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CALCIO
Diversi studi sugli anziani hanno dimostrato una diminuzione di assorbimento
di calcio che probabilmente è legato ad un cambiamento del metabolismo di
vitamina D. In presenza di un adeguato introito di vitamina D, sembra che
un’assunzione di calcio di 800-1200 mg al giorno potrebbe migliorare la
mineralizzazione dell’osso (femore, colonna vertebrale) e ridurre la probabilità
di fratture.
La dieta dell’anziano dovrebbe preferire cibi ricchi di calcio, ma
bisogna stare attenti all’apporto di grassi e calorie
VITAMINA D (olio di fegato di merluzzo; pesci; uova; formaggi; latte
arricchito; luce solare)
Negli anziani è frequente la carenza di vitD:
• La vit D è contenuta in alte dosi solo in pochi alimenti. Le fonti principali di vit
D sono l’uovo e il pesce (e il latte fortificato)
• Minor esposizione al sole (dato che è la radiazione solare che trasforma il 7-
deidrocolesterolo nella vitD, la sintesi cutanea di vitamina risulta rallentata)
• Minor assorbimento e idrossilazione di vitD in posizione 25 da parte del rene
Quindi, sembra adeguato per gli anziani un apporto di 10-20 microg/die di vitD.
FERRO
Studi dimostrano che con l’età, in soggetti sani, l’assorbimento e la quantità di
Fe emico e Fe non-emico rimane relativamente costante. Oggi si è evidenziata
l’importanza del Fe come nutriente pro-ossidante. Quello che ci si attende di
sapere è se esistono possibili collegamenti tra lo stato del ferro e le malattie
croniche.
Intake consigliato di Ferro per uomini e donne anziani è di 10 mg/die. (carne, e
soprattutto interiora fegato, rene, cuore; legumi, frutta secca in guscio, vegetali
a foglia broccoli, spinaci).
Ricordiamo che la dose nell’adulto è diversa per l’uomo e per la donna: uomini
10-12 mg/die e donne 18 mg/die.
FOLATI (lievito, verdure a foglie verdi, cavolfiore, spinaci, lattuga, tuorlo
d’uovo, legumi, fegato)
• Il pool totale di folati si aggira sui 6-10 mg. Il plasma ne contiene pochissimo
(3-20 microgr/l), mentre l’organo di deposito è il fegato (515 mg/kg)
• Esiste una stretta relazione fra folati e la vit B12. In assenza di B12, l’acido
folico si accumula sotto forma di derivato metilico (non disponibile per la
biosintesi delle basi puriniche) e ciò provoca un deficit secondario di folati.
Inoltre, diminuisce la capacità di trattenere depositi intracellulari di folati.
OMOCISTEINEMIA
Oggi si sta diffondendo un nuovo marker per stabilire lo stato di nutrizione dei
folati ed è il valore di omocisteina nel plasma. L’omocisteina plasmatica risulta
elevata quando i livelli di folato sono inferiori a 5 microg/ml. L’apporto di folati
consigliato per l’anziano è di almeno 400 microg/die
VITAMINA B12 (fegato, cervello, carne e pesce, latte e derivati, tuorlo d’uovo)
• Funzioni: indispensabile come coenzima in numerose reazioni enzimatiche,
come processi di transmetilazione, riduzione del riboso in desossiriboso.
• Viene assorbita a livello intestinale con meccanismo attivo previa
combinazione con il fattore intrinseco gastrico.
• Una deficienza primaria (inadeguato consumo) di B12 è da considerare
abbastanza rara, anche nei vegetariani: la vitamina è infatti depositata nel
fegato in quantità molto grandi (1-10 mg) rispetto al turnover e ai bisogni
giornalieri valutabili in pochi microgrammi e ci vogliono anni perché si sviluppi
una sindrome carenziale.
• Nell’anziano, però, la produzione di fattore intrinseco nel succo gastrico è
fortemente ridotta.
• Attenzione, inoltre, alle alterazioni del tubo gastroenterico, in cui la vitamina
o non può essere assorbita o viene eliminata più rapidamente con le feci per
insufficienza del circolo entero-epatico.
RIBOFLAVINA (vitB2) Verdure verdi; fegato; germe di grano; latte e uova
E’ il gruppo prostetico delle flavoproteine (FAD), degli enzimi della catena
respiratoria, delle reazioni di sintesi e di ossidazione degli acidi grassi, del
metabolismo delle purine e degli aminoacidi. Nonostante la riduzione della
spesa energetica che si ha con l’età, il fabbisogno di riboflavina nell’anziano
sembra rimanere costante.
VITAMINA C broccoli, pomodoro, verdure a foglie verdi; fragole, kiwi, agrumi
La vit C possiede effetti benefici su: cataratta; aumento di HDL e diminuzione di
LDL; incidenza del rischio cardio-vascolare. Si ritiene che con l’età non vi siano
diversità nel fabbisogno di vit C. Ad oggi, i livelli raccomandati di intake di vit C
non cambiano con l’età: 60-100 mg/die.
VITAMINA E
Il ruolo di vit E è legato alle sue proprietà antiossidanti. Il suo compito è di
proteggere i lipidi delle membrane dai radicali liberi.
Dosi farmacologiche pari a circa 20-200 mg/die di vitE (non assumibili con la
dieta) migliorano lo stato di immunità.
Altri studi hanno evidenziato una relazione tra la concentrazione di vitE in
circolo e della vitamina assunta e la diminuzione di cancro e cataratta.
Dosi elevate di vit E (50-200 mg/die) sembrano efficaci nel rallentare
l’evoluzione del morbo di Alzheimer e ridurre il rischio di patologie cardio-
vascolari.
