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Le sfide burocratica e oligarchica

La 4^ sfida è quella burocratica. Presenta alcuni elementi comuni con la sfida tecnocratica, infatti spesso si parla di tecno-burocrazia. Anche nella ideologia burocratica è presente il motivo del superamento del dominio politico, in nome della razionalità tecnica. Inoltre nella burocrazia il principio della razionalità si combina con il principio della carriera gerarchica, come principio distinto e distante da quello elettivo. La sfida burocratica agisce verso la democrazia su due fronti: la burocrazia si rifà a premesse di gerarchia e razionalità tecnica che prescindono dai presupposti democratici; ostacola il funzionamento della democrazia come sistema di servizi, allocazione ed estrazione di risorse, ecc.

La 5^ sfida è quella oligarchica. Michels sostiene che più aumenta l'organizzazione interna dei partiti, più in essi acquista spazio l'oligarchia, e più cresce l'oligarchia nei partiti più la democrazia viene minacciata.

democrazia come sistema politico è indiminuzione. Un filone di pensiero replica che il limite dell'impostazione michelsiana sta nell'inferire, dallamancanza di democrazia entro i partiti, la conseguenza che viene meno la democrazia come sistema politicocomplessivo. Per quanto questi possano essere organizzati su basi oligarchiche, il risultato della loro interazionecompetitiva è una democrazia, in quanto il potere di decidere tra i competitori è e rimane nelle mani del popolo.

La 6^ sfida è quella della competizione manipolata. Essa riguarda il rapporto tra competizione e responsabilitànelle democrazie rappresentative. La competizione è condizione necessaria ma non sufficiente di responsabilitàdemocratica. La concorrenza dei partiti li induce mediante i loro programmi a familiarizzare il cittadino conesigenze e attese che si dimostrano ben presto irrealistiche. Ciò è un contributo significativo

All'alimentazione delle aspettative crescenti, quindi alla proliferazione di democrazie in deficit. Non può essere trascurato che il pubblico è spesso non informato o disinformato, incompetente, a volte suscettibile di risposte altamente emotive agli stimoli politici. Un altro aspetto importante riguarda l'influenza e le pressioni alle quali viene sottoposto il pubblico. La partitocrazia è la colonizzazione della società da parte dei partiti. Quando si ha partitocrazia, si ha anche un condizionamento della competizione, con una contrazione dell'autonomia del pubblico. L'ipotesi più inquietante riguardo la pressione sul pubblico è quella che si rifà al venir meno della molteplicità delle arene. Qui si postula un potere capace di imporre il suo dominio nella pluralità delle arene politiche ed extra-politiche. Il panpoliticismo è una tendenza e una spinta a ridurre tutte le arene a un'unica arena politica.

È il caso del totalitarismo, ove il soggetto che domina tutte le arene è il partito unico rivoluzionario. Il totalitarismo è la versione estrema del panpoliticismo. Anche il paneconomicismo mira a un analogo risultato: ridurre tutte le arene all'arena economica, per conferire tutto il potere ai potentati economici. Nelle democrazie industriali tende a saldarsi un'alleanza tra tecnostrutture economiche e burocratiche. I membri dell'alleanza prendono decisioni che interessano la comunità politica in sede di comitati ristretti, per cui poche persone decidono per tutte. Inoltre, grazie alle risorse finanziarie immense di cui dispongono, controllano il sistema delle comunicazioni di massa, che di conseguenza diffonde messaggi che tendono a omogeneizzare la cultura politica e gli orientamenti dei cittadini, omologandoli alle esigenze dell'alleanza tecnostrutturale. Infine, la classe politica viene soggiogata agli interessi dell'alleanza attraverso.

la forza finanziaria, attraverso il sistema delle comunicazioni di massa e la correlativa acquiescenza del pubblico. Quindi il paneconomicismo è un modo per aggirare o neutralizzare più di una delle 8 garanzie di Dahl. La tendenza paneconomica e panpolitica, entrambe presenti nelle democrazie di massa, almeno in parte si controbilanciano.

La 7^ sfida è quella istituzionale. Le strutture istituzionali svolgono un ruolo primario nella democrazia, conferendole un andamento funzionale buono o cattivo a seconda delle capacità che le istituzioni stesse hanno di affrontare i problemi inerenti ai regimi democratici. Questi problemi spesso rispondono a logiche tra loro contraddittorie, e questo può aggravare il quadro patologico e rendere più ardua la terapia. es. pluralità delle arene può spingersi fino al punto da frantumare il gioco politico, conferendogli un andamento centrifugo e conseguentemente dando luogo a impotenza decisionale.

vogliono evitare che l'opinione pubblica finisca per giudicare troppo alti i costi della democrazia, i regimi democratici devono mettersi in condizione di lavorare bene e di affrontare con prospettive di successo le diverse sfide. Il totalitarismo come "novità" Storicamente, il concetto di totalitarismo ha la sua genesi in riferimento alle esperienze politico-culturali del fascismo italiano, ed è in relazione a tale situazione che nasce la parola, inventata da antifascisti. Il termine è stato poi ripreso da Mussolini e utilizzato in senso positivo. Il totalitarismo è una forma politica caratterizzata da assenza di strutture e controlli parlamentari, presenza di un partito unico, rifiuto del pluralismo liberale a favore dell'unitarismo. Un uso indiscriminato del termine ha dilatato nel tempo e nello spazio l'applicazione del concetto (in questo modo, il criterio del monopartitismo viene del tutto cancellato). Secondo Aron l'elemento

