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Il corpo significante
Scarse le interpretazioni, sia delle motivazioni che spingono a tatuarsi che dell'ambiente sociale da cui provengono gli individui tatuati. Essere tatuati è già di per sé, per gli antropologi della scuola lombrosiana, emblematico di una predisposizione alla delinquenza.
Il tatuaggio, nel significato attuale del termine, è una colorazione indelebile della pelle ottenuta artificialmente attraverso l'introduzione di sostanze coloranti nella pigmentazione sottocutanea, si diffonde in Occidente come termine e come pratica "moderna" negli anni immediatamente successivi al ritorno in Inghilterra del capitano Cook dal suo secondo viaggio nelle isole del Sud del Pacifico.
Cook, insieme alle descrizioni di un favoloso arcipelago, "paragonabile in tutto al paradiso terrestre", abitato da esseri liberi e incontaminati, aveva condotto con sé un principe tahitiano corposplendidamente tatuato, prova vivente del modo di.
acconciarsi di un'isola in cui "gli uomini vivevano senza vizi, senza pregiudizi, senza discordie interne". Il principe sarà esibito in molte corti d'Europa, e il suo corpo "istoriato" ottenne un successo talmente immediato e prorompente che decretò la nascita di un nuovo esotismo: il tatuaggio. La pratica del tatuarsi, antichissima e mai completamente caduta in disuso anche nell'Occidente "civile", si rivitalizza con caratteristiche assolutamente nuove e moderne: non nell'iconografia dei segni tatuati, che recupera motivi figurativi e ornamentali della tradizione popolare, ma nella spregiudicatezza di un uso del corpo irrispettoso della sua sacralità. L'esotismo è nel tatuarsi, non nel cosa o nel come tatuarsi. Il "segno" non viene più imposto da altri per marcarne la proprietà (schiavi), per ricordarne le colpe di un passato criminale, o fatto imprimere deliberatamente.sul proprio corpo per affermare l'appartenenza ad un credo religioso (primi cristiani), segno di un ostato di pellegrino (Terrasanta, Loreto), ma richiesto e voluto come forma di abbellimento, di valorizzazione del corpo, "corredo per la propria identità" (Goffman 1961, p. 49). Una delle tesi sviluppate da M. Douglas ne I simboli naturali è che "quanto maggior valore si attribuisce al controllo sociale, tanto maggiori sono le restrizioni sul corpo" (Douglas 1970, p. 45). Prove tangibili della pratica del tatuaggio e della sua vasta diffusione sono arrivate a noi attraverso il ritrovamento di corpi mummificati, intenzionalmente o accidentalmente, in Egitto, in Perù, in alcune zone artiche e dell'Asia centrale. Punti e linee sono tatuate sulla pelle di una sacerdotessa di Hator dell'XI dinastia dell'antico Egitto, databile intorno al 2200 a.C., un corpo sepolto (un capo scita?) a Pazyryk nell'Asia Centrale, circa 2500 anni fa, era diffusamente tatuato con immagini di creature fantastiche. Per lefontiletterarie sulla pratica del tatuarsi nell'antichità, cfr. De Biasio 1905; Cerchiari 1903; L'asina e la zebra 1985. Maggiore è l'importanza dei simboli del controllo del corpo (Douglas 1970, pp. 8-9). E il coronamento di un percorso di attenzione che culminerà, secondo Foucault, con la "scoperta del corpo come oggetto e bersaglio del potere. Si troverebbero facilmente i segni della grande attenzione dedicata al corpo - al corpo che si manipola, che si allena, che obbedisce, che risponde, che diviene abile o le cui forze si moltiplicano. Il grande libro dell'Uomo-macchina venne scritto simultaneamente su due registri: quello anatomo-metaftsico, di cui Descartes aveva scritto le prime pagine e che medici e filosofi continuarono; quello tecnico-politico, costituito da tutto un insieme di regolamenti militari, scolastici, ospedalieri e da processi empirici e ponderati per controllare o correggere le operazioni del corpo."
(Foucault 1975, p. 148). Nella seconda metà dell'Ottocento, lo sviluppo capitalistico ri-chiede che il corpo, "il primo e più naturale strumento dell'uomo" (Mauss 1936, p. 392), sia controllato, si uniformi alle esigenze della produzione, divenga apparato duttile e malleabile alle esigenze dell'impresa.
Il corpo tatuato sfugge a questo controllo, autonomamente sceglie una sua moralità, afferma una sua storia, la sua individualità. Il tatuaggio genera un disordine nel corpo che la natura vuole ordinato, così come il crimine genera un disordine nel corpo sociale.
Attraverso il tatuaggio il proletario, anonimo e senza voce, dichiara il suo essere nel mondo, afferma l'unicità della sua persona, si fa soggetto distinto, unico, irripetibile. Lo afferma riprendendo possesso di quel corpo che gli è stato espropriato per farne forza-lavoro.
Gli stessi elementi dell'alienazione divengono emblematici: il corpo che
è stato carne da cannone nelle battaglie si riscatta espo-nendo come trofeo indelebile il nome del reggimento e la data dellabattaglia. Il carcerato, che ha vissuto la forma più estrema diestraneazione dal proprio corpo, si tatua le date e il nome delleprigioni in cui ha soggiornato. L’ancient mariner afferma il suo di-ritto a narrare la «ballata» o l’odio di Achab o la sua personaleavventura in luoghi lontani attraverso la raffigurazione tatuata delprofilo del veliero su cui ha navigato.
