Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 7
Letteratura italiana - Se questo è un uomo/ La Tregua Pag. 1 Letteratura italiana - Se questo è un uomo/ La Tregua Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 7.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura italiana - Se questo è un uomo/ La Tregua Pag. 6
1 su 7
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il disgelo: il ritorno alla vita di Primo Levi

Auschwitz il 27 gennaio 1945 per la liberazione degli ebrei e narra il viaggio di ritorno alla casa di Torino di Levi. "Il disgelo" (così si intitola il primo capitolo del secondo romanzo) è metafora del ritorno alla vita (siamo quasi in febbraio, non ci può essere il disgelo). Tale romanzo è stato definito avventuroso-picaresco, perché ricco di carica vitale. La scrittura, oltre ad avere il fine della testimonianza e della memoria dei campi di concentramento, è anche cura psicanalitica per liberarsi di un grande dolore. Levi non è solo testimone ma è in grado di staccare questa mostruosa vicenda dalla cronaca, utilizzando dunque tutte le tecniche narrative esistenti, pertanto il corso presterà molta attenzione alle tecniche, allo stile e alla lingua, più in generale a tutta la strumentazione che fa sì che tali narrazioni non siano solo referti documentari ma grandi opere. Levi guarda a tale vicende con

Occhio oggettivante e distaccato (con sguardo da entomologo = dal greco, colui che studia gli insetti), che gli deriva dalla sua formazione: egli infatti si laureò nel 1941 in Chimica. L'abitudine a guardare i fenomeni attraverso una lente lo porta a contenere il registro tragico, il macabro, l'invettiva e il patetismo, che sarebbero naturali in chi ha patito l'insulto della disumanizzazione. Entreremo in "Se questo è un uomo" dalla prefazione e dalla poesia che Levi pone come epigrafe (si ricordi che prefazione ed epigrafe sono elementi para-testuali; la nozione di paratesto viene coniata da Gérard Genette). Il romanzo si compone di 17 capitoli, più una prefazione e un'epigrafe. Queste due danno a noi importanti informazioni sull'approccio di Levi alla materia. Il testo che noi leggiamo non è quello pubblicato nel 1947 da De Silva ma da Einaudi nel 1958.

Analisi del testo:

  1. "Per mia fortuna" fino a "ad arbitrio dei"
singoli”: la prefazione inizia con una frase sconcertante, che rimanda a un approccio molto leggero e addirittura ironico. Come può essere una fortuna? Eppure di fortuna si tratta. L'incipit della prefazione è caratterizzato da ironia, figura retorica che induce il lettore a riformulare le proprie aspettative. Tale ironia ci permette di capire come Levi affronta e fa conoscere l'esperienza di Auschwitz ed è spia del tono pacato, oggettivo, aderente ai fatti. Tra l'altro la prefazione si chiude con un'altra espressione ironica: ”Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato”. Come è noto, esiste un filone della letteratura che nega l'esistenza dei campi di concentramento: la frase pertanto può essere un'allusione critica ai negazionisti. Soprattutto è l'espressione “mi pare superfluo” che rende sarcastica tale conclusione. Inoltre il narratore storico (si pensi a

quello ottocentesco) afferma che tutto ciò che racconta è vero, ma nessun argomento trattato da autori storici è paragonabile all'atrocità affrontata in questo romanzo. La frase potrebbe inoltre configurarsi come critica implica a "ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale". Ritornando alla sentenza con cui si apre la prefazione ("Per mia fortuna..."), Levi non crede di essersi salvato perché bravo o intelligente, ma crede sia stato il caso, la fortuna. Ecco perché la fortuna ricopre un ruolo fondamentale all'interno del romanzo. Alcuni critici hanno voluto leggere la fortuna di cui parla Levi in chiave provvidenziale: Levi si è salvato perché aveva come scopo quello di testimoniare. Levi si batte molto contro tale interpretazione. Addirittura afferma di essere diventato ancor più ateo dopo l'esperienza di Auschwitz. Altro termine importante è "arbitrio".

le uccisioni fatte nel campo non hanno alcun senso razionale, ma è l'arbitrio dei singoli che determina l'uccisione.

2) "Perciò questo mio libro": Levi si asterrà dal registro tragico per adottare un approccio di tipo pacato, oggettivo e referenziale. Non si tratta soltanto di una modalità stilistica per riportare i fatti ma anche di un modo di osservare la realtà. Egli vuole fare uno studio dell'animo umano, un termine che ci rimanda al campo semantico della scienza, vuole capire com'è fatto l'uomo, tanto il persecutore quanto il perseguitato. Levi si interroga molto su cosa abbia prodotto i lager nazisti, ma tuttavia non ne tratta in tale libro.

