Scienze merceologiche - nozioni generali - Appunti
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corrente più una componente autonoma:
_
d
C = C+cYd
dove 0 < c <1, è la propensione marginale al consumo, e Yd è il reddito disponibile.
Per quanto riguarda le decisioni del settore pubblico (G), siamo giunti alla conclusione che quelle
riguardanti l’acquisto di beni e servizi finali (G) e i trasferimenti a favore di famiglie e imprese (Tr)
possono essere considerati indipendenti dal reddito corrente. Il livello delle imposte (T) dipende
invece da due componenti: una è indipendente dal livello del reddito e una è una funzione crescente
del livello del reddito. Perciò:
_
d
G = G
__
Tr = Tr
_
T = T + tY
dove 0 < t < 1 è l’aliquota marginale di imposta, considerata costante.
In riferimento a una economia chiusa (che non ha rapporti con l’estero), la domanda aggregata può
essere rappresentata come segue:
_ _ _
d d d
E = C +I +G = C+cYd+I+G
Possiamo ora stabilire da cosa dipende il reddito disponibile, pari al reddito distribuito più i
trasferimenti meno le imposte:
__ _ _ _
Yd = Y+Tr-T = Y + Tr –T-tY = (1-t)Y+Tr-T
Sostituendo questa espressione nella funzione del consumo otteniamo :
_ __ _
d
C = C + c(1-t)Y+cTr-cT
Raggruppiamo le componenti autonome delle imposte dei trasferimenti (moltiplicati per
la propensione al consumo) e del consumo in un’unica voce
_ _ __ _
Ca = C+cTr+cT _
d
La funzione del consumo diventa: C = Ca+c(1-t)Y
__ _ _
E la domanda aggregata diventa: E= C a+c(1-t)Y+ I+G _ _ _ _
Infine, raggruppando tutte le componenti autonome sotto la voce A = Ca+I+G
_
La domanda aggregata può essere espressa come E = c(1-t)Y+A
Date le componenti autonome, la propensione marginale al consumo c e l’aliquota marginale di
imposta t, la domanda aggregata è una funzione crescente del livello corrente del reddito.
Determinazione algebrica del livello di equilibrio del reddito
Perché vi sia equilibrio, il reddito prodotto deve essere pari alla domanda aggregata: se il reddito è
inferiore alla domanda aggregata significa che le imprese non producono a sufficienza per soddisfare la
domanda. _
E = c(1-t)Y+A DOMANDA AGGREGATA
Y =E CONDIZIONE DI EQUILIBRIO
_
Y = c(1-t)Y+A trasformo
_
Y-c(1-t)Y = A trasformo
_
(1-c(1-t))Y = A trasformo
1 _
Y = ______ x A
e 1-c(1-t)
LA FUNZIONE DEL RISPAMIO
Vi sarà un equilibrio in economia chiusa quando il risparmio sarà sempre = investimenti
Dalla contabilità nazionale sappiamo che il risparmio S è:
S = Y –C –G
Occorre ora passare dalla definizione al risparmio desiderato:
Sd –Cd –Gd
= Y _ _
d Gd
Sapendo che C = c(1-t)Y-Ca e che = G
la funzione del risparmio desiderato è:
_ _ _ _
d
S = Y- c(1-t)Y-Ca – G = (1-(c-t))Y-(Ca+G)
In equilibrio, quando cioè Y=E, il risparmio desiderato è uguale all’investimento desiderato
Sd d
= I
Sd-Id= Y-E= variazione non desiderata delle scorte
Moltiplicatore del reddito in economia chiusa
Riprendendo l’espressione
1 _ _ _ _ _
Ye = _______ x A dove A = Ca+ I+G
1-c(1-t)
Definiamo che la variazione del livello di equilibrio della produzione è un multiplo della variazione
della componente autonoma della domanda aggregata. Per questo motivo, l’espressione risulta
1 _ 1
ΔYe = _______ ΔA in cui ______ è il moltiplicatore del reddito in economia chiusa
1-c(1-t) 1-c(1-t)
UD 5
ECONOMIA APERTA
Determinanti delle importazioni (M)
Le importazioni aumentano all’aumentare della domanda per consumi, investimenti, spesa pubblica ed
esportazioni. Se indichiamo con Z la spesa finale desiderata otteniamo
Z = C+I+G+X
Le importazioni pertanto aumentano all’aumentare di Z secondo un coefficiente che definiamo
propensione marginale all’importazione (m)
M = mZ m<1
Determinanti delle esportazioni
Le esportazioni dipendono dal reddito dei paesi destinatari delle esportazioni stesse, pertanto dalla
domanda mondiale.
DOMANDA AGGREGATA IN ECONOMIA APERTA
Sappiamo che la domanda aggregata è la spesa desiderata per i beni e servizi prodotti all’interno
(economia chiusa):
E= C+I+G+X-M
Poiché la spesa complessiva, che include tutti i beni prodotti sia all’interno che all’esterno, è:
Z= C+I+G+X e contiene anche le importazioni, è immediato che
E=Z-M e poiché M=mZ allora
E=Z-M = Z-mZ= (1-m)Z = (1-m)(C+I+G+X)
Utilizzando le nozioni viste precedentemente sulla composizione dei consumi abbiamo
C= c(1-t)Y+Ca poiché G, I e X sono componente autonoma avremo
_
E = (1-m)(c(1-t)Y+A)
REDDITO DI EQUILIBRIO IN ECONOMIA APERTA
Si esprime: _
Y= E = (1-m)(c(1-t)Y+A) da cui :
1 _ 1
Y = ___________ (1-m)A e ___________ è il moltiplicatore del reddito in economia aperta
1-c(1-t)(1-m) 1-c(1-t)(1-m)
Domanda aggregata, reddito di equilibrio e saldo della bilancia commerciale
Il saldo della bilancia commerciale corrisponde alla differenza tra esportazioni e importazioni (BC=X-M).
