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INIZIAZIONE
Dopo i primi giorni di trasferimenti da blocco a blocco sono stato assegnato al Block 30 e mi è stata indicata una cuccetta dove so già che dorme Diena, che mi riceve amichevolmente. Gli faccio delle domande e mi accorgo che lui ne sa quanto me. Ci impongono il silenzio. Qui nessuno ha tempo, qui nessuno ha pazienza. Dormo. Ma il mio sonno non è riposo. E giunge velocemente l'alba. Ci vengono forniti del pane e della zuppa. Il lavatoio è poco invitante. Leggo scritto al primo: "So bist du rein" (così sei pulito). Al secondo si legge: "So gehst du ein" (così vai in rovina) e più in basso in francese: "La propriété c'est la santé". Sulla parete opposta disegnato un pidocchio bianco, rosso e nero con la scritta: "Un pidocchio è la tua morte". Soltanto dopo tanto tempo capì il perché di queste scritte. Lavarsi con l'acqua torbida del lavatoio è
praticamente inutile ai fini della pulizia e dellasalute ma fondamentalmente necessario come strumento di soppravvivenza morale. Alcuni di loro si chiedevanoperché avevo deciso di non lavarmi più: avevo sviluppato l'idea che sarebbe stato soltanto un inutile spreco di energie. Moriremo tutti, stiamo per morire: se mi avanzano dieci minuti fra la veglia e il lavoro voglio dedicarli ad altro: a chiudermi in me stesso, a tirare le somme, o magari a guardare il cielo e a pensare che forse lo rivedrò per un'ultima volta.
KA - BEI giorni si somigliano tutti e non è facile contarli. Tutti ci sono nemici e rivali. No, in verità con questo mio compagno di oggi non mi sento né un nemico, né un rivale. Lui è 018. Come noi non è altro che il suo numero di matricola. Mentre a mani vuote ancora una volta tornammo strascicando dal magazzino, una locomotiva fischiabreve e ci taglia la strada. Io e Null Acht Zehn (zero diciotto) attendiamo
che i vagoni abbiano finito di sfilarci davanti. Ancora una volta siamo ai piedi della catasta. Con un supporto molto pesante sulle spalle, ci avviamo verso il binario. Arrivati c'è un cavo da scavalcare. La porta del magazzino, ancora altrettanto camino, e lodeporremmo. Senza più forze lascio cadere il carico a terra e inciampo gonfio di dolore. Il Dapo mi manca a sostituire il Galiziano alla catasta. Durante la marcia faccio di tutto per mantenere il passo aiutato dai miei compagni. Dopo il passaggio davanti alle SS finalmente sono in baracca e mi posso buttare sulla cuccetta e respirare. Sento una tremenda sensazione di dolore. Tolgo la scarpa, è piena di sangue. Stasera subito dopo la zuppa andrò in Ka-Be, l'infermieria. Quando arriva il mio turno mi tolgo le scarpe come vuole il regolamento e entro. Bisognava spogliarsi perché un infermiere ci infilasse un termometro sotto l'ascella. Mi visitarono e mi dissero che l'indomani dovrò.tornare all'infermieria. Il mio compagno di letto mi dice che probabilmente sarò ammesso al Ka-Be. L'indomani arrivarono le SS, ci fecero fare una doccia e ci rasarono. Ci contarono e ora eravamo pronti per la visita definitiva. Il medico visita il mio piede sanguinante, dopodiché qualcuno si getta sulle spalle un mantello, mi dà un paio di sandali, e mi caccia all'aperto. Vengo portato al Block 23 e fatto denudare come gli altri ricoverati di oggi. L'infermiere insieme al polacco che mi stava di fianco si presero gioco di me: del mio corpo scavato e pallido. Finita l'assurda dimostrazione mi dissero: "Tu ebreo spacciato, tu presto crematorio, finito". Dopo aver compilato una scheda e aver risposto ad infinite domande finalmente ho potuto entrare nel dormitorio. Mi assegnarono una cuccetta tutta per me e dopo soli dieci minuti ero addormentato. La vita del Ka-Be è una vita di limbo. Non fa freddo, non si lavora, non si temono percosse.
