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UMANESIMO PEDAGOCICO
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al centro dell'attenzione umanistica vi è l'educazione dell'uomo. È rinnovamento del
l'insegnamento scolastico,di na nuova pedagogia. Gli insegnamenti su questo campo
furono dati da due figure: Vittorino da Feltre e Guarino Veronese. !
Vittorino (1373/78-1446) studia negli anni giovanili nella scuola di grandi umanisti
padovani. Il punto di svolta avviene nel 1423: Vittorino, invitato a Mantova dal duca Gian
Francesco I di Gonzaga, riorganizza la scuola di corte, installandosi in una villa detta
Ca'Zoiosa, casa della gioia. È l'idea di una scuola che deve sviluppare tutte le diverse
potenzialità dei fanciulli, quelle spirituali e fisiche, secondo uno sviluppo armonioso. La
base era quella del trivio (grammatica, dialettica e retorica) e quadrivio (aritmetica,
geometria, musica e astronomia) integrata con lo studio del greco della storia antica e
filosofia. Assieme a queste vi si insegnavano anche arti motorie e fisiche. Oltre ai figli dei
nobili venivano accolti altri giovani meritevoli, educati a spese del duca. !
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Guarino de Guarini Veronese (1374-1460) incontra a Venezia Crisolora nel 1404,
insegnate a Firenze nel 1397 chiamato dal Salutati. Decide di seguirlo a Costantinopoli
studiando greco. Ritorna in Italia nel 1408 insegnando nei principali atenei del settentrione,
finché, come per Vittorino, non gli si presenta la fortuna della vita. Nicolò d'Este, duca di
Ferrara, gli affida il compito di educare il figlio. In seguito alla scuola di Guarino
accorreranno molti giovani da tutta la penisola. 1429: si trasferisce a Ferrara. Veronese
imposta i suoi studi in maniera più radicale di Vittorino, eliminando il quadrivio,
concentrando la preparazione dei suoi studenti con una visione revisionata delle discipline
del trivio, su 3 livelli: il primo, elementare, in cui gli studenti apprendevano le nozioni
relative alla pronuncia e scrittura del greco e latino; il secondo livello è grammaticale
suddiviso in due sezioni, una metodica che portava all'approfondimento e alla padronanza
del latino e a un approfondita conoscenza del greco, studiando la sintassi, lo stile, la
prosodia e la metrica, l'altra storica che consisteva nella lettura diretta dei grandi classici
antichi, imprescindibili nella formazione dei suoi allievi. il terzo livello era quello di retorica,
in cui si leggevano opere di retorica di Cicerone e Quintiliano, concludendo con la lettura
delle opere filosofiche di Platone, Aristotele e Cicerone stesso. Importanza aveva la vita in
comune degli studenti, con attività fisica che non dissociasse la preparazione intellettuale
da quella fisica, tramite nuoto e ginnastica. Di base si riflette all'ideale dell'uomo umanista:
uomo sociale, colto, che usa la cultura mettendola al servizio del bene comune. !
Guarino, a differenza di Vittorino, ha lasciato un opera folta e ricca, molto articolata: un
trattato grammaticale come le Raegulae Grammaticales, traduzioni dal greco in latino di
testi molto impegnativi come Erodoto, Esopo, Isocrate, Luciano, Plutarco (vite parallele e
Moralia), Strabone (Geographia). Scrisse orazioni, versi latini ma forse l'opera che meglio
lo rappresenta è l'Epistolario.!
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Leonbattista Alberti: grande architetto, teorico delle arti, studioso di matematica, nasce a
Genova il 18 febbraio del 1404. Alberti è i cognome di una delle più illustri famiglie
fiorentine, bandita da Firenze a causa di divisioni interne. Da Genova si trasferì a Venezia,
studiò a Padova tra il 1415-18 da Gasparino Barzizza, grande studioso di Cicerone. negli
anni successivi passò a studiare diritto canonico a Bologna. nel 1421 morì suo padre,
Lorenzo Alberti. Laureatosi nel 1428 nonostante venisse tolto il bando contro gli Alberti,
Leonbattista preferì trasferirsi a Roma, iniziando una carriera pontificia. Non ci ha lasciato
un ricco epistolario che ci permetta di seguire la realtà degli spostamenti, quindi non
sappiamo quando entrò a Firenze. Forse vi entrò con il papa Eugenio IV, stabilì rapporti
con personaggi come Bruni, Bracciolini, Niccoli, Brunelleschi, Donatello, Paolo Toscanelli
(matematico). Gli anni '30 sono i più avventurosi: tra il '36 e il '39, sempre a seguito del
papa, Alberti si sposta a Bologna, Perugia, Ferrara dove nel '38 si aprì il concilio per la
riunificazione della chiesa d'oriente con quella d'occidente, concilio che nel '39 si trasferirà
a Firenze. Vi rimarrà fino al '43, quando tornerà a Roma. L'insuccesso letterario di questo
periodo lo spingerà ad abbandonare progressivamente la scrittura in favore
dell'architettura. Sotto Nicolò V Alberti ebbe ruolo importante nel restauro di Roma e di
altre città: Palazzo Ruccellai a Firenze, la facciata di Santa Maria Novella, Tempio
Malatestiano a Rimini e San Sebastiano e San Andrea a Mantova.!