Tale differenza è anche definita esportazioni nette.
Abbiamo visto che, mentre le esportazioni sono indipendenti dal livello del reddito (in una piccola
economia aperta), le importazioni variano in base al livello della spesa desiderata complessiva.
Per verificare l’influenza sulla BC del reddito e della domanda aggregata occorre esprimere le
importazioni con la seguente relazione:
M = (m/(1-m))Y
Data la propensione marginale all’importazione m, le importazioni aumentano all’aumentare del
reddito perché una parte della spesa desiderata generata da ogni aumento del reddito viene
soddisfatta dalle importazioni. A questo punto la BC diventa:
BC=X-M = X-(m/(1-m))Y
BILANCIA DEI PAGAMENTI
La bilancia dei pagamenti registra tutte le transazioni fra residenti e non residenti; le transazioni
possono essere: partite correnti, movimenti di capitale o variazioni delle riserve ufficiali.
Partite correnti: comprendono tutte le transazioni tra residenti e non residenti che riguardano merci,
servizi, redditi e trasferimenti;
Movimenti di capitali: si riferiscono a transazioni finanziari con l’estero.
Variazioni delle riserve ufficiali: riguardano le variazioni delle attività in valuta diverse dall’euro e in
oro detenute dalla Banca Centrale Europea e da quelle nazioni;
la voce errori e omissioni è attribuita agli errori e alle mancate registrazioni.
Registrazioni della bilancia dei pagamenti
PARTITE CORRENTI
- Esportazioni 18.113
- Importazioni -17.353
Saldo delle partite correnti (CA) 760
MOVIMENTI DI CAPITALI
- Investimenti diretti 4.267
- Investimenti di portafoglio -7.640
Saldo dei movimenti di capitali (MC) -3.373
Saldo globale delle bilancia dei
pagamenti (BP = CA + MC) -2.613
Variazioni delle riserve ufficiali (∆RU) 484
Errori e omissioni 2.129
Spiegazione:
tutte le transazioni che danno luogo a un pagamento a favore di non residenti sono voci del passivo e
portano segno negativo
tutte le transazioni che danno luogo a pagamenti a favore di residenti sono voci dell’attivo e portano
segno positivo
il saldo delle partite correnti CA è la somma dei saldi di tutte le voci delle partite correnti
il saldo dei movimenti di capitali MC è la somma dei saldi di tutte le voci dei movimenti di capitali
il saldo globale della bilancia dei pagamenti BP è dato dalla somma del saldo delle partite correnti e
dal saldo dei movimenti di capitali
BP = CA+MC
Il saldo globale esprime il risultato complessivo delle transazioni fra residenti e non residenti.
Un saldo negativo corrisponde a un deflusso netto di fondi, un saldo positivo a un afflusso netto di
fondi.
Un saldo globale negativo riduce di altrettanto le riserve ufficiali, mentre un saldo positivo le accresce
di altrettanto.
In assenza di errori o omissioni nelle registrazioni delle transazioni internazionali, una riduzione delle
riserve ufficiali compensa un disavanzo globale della bilancia dei pagamenti, mentre un aumento delle
riserve compensa un avanzo globale della bilancia.
In caso però vi sia un importo nella voce errori e omissioni, questa va detratta dal saldo globale, e la
variazione rimanente sarà la variazione delle riserve ufficiali (a segno opposto rispetto al saldo
globale)
In espressione
BP+ΔRU=0 perché si annullano
In caso di errori e omissioni
BP+ΔRU+errori e omissioni=0
Saldo partite correnti e variazione posizione netta sull’estero (PNE)
PNE= posizione netta sull’estero
PNE= attività – passività sull’estero
ΔPNE= Δattività – Δpassività sull’estero
MC>0 indica un afflusso netto di capitali durante l’anno. Le passività estere aumentano
MC<= indica un deflusso netto di capitali durante l’anno. Le attività estere aumentano
ΔRU<0 durante l’anno, la BC acquisisce attività estere (valute). Le attività estere aumentano.
ΔRU>0 durante l’anno, la BC cede attività estere (valute). Le attività estere diminuiscono.
In conclusione
CA+MC+ΔRU=0 (in assenza di errori e omissioni)
CA=-MC- ΔRU=ΔPNE
Mercato valutario e cambi
Il mercato valutario è l’insieme di tutte le transazioni valutarie che avvengono all’interno del fitto
circuito degli operatori. Esso si estende dall’Estremo Oriente agli Stati Uniti, passando per l’Europa.
Il tasso di cambio è il risultato dell’incontro tra la domanda di dollari contro euro e offerta di dollari
contro euro. Esso viene determinato di continuo dalle contrattazioni sul mercato.
L’aumento della domanda di euro contro dollari comporta un apprezzamento dell’euro, che equivale a
un aumento della quantità di dollari necessari per acquistare euro. Il tasso di cambio nominale
aumenta.
Una diminuzione della domanda di euro contro dollari comporta invece un deprezzamento dell’euro
rispetto al dollaro. Il tasso di cambio nominale dell’euro diminuisce perché diminuisce la quantità di
dollari che occorrono per acquistare un euro.
Arbitraggio su cambi: meccanismo che sfrutta le differenze fra i cambi delle varie piazze in un dato
momento, e che permette ad es. di acquistare valuta su una piazza e rivenderla su un’altra.
Effetti di un deprezzamento del tasso di cambio
Primo effetto: a parità di prezzi, interni e esteri, le esportazioni risultano più convenienti delle
importazioni. Se la concorrenza di prezzo è importante sui mercati internazionali le esportazioni
tenderanno perciò ad aumentare e le importazioni a diminuire se si tratta di beni in stretta
concorrenza con quelli nazionali.
