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Primo Levi, Italo Calvino, Alberto Moravia e il Neorealismo Pag. 1
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NEOREALISMO

Il Neorealismo è un movimento culturale che sorse come conseguenza della seconda guerra mondiale e la lotta antifascista. Dopo la tragica conclusione della seconda guerra mondiale gli autori avvertivano

l’esigenza di ridare forza ai valori formali che erano stati alla base dell’arte del 900. Volevano rappresentare la realtà contemporanea della guerra, della Resistenza e del dopoguerra, per dare una testimonianza

artistica di un'epoca che segnò tragicamente la vita di tutto il popolo italiano.

I temi principali di questa nuova letteratura sono:

• La guerra partigiana (Italo Calvino “Il sentiero dei nidi di ragno”);

• Lo sbandamento che gli intellettuali vissero durante la guerra e nell'immediato dopoguerra (Alberto Moravia “Gli Indifferenti”);

• La testimonianza dei campi di sterminio (Primo Levi con “Se questo è un uomo”);

Il neorealismo investe anche il cinema con l’opera Roma città aperta di Roberto Rossellini e Ladri di Biciclette di Vittorio de Sica.

PRIMO LEVI

Primo Michele Levi nacque a Torino il 31 luglio 1919 , era di origini ebraiche, è stato uno scrittore, partigiano e chimico italiano, autore di racconti, memorie, poesie, saggi e romanzi. Nel 1934 Primo Levi si iscrisse al

Ginnasio Liceo D'Azeglio di Torino, un famoso istituto che ebbe docenti illustri e oppositori del fascismo come Augusto Monti, Umberto Cosmo, Franco Antonicelli. In prima Liceo, fra l'altro, ha per qualche mese

come professore d'italiano Cesare Pavese. Dopo il Liceo si iscrive alla Facoltà di Scienze alla locale Università e si laurea con lode nel 1941. Nel 1942, si trasferì a Milan per motivi di lavoro. La guerra si espanse in

tutta Europa e i nazisti occuparono il suolo italico. Il 13 dicembre 1943 venne arrestato dai fascisti in Valle d'Aosta, venendo prima mandato in un campo di raccolta a Fossoli e, nel febbraio dell'anno successivo,

deportato nel campo di concentramento di Auschwitz in quanto ebreo. Sopravvissuto ai lager hitleriani, viene liberato il 27 gennaio 1945 in occasione dell'arrivo dei Russi al campo di Buna-Monowitz, anche se il

suo rimpatrio avverrà solo nell'ottobre successivo. La sua opera più famosa è racconta le sue terribili esperienze nel campo di sterminio nazista, con abbondanti particolari, ed è considerato un

Se questo è un uomo,

classico della letteratura mondiale. “Se questo è un uomo”

Primo Levi viene catturato dai nazisti nel 1944 e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Venne spogliato di tutti i suoi averi, i suoi capelli vengono rasati e per essere riconosciuto gli viene

tatuato sul suo braccio un numero. Iniziò a lavorare come uno schiavo e conobbe per la prima volta le selezioni. Incontrò Alberto il suo migliore amico con cui non riesce a condividere la stessa cuccetta.

Venne scelto insieme ad altri prigionieri per andare a far parte del kommando chimico ma prima doveva superare un esame e nel frattempo gli venne affidato il compito di aiuto trasportatore, doveva aiutare

Jean a trasportare la zuppa fino alla sua baracca e durante il tragitto primo ricorda alcuni versi della Divina Commedia. Successivamente arrivano altri prigionieri e iniziarono altre selezioni e Primo riesce a

salvarsi. Supera l’esame di chimica e viene scelto per lavorare nel laboratori dove lavoro anche donne civili. Intanto i Russi si avvicinano e i prigionieri sperano di essere liberati al piu presto. Un prigioniero

viene accusato di sabotaggio in quanto aveva fatto saltare in aria un crematorio e venne impiccato. I Russi bombardano il campo. Primo è malato e ricoverato insieme ad altri prigionieri e il campo viene

evacuato. Alberto fugge via e anche gli ufficiali e le guardi delle SS. Primo alla fine riesce a sopravvivere con i suoi compagni fino all’arrivo dei russi e vengono liberati.

