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COMPLICANZE
Le varici possono andare incontro:
- Ad alterazioni cutanee, come una dermatite eczematosa oppure una pigmentazione brunastra
perché, essendoci una stasi, il ferro contenuto nell'emoglobina esce dalla sua sede naturale e
raggiunge il sottocute creando questa tipica colorazione, oppure un'atrofia del sottocute fino ad
arrivare all'ulcera;
- Ad emorragia, molto spesso di origine traumatica;
- A varicotrombosi, in cui le vene superficiali possono andare incontro ad una trombosi venosa
superficiale, l'endotelio è dilatato e si forma il trombo. Anche le vene sane possono andare incontro a
trombosi, può essere il primo sintomo di una neoplasia e non è tanto raro che questo accada, perché
quando c'è una patologia tumorale la coagulazione aumenta e quindi si verifica una trombosi.
ESAMI STRUMENTALI
Gli esami strumentali utilizzati sono:
La pletismografia che misura l'incremento di volume dell'arto e viene utilizzata soprattutto nella
ricerca, perché non è molto pratica da fare;
La misurazione della pressione venosa e arteriosa, anche questa metodica è piuttosto complessa,
veniva utilizzata negli anni '80 quando ancora non esistevano strumentazioni tali che consentissero
di vedere la singola vena;
La flebografia, esame invasivo utilizzato in casi particolari, che può essere ascendente quando il
mezzo di contrasto viene iniettato direttamente in una vena dell'arto inferiore oppure discendente
quando il mezzo di contrasto viene iniettato nel braccio o nella vena femorale;
La diagnostica ad ultrasuoni, esame non invasivo che ha rivoluzionato la diagnostica perché grazie
ad esso è possibile analizzare la singola vena e vederla "dal vivo" per studiarne la morfologia e le
dimensioni. È possibile analizzare tutte le vene, anche quelle più piccole. Le vene perforanti sono
molto variabili dal punto di vista anatomico, sono più numerose a livello del terzo inferiore medio di
gamba e poi man mano che ci spostiamo verso il cuore diminuiscono. È importante ricordare che
anche le vene possono andare incontro ad aneurismi, quello più frequente è riscontrabile a livello
della vena poplitea.
Prima dell'intervento chirurgico, con il paziente in ortostatismo, si effettua la flebodermografia,
ovvero si disegnano sulla gamba tutte le varici, perché una volta che il paziente si troverà sul lettino
18 operatorio le varici non saranno più visibili e il disegno serve al chirurgo per intervenire nel modo
più preciso possibile. Esiste anche la flebocartografia, ovvero su degli schemi già pronti si
disegnano le vene, per poi confrontarle con il risultato post-operatorio.
TROMBOSI VENOSA
La trombosi venosa profonda (TVP) è importante soprattutto per le sue complicazioni, in particolare
l’embolia polmonare. Ecco perché oggi si preferisce parlare di “TROMBO-EMBOLISMO VENOSO”, in
quanto le due cose sono strettamente connesse. Questa patologia è una delle più comuni del sistema
circolatorio e nel nostro mondo, in quello occidentale, è la terza malattia cardiovascolare più frequente, dopo
la cardiopatia ischemica e l’ictus. Parliamo di 1 caso ogni 1000 abitanti (della popolazione generale).
Questo trombo-embolismo venoso prende origine dalla trombosi venosa profonda, generalmente e più
comunemente nel distretto degli arti inferiori.
COME SI MANIFESTA?
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Quando all’interno di una vena profonda si forma un aggregato di piastrine, cementato dalla fibrina, e si
forma quello che noi chiamiamo “trombo”. Quando l’intero trombo o frammenti di esso che si distaccano
partono seguendo il torrente ematico, il trombo si chiama “embolo”.
Quindi è qualcosa che viaggia attraverso le vie venose e può raggiungere le sezioni destre del cuore e
fermarsi nel circolo polmonare, laddove la grandezza del trombo coincide con quella del vaso. Quindi, è
ovvio che quanto più è grande l'embolo, tanto più il danno sarà grave. E quindi si manifesta quella che si
chiama embolia polmonare con quadri diversi di gravità e, talvolta, in forma ancora sconosciuta, a tal punto
da rendere difficoltosa la diagnosi.
COME AVVIENE?
C'è un'attivazione della coagulazione, l'emostasi, e si verifica questa patologia trombolica.
Il trombo si forma in una di queste condizioni, descritte nella patogenesi di Virchow nel 1845:
● Alterazione della parete del vaso;
● Alterazioni del flusso ematico, come:
1. stasi del flusso
2. rallentamento del flusso
3. flusso turbolento;
● Ipercoagulabilità congenita o acquisita.
In chirurgia, per tutti gli interventi, eccetto qualcuno di breve durata, c'è una profilassi da rispettare. Se
questa non viene rispettata l'incidenza di trombosi venosa è del 25%.
Questa cresce enormemente nella chirurgia ortopedica:
● 51% per l'artroprotesi dell'anca;
● 48% in caso di frattura successiva all'intervento;
● fino all'80% in caso di artroprotesi al ginocchio.
DIFFERENZA TRA TROMBO ARTERIOSO E TROMBO VENOSO
● Il trombo arterioso ha una costituzione complessa, prevalentemente piastrinica e viene chiamato
"trombo bianco" ;
● I trombi microcircolatori hanno una costituzione semplice piastrinica. Sono quelli che
continuamente si formano nel nostro corpo, ma che vengono eliminati grazie ai sistemi di cui il
nostro corpo dispone per poterli lisare;
● Trombi venosi, la cui costituzione è prevalentemente fibrinica.