Secondo effetto: di tipo inflazionistico. Tutti i beni importati che entrano nella produzione interna di
altri beni e servizi, aumentano di prezzo in termini di euro, il che si riflette in un aumento dei costi di
produzione e dei prezzi interni. Si noti che questo secondo effetto potrebbe vanificare, in un momento
successivo, il vantaggio di prezzo immediato guadagnato dalle esportazioni.
Agli effetti sulle esportazioni, sulle importazioni e sui prezzi, occorre aggiungere quelli sui movimenti
di capitali. Un deprezzamento del cambio penalizza i non residenti che hanno acquistato attività in
euro cambiando dollari in euro, e avvantaggia i residenti che hanno acquistato attività in dollari
cambiando euro in dollari.
Tasso di cambio reale
Il rapporto tra il livello dei prezzi esteri espressi in valuta nazionale e il livello dei prezzi interni
prende il nome di tasso di cambio reale (ε)
Pf
ε = __e__
P
Dove
Pf= livello dei prezzi esteri
P= livello dei prezzi interni
E= tasso di cambio nominale
UD 6
CONCORRENZA, COSTI E PREZZI
Prezzo di produzione: è il prezzo che consente a chi produce correntemente le merci di attendersi di
poter coprire i costi di produzione e di ottenere un saggio di rendimento sul capitale investito nella
produzione non inferiore a un certo minimo.
Componenti dei costi
I costi di produzione sono rappresentati dal valore di tutti i beni e i servizi impiegati direttamente
nella produzione.
I beni che entrano nel processo produttivo si possono distinguere in due categorie: quelli che vengono
interamente consumati nel processo produttivo – come, essenzialmente, materie prime, semilavorati e
componenti – e quelli che non si consumano interamente nel processo produttivo ma che si deteriorano
nell’uso, come gli impianti e i macchinari.
I servizi impiegati nella produzione consistono essenzialmente dei servizi resi dai lavoratori nella
forma delle prestazioni di tutti gli addetti nelle diverse fasi della produzione e commercializzazione
del prodotto. I servizi del lavoro vengono retribuiti attraverso la corresponsione del salario stabilito
dal contratto di lavoro.
Dal particolare punto di vista del costo di produzione per l’impresa, ciò che conta non è il solo salario
monetario orario corrisposto a un lavoratore, bensì il salario monetario orario in rapporto a quanto il
lavoratore produce in un’ora di lavoro, cioè in rapporto alla sua produttività oraria. Il rapporto fra
salario monetario orario e produttività oraria è definito costo del lavoro e rappresenta la voce di costo
connessa all’impiego del lavoro.
L’ultima voce di costo è quella legata alle spese generali le quali non dipendono direttamente dalla
quantità prodotta (pubblicità, progettazione, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e di nuovi modelli).
Determinanti dei costi unitari
I costi unitari di produzione che l’impresa si attende nella produzione di una certa merce si ottengono
dividendo i costi complessivi per la quantità che ci si attende di produrre.
I costi unitari dipendono da tre elementi principali:
(a) i prezzi a cui ci si attende di comprare il lavoro, i beni intermedi (materie prime, semilavorati e
componenti) e gli oneri attesi per le spese generali;
(b) la quantità che ci si attende di produrre;
(c) la tecnologia e l’organizzazione della produzione che si intende adottare.
Essi sono:
w: salario monetario orario
π: produttività oraria
w/π: costo del lavoro per unità di prodotto
cm: costo di materie prime, semilavorati e componenti per unità di prodotto
cg : spese generali per unità di prodotto
k: capitale investito per unità di prodotto
δ: tasso di deprezzamento
δk: quote di ammortamento
SAGGIO DI RENDIMENTO (ρ)
E’ il rapporto fra i profitti unitari attesi e il valore del capitale investito per unità di prodotto a cui va
sottratto il tasso di deprezzamento:
Dati i costi unitari e il valore del capitale investito per unità di prodotto, il saggio di rendimento
aumenta all’aumentare del prezzo p.
Dalla definizione di ρ otteniamo la formula che esprime il prezzo che copre i costi e garantisce il
saggio di rendimento-obiettivo:
Dove ρ x k esprime l’ammontare di profitti sull’investimento per unità di prodotto, calcolati al saggio
di rendimento obiettivo
Dove δ x k rappresenta l’ammortamento sull’investimento per unità di prodotto
Il livello minimo del saggio di rendimento-obiettivo è espresso come
ρ = r + σ
Vale a dire che il saggio minimo deve essere uguale o maggiore della somma fra il tasso di interesse
sulle attività finanziarie a lungo termine meno rischiose, e un premio che compensa la maggiore
rischiosità dell’investimento produttivo.
Tale livello minimo è valido se:
nel sistema produttivo vi è liberta di entrata e uscita
vi è omogeneità nella produzione del prodotto
la tecnica usata prevalentemente è data
questa condizione è sostanzialmente irrealistica, poiché esistono ostacoli che non permettono tale
tipo di concorrenza.
Il livello del saggio di rendimento-obiettivo può essere maggiore del minimo
ρ > r + σ
in presenza di ostacoli alla concorrenza “libera”:
barriere all’entrata
attività innovativa
Prezzo di produzione e prezzo di mercato
visto il meccanismo di composizione del prezzo di produzione, e appurato che esso non tiene conto
della domanda, verificheremo due casi legati al prezzo di mercato di due tipologie di beni: manufatti e
commodities.
Prezzo di mercato di beni manufatti
Nei settori manifatturieri le imprese fissano il prezzo e producono la quantità domandata a quel
prezzo, la quale può essere uguale o diversa da quella che le imprese si attendevano di vendere.
Se le vendite effettive non corrispondono alle attese, occorre distinguere se ciò dipende dagli alti e
bassi momentanei del mercato oppure se la mancata realizzazione degli obiettivi di vendita dipende
da un errore nella stima della domanda attesa da parte dell’impresa.
