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Le forme, per Simmel, sono fondamentali nella sociologia poiché analizzare una struttura
macroscopica, significa farne l’effetto di un’aggregazione.
Il legame tra il concetto di forma e individualismo metodologico, ci fa cogliere la
composizione del libro:
1° capitolo tratta del momento microscopico in cui ha inizio l’analisi attraverso l’individuo
metodologico.
2° - 3° capitolo tratta dei momenti macroscopici dell’analisi.
Ora tornando all’individualismo metodologico, vi è da dire che sia le scienze umane,
storiche che naturali si rifanno al tale principio: individualizzazione di ragioni valide, anche
se contradditorie, in quanto considerate comunque buone, per spiegare un
comportamento individuale che aggregato ad altri produce un fenomeno sociale.
Le scienze quindi cercano una teoria che tenga insieme tutti i dati a disposizione. Tuttavia
subentra in tal modo il problema della comprensione; ovvero la ricostruzione dei dati
invisibili, come stati d’animo e motivazioni, partendo dai dati aventi a disposizione. I dati
invisibili che si cercano di ricostruire sono detti contenuti della coscienza. Vi è da
sottolineare che tale ricostruzione è fattibile anche se non si hanno testimonianze dirette
sul vissuto degli attori presi in considerazione.
Per Boudon questo è quindi ciò che Simmel vuole attuare nella sua sociologia formale, la
quale mira ad analizzare le struttura macroscopiche come effetti di aggregazione.
Simmel, a tal proposito, prende spunto dagli economisti, i quali ritengono che i
comportamenti individuali aggregati tra loro, producano regolarità macroscopiche.
Tuttavia se esistono casi in cui la ricostruzione dei contenuti è fattibile anche senza una
testimonianza, e quindi il comportamento degli attori sociali è ricostruito o anticipato, vi
sono alcune situazioni intelligibili ma contradditorie.
Nel primo caso, le scienze umane possono comprendere e prevedere; nel secondo caso,
le scienze umane possono solo comprendere.
In base a ciò, dobbiamo distinguere la capacità di previsione da quella scientifica, perciò vi
sono comportamenti ricostruiti ed anticipati ed altri non anticipati, in cui è anche variabile
la capacità di ricostruzione. Vi è poi da sottolineare che i modelli non possono esser
strumenti di previsione.
I modelli non sono neanche semplificazione, cioè non rappresentano la realtà del passato
in maniera semplificata poiché si possono formare modelli contradditori.
Nel capitolo della comprensione, vi è poi il concetto di inconscio.
Questo deriva dal fatto che quando siamo imbarazzati nel decifrare il nostro
comportamento o quello di altri, cerchiamo di coprire con un’etichetta la nostra ignoranza.
Tramite un processo di sostantificazione , si attribuisce a un aggettivo, il valore di un
sostantivo poiché in tal modo abbiamo l’impressione di passare dall’ignoranza al sapere
(perché ha agito in quel modo? Perché ha obbedito a certe pulsioni inconsce - ignoto
perché abbia agito così). Tale aggettivo caratterizzava in modo negativo il rapporto tra
l’osservatore e l’osservato.
Simmel quindi parte dal postulato che un comportamento non può esser spiegato se non
individuando delle valide ragioni, considerando che le ragioni contradditorie possano
essere comunque buone.
Gli attori producono continuamente degli effetti composti, definibili “inconsci”.
Quindi, ogni comportamento si basa su delle ragioni e il compito della storia e delle
scienze sociali è di individuare tali ragioni. Tale interpretazione dell’attore può essere:
- facile se vi sono in gioco interessi materiali sia se gli attori sono lontani (per tempo e
cultura) o vicini a lui.
(Questo è ciò che Simmel dice quando parla dell’Universalità degli interessi materiali)
- incerta quando si elaborano più intercettazioni e per deciderne una , si cercano
informazioni e si confrontano le interpretazioni.
Fin ad ora si è illustrata la prima proposizione di Simmel: storia e scienze umane
possono avere un obiettivo analogo alle scienze naturali, ovvero di determinare le cause
reali del fenomeno e seguire un’identica metodologia. Le scienze quindi si piegato al
postulato dell’individualismo metodologico poiché ogni fenomeno sociale è il risultato di
comportamenti individuali.
Simmel nota poi una distinzione tra legge descrittiva ed enunciato causale.
- La legge descrittiva si limita a descrivere il “come” del fenomeno; vedi Leggi di Keplero.
- L’enunciato causale ricerca le cause responsabili del fenomeno, cioè il perché del
fenomeno; vedi Leggi di Newton, poiché ciò è chiaro solo nelle scienze umane.
In alcuni casi quindi si possono determinare le cause, in altri invece si è bloccati al livello
descrittivo.
Tuttavia, vi sono vari casi di passaggio da un livello all’altro.
Nei gruppi infatti è possibile solo se vi sono interessi universali, ovvero comportamenti che
obbediscono a motivazioni semplici. E’ da precisare che il passaggio però non è
immediato.
Vi sono casi in cui il passaggio è invece difficile, se non impossibile, come il suicidio. Si
trattano di comportamenti che dipendono dal contesto e dalle situazioni avente un
rapporto complesso.