ALBERTO MORAVIA

Alberto Moravia nacque a Roma nel 1907. Considerato uno dei più importanti romanzieri del XX secolo, ha esplorato nelle sue opere i temi della sessualità moderna, i temi dell’alienazione sociale, mostrando l’ipocrisia, il materialismo e

la povertà morale del suo tempo. Il suo lavoro, in tal senso, riconduce alle forme del realismo, e della lucidità razionale, la crisi esistenziale della borghesia che ha attraversato gli anni del fascismo e del dopoguerra, intrecciando

costantemente soggettività e oggettività. Era figlio di una famiglia benestante. Il padre, Carlo Pincherle, era un architetto e pittore veneziano di origine ebraica, mentre la madre, Teresa Iginia De Marsanich, detta Gina, era

un'anconetana di origini dalmate e di religione cattolica, Alberto fu il secondo di quattro figli. Durante la sua gioventù, venne colpito da una forma di tubercolosi ossea, malattia che lo costrinse a letto per 5 anni, a tenersi lontano

dalla scuola e, soprattutto, da quella vita di gioco e spensieratezza tipica della sua età. Dopo diverse difficoltà, nel 1929, pubblicò il suo romanzo più importante, . Oltre a dedicarsi ai romanzi, Alberto lavorò anche come

Gli indifferenti

giornalista, e questo gli permise, nonostante i problemi di salute, di viaggiare all’estero e di scrivere diversi reportage. Dal 1930 iniziò a collaborare con La Stampa, nel 1933 fondò, insieme a Mario Pannunzio la rivista

“Caratteri”, collaborò poi alla rivista Oggi e sempre nel 1933 iniziò a collaborare con la "Gazzetta del Popolo", diretta da Ermanno Amicucci, uno dei futuri firmatari del Manifesto per la difesa della razza. Per via di una serie di problemi

economici, inoltre, si occupò di sceneggiature cinematografiche che però, avendo origini ebraiche, non poté firmare col suo vero nome a causa delle leggi razziali del 1938. Nel 1941 sposò una delle più importanti narratrici del nostro

secondo dopoguerra, Elsa Morante. Furono gli anni del conflitto mondiale, e dopo essere venuto a conoscenza di essere sulla lista dei nazisti delle persone da arrestare, Alberto Moravia fuggì via con sua moglie e si nascose a

Sant’Agata di Fondi, fino al giorno dell’arrivo degli alleati che restituì loro la libertà. In quegli anni uscirono le opere (1944) e il romanzo breve (1944). Nel 1953 a Roma, insieme ad Alberto Carocci, fondò la

L’epidemia Agostino

rivista Nuovi Argomenti e si occupò della redazione insieme a Pier Paolo Pasolini ed Enzo Siciliano. Nel 1954 escono i a cui gli sarà assegnato il Premio Marzotto e scrisse Nel 1955 pubblicò su Botteghe

Racconti romani Il disprezzo.

Oscure la tragedia Nel 1957 iniziò a collaborare come critico cinematografico a L’Espresso. Nel 1958 uscì nel 1959 e nel 1960 con cui Moravia si aggiudicò il Premio Viareggio. Nel

Beatrice Cenci. Un mese in URSS, Nuovi racconti romani La noia,

1962 Moravia si separò definitivamente da Elsa Morante e andò a vivere con la scrittrice Dacia Maraini, con cui fondò, poco dopo, la Compagnia del Porcospino nel teatro di via Belsiana a Roma. Nel 1971 vennero pubblicati il

romanzo e il saggio Negli ultimi anni lo scrittore dedicò la raccolta di racconti dal titolo alla sua nuova compagna Carmen Llera, che sposerà in Campidoglio nel 1986. Nel 1984 fu eletto Eurodeputato come

Io e lui Poesia e romanzo. La cosa

indipendente nelle liste del PCI, mandato che coprirà per cinque anni. Morì il 26 Settembre del 1990 a Roma.