Se vendite> previsione: le imprese aumentano la produzione utilizzando la capacità produttiva in
eccesso, dal momento che essa detiene tale eccesso per una evenienza del genere.
Se vendite < previsione: le imprese riducono immediatamente la produzione. Se la riduzione è ritenuta
permanente, si va a ridurre la capacità produttiva.
Prezzo di mercato delle commodities
Definizione di commodities: prodotti grezzi, che hanno subito solo una primissima trasformazione. Es.
metalli, gomma, combustibili..
Caratteristiche fondamentali delle commodities:
sono merci omogenee
rigidità dell’offerta
alcune commodities sono esauribili
esistono mercati organizzati nei quali vengono stabiliti i prezzi di mercato sulla domanda e offerta.
Come anticipato, sui mercati delle commodities vengono fissati i prezzi di mercato sulla base della
domanda e dell’offerta.
Ciò che interessa ai nostri fini è la relazione che lega il prezzo di mercato e il prezzo di produzione. In
generale, i produttori non saranno disposti a produrre correntemente se il prezzo a cui si attendono di
vendere il prodotto non copre i costi e non garantisce un saggio di rendimento maggiore o uguale al
minimo. L’idea è che se il prezzo di mercato è inferiore al prezzo di produzione, e si ritiene che questa
situazione persista, i produttori smetteranno di produrre perché, a quel prezzo di mercato, non
otterrebbero il saggio di rendimento ritenuto soddisfacente.
CONFRONTO
Nel caso dei beni manufatti le imprese fissano il prezzo e producono la quantità domandata a quel
prezzo. La produzione si adegua alla domanda, nell’immediato, utilizzando l’eccesso di capacità
produttiva esistente; nel più lungo termine, attraverso un aumento della capacità produttiva. In altri
termini, nei settori manifatturieri l’adeguamento della produzione alla domanda può ritenersi, in
generale, relativamente immediato.
Nel caso delle commodities le merci effettivamente scambiate sono state già prodotte nel ciclo
produttivo appena trascorso o, se vi sono scorte accumulate, in cicli precedenti. Le disponibilità di
ciascuna merce a una certa data sono vendute su mercati organizzati che fissano il prezzo sulla base
della domanda e della quantità offerta a quella data (o a una data futura).
Per le commodities, dunque, a differenza dei beni manufatti, la non adeguatezza della produzione alla
domanda comporta una variazione del prezzo di mercato. Manca infatti quella capacità relativamente
immediata di adeguare la produzione alla domanda che nel breve periodo è assicurata, nei settori
manifatturieri, dall’esistenza di un eccesso desiderato di capacità produttiva.
Sia per i beni manufatti sia per le commodities la capacità produttiva aumenta a fronte di un aumento
permanente della domanda. Nel caso delle commodities, tuttavia, l’adeguamento della capacità
produttiva è più lento.
UD 7
LA TEORIA ECONOMICA DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA
Stabilire una relazione regolare fra la quantità domandata (quantità che i consumatori desiderano
consumare) di ciascun bene da parte dei consumatori e il variare del prezzo del bene. Allo stesso modo
la teoria stabilisce la stessa relazione fra la quantità prodotta e offerta da variare del prezzo del
bene(quantità che le imprese desiderano offrire).
La quantità domandata aumenta al diminuire del prezzo. L’offerta aumenta all’aumentare del prezzo.
Lo scopo della teoria è quello di determinare il prezzo di equilibrio del bene secondo il quale la
quantità domandata risulta uguale a quella offerta.
Il consumatore deve massimizzare la sua soddisfazione ma è sottoposto al vincolo dei limiti di reddito.
FUNZIONE DELLA DOMANDA
La domanda di un prodotto dipende da 5 variabili:
prezzo del prodotto
prezzo degli altri prodotti
reddito e ricchezza del consumatore
fattori ambientali: età, localizzazione, composizione della famiglia
gusti del consumatore
Al diminuire del prezzo del prodotto n. il consumatore sostituisce tale prodotto a quello di tutti gli
altri sostituti presenti sul mercato che sono rimasti più costosi.
LA FUNZIONE DI DOMANDA DEL SINGOLO CONSUMATORE E LA CURVA DI DOMANDA DEL MERCATO
ES. BENE 1 e BENE 2
Costanti P2 (prezzo) Ya (reddito) e E (fattori ambientali) la domanda del Bene 1 aumenta al diminuire
del suo prezzo.
La forma della funzione dipende dai gusti e dalle preferenze del consumatore.
SPOSTAMENTI DELLA FUNZIONE DI DOMANDA: EFFETTI DI UNA VARIAZIONE DEI PREZZI DEGLI ALTRI
BENI
La funzione di domanda si sposta in conseguenza delle variazioni di una delle variabili che sono
considerate costanti (P2, Ya, E).
Se aumenta il prezzo del Bene 2 il prezzo del bene 1 diventa automaticamente competitivo anche
senza variazioni. (i prodotti sono succedanei). La Q del bene 1 aumenta e la curva della domanda si
sposta verso destra.
Se il bene 1 e 2 sono consumati congiuntamente (es. auto + benzina) (si dice che sono complementari),
se diminuisce il prezzo del bene 1 e aumenta la quantità del bene 1 aumenta anche la quantità del
bene 2. La curva si sposta verso destra.
SPOSTAMENTI DELLA FUNZIONE DI DOMANDA: EFFETTI DI UNA VARIAZIONE DEL REDDITO
Nel caso di beni normali all’aumentare del reddito aumenta anche il consumo. Nel caso di beni
inferiori il consumo diminuisce perché il consumatore può permettersi beni superiori.
