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FINANZIARI
Quando si parla di attività finanziare, bisogna distinguere fra gli investitori italiani e quelli stranieri,
perchè vengono trattati in maniera diversa:
investitori italiani: vengono tassate solamente le plusvalenze alla maturazione se viene
– scelto il risparmio gestito
investitori stranieri: godono di una serie di norme per incentivare l'investimento:
– a. non ci sono ritenute su depositi bancari e titoli obbligazionari se il Paese di provenienza
ha stretto convenzioni con l'Italia e se non risiedono in Paradisi Fiscali
b. non ci sono ritenute sulle plusvalenze nel caso del risparmio individuale
c. l'aliquota sui dividendi è del 27% ed è rimborsabile fino ad ¼ se la tassa è stata già
pagata nel Paese d'origine
d. rimborso del 15% sui proventi da Fondi d'Investimento
TASSAZIONE DELLE RENDITE FINANZIARE IN UN CONTESTO INTERNAZIONALE
Per quanto concerne la tassazione dei redditi prodotti all'estero prodotti dai residenti in Italia e i
redditi prodotti in Italia dai non residenti, si possono indicare due modelli di tassazione significativi,
che consentono la definitiva eliminazione del problema della doppia tassazione:
Principio della residenza: il reddito viene tassato esclusivamente secondo le aliquote del
– Paese dell'investitore ed esentato nel Paese in cui è stato prodotto.
Principio della fonte: il reddito viene tassato esclusivamente secondo le aliquote del Paese
– dove è stato prodotto ed esentato nel Paese dell'investitore
Scegliere fra l'uno o l'altro principio richiede la valutazione sotto il punto di vista di 4 criteri:
1. Efficienza e neutralità
- Il principio di residenza garantisce la cosiddetta Capital Export Neutrality (CEN) → un
soggetto non è influenzato da fattori fiscali per quanto riguarda la localizzazione del suo
investimento: per lui sarà uguale investire nel suo Paese o in uno straniero in quanto verrà
tassato sempre allo stesso modo, ossia con le aliquote vigenti nel suo Paese.
- Il principio della fonte garantisce la cosiddetta Capital Import Neutrality (CIN) →
soggetti che investono all'interno di uno stesso Paese subiscono la stessa tassazione, quindi
ottengono lo stesso rendimento netto, indipendentemente da quale sia il loro Paese di
residenza. Quindi, siccome le scelte di consumo e risparmio dipendono dai tassi di interesse
che sono applicati agli investimenti, l'uguaglianza dei rendimenti netti comporta la
neutralità dell'imposta nei confronti di scelte intertemporali compiute da persone residenti
in Paesi diversi.
2. Ripartizione del gettito tra stati e della realizzabilità pratica
- Il principio di residenza fa affluire il gettito al Paese di residenza nella forma pura. La
base imponibile è data dalle rendite finanziarie generate dal risparmio dei residenti.
- Il principio della fonte fa sì che il gettito resti nel Paese fonte. La base imponibile è data
dalle rendite finanziarie generate dal capitale investito nel Paese.
Il principio della fonte è preferito nei Paesi in cui il risparmio è inferiore al capitale
investito. Il principio di residenza è preferito nei Paesi in cui si esporta capitale. Nella
pratica si utilizza sempre il principio della fonte perchè è più facile da applicare. Il Paese di
residenza concede in genere un credito d'imposta per le imposte pagate all'estero.
3. Equità e autonomia nazionale
- Il principio di residenza rende possibile la tassazione dei redditi di capitale, è compatibile
con la personalità dell'imposizione. Nella base imponibile vengono compresi i redditi
prodotti nel Paese e all'estero.
- Il principio della fonte non è compatibile con la personalità dell'imposizione per tutti i
redditi prodotti all'estero.
Tax deferral nel caso di imprese multinazionali: le imprese multinazionali il più delle volte
operano in diversi Paesi, ognuno dei quali ha una diversa tassazione. Per ovviare al problema che si
pone, i profitti generati sono assoggettati all' imposta secondo il principio di residenza solo quando
al rimpatrio essi rientrano nelle disponibilità della casa madre.
LE IMPOSTE INDIRETTE
Le imposte indirette rappresentano più di 1/3 del gettito tributario nel nostro Paese. Le imposte
indirette sono tributi che colpiscono manifestazione mediate di capacità contributiva. Le imposte
indirette possono essere classificate in:
imposte sugli affari o sulle vendite: la principale è l'IVA, Imposta sul Valore Aggiunto. Si
– applicano al momento degli scambi di beni e servizi o al trasferimento di attività
patrimoniali.
Imposte sulla produzione o sulla fabbricazione o sul consumo di singoli beni (accise)
– Monopoli e lotto si conforma come un'imposta consumo.
–
Le imposte generali sono classificabili in base a due criteri fondamentali:
Riferimento economico
– L'imposta può colpire:
a. intero valore del bene → imposta sul valore pieno → colpiscono l'intero valore del
bene
b. incremento di valore → imposta sul valore aggiunto → colpiscono l'incremento di
valore che il bene subisce nel processo produttivo.
Numero di applicazioni
– a. imposta monofase sul valore pieno: colpisce il bene in una sola fase del processo
produttivo. Rientrano le imposte sulla vendita al dettaglio e le imposte di fabbricazione
b. imposta plurifase cumulativa: grava su tutti i passaggi del processo produttivo sul
valore pieno dei beni ogni volta. Ne faceva parte la vecchia IGE (sostituita ora con l'IVA)
c. imposta plurifase non cumulativa: grava su tutti i passaggi del processo produttivo ma
sul valore aggiunto del bene.