3) Inizia la parte riflessiva: "A molti individui o popoli" fino "sinistro segnale di pericolo": è la prima riflessione generale sul fenomeno del lager. In tale passo Levi già accenna una risposta al perché i lager sono esistiti.

e la riporta al fenomeno del razzismo (qualsiasi fenomeno di intolleranza verso il diverso). Per Levi il germe che porta al razzismo è "nel pensare più o meno consapevolmente che ogni straniero è nemico". Tale germe è sempre esistito, perciò il rischio del razzismo è incombente, è un'infezione latente. In certi periodi tale germe si manifesta saltuariamente. Quando invece si manifesta in modo sistematico allora nascono i lager. Dice Levi: "Così avviene quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore del sillogismo". Il sillogismo di Levi è il seguente: Premessa maggiore: tutti gli stranieri sono nemici. Premessa minore: i nemici devono essere soppressi. Conclusione: tutti gli stranieri devono essere soppressi. Alla prefazione segue l'epigrafe. Il tono della poesia è molto solenne ed è in contraddizione con il tono molto pacato della Prefazione. È un alto ammonimento che nonpare venire dalla voce di Levima dalla voce di Dio, era infatti intitolata Shemah che significa "Ascolta" ed è il titolo di unapreghiera molto importante dell'ebraismo. Si notino per esempio gli imperativi. Vi sono dunque duevie diverse e complementari, una pacata e una intonata al comando.Consultare eventualmente http://www.primolevi.it/ per la bibliografia su Levi. Giovedì 4 Ottobre 2012Levi viene catturato dalla milizia fascista il 13 dicembre 1943 dopo aver aderito nel settembre allalotta partigiana di un gruppo (Giustizia e Libertà) che operava clandestinamente in Valle d'Aosta.Ammette poi di essere ebreo e viene inviato al campo di transito di Carpi-Fossoli (Modena), gestitodai fascisti. Levi ricorda tale soggiorno in termini non edulcorati ma neanche particolarmentedrammatici, come provato da una delle tante testimonianze lasciate da Levi ma non contenuta nelromanzo. Nel febbraio 1944 il campo passa sotto il controllo tedesco e i

Prigionieri vengono trasferiti ad Auschwitz, campo polacco di lavoro forzato. Dalle dichiarazioni dei tedeschi che visitano il campo di Fossoli e criticano i fascisti di averlo gestito male, il lettore si aspetta che i tedeschi siano qui per migliorare la situazione. L'aspettativa del lettore viene troncata dal "Ma", congiunzione con cui iniziano molti periodi di Levi.

Analisi del capitolo "Il viaggio":

  1. Da "Il giorno 20 febbraio i tedeschi" a "che cosa voleva dire partire": la scrittura leviana è chiara, semplice e referenziale ("che fa riferimento alla realtà"). Il primo passo sembra un diario, un resoconto fedele degli avvenimenti.
  2. Da "Nei riguardi dei condannati a morte" fino a "e di che cosa venir perdonati?": ma subito la narrazione si interrompe e viene introdotta una riflessione, che culmina in una domanda che chiama in causa il lettore.
  3. Da "E venne la notte" a...

“gli uomini quando sanno di dover morire”: la terza parte evidenzia la reazione di Levi e degli uomini di fronte a una situazione estrema: come si comporta chi sa di dover morire il giorno dopo? In un modo che è meglio non conoscere, non vedere, non sapere. Il tono è elevato e solenne. Levi dichiara dunque la sua reticenza e la reticenza che dovrebbe essere di tutti (nessuno dovrebbe vedere cosa fa un uomo in una situazione estrema). Tale reticenza è bene evidente nella frase “Molte cose furono allora fra noi dette e fatte; ma di queste è bene che non resti memoria”: si tratta della tecnica narrativa dell'ellissi, ovvero l'omissione di ciò che non è possibile raccontare. Perché viene spesso utilizzata tale tecnica narrativa? Per sollecitare il lettore alla riflessione, per non creare nel lettore odio nei confronti degli artefici di tali atrocità, perché Levi si trova di fronte all'indicibile.

per rispettare i condannati, perché l'indicibile non solo non può essere espresso ma addirittura non potrebbe essere sopportato dal lettore, perché l'esperienza è talmente indicibile che non viene creduta se raccontata (sogno ricorrente di Levi è infatti di non essere creduto quando racconta la sua storia). Tale reticenza è riconducibile anche alla ragione esplicitata nella prefazione, in cui Levi dichiara di non volere aggiungere dettagli o particolari atroci (in quanto già si conosce tutto sui lager), ma "fornire documenti per uno studio pacato dell'animo umano". Tale esperienza è simbolo di vergogna, non solo per i responsabili dell'oltraggio ma anche per le vittime, per chi l'oltraggio l'ha subito. Si tratta della profonda vergogna di essere stati costretti, contro la propria volontà, alla disumanizzazione. Vittime e giustizieri si spartiscono tale vergogna.

congedò fino a "il dolore senza speranza dell'esodo ogni secolo rinnovato": le madri continuano ad accudire i loro bambini come hanno sempre fatto, pur sapendo che saranno destinati a morire. Questa cura delle madri nei confronti dei bambini è descritta come "dolce", espressione che ha un sapore quasi classico. Si noti l'iterazione della "e", che rende calmo il ritmo dei gesti delle madri, gesti antichi e da sempre ripetuti, che suscitano un'eco primordiale. Successivamente viene rappresentato il dolore delle donne. Le donne danno poi vita a una cerimonia rituale del lutto: iniziano la lamentazione, rituale antico (chissà se forse ancora in uso in alcune zone dell'Italia meridionale). Levi, insieme ad altri ("Noi"), assistendo a tale cerimonia rivive l'esodo biblico del popolo ebraico. Tale rituale evoca un dramma millenario che si ripete dinanzi agli occhi di Levi testimone.

“L'alba ci colse” a “i ricordi buoni delle nostre case”: compare ora una riflessione sul tempo: Levi e gli altri uomini sono entrati in una dimensione priva di connotati spazio-temporali. Non si percepiscono più né confine

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
7 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fergej di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura Italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Colummi Marinella.