Un altro effetto lo riscontriamo nella distribuzione del reddito: che guadagna dalla distribuzione del
reddito aumenta il consumo di beni, chi perde invece diminuisce il consumo.
SPOSTAMENTI DELLA FUNZIONE DI DOMANDA: EFFETTI DI UNA VARIAZIONE DELLE PREFERENZE E DEI
FATTORI AMBIENTALI.
Se i gusti e le preferenze dei consumatori sono orientati verso il bene uno la domanda diventa
anelastica e, indipendentemente dal prezzo, il consumo del bene 1 aumenterà.
Anche i fattori ambientali spostano la curva della domanda: eccesso di freddo o di caldo, minore
natalità (fa diminuire l’acquisto di prodotti per bambini ecc..)
LE IMPRESE
Si ricava una relazione tra prezzo del bene e quantità prodotta.
Le imprese producono impiegando i fattori di produzione (lavoro, beni capitali) e utilizzando al meglio
le conoscenze tecniche.
LA FUNZIONE DI OFFERTA
La quantità prodotta e offerta di un bene dipende da 4 determinanti
prezzo del bene (pn)
prezzo dei fattori di produzione (F1… Fm)
obiettivi dell’impresa
stato della tecnologia qon=
la funzione di offerta viene espressa come : O (pn, F1… Fm) - in neretto i fattori costanti
a parità di altre condizioni: prezzi dei fattori, obiettivi e stato della tecnologia, l’offerta del bene n
aumenta all’aumentare del suo prezzo. Cioè: maggiore è il prezzo maggiori sono i profitti e
maggiore è l’incentivo alla produzione.
L’impresa aumenta la produzione fino al punto in cui i costi risultano uguali al prezzo del prodotto
SPOSTAMENTI DELLA FUNZIONE DI OFFERTA
Se il prezzo dei fattori di produzione aumenta diminuisce l’offerta perché diminuiscono i profitti (la
funzione di offerta si sposta verso sx) e viceversa.
Se la tecnologia cambia allo scopo di far diminuire i costi di produzione l’offerta aumenta: la funzione
di offerta si sposta verso dx.
DETERMINAZIONE DEL PREZZO DI MERCATO (prezzo che si forma sul mercato dall’interazione tra
domanda e offerta senza che nessun soggetto sia in grado di fissare il prezzo)
E’ il cuore della teoria della domanda e dell’offerta.
Ci riferiamo a un mercato concorrenziale in cui:
il n. dei venditori e compratori è sufficientemente ampio da far sì che nessuno abbia influenza
significativa sui prezzi.
Si suppone che tutte le funzioni di domanda abbiano pendenza negativa (quantità domandata
aumenta al diminuire del prezzo e le funzioni di offerta abbiano pendenza positiva (quantità offerta
aumenta con l’aumentare dei prezzi).
Quando la domanda è maggiore dell’offerta (eccesso di domanda) i prezzi aumentano, viceversa se
l’offerta è maggiore della domanda (eccesso di offerta) la concorrenza fa diminuire i prezzi.
I prezzi di mercato di equilibrio è il prezzo in corrispondenza del quale la quantità domandata è
uguale a quella offerta . (market clearing) IMP.
Le leggi della domanda e dell’offerta si basano su:
il prezzo di mercato di equilibrio è UNICO: se le funzioni di domanda sono sempre decrescenti e quelle
di offerta sempre crescenti esse si incontrano una sola volta
il prezzo è costante solo se è in equilibrio: la concorrenza smette di agire
uno spostamento della curva di domanda o di offerta modifica il prezzo di mercato.
ELASTICITA’ DELLA DOMANDA RISPETTO AL PREZZO
E’ il rapporto fra la variazione percentuale della quantità domandata rispetto alla variazione
percentuale del prezzo.
Poiché un aumento della domanda (variazione positiva) comporta sempre una diminuzione di prezzo
(variazione negativa) l’elasticità della domanda ha sempre segno NEGATIVO
IL SIGNIFICATO DELL’ELASTICITA’ DELLA DOMANDA RISPETTO AL PREZZO
E’ utile allo scopo esaminare 3 casi:
la domanda è indipendente dal prezzo. In questo caso l’elasticità della domanda rispetto al prezzo è
= 0. si dice che la domanda è anelastica: la domanda NON varia alla variazione percentuale del
prezzo. p n = 0
q
La sensibilità della domanda rispetto a un bene è infinitamente grande. Una piccola flessione sul
prezzo ha una incidenza sulla domanda da 0 a infinito la curva è orizzontale ad indicare che sopra a un
certo livello il consumatore non compra nulla, al di sotto compra tutto ciò che è possibile. Si dice che
la domanda è completamente elastica.
p n = infinito
q
l’aumento % della domanda di un bene è uguale alla diminuzione % del suo prezzo in tutti i punti della
curva di domanda. L’elasticità è uguale a 1. Si dice che la curva di domanda ha una elasticità
unitaria
p n = 1
q
ELASTICITA’ DELLA DOMANDA RISPETTO AL PREZZO E VARIAZIONE DEL RICAVO TOTALE
Il ricavo totale (RT) è dato dal prodotto fra il prezzo (p) e la quantità venduta (q)
RT = p x q
*Se l’elasticità è unitaria cioè uguale a 1 una diminuzione (aumento) della % del prezzo si traduce in
un aumento (diminuzione) della quantità domandata e venuta di pari ammontare. Il ricavo totale non
varia.
se l’elasticità è maggiore di 1 se il prezzo aumenta il ricavo totale diminuisce perchè diminuisce la
quantità domandata. Viceversa se il prezzo diminuisce il ricavo totale aumenta.
Se l’elasticità è inferiore a 1 la domanda è anelastica. Se il prezzo aumenta il ricavo totale aumenta
perché la quantità domandata diminuisce meno rispetto al prezzo. Se il prezzo diminuisce il ricavo
totale diminuisce perché la domanda diminuisce meno rispetto al prezzo.