DETERMINAZIONE DEL PREZZO FINALE DEL BENE/SERVIZIO IN PRESENZA DI
IMPOSTA GENERALE SUGLI SCAMBI
In assenza di imposte:
Produzione (a) → Ingrosso [a(1+m)] → Dettaglio [a(1 + m)(1 + n)] → Consumo
VA = a VA = am VA = a(1 + m)n
quindi: In assenza di imposte: p = a(1 + m)(1 + n)
– Imposta monofase al dettaglio t : p = a(1 + m)(1 + n) + t [a(1 + m)(1 + n)]
– d d
Imposta plurifase cumulativa t : p = a(1 + m)(1 + n) + t a +t a(1 + m) + t a(1 + m)(1 + n)
– c c c c
L'IVA
L'IVA è un imposta plurifase non cumulativa in quanto si applica all'incremento di valore che si
verifica in ogni stadio del processo produttivo. Può essere calcolata secondo due metodi:
1. metodo base da base: si applica l'aliquota dell'imposta alla differenza fra valore
complessivo delle vendite e il valore complessivo degli acquisti di materie prime e
prodotti intermedi. Il carico di imposta quindi è dato da T = t (V – A )
1 c i i
Problemi: l'imposta complessiva che grava sul bene dipende dal numero di scambi nel
processo produttivo
Pregi: le aliquote sono contenute quindi c'è meno tendenza all'evasione
2. metodo imposta da imposta: l'aliquota si applica sul valore pieno di ciascun acquisto e
vendita. L'impresa versa all'erario solo la differenza fra iva a debito (vendite) e iva a
credito (acquisti). Il carico di imposta quindi è dato da T = t V t A
i i i – j i
Problemi: Non ci sono incentivi all'integrazione verticale
Pregi: L'imposta complessiva che grava sul bene dipende unicamente dall'aliquota applicata
all'ultima fase della produzione, non dal numero di fasi
Se le aliquote è costante ed uniforme in tutti gli scambi di beni e servizi allora i due metodi
coincidono.
Aliquote differenziate per fase economica (ogni stadio del ciclo produttivo e distributivo)
metodo imposta da imposta: p = a + t a + ma + t a(1 + m) – t a + n(1 + m)a + t a(1 + m)(1
– 1 2 1 3
+ n) – t a(1 + m) = a(1 + m)(1 + n)(1 + t ). Concorre solo t perchè l'imposta è stata
2 3 3
rimborsata negli stadi precedenti, quindi grava sul consumatore finale.
Metodo base da base:
– p = a(1 + m)(1 + n) + t a + t [(1 + m)a – a] + t [a(1 + m)(1 + n) – a(1 + m)] siccome non c'è
1 2 3
la possibilità di recuperare l'imposta che grava sul bene intermedio, l'aliquota è diversa da
quella prefissata.
LA BASE IMPONIBILE
La base imponibile può essere di tre tipi diversi:
reddito lordo: si verifica quando non è consentito all'impresa di detrarre l'imposta pagata
– sugli investimenti
reddito netto: si verifica quando è ammessa la detrazione dell'imposta pagata sugli acquisti
– di investimenti, ma solo in proporzione alla quota di ammortamento del periodo
consumo: si verifica quando l'imposta pagata sugli investimenti è ammessa in detrazione
– per l'intero ammontare.
La differenza tra le tre basi imponibili quindi è legata unicamente al trattamento degli investimenti.
RIFERIMENTO DELL'IMPOSTA
L'appellativo dell'IVA di “Imposta sul valore aggiunto” possiamo dire che è inadeguato in quanto, al
contrario dell'IRAP che si applica sul valore aggiunto netto, ossia permette la deducibilità dalla base
imponibile dei soli ammortamenti, l'IVA si applica solo sui consumi e non sui beni di investimento.
Questa definizione è sbagliata anche per quanto riguarda la destinazione:
su base finanziaria: colpisce solamente le operazioni che danno luogo a transazioni
– monetarie. È compatibile con il metodo imposta da imposta
su base reale: si tiene conto della formazione del valore aggiunto nel corso del processo
– produttivo e distributivo, a prescindere dagli effettivi movimenti monetari. Bisogna
utilizzare il metodo base da base
La differenza, quindi, tra le due destinazioni è quindi il trattamento delle scorte e dei prodotti in
corso di lavorazione
CLASSIFICAZIONE DELLE OPERAZIONI
Le operazioni di scambio di beni e di servizi che interessano l'applicazione (o la non applicazione)
dell'IVA possono essere distinte in tre categorie:
operazioni imponibili: sono assoggettate all'imposta per il loro intero ammontare. Con il
– metodo imposta da imposta il prezzo è proporzionale all'aliquota applicata nello stadio
finale
operazioni non imponibili: l'aliquota applicata all'ultimo stadio produttivo è nulla e le
– aliquote dei precedenti stadi sono rimborsate. Si utilizza solitamente il metodo imposta da
imposta. Operazioni non imponibili sono per esempio le esportazioni in quanto vengono
assoggettate all'aliquota del Paese di provenienza. Il prezzo finale sarà: a(1+m)(1+n)
operazioni esenti: l'aliquota si applica a tutti i valori aggiunti creati nelle fasi del processo
– produttivo fuorchè al valore aggiunto creato nell'ultimo stadio. Operazioni esenti sono per
esempio le prestazioni di