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Letteratura italiana - Seconda metà dell'Ottocento Pag. 1
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esigenze politiche dell’uomo portano al fiorire di filosofie irrazionalistiche, la figura più importante

di questo pensiero è Nitze (1844-1900) che criticò il positivismo e tutta la tradizione del pensiero

occidentale fondato sulla ragione, nel suo libro del 1872 pone alle origini della cultura greca un

elemento elisiaco, abbandono all’istinto. Però questo abbandono nel corso dei secoli è stato

soffocato dal pensiero cristiano ma è compito dello spirito germanico di farlo rinascere. I suoi scritti

sono frammentari, pensieri staccati, aforismi e a volte contradditori, tra le sue opere c’è “cosi parlò

Zalatustra” del 1884 dove parla del suo messaggio mettendolo sulla bocca dell’antico fondatore

della religione persiana, egli inizia con la frase dio è morto che fa capire la crisi di tutti i valori

religiosi ma questa crisi deve essere una liberazione delle energie vitali dell’uomo ed espressione

della volontà di potenza dell’uomo, recuperare la dignità umana tocca al superuomo, una cerchia di

pochi eletti capaci di liberarsi dei vincoli della morale umana e dei valori cristiani, morale cristiana

inventata da uomini deboli per difendersi, però il superuomo è descritto un po’ in maniera oscura

ma è un aristocratico e c’è la supremazia dei più forti sui più deboli perché solo cosi sono nate le

forme di superiorità, il suo pensiero è spregiudicato, critica tutti i valori nazionali, e spesso è stata

utilizzato per indicare idee di sopraffazione morale. Dal punto di vista politico ci furono

atteggiamenti cattivi, razzisti, antisemiti anche se non erano le intenzioni dell’autore.

Nella 2° metà si sviluppa un atteggiamento irrazionale e una naturalistico e politicamente il primo

sostiene e nazionalismo e l’altro atteggiamenti socialisti, questi 2 atteggiamenti influenzeranno la

letteratura del tempo, influenzata anche dall’estensione dell’alfabetizzazione e dal miglioramento

delle condizioni di vita, nei paesi più evoluti nasce un pubblico di massa, si sviluppa la grande casa

editrice e aumenta il numero degli scrittori che vive autonomamente del proprio lavoro cercano di

trovare altre professioni come professori e giornalisti: in Italia ci sono carducci, pascoli, d’annunzio.

I giornali aumentano e si raccontano romanzi e a puntate in appendice ai giornali. Il letterato è

sempre più solo un letterato, non è più uno storico, un uomo di ricerche di scienza naturale ma è

sempre più scrittore e la sua conoscenza è sempre più concentrato nel suo settore. La letteratura si

spacca in alta e bassa, causata dall’affermarsi dell’industria editoriale un pubblico di massa, la

letteratura alta è per aristocratici che vogliono un’arte pura, mentre quella bassa è di un pubblico di

massa. Cambia la letteratura che prima si riferiva a tutto un pubblico senza differenziazione, la

letteratura alta nasce come opposizione alla borghesia che era sempre più ampia, numerosa e cerca

di influenzare la vita sociale, è vista come una classe di affaristi, che si fonda sull’utile, moralmente

meschina e stupida, il termine borghese viene usato in modo dispregiativo, ma non dal punto di

vista sociale ma estetico. Questo rifiuto è molto intenso in un opera di Eisman dove critica

aspramente l’ascesa della borghesia che ha determinato la frustrazione della libertà e la scomparsa

dell’arte. C’è una crisi in Europa, al letterato non è più caratterizzato il valore di capo, guida. In

Italia rimane il poeta-vate. Questa crisi c’è nell’apologo di boudleair “la perdita dell’aureola”

l’aureola era il simbolo del letterato, in quest’opera un letterato corre per le strade francesi e perde

l’aureola che cade nel fango e lui non la raccoglie perché ha fretta di andare in un bordello. Il

letterato è un reietto.

Due orientamenti: l’affermarsi del naturalismo e il decadentismo. I naturalisti francesi e idealisti

italiani sono dei scienziati sociali che si ripropongono di far vedere la scienza alle persone. Zola era

convinto che si dovesse far capire l’arte a tutti. Mente il decadentismo vede un odio verso il

pubblico, Bodleir nel “i fiori del male” si riferisce al lettore definendolo ipocrita. Per i decadenti il

poeta è maledetto, termine usato dal Berlaine. Il poeta è un emarginato dalla società che vive in

maniera provocatoria, frequentando prostitute e barboni, consumando alcool, oppio, assenzio.

Uomini che vivono tra la bettola che coltivano di se un ideale sublime inafferrabile. Nel 1886 il

termine decadentismo venne usata per una rivista parigina “le decadant” e questo termine viene

preso anche da un verso di Berlaine. Parlare di decadenza può significare un periodo di declino,

molti storici indicano tutti i fenomeni artistici e culturali di fine 1800 e inizio 1900. usato per

indicare la mancanza di forma morale e sociale. Ed esaltano una visione estetica della vita, ogni

scelta deve essere improntata alla eleganza, la vita deve essere un’opera d’arte. Questo estetismo è

visto in d’annunzio, Wilde. Si afferma l’immagine del dandy, uomo capriccioso che sconvolge la

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Publisher
A.A. 2012-2013
3 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ALICEUNI di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università per stranieri di Perugia o del prof Padua Donatella.