LA DETERMINANTE PRINCIPALE DELL’ ELASTICITA’ DELLA DOMANDA RISPETTO AL PREZZO
Principale determinante è la presenza sul mercato di beni succedanei (sostituti stretti). Se un
prodotto ha beni succedanei, una diminuzione di prezzo rispetto agli altri indurrà a consumare più di
quel bene. Viceversa se il prezzo aumenta. I beni che hanno succedanei hanno una domanda elastica
> 1.
Es. carne di tacchino e carne di pollo. Questo nell’ottica di una definizione ristretta. Nell’ottica
invece di una definizione più ampia (es. carne) è più difficile trovare succedanei.
L’ ELASTICITA’ DELLA DOMANDA RISPETTO AL REDDITO
Misura l’elasticità della domanda al variare del reddito del consumatore.
L’elasticità della domanda rispetto al reddito è definita come : rapporto fra la variazione
percentuale della quantità domandata rispetto alla variazione percentuale del reddito (ny)
ny = variazione percentuale della quantità domandata
variazione percentuale del reddito
se ny è > 1 la domanda si può definire elastica rispetto al reddito
se ny è < 1 la domanda si può definire anelastica rispetto al reddito
se ny è = 1 la domanda ha un elasticità unitaria rispetto al reddito
L’aumento del reddito comporta un aumento della domanda, questo non vale però per tutti i livelli di
reddito. Vale a dire che fino a un certo livello all’aumentare del reddito la domanda continua a
crescere fino ad arrivare a un punto di saturazione della domanda rispetto al reddito. Oltre un certo
livello di reddito la domanda può diminuire all’aumentare del reddito.
ELASTICITA’ INCROCIATA
Cosa succede al bene 1 se diminuisce il prezzo del bene 2?
E’ necessario mettere in relazione la variazione % della domanda del bene 1 con quella del bene 2. Si
parla in questo caso di elasticità incrociata della domanda (nxy) la quale misura la sensibilità della
domanda di un certo bene rispetto alla variazione percentuale del prezzo di un altro bene.
Caso n. 1
Se i prodotti sono complementari l’elasticità incrociata della domanda ha un valore negativo.
All’aumentare del prezzo del bene 1 diminuisce la domanda del bene 1 e con esso anche la domanda
del bene 2 perché sono consumati insieme (auto – benzina)
Caso n. 2
Se i beni sono succedanei la diminuzione di prezzo del bene 2 fa fluttuare la domanda e il consumatore
si indirizzerà verso l’acquisto del bene 2. l’elasticità della domanda ha valore positivo. Sostitutivo o
succedaneo significa che è consumato al posto di…
Nxy = variazione % della domanda del bene 1
variazione % della domanda del bene 2
LA FUNZIONE DI PRODUZIONE
Essa descrive la relazione fra la quantità prodotta di un dato bene e l’impiego dei fattori della
produzione impiegati per ottenerla.
Esprime la relazione tecnica fra l’aumento della quantità dei fattori della produzione impiegati e
l’aumento della quantità prodotta nell’unità di tempo.
Occorre misurare in modo accurato e preciso sia la quantità prodotta sia la quantità dei fattori di
produzione (tipi di lavoratori, di macchine, di materie prime)
Nel caso si impieghi un solo tipo di lavoro (L) e un solo tipo di bene capitale (k) la funzione di
produzione è: q = g (L, K)
q = quantità prodotta
L = ore lavorate
K = ore macchina impiegate
g= relazione che lega la quantità prodotta all’impiego fattori di produzione L e K
BREVE, LUNGO E LUNGHISSIMO PERIODO
IL BREVE PERIODO è definito come la situazione in cui un fattore di produzione rimane fisso. In questo
caso è K (bene capitale – macchinario) e la produzione varia solo al variare di L cioè dell’impiego di
lavoro.
Nel LUNGO PERIODO tutti i fattori possono variare a parte la tecnologia e le conoscenze
Nel LUNGHISSIMO PERIODO oltre a variare tutti i fattori varia anche la tecnologia.
LA VARIAZIONE DELLA PRODUZIONE NEL BREVE PERIODO: IL PRODOTTO TOTALE (PT)
Si intende la quantità totale prodotta durante un certo intervallo di tempo da tutti i fattori di
produzione di cui l’impresa fa uso.
La quantità prodotta q aumenta all’aumentare di L, (K costante).
Fino a L1 impiego di lavoro e quantità prodotta crescono proporzionalmente da L1 in poi c’è una curva
decrescente perché il lavoro diventa sovrabbondante rispetto alla data quantità del bene capitale. Se
K è fisso da un certo punto in poi più lavoratori utilizzano sempre peggio il bene capitale e il prodotto
aumenta meno che proporzionalmente.
LA VARIAZIONE DELLA PRODUZIONE NEL BREVE PERIODO: IL PRODOTTO MEDIO (PM)
Il prodotto medio è il prodotto per unità di fattore variabile impiegato.
Nel nostro caso il prodotto medio del lavoro è il prodotto per lavoratore e si ottiene dividendo il
prodotto totale per il numero di lavoratori impiegati. Prodotto medio del lavoro (PML)
PML = PT/L
Il prodotto medio aumenta fino a L2 poi diminuisce. Il punto massimo è chiamato punto di
produttività media decrescente.
LA VARIAZIONE DELLA PRODUZIONE NEL BREVE PERIODO: IL PRODOTTO MARGINALE (P’L)
Il prodotto marginale misura l’incremento del prodotto totale all’aumentare di una unità addizionale
del fattore variabile, in questo caso L. In sostanza è l’incremento del ∆PT dovuto all’incremento di
una unità di ∆L P’ L = ∆PT / ∆L
Fino a un certo punto l’aumento di L consente utilizzare meglio il bene capitale impiegato e il
prodotto marginale del lavoro aumenta. Come sappiamo più lavoratori utilizzano sempre peggio il
bene capitale K e il prodotto aumento meno che proporzionalmente e il prodotto marginale
diminuisce.