Le regolarità osservabili macroscopiche mantengono infatti un carattere descrittivo e non
si possono determinare le cause; la conoscenza deve perciò darsi altri obiettivi.
I ricercatori adottano una concezione particolare della conoscenza e della spiegazione;
tale concezione è definita nomologica, la quale dice che spiegare un fenomeno significa
ricondurlo sotto legge; si cercano quindi le leggi dei fenomeni.
Tale concezione non coglie le cause reali poiché le regolarità empiriche sono il prodotto
di azioni individuali e quindi possono esser influenzate dal contesto.
Nelle regolarità empiriche vi possono esser commessi 2 errori:
- le regolarità rischiano di annullarsi o rovesciarsi in un altro contesto
- interpretare tali regolarità come una regola alla quale viene assoggettata la realtà.
Regolarità empiriche a livello macroscopico sono effetti, ovvero il prodotto dell’azione degli
uomini.
Tali regolarità non sono leggi in grado di spiegare la realtà.
Simmel e il libro
Simmel è un sociologo e filosofo tedesco di stile analitico, ovvero egli fonda le sue
proposizioni su dimostrazioni e moltiplica ed analizza in dettagli i suoi esperimenti mentali.
Come enunciato inizialmente, Simmel presenta il libro come una critica del realismo in
storia e fa di tale critica il tema principale. Il libro è inoltre uno studio di epistemologia
generale; per epistemologia si intende lo studio della natura e dei limiti della conoscenza
scientifica.
Filosofia della storia è una disciplina che stabilisce le leggi della storia e tale disciplina
deriva dalla divisione del lavoro poiché lo storico scrive la storia, mentre il filosofo della
storia ne stabilisce le leggi.
L’esistenza di tale filosofia testimonia l’impossibilità di coprire tutti i fenomeni con un
metodo scientifico; tuttavia la storia corrente e le scienze sociali correnti producono degli
schemi esplicativi definibili metascientifici o metafisici.
Metafisica è la disciplina che spiega le cause di ogni cosa.
Partendo dal fatto che l’interpretazione metafisica è diversa dalla spiegazione scientifica,
possiamo enunciare che:
- Le leggi organizzano la complessità del reale; che portano l’attenzione su determinati
fattori; che hanno sia valore euristico che di strumento intelligibile.
- Schemi metafisici sono proposizioni non scientifiche poiché non sono il risultato di
comportamenti individuali intelligibili e perché non sono leggo, in quanto non sono
universali.
Validità degli schemi metafisici
Tali schemi hanno una validità e qualità variabile e il criterio per valutare tale validità
prevede:
- esser coerente
- esser giusto
- esprimere la realtà
- giunga all’oggettività
- dare impressione della presenza
Non vale quindi il criterio dell’adeguamento al reale previsto per le teorie scientifiche.
Le credenze collettive di Durkheim
Boudon nel 5 capitolo del suo libro tratta dell'opera di D. "Forme elementari della vita
religiosa" e prova a mettere in risalto l'interesse teorico del libro in questione. D. era un
sociologo, antropologo e storico delle religioni francesi e può considerarsi, insieme ad altri,
il padre fondatore della sociologia. Ricordiamo a tal proposito che fu egli a pubblicare nel
1898 la prima rivista francese di sociologia "L'annee sociologique". D. propone nelle FE il
problema della spiegazione scientifica delle credenze religiose, partendo dal principio che
spiegare le credenze significa ricostruire il senso che esse hanno per il credente. Le
credenze collettive sono opinioni, che diventando oggetto dell'analisi sociologica,
diventano scienza. D. si concentra in particolar modo sui modi di essere e sui contenuti
delle credenze collettive. I sentimenti religiosi che per un soggetto della società sono
mascherati, vengono dati dalla fede del soggetto verso la società, la quale fa da "tramite"
tra l'individuo vergine e i sentimenti religiosi. Le rappresentazioni collettive sono il prodotto
di azioni che si sono sviluppate nello spazio e nel tempo e vengo analizzate sotto il
principio dell'individualismo metodologico. Le idee a noi giunte, tramite un processo di
"filtraggio" e nate in un spazio- tempo distinti, sono il prodotto di selezione, innovazione e
crescita, e sono perciò il prodotto della società. Poiché la società è oggetto di
personificazione e sostantificazione, D. la considera come realtà scontata ed accettabile,
sottolineando però che la realtà delle società è sui generis e vive grazie agli individui.
Siccome le verità scientifiche sono determinate e filtrate dalla società, D. si rifiuta di ritrarre
l'individuo come soggetto passivo di verità impostagli dalla società. Al contrario considera
che l'individuo potrebbe esser vittima di illusioni, ma sottolinea anche che le verità e le
categorie della società sono sottoposte ad un continuo processo di critica, quindi per cui
l'individuo si riconosce nelle istituzioni solo se esse hanno un senso ed un utilità per lui.
Categorie Fondamentale nelle FE è la teoria delle categorie. Le categorie sono importanti
poiché per D pensare è classificare. Egli riprende il pensiero kantiano, secondo il quale il
concetto di tempo, spazio e