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LETTERATURA GIAPPONESE
LEZIONE 1 - Introduzione
I primi documenti letterari risalgono all’inizio dell’ottavo secolo, prima non esistono testimonianze scritte, anche se
si pensa che precedentemente fossero state prodotte preghiere, poesie, miti trasmessi per lungo tempo a voce e
successivamente messe per iscritto: mancava infatti un sistema di scrittura e solo quando dal continente verranno
importati i caratteri cinesi i giapponesi inizieranno a produrre su carta, cercando di compiere un adattamento degli
ideogrammi al proprio sistema fonetico. Successivamente, dai caratteri cinesi, si svilupperanno i due sillabari
hiragana e katakana.
-Kojiki, Nihon shoki, Man’yoshu
Sono i primi documenti letterari scritti; il Kojiki (Cronache di antichi eventi, 712) e il Nihon Shoki (Cronache del
Giappone, 720) sono delle cronache “storiche”, nei quali c’è la forte presenza di elementi fantasiosi. Il loro compito
non era solamente quello di narrare le origini del popolo giapponese e la sua storia, ma anche e soprattutto quello di
legittimare attraverso il testo scritto il potere dell’imperatore. Il Nihon Shoki, per come è strutturato e scritto
(ispirandosi al modello delle cronache cinesi) viene considerato più attendibile dal punto di vista storico del Kojiki,
che invece dà maggiore spazio al mito in sé, senza risparmiare episodi particolarmente fantasiosi.
Il Man’yoshu, letteralmente “Raccolta delle diecimila foglie”, è la prima raccolta poetica pervenuta fino ai nostri
giorni e mostra come si è sviluppata la poesia giapponese, uno dei generi fondamentali della letteratura
dell’arcipelago da cui sono poi scaturiti altri generi letterari, come ad esempio la prosa di età classica contenente
anche delle parti di poesia, a differenza della letteratura occidentale.
-L’acquisizione della scrittura
Il Giappone acquisì dalla Cina il sistema di scrittura, probabilmente intorno al V-VI secolo d.C.: i primi reperti
archeologici che testimoniano l’utilizzo di una forma di scrittura come mezzo di comunicazione sono i cosiddetti
mokkan, piccole tavolette di legno (simili a delle etichette), ritrovati attaccati a degli oggetti. I primi documenti
letterari erano scritti in cinese; nella prefazione del Kojiki si parla della difficoltà e degli esperimenti fatti per cercare
di adattare i caratteri cinesi al sistema fonetico giapponese. Lo stesso identico discorso può essere fatto per il Nihon
Shoki. In queste opere i caratteri cinesi vengono utilizzati talvolta per il loro significato, talvolta solamente per il
valore fonetico senza badare al primo. Questo sistema di scrittura si chiama man’yogana. Nel IX secolo, dopo vari
esperimenti e adattamenti, nasce il cosiddetto kana, suddiviso in hiragana e katakana, alfabeto sillabico derivato da
una selezione e semplificazione dei caratteri cinesi: in particolare, l’hiragana deriva dal corsivo del carattere mentre
il katakana ne utilizza una parte.
Nel IX secolo l’hiragana era utilizzato per la scrittura privata, le comunicazioni personali come ad esempio la poesia
d’amore; si pensa infatti che questo tipo di poesia abbia rappresentato un mezzo utile allo sviluppo del kana, che si
utilizza poi nella letteratura. Il cinese continua ad essere contemporaneamente la lingua ufficiale del governo, della
burocrazia, delle istituzioni religiose: da questo momento in poi in Giappone ci sarà una sorta di bilinguismo. Alla fine
del IX secolo, grazie all’affermarsi del kana, fioriscono diversi generi letterari; di questi, sono autrici soprattutto le
donne, specialmente dame di corte e perciò molto colte, che conoscevano anche il cinese: c’era la tendenza infatti a
considerare il cinese la lingua degli uomini e il giapponese la lingua delle donne, così anche i caratteri cinesi e il kana.
Tuttavia, anche gli uomini utilizzavano il kana nella sfera privata, pur essendo obbligati in caso di carriera politica a
conoscere il cinese, così come le donne potevano conoscere il cinese (Murasaki Shikibu ne è la prova, il Genji
Monogatari è ricco di citazioni di letteratura cinese) sia per interpretare le scritture sacre buddhiste, sia per altri tipi
di scritti.
-Il Waka
Il waka, componimento giapponese per eccellenza, è un elemento di continuità che contraddistingue la letteratura
classica e che testimonia inoltre la longevità dei generi letterari giapponesi, dato che tutt’oggi in Giappone viene
composto e utilizzato. La poesia è alla base di molti generi letterari, ad esempio i diari, i cosiddetti nikki, che si pensa
siano stati scritti proprio partendo da raccolte poetiche di una qualche famosa poetessa e che qualcuno per
diffonderne la fama avrebbe cercato di costruirvi attorno una narrazione, spiegando le situazioni in cui sarebbero
state scritte queste poesie. Anche lunghi testi in prosa come il Genji Monogatari comprendono componimenti
poetici (nella Storia di Genji se ne stimano circa 800), un aspetto assai curioso e singolare della letteratura
giapponese; peraltro, nella prosa la poesia ricopre un ruolo importante all’interno della narrazione: nei momenti di
maggiore pathos viene utilizzata per esprimere emozioni e sentimenti profondi di un personaggio e sembra quasi
essere inserita di proposito per arrestare il flusso narrativo e richiamare così l’attenzione del lettore sul quello
specifico momento. La poesia, tradizionalmente, veniva ritenuta l’espressione più spontanea dei sentimenti umani: i
versi poetici erano il modo migliore ed efficace per esprimere le proprie sensazioni. Il waka, denominato anche
tanka, ovvero componimento breve, è l’esempio di brevità e condensazione che caratterizzano varie forme artistiche
della cultura giapponese, che si possono ritrovare anche nella cerimonia del thè, nel giardino zen, nel teatro.