L’opera di Alberto Moravia

Può essere divisi inter periodi:

• Prima fase: Realismo borghese

• Seconda Fase: Neorealismo

• Terza fase: ritorno pessimista all’universo borghese “GLI INDIFFERENTI”

In questo romanzo viene raccontata le vicende di una famiglia benestante, composta da madre e due figli. La Madre di nome Mariagrazia e i figli Carla e Michele. In questa vicenda abbiamo Michele che si

trovava nell’anticamera, seduto su una poltrona mentre pensava e fumava. Era di cattivo umore a causa degli avvenimenti della sera precedente che gli avevano lasciato un malcontento che lo infastidiva,

siccome non riusciva a vincere l’ indifferenza e agire. Pensava a Lisa, sapeva di non amarla, non la desiderava, ma sapeva che sarebbe diventato il suo amante. Per lui non esistevano più fede, sincerità,

tragicità attraverso la sua noia, tutto gli appariva pietoso, ridicolo, falso e sapeva che sarebbe stato utile appassionarsi, agire, soffrire, vincere quella debolezza, quella pietà, quella falsità, quel senso del

ridicolo, bisognava essere sinceri e tragici. Gli piaceva la bella vita, vestirsi bene, lo seducevano i gesti, i nodi delle cravatte, le pieghe dei vestiti, i cristalli e le lane. Arrivò Carla dal tennis e chiese gridando

a Michele dove fosse la madre. Disse al fratello di aver incontrato Pippo Berardi che l’ aveva invitata con la madre a cena, per portarle poi al ballo, aggiunse che se voleva poteva raggiungerli. Michele non

rispose e continuò a fumare. La sorella gli chiese cosa avesse e intanto arrivò la madre nell’ anticamera e Carla la informò dell’ invito che aveva ricevuto, la madre rispose che andava bene senza

entusiasmo e aggiunse che bisogna mascherarsi presto. Poi si avvicinò verso Michele e gli disse che con lui doveva parlare riguardo a quel gesto che aveva compiuto la sera prima, quando gettò il

posacenere verso Leo, colpendo però sua madre. Michele inizialmente non capiva di cosa volesse parlare poi però la madre gli spiegò e gli fece vedere i segni che ancora portava addosso e lui però disse

con disgusto di non fare esibizionismi inutili. La madre cercò di capire cosa avesse il figlio chiedendoglielo piu volte ma lui rispose di non avere nulla. Dopo lei gli chiese di fargli un favore e lui rispose con

ironia, gli chiese di cercare di provare un po di amicizia per Leo, di fingere magari, Michele domandò alla madre perchè Leo non provasse la stessa cosa per lui. La madre cercò di convincerlo che l’ amante

lo amava come un padre e che lo trattava come un figlio, Michele rimase stupefatto dall’affermazione della madre, lei continuò e disse che lui era l’uomo piu buono della terra, diceva che Leo le parlava

spesso di luo, che raccomandazioni, aiuti, incoraggiamenti da parte sua non gli sarebbero mancati, lei era certa che Leo avrebbe provveduto a trovargli un lavoro, quando si fosse laureato, Michele

cominciò ad interessarsi a quanto gli veniva detto dalla madre; cominciò a sperare di poter diventare ricco attraverso l’aiuto di quell’uomo, di poter fare la vita del nababbo; vivere nel lusso, con macchine

e donne… Lui sperò che fosse tutto vero, lei continuò a parlargli della sua generosità, della sua bontà, di quando Michele era piccolo, e lo prendeva sulle sue ginocchia, sempre pronto a giocare con lui e

con Carla. Il cuore di quel ragazzo cosi demotivato ed indifferente si riempì di illusioni. La fantasia di Michele cominciò a correre, capiva che ogni cosa che lui avrebbe potuto chiedere a Leo gli sarebbe

stata data, perchè non

Dettagli
A.A. 2018-2019
4 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher prisonbreak.91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di letteratura italiana otto-novecentesca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Alonge Roberto.