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La sua opera ci presente una singolare duplicità di aspetti: da un lato alcune opere sono in
linea con l'umanesimo del suo tempo, sviluppando alcuni degli ideali più caratteristici.
dall'altro, contemporaneamente a queste opere, vi è una serie di scritti a carattere satirico
dove gli ideali sono stravolti e derisi secondo una morale che si pone in contraddizione
con i trattati più famosi dell'autore. Sono opere che nella duplicità di atteggiamenti
rispecchiano una lacerazione dell'anima albertiana mai risolta e superata dall'autore, una
battaglia all'interno di sè. La stessa biografia ci indica la sua natura conflittuale: cantore di
Firenze ma mai definitivamente riconosciuto come fiorentino, nonostante il nome di
famiglia. Alberti era poi figlio illegittimo: alla morte del padre si trovò a scontrarsi con la
famiglia che lo frodò dell'eredità e lo mal considerarono in quanto non mercante come il
padre. Sopportò quindi una sorta di secondo esilio, isolato anche dentro il clan familiare.
Questo indica una rappresentazione i tipo idealizzato, dove l'autore ci presenta la realtà
come dovrebbe essere, ossia un utopia irrealizzabile del mondo come dovrebbe essere,
secondo i criteri di tale frase (dover essere). Dall'altro ci presenta la realtà nel suo
squallore, così com'è. !
Philodoxeos Fabula (1424-34/7) e il De Commodis Litterarum atque Incommodis (1428).
La prima appartiene al genere della commedia, scritta a imitazione delle commedie del
teatro classico di Plauto e Terenzio. Tra gli altri elementi in merito alla cultura umanistica
italiana vi è la rinascita del teatro profano: nel medioevo non esiste il teatro, se non nella
forma di rappresentazione liturgica, legate ai vangeli e di carattere religioso. Non esiste
nemmeno il luogo chiamato teatro. Le rappresentazioni venivano date in piazza o in
chiesa. Il teatro profano rinasce a Ferrara verso la fine del 1400. Primo grande teatro fu il
teatro olimpico di Vicenza del Palladio. Questo è possibile grazie al recupero dei classici,
con una rilettura in chiave non solo morale ma anche rappresentativa: nasce la commedia
umanistica, molto diversa agli inizi dalla classica (gli umanisti sanno poco di essa- Dante
intitola Commedia non nel senso classico perché nn ha corrispondenze). La Fabula è una
delle prime: Petrarca ne aveva scritta una, non pervenutaci. Questi testi non erano scritti
per essere rappresentati, erano scritti per la lettura. Poco alla volta la commedia verrà
scritta dai professori per i propri allievi e poco a poco comincerà a essere rappresentata a
teatro. La prima cosa che ci colpisce è il carattere allegorico: non ha nulla a che fare con i
classici ma rappresenta i primi tentativi di avvicinamento. il carattere allegorico si palesa
nel nome di Filodosso, colui che ama la gloria, giovane che cerca di farsi strada nel mondo
per affermarsi nella società del mondo contemporaneo. Da questo punto di vista si celebra
il trionfo della virtù sulla fortuna: col suo impegno Filodosso otterrà la gloria oggetto della
sua aspirazione. è umanesimo civile: imposizione umana verso la fortuna, trovando spazio
nella vita attiva.!
Il De Commodis rovescia questa aspettativa: è ispirato al concetto di vita contemplativa. I
vantaggi e gli svantaggi della professione letteraria, è un trattato in cui si analizza la
condizione dell'uomo di lettere, per arrivare alla conclusione che la sua vita sia
incompatibile coi piaceri, con la ricchezza, con l'esercizio del potere, concludendo nel fatto
che esso trovi il suo spazio nella vita contemplativa. Se Filodosso conquista la sua piccola
gloria, l'uomo di lettere la sua gloria la deve conseguire seguendo virtute e conoscenza.
La gloria quindi verrà data dai posteri, in quanto esso cerca la verità in vita. Accettando
compromessi della quotidianità tradirebbe la sua ricerca e non arriverebbe alla gloria.!
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I più complessi dell'ideologia umanistica sono i Libri della Famiglia: vasto trattato in
forma dialogica, si articola in 4 libri: i primi 3 furono composti fra il 1433-34, nel periodo
precedente e in parte coincidente con il primo soggiorno fiorentino, il quarto fu aggiunto
successivamente fra il 1436 e il 1441. La famiglia è tradizionalmente nucleo fondante della
società, tema centrale quindi dell'Umanesimo Civile in quanto interseca tutti i temi di
riflessione di questo ambito. Anomalia: scelta espressiva, sono un opera in volgare. Un
trattato di questo genere così scritto è inconcepibile: si possono scrivere poesie e novelle
destinate al popolo, ma è inconcepibile scrivere su questi temi in volgare. Alberti pagò
infatti con l'insuccesso dell'opera.!
è un dialogo ambientato a Padova, attorno al letto di morte di suo padre Lorenzo (maggio
1421). Nel Libri intervengono numerosi personaggi ma le figure principali sono 4 membri
del clan familiare: Giannozzo Alberti, Lionardo Alberti, Adovardo Alberti e Battista e
Carlo Alberti- Carlo non interviene mai. L'autore si è rappresentato all'età di 17 anni, non
possiamo quindi considerarlo come portavoce, in quanto allora non maturo. Si rappresenta
quindi con tutte le ingenuità e l'entusiasmo di un diciassettenne, con la volontà di mettersi
in luce prospettando i suoi dubbi, esigenze, idee. Da questo punto di vista Lionardo gli è
più vicino: ha pressapoco la stessa età di Battista ed è un intellettuale delle umane litterae,
portavoce della prospettiva culturale umanistica. I suoi interventi sono ricchi di cultura
classica, che non ha ancora una grande esperienza. Al polo opposto si colloca Giannozzo,
il più vecchio: è il tipico Pater Familias, con lunga conoscenza della vita pratica, della
gestione degli affari familiari, protagonista del III libro, ma al contrario di Lionardo non è
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