La sveglia è alle quattro. Ci distribuiscono il pane che mangiamo con tutta calma. Poi ci addormentiamo aspettando mezzogiorno per la zuppa. Verso le sedici c'è la visita pomeridiana. Anche il pasto serale viene distribuito nei letti. Dopodiché alle ventuno tutte le luci si spengono, ed è silenzio. Accanto a me Walter Bonn, un olandese civile abbastanza colto. "Che malattia hai Walter?" gli chiesi. "Deperimento organico" rispose. La peggior malattia. È vero dunque quello che si sente dire riguardo al crematorio? Il compagno accanto a Walter si svegliò di sopprassalto. Si chiama Schmulek ed è fabbro. Chiesi a lui dove fossero gli altri. Lui e Walter dissero tra di loro: "Non vuole capire". Ma era destino che presto mi inducessi a capire. A sera si è aperta la porta della baracca e sono entrate le SS. Hanno parlato con il Medico Kapo che mostrò loro un registro. L'ufficiale prese nota su un libretto.Le SS ci hanno guardato attentamente uno ad uno. L'ufficiale fa una crocetta sul numero di Schmulek e passa oltre. Il giorno dopo invece del solito gruppo di guariti, esce un altro gruppo. I primi sono rasati, tosati e hanno fatto la doccia. I secondi sono usciti così, con le barbe lunghe e le medicazioni non rinnovate, senza doccia. Tra loro c'era anche Schmulek. In questo modo discreto e senza collera, tra le baracche del Ka-Be si aggira ogni giorno la strage. In questo Ka-Be abbiamo imparato che la nostra personalità è fragile e molto più in pericolo che non la nostra vita. Qui lontani momentaneamente dalle bestemmie e dai colpi possiamo rientrare in noi e meditare, e allora diventa chiaro che non ritorneremo.
LE NOSTRE NOTTI
Dopo venti giorni di Ka-Be con mio grande dispiacere sono stato messo in uscita. Sono stato assegnato al Block 45. Ho avuto molta fortuna. Questo è il Block di Alberto. Il mio migliore amico. Ha 22 anni. Due in meno di me.
E'entrato in Lager a testa alta e ha una grande capacità di adattamento. Non ho potuto però ottenere di stare incuccetta con lui. Giunse la notte e le luci si spensero. Spesso durante la notte dovevamo svegliarci per urinare, e questo (data la quantità di zuppa assorbita durante il giorno) è uno sforzo tremendo per i nostri reni. Ogni notte è notte di incubo e tormento. E al mattino la guardia notturna con voce sommessa recita: "Wstawac" senza tonidi comando perché sa che troverà tutte le orecchie tese e sarà udito e obbedito. Immediatamente entrano in scena gli scopini cacciando tutti fuori, picchiando e urlando. E inizia così una nuova giornata. IL LAVORO Nella marcia verso il lavoro scambiai qualche parola con Resnyk il mio compagno di letto polacco. Ho saputo che ha trent'anni e ha vissuto vent'anni a Parigi. Quando siamo arrivati al cantiere ci hanno condotti alla Eisenrohre, Platz, che è laspianata dove si scaricano i tubi di ferro. Dopodiché il Kapo ha rifatto l'appello e si è accordato con Meister civile sul lavoro di oggi. Poi ci ha affidati al Vorarbeiter e se n'è andato a dormire. Il Vorarbeiter ci ha distribuito le leve di ferro. Poi ce ne siamo andati ognuno con le sue leve. Oggi bisogna scaricare dal vagone un enorme cilindro di ghisa. Meister Nogawa, il capomastro polacco ha sorvegliato l'operazione di scarico. Poi ci ha ordinato di portare le traversine. Fu un lavoro faticosissimo. Arrivati al cilindro scarichiamo a terra le traversine e io resto impalato, con gli occhi vuoti e le braccia a penzoloni. Poi c'è il ritorno alla Corvée e l'interrogatorio stereotipo: "Quanta zuppa oggi?" e di che quantità. Ma io mi sforzo di non farle mai queste domande. Poi viene la beatitudine e il calore della capanna. Ben presto il Kapo si alza in piedi, si stira e dice: "Alles Heraus!", tuttifuori!UNA BUONA GIORNATA