Come si inquadra questa patologia?
20 1. Trombosi venosa profonda degli arti inferiori (che le fa da padrone).
2. Trombosi degli arti superiori.
3. Trombosi venose un po' "inusuali" (ad esempio nel caso di trombosi della vena porta o delle vene
cerebrali).
4. Trombosi venose superficiali su vena sana.
5. Varicotrombosi.
Secondo la letteratura internazionale, quando abbiamo una trombosi di una vena varicosa il termine da
utilizzare è quello di "varicotrombosi".
Localizzazioni rare a livello delle vene:
● Cerebrali;
● della parete toracica;
● degli arti superiori;
● cava superiore e inferiore (danno enorme);
● sovraepatiche e portali;
● mesenteriche;
● renali;
● pelviche.
Le vene pelviche generalmente sono una localizzazione abbastanza rara, ma in alcune condizioni sono
frequenti, ad esempio in tutti gli interventi che si fanno sul circolo pelvico (quindi nella donna tutto ciò che
riguarda le ovaie, nell'uomo nel caso di intervento alla prostata).
Prima si pensava che le varicotrombosi non fossero di significato relativo, o meglio che non comportassero
nulla di grave. Oggi però l'ottica moderna è un po' cambiata. È vero che le varicotrombosi che interessano,
ad esempio, la vena safena della gamba hanno poco interesse perché embolizzano poco, ma quando
l'embolizzazione è a livello della giunzione con la vena femorale, ovvero dove la safena finisce nella vena
femorale, è chiaro che la cosa cambia aspetto. Il trombo per sua storia naturale tende a crescere e lo fa
sempre prossimamente, quindi questo embolo della safena interna va a finire nel circolo profondo e ciò non è
affatto da sottovalutare.
Ci sono delle trombosi venose superficiali che riguardano la patologia sistemica, quindi tutte le neoplasie,
le emopatie, le immunopatie e le vasculopatie. Tutto questo ci fa ritornare ad un concetto molto importante.
Se noi abbiamo una trombosi venosa di una vena superficiale sana, ci deve venire un sospetto, perché molto
spesso queste trombosi venose, che si manifestano senza motivo, possono essere esordio di malattie molto
più gravi, ad esempio neoplasie. Questo perché tutte portano all'aumento della coagulabilità e, anche se non
presentano la loro sintomatologia, quando c'è una trombosi venosa superficiale questa potrebbe essere
sintomo di esordio di quella patologia.
Le cose cambiano se si fa profilassi, che può essere di tipo:
● farmacologico: nei reparti quasi tutti i pazienti che si avviano ad un intervento, quindi anche nel
periodo perioperatorio, vengono sottoposti a questa terapia anticoagulante, portata vanti fino a
quando il paziente non si mobilizza. Quando il paziente comincia a camminare quelle condizioni di
stasi o di rallentamento del flusso vengono meno;
21 ● fisico: se abbiamo un paziente che ha un'insufficienza venosa cronica, varici vistose, etc, oltre alla
terapia farmacologica, bisognerebbe fare o un bendaggio gastrico, così da ridurre ipertensione
venosa, oppure mettere le calze antitrombo. (Queste hanno però una tensione molto bassa, circa 10-
15 mmHg alla caviglia). Oppure si può effettuare la compressione pneumatica intermittente che
può essere fatta a tutta la gamba; è un massaggio che viene fatto dall'esterno proprio per mobilizzare
il sangue venoso.
In casi estremi, quando siamo di fronte ad una trombosi venosa che non risponde alle terapie farmacologiche
e a tutte le altre modalità sopracitate, si può arrivare a mettere il filtro endocavale, un dispositivo a forma di
ombrello che viene posizionato a livello della vena cava in modo tale che, nel caso in cui ci fosse un embolo
a quel livello, questo possa essere bloccato, impedendogli di salire verso il circolo polmonare.
La precoce mobilizzazione del paziente fa sì che vengano meno le condizioni della teoria di Virchow
precedentemente nominata. Quindi è fondamentale che il paziente venga mobilizzato subito, per questo si
cerca di metterlo in piedi il prima possibile. Inoltre è anche fondamentale nel caso di intervento all'addome,
al colon in particolare, che il paziente canalizzi subito, perché il momento più pericoloso è quello in cui
comincia ad evacuare normalmente. Questo perché noi per evacuare facciamo delle manovre di Valsalva
ripetute, momento cruciale in cui questo trombo può staccarsi. Quindi è fondamentale che il paziente
canalizzi subito all'aria e alle feci.
Qual è la PREVENZIONE?
È la prevenzione della stasi venosa e dell'ipercoagulabilità.
Questi criteri vengono rispettati facendo:
● per la stasi la prevenzione di tipo fisico;
● per l'ipercoagulabilità si somministra eparina a basso peso molecolare (EBPM), che non dà quei
problemi che davano le vecchie eparine (sanguinamento).
Possiamo vedere nell'immagine un arto normale (dx) e quello controlaterale che è edematoso, ha cambiato
colore ed è lucido.
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Secondo una teoria la maggior parte degli emboli origina nelle vene profonde degli arti inferiori. I trombi
sembrerebbero nascere soprattutto per trombosi perioperatorie a livello dei polpacci, perché in particol