Questa è la legge dei rendimenti decrescenti che dice: se si impiegano quantità crescenti di un
fattore variabile, data la quantità di un fattore fisso, vi sarà un punto a partire dal quale il prodotto
marginale e il prodotto medio diminuiscono.
LA RELAZIONE FRA COSTI E QUANTITA’ PRODOTTA
Continuiamo a far riferimento a un tempo breve, a un fattore fisso e a uno variabile.
La relazione fra costi monetari e quantità prodotta riguarda il solo fattore variabile il cui costo è pari
al prodotto fra il salario per lavoratore (w) che supponiamo costante e il numero dei lavoratori (L)
impiegati al variare della quantità prodotta (q).
Nella relazione fra costi e quantità prodotta vogliamo esprimere i costi (Lw) al variare di q.
Vi sono due componenti del costo totale (CT).
Il costo totale variabile (CTV) associato all’aumento del lavoro all’aumentare della quantità prodotta
pari al salario per lavoratore moltiplicato per il n. dei lavoratori impiegati.
Il costo totale fisso invece NON varia all’aumento della quantità prodotta ed è pari al costo monetario
del bene capitale K. CT = CTV + CTF
Fino a L1 i costi aumentano meno della q prodotta, dopo L1 accade invece che i costi aumentano
più velocemente della quantità prodotta.
LA VARIAZIONE DEI COSTI NEL BREVE PERIODO: IL COSTO MEDIO
Il costo medio variabile è il rapporto fra il costo totale variabile e la quantità prodotta.
Esso misura il costo variabile per unità prodotta. E’ il costo unitario. CTV/q = costo variabile per
unità prodotta.
In genere il costo variabile è correlato positivamente alla produzione: una maggiore quantità prodotta
richiede un maggiore impiego di fattore variabile una maggiore spesa.
Il costo medio variabile d’altro canto, può essere correlato positivamente o negativamente alla
quantità prodotta; se infatti la produzione cresce più velocemente dei costi variabili il costo medio
variabile diminuirà al cresce della quantità prodotta. Se la produzione viceversa, aumenta meno
velocemente dei costi variabili, il costo medio variabile crescerà.
Per tutto i tratto in cui il prodotto medio aumenta il costo medio variabile diminuisce per poi
aumentare quando il prodotto medio comincia a diminuire.
LA VARIAZIONE DEI COSTI NEL BREVE PERIODO: IL COSTO MARGINALE
E’ l’aumento del costo tale derivante dall’aumento di 1 unità di quantità prodotta. Per esempio il
costo marginale della 10° unità è la variazione del costo totale quando la quantità prodotta aumenta
da 9 a 10 unità in ogni intervallo di tempo considerato.
Il costo marginale produce una curva inversa al prodotto marginale. Il prodotto marginale aumenta fino
a L1 (il costo marginale diminuisce); oltre L1 il prodotto marginale diminuisce e il costo marginale
aumenta COSTO MARGINALE C’ = ∆CT/∆q
STRUTTURA DI MERCATO E COMPORTAMENTO DELL’IMPRESA
La struttura del mercato si definisce in termini di potere delle imprese di influenzare il prezzo dei
mercato. Tanto minore è questo potere tanto più il mercato è concorrenziale.
La teoria della domanda e dell’offerta definisce mercato perfettamente concorrenziale un mercato in
cui le imprese non sono in grado di influenza il prezzo di mercato. Il numero delle imprese è elevato e
il prezzo è fissato dalla domanda e dall’offerta. L’unica decisione che le imprese possono prendere è
quella relativa alla quantità da produrre.
Diverso è il comportamento concorrenziale in cui le aziende decidono strategicamente, al fine di
guadagnare quote di mercato di agire sulla pubblicità, sulla differenziazione del prodotto e del
prezzo..
LE IPOTESI DELLA CONCORRENZA PERFETTA
tutte le aziende producono lo stesso bene (bene omogeneo)
i consumatori conoscono sia il prezzo sia la natura del prodotto venduto da ogni impresa
le aziende producono piccole quantità rispetto alle dimensioni del mercato
ogni azienda può decidere di aumentare la produzione senza che questo influenzi il prezzo del mercato
sia del bene sia dei fattori di produzione. Si dice che l’impresa è price taker.
Vi è libertà di entrata e di uscita.
IL RICAVO DELL’IMPRESA IN CONCORRENZA PERFETTA
Definiamo 3 concetti:
il ricavo totale RT: pari al prodotto fra il prezzo di mercato e la quantità venduta
il ricavo medio RM: è il ricavo per unità venduta (ricavo unitario)
il ricavo marginale: è l’incremento del ricavo totale conseguente all’aumento di 1 unità venduta
In concorrenza perfetta dato il prezzo di mercato (p), il ricavo totale aumenta proporzionalmente alla
quantità venduta. Il ricavo medio (RM) o ricavo unitario risulta uguale al prezzo unitario. Il ricavo
marginale (R’) coincide pure con il prezzo perché ogni unità in più coincide con lo steso prezzo per cui
il ricavo marginale aumenta di p.
PRODURRE O NON PRODURRE: IL PREZZO DI CHIUSURA
Per un prezzo appena uguale al costo medio variabile al costo medio variabile l’impresa copre i costi
variabili ma non i costi fissi. I costi fissi devono essere sopportati indipendentemente dalla
produzione, in questo caso perciò per l’impresa sarà indifferente se produrre o non produrre.
Per un prezzo inferiore ai costi medi variabili l’impresa non produce.