Oggi per la prima volta il sole è sorto vivo e nitido fuori dall'orizzonte di fango. E' un sole polacco. Freddo, bianco e lontano ma quando si è sciolto delle ultime brune io ho pure sentito il tepore attraverso i panni e ho compreso come si possa adorare il sole. Oggi è una buona giornata. Ci guardiamo intorno come ciechi che riacquistano la vista. E ci guardiamo l'un l'altro. Non ci eravamo mai visti al sole: qualcuno sorride. Ma non soltanto a causa del sole di oggi: è una bella giornata a mezzogiorno una sopresa ci attende. Oltre al rancio normale del mattino, altri cinquanta litri di zuppa ci attendono. Che si potrebbe desiderare di più? Anche il lavoro ci pare leggero con la prospettiva del benefattore che ci porterà la razione in più di zuppa. Al tramonto suona la sirena del Feierabend della fine del lavoro. Ci sentiamo straordinariamente sazi e per qualche ora almeno possiamo essere infelici alla maniera
degli uomini liberi.
AL DI QUA DEL BENE E DEL MALE
Da settimane ormai si facevano attendere i cambi della biancheria. Avevamo l'impressione che questo potesse essere un possibile segno di una prossima liberazione. Ma presto la biancheria arrivò. Bisogna sapere infatti che in Lager la stoffa manca ed è preziosa. E che l'unico modo che noi abbiamo per procurarci uno straccio, è quello di privarci di una lembo di camicia.
La vita economica del Lager aveva connotati particolari. C'era un particolare legame con il mondo esterno: si cercava di vendere tutto ciò che di valore si possedeva per qualche razione in più. I denti d'oro erano una di quelle cose. Ma se si veniva scoperti dalle SS le punizioni erano dure per entrambe le parti. In Ka-Be c'erano controlli meno severi. Gli infermieri cercavano di trarre guadagno dalla vendita di cucchiaini e degli abiti sottratti ai vivi e ai morti. In conclusione il furto in Buna veniva punito con punizioni.
molto severe.I SOMMERSI E I SALVATI
Vorremmo far considerare come il Lager sia stato anche e notevolmente una gigantesca esperienza biologica e sociale. Si rinchiudono tra i fili spinati migliaia di individui diversi per età, condizione, origine, lingua, cultura e costumi e siamo sottoposti ad un regime di vita costante, controllabile, identico per tutti e inferiore a tutti i bisogni. Ci pare ovvio che esistono due categorie ben distinte: i sommersi e i salvati. In Lager la lotta per sopravvivere è senza remissione perché ognuno è disperatamente, ferocemente solo. E nessuno ha interesse di farsi amici gli Haftlinge perché infine si sa che qui sono di passaggio e fra qualche settimana non ne rimarrà che un pugno di cenere in qualche campo non lontano e su un registro un numero di matricola spuntato. Essi soffrono, scompaiono, senza lasciare traccia nella memoria di nessuno. Soccombere è la cosa più semplice: basta eseguire tutti gli ordini che si ricevono.
Non mangiare che la razione, attenersi alla disciplina del lavoro e del campo. L'esperienza ha dimostrato che solo eccezionalmente si può in questo modo durare più di tre mesi. Tutti coloro che vanno in gas hanno la stessa storia, o per meglio dire, non hanno storia.