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Estratto del documento

La distribuzione dei

rendimenti empirica tende

ad avere le code più alte.

La scelta del benchmark

Partendo dal presupposto che nulla che durante la vita dell’asset strategico questo possa essere

modificato, le caratteristiche alla base della scelta del benchmark sono:

Trasparenza: l’investitore deve riconoscere le regole grazie alle quali l’indice viene

• calcolato; quando si analizza il benchmark bisogna conoscere la regola in base alla quale

viene pesato ogni titolo e la regola di come e quando viene comprato o venduto un singolo

titolo (entra/esce dal portafoglio).

Rappresentatività.

• Replicabilità: possibilità di alcuni benchmark di essere replicati; un investitore deve essere

• in grado di replicare un paniere con gli stessi pesi dei titoli dell’indice. A riguardo: gli ETF

sono strumenti finanziari che replicano perfettamente un indice ed i pesi dei relativi titoli

sono identici. Dato che la loro gestione è passiva, tali strumenti sono molto più economici,

sia per le spese di gestione che per quelle di transazione.

Hedgeability: se l’indice ha la possibilità di essere coperto, ad esempio se sono disponibili

• contratti future per esso.

Costruzione di un benchmark

Esistono metodologie differenti di costruzione in base alle due grandi famiglie di indici:

1. Indici azionari.

2. Indici obbligazionari/monetari.

1. Indici azionari

Il processo di costruzione:

- Definizione dell’insieme dei titoli quotati all’interno del mercato.

- Suddivisione dei medesimi rispetto all’industria di appartenenza e scelta dei titoli rappresentativi

di ogni settore.

- Scelta dei titoli con buona liquidità e buon flottante.

- Esclusione delle partecipazioni incrociate.

- Ponderazione dei titoli attraverso i valori di capitalizzazione (numero di tit. per il prezzo).

Es. Information Technology

I settori sono importanti perché la loro evoluzione in base al ciclo economico è diversa. Aziende di

un settore possono essere più veloci a generare profitti in un determinato periodo rispetto ad

altre in un altro settore. Con Real Estates sarebbero 11.

2. Indici obbligazionari

Ogni titolo obbligazionario si contraddistingue per tre caratteristiche fondamentali:

1. La valuta di emissione (rischio di tasso di cambio).

2. La durata (rischio di immobilizzo di liquidità).

3. L’emittente (rischio di affidabilità).

Le caratteristiche degli indici obbligazionari:

La frequenza di calcolo: base giornaliera, mensile, ecc.

• La fonte dei prezzi: il prezzo è il flusso cedolare attualizzato.

• Il trattamento dei flussi cedolari: vengono investiti?

• La variazione degli elementi costitutivi: ad esempio cosa succede se ci si avvicina alla

• scadenza?

La vita residua dei titoli.

• Le statistiche fornite.

Le statistiche sull’andamento dell’indice:

Rendimento.

• Duration: sensitivitàdel titolo a variazioni dei tassi.

• Convessità: derivata seconda.

• Scadenza.

• Coupon.

• Rating.

NB: Se una nazione esce dall’investement grade, alcuni fondi che hanno come caratteristica quella

di avere solo titoli investment grade saranno costrette a vendere; più si vende più il rendimento

implicito sale; più sale il costo del debito e più si potrebbe cadere in una spirale di crisi.

Orizzonte temporale dell’investimento:

0-1 anni; 1-3 anni; 3-5 anni; 5-7 anni; 7-10 anni; oltre 10 anni; titoli irredimibili.

2. Allocazione tattica

ottenere un rendimento superiore a quello del benchmark. Se si calcola un benchmark

Obiettivo:

per ogni indice si calcola sui rendimenti e non sul valore. Una volta definito un asset strategico e

fissato un benchmark ad ogni area, per vedere la qualità della gestione si confrontano i rendimenti

dell’asset con quello del benchmark. Associato al profilo di rischio del cliente si affianca un

benchmark anche per dare un’idea dell’esito della gestione, il portafoglio può rilevarsi peggiore o

migliore del benchmark. Al contrario con gli ETF la performance è praticamente la stessa

dell’indice e non si ha accesso al mercato.

Un elemento importante da considerare è che i pesi dell’asset si modificano successivamente ai

rendimenti il peso relativo dipende dalla performance relativa dei titoli.

à

strategia di gestione attiva.

Risultato:

- Previsione dei rendimenti futuri delle varie asset classes.

- Modifiche nella composizione dell’asset mix del portafoglio. Core: una parte semifissa

che è uguale al benchmark

e cerco di battere il

benchmark con la parte

variabile.

2. Definizione dei portafogli

Processo di creazione del portafoglio modello:

1. Analisi della struttura del mercato.

2. Individuazione dell’universo investibile (pre-screening).

3. Definizione del portafoglio modello.

Stili di gestione:

A. Gestore attivo.

- Crede che sul mercato esistono dei titoli “malprezzati”.

- Effettua delle scommesse contro il consenso del mercato.

- Utilizza tecniche di gestione di tipo “stock picking”.

- Produce una frontiera efficiente non di mercato utilizzando dati soggettivi.

B. Gestore passivo.

- Agisce come se i mercati finanziari fossero efficienti.

- Non cerca di battere il mercato.

- Indicizza il portafoglio ad un benchmark.

- Utilizza i dati di consenso e produce una frontiera efficiente di mercato.

