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APPUNTI E SCHEMI DI PSICOLOGIA SOCIALE
4 - SÉ E IDENTITÀ SOCIALE
I termini “sé” e “identità sociale” non definiscono concetti palesemente distinti, tuttavia sono preferiti l’uno
all’altro a seconda delle scuole di pensiero: il “sé” è per la tradizione americana il termine di elezione per
indicare noi stessi nella prospettiva della cognizione sociale, partendo essenzialmente dal soggetto per poi
arrivare alle nozione di soggetto inserito in un contesto relazionale; diversamente, la psicologia europea ha
sempre incentrato i suoi ragionamenti sul concetto di “identità”, più che di “sé”, enfatizzando quindi il ruolo
dell’appartenenza di gruppo e delle relazioni intergruppo come concause principali nella costruzione di una
rappresentazione efficace di noi stessi.
Definire “sé” e “identità”, quindi, può essere alla luce di questi assunti un lavoro più semplice: entrambi
indicano la stessa cosa, ossia la rappresentazione che possiamo avere di noi stessi, ma l’uno lo fa in una
dinamica che privilegia l’aspetto meramente personale, del singolo, mentre l’altro concede molta più
importanza alle dinamiche interpersonali e di gruppo nella costruzione della nostra rappresentazione stessa.
Aspetto, quest’ultimo, ancor di più enfatizzato nelle culture orientali, per le quali l’individualità va
particolarmente sottostimata a favore di un sé interdipendente, e dunque a modi di pensare che vedono il
gruppo, e non i singoli membri del gruppo, come soggetti agenti su cui ciascuno deve porre l’attenzione.
Sé e identità sociale sono stati per anni oggetto di attenzione di studiosi, che spesso hanno distinto, secondo
una definizione di James, un “io” pensatore ed un “me” pensato. Oggi si predilige adottare una visione univoca
di noi stessi, per la quale sé ed identità sono sia antecedenti che conseguenti rispetto all’interazione sociale,
ossia la guidano e la riflettono al contempo, e che racchiuda non solo la mente in quanto unico ente, ma anche
proprio l’insieme di noi stessi come unico organismo corpo-mente, organismo sistema aperto, dinamico, con
margini di mutevolezza importanti.
Il concetto di sé
Il concetto di sé è la rappresentazione cognitiva di se stessi che dà coerenza e significato all’esperienza, incluse
le relazioni con le altre persone, e ci aiuta ad organizzare il passato e a riconoscere ed interpretare gli stimoli
rilevanti del nostro ambiente sociale.
Sono aspetti del concetto di sé:
- Gli schemi di sé, ossia copioni mentali che guidano e organizzano la conoscenza di noi stessi, i quali agiscono
facendoci selezionare le informazioni che confermano la definizione che di noi ci siamo dati ed influenzando
addirittura il nostro modo di vedere gli altri sulla base di come vediamo noi stessi (es. mascolinità: se ci si
vede mascolini, si selezionano informazioni che confermano la presunta mascolinità, e si tende anche a
vedere gli altri alla luce di questa caratteristica), con effetti anche sulla nostra memoria e le nostre scelte.
- La complessità del sé, ossia la funzione congiunta data dal numero di aspetti di sé, e dal loro legame
reciproco. Tali aspetti hanno a che fare con ruoli sociali, abilità, preferenze, atteggiamenti, tratti,
appartenenze, e racchiudono caratteristiche non per forza “centrali” di noi stessi, non sempre inclusi quindi
nello schema di sé.
Molti aspetti e pochi legami tra essi creano alta complessità; viceversa avviene per pochi aspetti altamente
connessi. Un’alta complessità tutela la salute mentale di chi ne è dotato, operando da cuscinetto in tutte le
situazioni, anche per quelle positive, moderando quindi le reazioni scaturite.
- Le fonti di autoconoscenza, cioè il come ci conosciamo. Fonte privilegiata è l’introspezione, ossia il guardarsi
dentro, l’auto-esaminarsi. Non sempre utilizzata, essa è importante ma altamente fallibile poiché non è
detto che possiamo sempre o vogliamo conoscerci per come siamo davvero.