Il tratto nuovo del totalitarismo è costituito dal partito unico rivoluzionario. Nei confronti del potere politico possono operare tre ordini di limitazioni e controlli: limitazioni dirette (conseguenti all'esistenza e all'effettiva vigenza di garanzie costituzionali); limitazioni indirette (che derivano dalla configurazione pluralistica del sistema sociale, e che esigono l'attivazione di meccanismi di compromesso); limitazioni naturali (riferibili al carattere e alla tradizione nazionali). Nei regimi di tipo costituzionale sono attivi tutti e tre gli ordini di limitazioni. Nei regimi autoritari, vigono limitazioni indirette e naturali, oppure solo queste ultime. Solo il moderno totalitarismo rifiuta tutte e tre le limitazioni.

Secondo un altro filone di pensiero, il tratto nuovo del totalitarismo sta nel fatto che esso è un'autocrazia basata sulla moderna tecnologia e sulla legittimazione di massa.

Hannah Arendt inquadra il fenomeno totalitario nel contesto finale di

Una trasformazione delle strutture sociali e civili che si è risolta nella disintegrazione delle articolazioni e delle gerarchie di classe proprie dell'età precedente e nell'emergenza di masse atomizzate e uniformi; in questo scenario, demolendo la tradizionale alternativa tra governo legale e governo illegale, il totalitarismo realizza una forma di reggimento politico che ha nel terrore la sua essenza distintiva.

Hayek individua il carattere specifico del regime totalitario nella distruzione della libertà economica, conseguenza della pianificazione centralizzata e del controllo collettivistico di tutti gli strumenti significativi della produzione.

Partito unico e rivoluzione dall'alto

Un luogo comune vuole che i regimi totalitari si caratterizzino come regimi di ordine e come sistemi fondati su un alto livello di stabilità politica e coerenza interna. Tale convinzione nasce dal successo che i meccanismi di repressione e di persuasione ottengono.

nella realizzazione e nel mantenimento di condizioni di disciplina sociale e politica. Ma a un'analisi approfondita questi risultati si rivelano apparenti e superficiali. La guerra civile che dà luogo al regime totalitario si risolve in mutamenti profondi rispetto al precedente ordine socio-politico. La rivoluzione totalitaria non si arresta perché persegue e si prefigge mutamenti totali. È opinione diffusa che regime totalitario significhi regime che vuole inglobare e dirigere la totalità dell'esperienza, sia individuale che collettiva. Ma ritenere che la sua vera essenza si esaurisce in questi orientamenti è un errore. In realtà, totalitarismo non sta tanto per regime che vuole inglobare la totalità quanto per regime che vuole cambiare la totalità. La rivoluzione totalitaria è mossa dal proposito di realizzare una trasformazione che sia contemporaneamente politica, sociale e antropologica. Animata da ambizioni tanto radicali,la rivoluzione totalitaria può solo essere una rivoluzione permanente. L'impresa esige tempi e strumenti di distruzione. Con il totalitarismo, la rivoluzione viene per la prima volta trasferita e proiettata dal livello dell'insurrezione dal basso contro il potere, a livello di costante ufficio del potere, diventando quindi una rivoluzione dall'alto. In quanto rivoluzione, essa mantiene ferme le due proprietà costitutive della violenza e del mutamento. Le totalitarie esperienze sono caratterizzate da "dualismo di stato e partito", nel senso che, accanto e in conflitto con la struttura statale, c'è la struttura del movimento (o partito unico) rivoluzionario. Il fatto che il partito totalitario si consideri come il nocciolo della nuova realtà lo induce ad assumersi esso la vocazione generalistica e a negare allo stato la sua natura sovrana e la sua essenza generale. Una vocazione antipluralistica. L'azione di destrutturazione del vecchio ordine.In vista della edificazione dell'ordine nuovo, non riguarda solo l'stato, al quale viene contrapposto il partito unico, ma riguarda anche la società. Qui il connotato essenziale del totalitarismo è il suo radicale antipluralismo. Poiché il totalitarismo vuole costruire una nuova società sulla base di una premessa ideologica che non ammette alternative, esso deve combattere la società pluralizzata su tutti i piani. E poiché una società pluralizzata è un'esperienza che ha maturato nel corso della storia molteplici libertà, queste libertà non possono che seguire la sorte del pluralismo sociale, cioè essere negate e combattute. Il carattere panpolitico, antipluralistico e di rivoluzione dall'alto dei regimi totalitari si esprime a molteplici livelli. Uno dei più significativi riguarda il terrore: se la democrazia è l'esperienza che tenta di ridurre al minimo l'area del nemico e lospazio dell'ostilità, il totalitarismo è invece il regime che massimizza la dimensione dell'inimicizia. Nederivano, sul piano della repressione, due invenzioni tipiche del totalitarismo: la categoria di nemico oggettivo (onemico del popolo); l'universo concentrazionario. Per nemici si intendono
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Publisher
A.A. 2012-2013
12 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher deboraccah di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienze politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Nevola Gaspare.