrativa della crisi esistenziale dell’uomo
russo di metà Ottocento
POETICA DELL’INCONSCIO: Dostoevskij a differenza dei suoi colleghi non viene da una
famiglia nobile ma proviene da una media borghesia, ha familiarità col dolore delle classi
sociali più disagiate. Il padre è medico di un ospedale militare di Mosca, il nome di
Dostoevskij è legato alla città di San Pietroburgo ma è moscovita di nascita, si trasferirà a
15 a Pietroburgo per frequentare la scuola d’ingegneria militare e in questo ospedale, la
famiglia vive a fianco dell’ospedale, il giovane Dostoevskij familiarizza con il dolore. In
questo ospedale vengono curati sia i militari ma anche povere persone che non possono
pagarsi le cure. Questo influisce sulla sua sensibilità, qui comincia a chiedersi quale sia
l’origine del dolore dell’uomo. Il padre è severo, brusco ad un certo punto compra una
tenuta in campagna, viene assassinato dai suoi stessi contadini. Questa educazione rigida
rende Dostoevskij particolarmente introverso, i suoi compagni di liceo lo ricordano come
un ragazzino chiuso, schivo che nelle ore di pausa tra una lezione l’altra invece di giocare,
si tormenta pensando ai fatti di cronaca nera. Questo tormento per il dolore della vita
umana. Il suo esordio letterario arriva nel 1846 con il romanzo “bednye ljudi” ovvero
“povera gente”, a cui segue quasi immediatamente “Униженные и оскорбленные”
(umiliati e offesi). Si tratta di romanzi che hanno come modello il naturalismo francese, in
particolare Dostoevskij si sipira a Honorè de Balzac, romanzi che lo fanno entrare nel
pantheon della Naturalnaja Shkola. Il solito Belinskij lo definisce l’identico erede di Gogol.
E’ una persona irrequieta, descrivere solo la sofferenza umana non gli basta, ha intuito
che dietro la sofferenza dell’uomo non c’è solo l’ambiente sociale che predetermina il
destino, c’è qualcosa di più, quel qualcosa è insito nella natura umana stessa. Una sorta di
follia al tormentarsi e a farsi del male, siamo un po’ sulla linea di Turgenev quando dice
che l’io dell’uomo è un mistero per se stesso, l’uomo si tormenta, non trova mai
soddisfazione. Nel 1847 Dostoevskij comincia ad esprimere il suo interesse per il lato
oscuro della vita umana e scrive il romanzo breve “Двойник” il sosia, un romanzo che dal
punto di vista della trama rimanda a due racconti di Gogol, ovvero “