Se un’azione di un’azienda vale 10 e l’azienda fa un utile 1; il livello prezzo su utile ci indica se il

mercato è a sconto o no. In base al fatto se è al di sopra o sotto della media. Ad esempio,

confrontandola con un’altra azione il cui valore è 10, ma l’utile conseguito dalla relativa azienda è

2, allora è preferibile acquistare la seconda azione.

Il mercato è caro se ad esempio l’azione dell’azienda vale 20 e l’utile è di 1; il rendimento implicito

è del 5%. Questo è un indicatore che mi permette di fare una prima distinzione.

Ci sono alcuni titoli che non sono prezzati correttamente e che potrebbero essere contenuti nel

benchmark: il gestore attivo li trova e modifica i pesi, il gestore passivo no.

4. Verifica della rischiosità ed eventuali interventi correttivi.

La gestione del rischio:

- Analisi quantitativa dei legami fra titoli e mercati.

- Analisi benchmark e portafoglio.

- Misurazione ex-ante della rischiosità del portafoglio.

- Individuazione del portafoglio ottimo.

- Misurazione ex-post della rischiosità del portafoglio.

Indicatori rischio-rendimento:

- Misure di rendimento e di rischio.

- Misure di rendimento aggiustate per il rischio.

- e (capacità del gestore di confrontarsi con il

Market timing statistics Market phase statistics

mercato nelle diverse fasi). Il è una misura del grado di deviazione

tracking error

del rendimento di un portafoglio dal rendimento del

proprio benchmark. Può essere calcolato ex-ante

oppure ex-post.

Il TE è appunto la volatilità il gestore passivo dovrebbe avere TE pari a zero, per quello attivo

à

dovrebbe essere positivo.

Come misurare l’extra rendimento che il gestore ha generato ed il relativo rischio?

Active return Active risk Information ratio

Strat. 1 3 2 1,5

Strat. 2 3 3 1

È preferibile la strategia numero 1 perché è quella che mi ha fatto ottenere lo stesso extra

rendimento con meno volatilità (con meno TE).

Un elevato valore di questo ratio ci indica una buona gestione.

Active return Active risk Information ratio

Strat. 1 5 4 1,25

Start. 2 2 0,5 4

In questo caso le due gestioni probabilmente seguono due stili molto diversi tra loro e ci potrebbe

essere una strategia intermedia.

Rendimento benchmark comparato a quello del portafoglio:

Rend. Rend. delta

Rend. Rend. delta Benchmark Portafoglio

Benchmark Portafoglio 10 9 -1

10 10 0 9 8 -1

9 9 0 5 4 -1

5 5 0 -5 -6 -1

-5 -5 0

Alla fine anche nella seconda tabella la media del delta è zero (TE), ma in realtà i rendimenti

diminuiscono ogni giorno di 1. Non rifarsi mai solo al tracking error!

Stima della matrice di covarianza:

Sulla base dei rendimenti storici.

• Per mezzo di modelli fattoriali.

• Utilizzando modelli Garch.

La misurazione della performance dei “singoli uffici”:

misura l’impatto in termini di performance di scelte attive di allocazione

1. Allocation effect:

(benchmark relative) delle singole asset class.

misura l’impatto connesso alla decisione di detenere titoli in percentuale

2. Selection effect:

differente rispetto all’universo investibile definito dal Benchmark.

3. misura l’effetto combinato delle scelte di selezione e di allocazione.

Interaction effect:

Le greche – Determinanti del valore di un’opzione

Il valore di un’opzione è costituito da:

- valore intrinseco;

- valore temporale;

e dipende da:

1. il prezzo del sottostante;

2. lo strike;

3. la volatilità;

4. il tempo che manca alla scadenza;

5. il livello dei tassi di interesse.

1. Delta

Misura la variazione del prezzo dell’opzione in funzione della variazione del prezzo del sottostante.

È la derivata prima del prezzo dell’opzione rispetto al valore del sottostante. Il Delta non è

costante e si muove tra 0 ed 1. Tipicamente è:

- (+/-) 0,5 quando l’opzione è at the money;

- tende a (+/-) 0 quando l’opzione è out of the money;

- tende a (+/-) 1 quando l’opzione è in the money.

Ad esempio, se compro una call con strike price = 6 e sottostante = 5, ed il sottostante aumenta di

valore ( 5,5 ), allora il Delta è positivo ed è compreso tra 0 e 0,5.

2. Gamma

Misura la variazione del Delta al variare del prezzo del sottostante.

Si tratta della derivata seconda del prezzo dell’opzione rispetto al variare del sottostante.

Se Gamma negativo all’aumentare del prezzo del sottostante il Delta diminuisce (quindi quando

à

il prezzo dell’opzione diminuisce).

Se Gamma positivo all’aumentare del prezzo del sottostante il Delta aumenta (quindi quando il

à

prezzo dell’opzione aumenta).

I compratori di opzioni sono Gamma positivi.

I venditori di opzioni sono Gamma negativi.

3. Theta

Misura la variazione del prezzo dell’opzione al trascorrere del tempo.

I compratori di opzioni sono sempre Theta negativi perché acquistando un diritto, vorrebbero

avere il maggior tempo possibile per esercitarlo. Con il trascorrere del tempo il mio diritto vale di

meno.

I venditori di opzioni hanno The

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Publisher
A.A. 2017-2018
38 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ucscuser di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia del mercato mobiliare e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Fandella Paola.