Ricordo di una identità smarrita all’interno dell’istituzione totale oaffermazione di una identità che, nella condizione reale d’esistenza,non gli è mai appartenuta?
E possibile che i due elementi convivano ambedue e che, in alcunicasi, si sommino. I carcerati da cui traggono la maggior parte delleloro informazioni gli antropologi criminalisti hanno una grandeomogeneità di provenienza: appartengono in larga parte alle
frangepiù misere ed emarginate della società. Sono stati ripetutamente ospiti di carceri diversi, e prima ancora hanno sperimentato altre istituzioni in cui sono stati privati del "sé", il riformatorio, l'esercito, la vita sulle navi (cfr. Goffman 1961). In queste situazioni, atto estremo e impotente di ribellione, scrivono sul proprio corpo gli elementi rilevanti della loro storia personale. Una storia singolare e irripetibile, una diversità che li rende "persona". Ecco allora i tatuaggi diventare elementi di una storia di vita, biografie scritte sulla pelle per date, simboli ed elementi caratterizzanti. Come i cavalieri descritti da Calvino ne Il castello dei destini incrociati (Calvino 1973) ricostruivano la loro storia attraverso la scelta tra i tarocchi disposti su un tavolo, così i carcerati narrano la loro storia, la loro vita, le loro passioni attraverso i tatuaggi. M. Emilio, di 27 anni, condannato almeno 50 volte perrivolte, percosse e ferite, ... [ha sul corpo i seguenti tatuaggi]:
Un ancoraricorda la nave Speranza, che naufragò sulle coste d’Irlanda, ed abordo della quale serviva in qualità di mozzo.
Una testa di cavalloricorda il cavallo che uccise, a 12 anni, per capriccio, con un col-tello.
Un elmo ricorda gli agenti di polizia che vorrebbe uccidere.
Il ritratto del bandito Mottino.
Un liuto, ricordo di un amico,abilissimo chitarrista, col quale percorse buona parte dell’Europa.
La stella, sotto l’influenza della quale dice di essere nato.
Una corona reale, ricordo politico, come egli asserisce, ma forse, pen-siamo, ricordo delle sue nuove occupazioni di mercante.
A bordovoleva perpetuare la memoria della sua amica tatuandone sul pro-prio braccio il corpo nudo, ma il capitano vi si era opposto. Percui, non potendo compiere tutto il disegno, mise un cuore, em-blema dell’amore, invece della testa (Lombroso 1897, vol. III,Atlante, p. XVI).«Un corpo senza
"Il tatuaggio è insignificante, così come un tatuaggio senza corpo" (L'asino e la zebra, 1985, p. 97). Il tatuaggio in sé, impresso indelebilmente, nobilita tutto l'apparato corporale, non solo la parte investita dal segno. "Un corpo che non è tanto un dato oggettivo, esistente di per sé, quanto una realtà in fieri, che va progressivamente costruita mediante l'applicazione di segni culturalmente codificati che traducano lo status politico-sociale, costantemente in divenire, dei singoli membri delle comunità" (Massenzio 1990, p. 2).
Il tatuaggio diviene, in individui che vivono una condizione di precarietà esistenziale e di emarginazione sociale, una rivendicazione di identità di genere - è una pratica quasi esclusivamente maschile - di status, di una appartenenza di gruppo. All'isolamento individuale viene contrapposta la solidarietà del microgruppo di cui si è.
stati o si è membri: il nome della nave, del reggimento, della prigione o del riformatorio divengono significanti di una appartenenza esibita con orgoglio. Non diversamente dai "vecchi" tatuaggi eseguiti in occasione del pellegrinaggio al santuario della Madonna di Loreto anche i "nuovi" tatuaggi stanno ad indicare un "gruppo di riferimento" a cui si vuole essere ascritti, anche se in questi casi sono gruppi minoritari o devianti.
Produzione e trasmissione di tecniche e di segni
Nella seconda metà dell'Ottocento individui tatuati vengono esibiti nelle fiere e nei circhi, i cataloghi dei tatuatori che li accompagnano si fanno sempre più vasti e ricchi. Nel contempo la moda del tatuarsi sembra coinvolgere sempre meno le classi alte della società. A tatuarsi sono in prevalenza gli individui con un trascorso carcerario non deve apparire inusuale se "non può dirsi 'romano' chi"
Un detto popolare di Roma afferma: "almeno una volta lo scalino", dove lo scalino è quello che da via della Lungara immette al carcere di Regina Coeli. Scorso carcerario, anche se una frangia di "persone normali", che Lombroso non esiterà a definire "deboli psichicamente", "nevrotici", "eccentrici" e "bislacchi", continuano a perpetrare questa pratica.
I "normali", secondo l'antropologo, disegnano sul proprio corpo il ricordo di una "passione", incidono simboli che ricordino un amore, una guerra, un mestiere o una fede religiosa. Nomi e iniziali della donna amata, la data del primo amore, cuori trafitti da frecce, distici d'amore. Frequenti elementi che ricordino le guerre, come le date delle battaglie memorabili cui si è partecipato, il nome dell'