I temi principali del waka sono amore e natura, l’amore non era mai appagamento, spesso infatti esprimeva
rammarico, frustrazione, sentimenti negativi e soprattutto l’incertezza (influenza dovuta al buddhismo).
-Il Kokinwakashu (905 ca.)
Seconda raccolta di poesie pervenutaci dopo il Man’yoshu e prima raccolta poetica redatta per ordine imperiale, il
Kokinwakashu contiene diversi libri dedicati all’amore, nonostante non sia l’unico argomento della raccolta. I
componimenti sono organizzati in ordine cronologico, seguendo le varie fasi del sentimento amoroso così come le
quattro stagioni si susseguono l’una all’altra: l’amore nasce, cresce, si fortifica e sfiorisce. Le prime poesie della
raccolta descrivono l’esplosione della passione, mentre mano a mano che ci si avvicina verso la conclusione anche il
sentimento amoroso muta fino a raggiungere componimenti che ne descrivono il raffreddamento e l’avvizzimento.
Questo ciclo vitale dell’amore viene ribadito a testimonianza del fatto che in periodo Heian con la diffusione del
Buddhismo non c’era una visione positiva dell’amore: le passioni erano irrazionali, procuravano sofferenza e
allontanavano l’uomo dall’illuminazione. Erano perciò qualcosa da cui era necessario tenersi bene a distanza e
soprattutto qualcosa che era destinato in un modo o nell’altro a terminare. L’amore non è mai visto come qualcosa
che rappresenta la felicità assoluta e soprattutto, nelle poesie del Kokinwakashu, l’innamorato viene spesso e
volentieri deriso e, attraverso le iperboli, additato come qualcuno che abbia perso la ragione.
Alla fine dei capitoli riguardanti l’amore, è collocata una famosa poesia di Ono no Komachi, poetessa passata alla
storia per la propria leggendaria bellezza e crudeltà, che descrive la fine del sentimento; in questa poesia, come
spesso succede nei componimenti classici, è presente un paragone con la natura: amore e mondo naturale sono
strettamente legati, la natura spesso offre esempi e parallelismi utili a descrivere sentimenti appartenenti alla sfera
umana. In questo caso l’amore è paragonato ad un fiore, che appassisce cambiando colore: ciò che avvizzisce senza
mostrarsi è il cuore umano, i sentimenti non si manifestano così come invece fa la natura.
La struttura del waka è precisa e composta da cinque versi e trentuno sillabe, con alternanza 5-7-5-7-7.
Il Kokinwakashu segna due importanti passaggi nella letteratura giapponese: il predominio del waka rispetto ad altre
forme poetiche e l’affermazione del kana come strumento linguistico con dignità letteraria, alfabeto con cui viene
compilata la raccolta. Viene perciò considerato una scrittura letteraria e soprattutto una scrittura adatta anche agli
uomini. La prefazione, scritta da Ki no Tsurayuki, contiene parecchi dei motivi per cui la poesia era considerata
importante; possiede un potere assoluto, era infatti un mezzo espressivo importante della vita quotidiana,
soprattutto tra uomo e donna: era usuale scrivere poesie indirizzate a persone con cui si era in intimità o con cui si
voleva entrare in intimità. Scrivere una poesia richiedeva molta attenzione, sia alla calligrafia che alle parole che
venivano usate, alla carta, agli omaggi accompagnati alla poesia stessa; ricevere una poesia invece, rivelava parecchi
dettagli su chi l’avesse mandata.
-L’opera letteraria per affermare l’autorità
Kojiki, Nihon Shoki e anche alcune poesie del Man’yoshu vennero scritte con il preciso scopo di legittimare il potere
dell’imperatore, soprattutto l’autorità della corte di Yamato. Molto spesso i racconti, i monogatari, sono incentrati su
figure escluse da questo tipo di potere, seguendo quell’antico sentimento di compassione del popolo giapponese per
quelle persone che anche essendo in qualche modo connesse con l’autorità (come ad esempio Genji o Ariwara no
Narihira) non ne sono investiti.
La letteratura di periodo Heian riflette comunque l’importante funzione non dei nobili di alto rango, ma di quelli di
medio rango, proprio nel momento in cui il potere passa dall’imperatore alla famiglia Fujiwara. Un’altra categoria è
quella dei governatori di provincia, allontanati dalla capitale e senza una posizione più così importante da garantire
loro un ruolo alla corte; questi personaggi spesso cercavano un riscatto sociale attraverso le proprie figlie femmine:
le donne diventarono così una sorta di merce di scambio, le Fujiwara come consorti imperiali, le figlie dei governatori
come dame di corte, attraverso le quali speravano forse di ottenere dei privilegi. Nel periodo Heian anche
l’educazione femminile era molto importante; più che bellezza esteriore era importante quella interiore, la propria
cultura e le conoscenze di una fanciulla che in futuro sarebbe potuta essere a sua volta insegnate di un’altra dama o
una consorte. Leggere opere letterarie era usanza comune delle donne colte che si riunivano in gruppi e in questo
modo si intrattenevano: mentre le altre erano affaccendat