Per un prezzo superiore ai costi medi variabili: l’impresa produce (nel breve periodo) anche se il prezzo
dovesse risultare inferiore al costo medio totale il che vorrebbe dire che copre i costi variabili ma non
copre i costi fissi.
Concludendo: l’impresa, nel breve periodo, produce alla sola condizione di copre i costi variabili. Il
prezzo che copre tali costi è definito prezzo di chiusura.
MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO IN CONCORRENZA PERFETTA
PROFITTO= differenza tra ricavi e costi che dipendono dalla q venduta
Il punto è esaminare allora come variano costi e ricavi al variare della q venduta (in quanto in
concorrenza perfetta l’impresa non influenza né il prezzo di mercato né il prezzo dei fattori di
produzione).
Esaminiamo i costi e i ricavi marginali.
Per ogni unità prodotta e venduta in più il profitto è positivo se il ricavo marginale è maggiore del
costo marginale. Di conseguenza il profitto aumenta fino a che R’ > C’
Il profitto è massimo quando il costo marginale dell’ultima quantità prodotta e venduta è uguale al
prezzo e aumentando di un’altra unità si otterrebbe un costo marginale maggiore del prezzo P = C’
Ovvero: l’impresa aumenterà la produzione fino al punto in cui l’ultima unità del fattore variabile
impiegato aumenta il ricavo nella stessa misura in cui aumenta il costo.
MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO E CURVA DI OFFERTA IN CONCORRENZA PERFETTA
una curva di offerta dice quanto verrà offerto in vendita nel mercato in corrispondenza di ciascun
prezzo
la curva di offerta di una impresa dice quanto offrirà in corrispondenza di ciascun prezzo
la curva di offerta del settore o di mercato dice quanto offriranno tutte le imprese che producono lo
stesso prodotto
DOMANDA DI LAVORO E MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO
In corrispondenza della quantità prodotta che massimizza il profitto si impiega una quantità di lavoro
per cui, dato il fattore fisso, il valore dell’incremento di prodotto ottenuto dall’ultima unità di lavoro
impiegata (cioè il valore del prodotto marginale del lavoro) è proprio uguale al salario monetario
corrisposto all’ultimo lavoratore impiegato. E’ evidente che fino a che il salario è inferiore al valore
del prodotto marginale del lavoro, il profitto aumenta all’aumentare della quantità di lavoro
impiegata.
Ad es. se il prodotto marginale fisico del lavoro è pari a 2 unità all’ora e il prezzo di 1 unità di
prodotto è 7,50 euro, allora il prodotto marginale in termini di valore del lavoro è 7, 50 euro x 2 = 15
euro
Ora, per stabilire se la quantità di lavoro impiegata è quella che rende massimo il profitto dobbiamo
confrontare il prodotto marginale del lavoro e il salario. Salario = quantità di euro per ora lavorata.
La condizione di massimo profitto può essere espressa come segue: l’impresa in concorrenza perfetta
per massimizzare il profitto impiega quella quantità di lavoro per la quale il valore monetario del
prodotto marginale del lavoro è uguale al salario monetario
Salario monetario = valore monetario del prodotto marginale del lavoro w = p (∆q / ∆L)
Se il salario diminuisce aumenterà la quantità di lavoro domandata.
L’impresa assumerà lavoro addizionale quando il suo prodotto marginale in termini di valore è
maggiore del suo costo.
L’impresa sospenderà temporaneamente o licenzierà lavoratori quando il loro prodotto marginale in
termini di valore è minore del loro prezzo
L’impresa non può aumentare il suo profitto variando l’impiego di lavoro quando il prodotto marginale
in termini di valore è uguale al suo prezzo
L’impresa varia i fattori di produzione finchè il costo marginale di 1 unità addizionale di fattore non è
esattamente uguale al ricavo derivante dalla vendita del prodotto marginale di quell’unità di fattore
OFFERTA DI LAVORO
E’ definita come il numero di unità di lavoro disposte a lavorare a diversi livelli del salario.
Un aumento del salario induce un aumento dell’offerta di lavoro.
Un aumento del salario ha due effetti:
effetto di sostituzione: induce i lavoratori ad acquistare più beni e dunque a rinunciare a una parte
del tempo libero e lavorare di più per poter acquistare una maggiore quantità di beni, perché ora i
beni sono divenuti meno costosi del tempo libero. L’effetto di sostituzione va nella direzione di
aumentare l’offerta di lavoro all’aumentare del salario.
Effetto reddito: l’aumento del reddito induce a consumare maggior quantità di beni e maggior
quantità di tempo libero. L’effetto reddito riduce l’offerta di lavoro
DOMANDA DI LAVORO, OFFERTA DI LAVORO E SALARIO DI EQUILIBRIO
Il salario di equilibrio è determinato dalla domanda e dall’offerta di mercato.
Se la domanda di lavoro risulta inferiore all’offerta la concorrenza fra i lavoratori farà diminuire il
salario
Se la domanda supera l’offerta la concorrenza fra i datori di lavoro (fra le imprese) che vogliono
accaparrarsi lavoratori, farà aumentare il salario.
Il salario di equilibrio viene definito di market clearing un salario che sgombra i mercato nel senso
che la domanda di lavoro assorbe tutta l’offerta: tutti coloro che sono disposti a lavorare al salario di
equilibrio trovano lavoro; se ne deduce che secondo questa teoria del mercato del lavoro non vi può
essere disoccupazione involontaria.
TEORIA ECONOMICA DELL’OCCUPAZIONE
Ogni domanda di fattori di produzione, compreso il lavoro, è una domanda derivata, in quanto dipende
dalla domanda del prodotto finale.
La domanda derivata fornisce un legame tra i mercati dei prodotti e i mercati dei fattori di produzione.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luca d. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienze Merceologiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Parthenope - Uniparthenope o del prof Romagnoli Gian Cesare.
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