CONCLUSIONI
ALCUNE REGOLE ALIMENTARI PER L’ANZIANO
• Consumare almeno 3 pasti nella giornata, e non saltare mai la prima
colazione
• Inserire alimenti semplici da masticare per migliorare la digestione
• Per evitare la stipsi mangiare tutti i giorni verdure ed almeno un frutto di
stagione ben maturo
• Bere acqua frequentemente nella giornata, anche se non si avverte lo stimolo
della sete
• Avere un consumo moderato di bevande alcoliche, purché a bassa gradazione
(vino, birra). Meglio durante i pasti
14 – ALIMENTAZIONE E SPORT:
L’indice del metabolismo durante l’esercizio submassimale è il consumo di
ossigeno.
Sistemi energetici e fatica (fattori limitanti della prestazione nelle prove
che durano almeno 30’)
-Deplezione della fosfocreatina
-Deplezione del glicogeno muscolare
-Deplezione del glucosio ematico
Metaboliti e fatica (fattori limitanti della prestazione nelle prove brevi)
La fatica è stata spesso attribuita all’acido lattico, ma in realtà essa dipende
dagli idrogenioni prodotti dall’acido lattico. L’accumulo di H+ fa diminuire il
pH muscolare, il che compromette i processi cellulari responsabili del rilascio di
energia e della contrazione muscolare.
I substrati energetici utilizzati nell’esercizio dipendono dall’intensità relativa
dello sforzo submassimale: a intensità crescenti di esercizio aumenta il
consumo di glucosio e glicogeno muscolare mentre diminuisce l’utilizzazione
dei trigliceridi muscolari e degli acidi grassi liberi.
La procedura del carico glucidico non è necessaria in tutte le discipline
sportive. Possiede, inoltre, alcuni aspetti negativi:
• aumento del livello di colesterolo plasmatico e dell’azotemia
• possibilità che si verifichi una chetosi, e quindi uno stato di acidosi
• insufficiente apporto di alcuni nutrienti essenziali, come vitamine idrosolubili
• modificazioni dello stato dell’umore
• rischi di riduzione della massa magra, con aumento della gliconeo genesi
meglio, quindi, la procedura di carico glucidico modificata. Con questo
programma si riesce ad aumentare il glicogeno fino a circa 200 mmol/kg di
muscolo, lo stesso livello che si raggiunge con la procedura di carico più
stressante. E’ possibile aumentare le scorte di CHO rapidamente e con una
esercizio molto breve ad intensità elevata.
In uno studio compiuto su 7 atleti di resistenza è stato rilevato che 150 sec di
esercizio su bicicletta effettuati al 130% della VO2max, seguiti da 30 sec ad
intensità massimale e dall’assunzione di ingenti quantità di CHO per le 24 ore
successive sono sufficienti a far quasi raddoppiare le scorte di glicogeno
muscolare in un giorno solo.
L’ossidazione dei grassi aumenta gradualmente man mano che l’esercizio
perdura. La mobilizzazione e l’ossidazione dei FFA diventano essenziali per la
QR = CO2 prod /O2 cons QR alta =
prestazione nelle prove di resistenza.
impiego CHO QR bassa = impiego lipidi
L’aumentato metabolismo lipidico nell’esercizio prolungato si verifica
probabilmente in conseguenza di una piccola caduta del glucosio ematico,
accompagnata da una diminuzione dell’insulina (potente inibitore della
lipolisi) e da un incremento nella produzione di cortisolo e di catecolamine
durante l’esercizio (aumentano la lipolisi). Inoltre, l’aumento di AMP attiva
l’AMP-K, che fosforila e riduce notevolmente l’attività dell’enzima acetil-CoA
carbossilasi. Di conseguenza, i livelli di malonil-CoA si riducono, rimuovendo
così l’inibizione sulla carnitina palmitoil-transferasi e favorendo l’ingresso di
acidi grassi nei mitocondri.
Questi cambiamenti provocano la liberazione e l’utilizzazione di FFA a scopo
energetico.
L’esercizio aerobico regolare influenza profondamente la capacità di
ossidazione degli acidi grassi a catena lunga, soprattutto dei trigliceridi
conservati nel muscolo attivo durante l’esercizio di intensità media o moderata.
Tali adattamenti dall’allenamento permettono all’atleta di endurance di poter
lavorare a valori più elevati di esercizio submassimale prima di risentire degli
effetti della fatica (dovuta alla deplezione di glicogeno), rispetto ad un soggetto
non allenato.
Le proteine muscolari possono essere utilizzate come substrato
energetico. Ad esempio, l’alanina fornisce indirettamente energia per la
contrazione muscolare.
La sintesi di alanina nei muscoli delle gambe aumenta con l’aumentare
dell’intensità dell’esercizio
Il ciclo alanina/glucosio: è stato calcolato che dopo 4 ore di attività fisica
continua anche di livello leggero, il 45% del glucosio messo in circolazione dal
fegato proviene dall’alanina.
SPORT E NUTRIZIONE
Il pasto pre-gara: deve fornire all’atleta un’adeguata quantità di carboidrati e
garantire un’idratazione ottimale.
Bisogna considerare: • le preferenze alimentari dell’atleta • gli aspetti
psicologici della competizione • la digeribilità dei cibi. 3-5 gr di carboidrati (in
forma solida o liquida) per kg di peso da consumarsi circa 3 h prima della gara.
Esistono diverse ragioni per ridurre o addirittura abolire il contenuto proteico
del pasto pre-gara in favore di un’elevata quantità di carboidrati:
• i carboidrati reintegrano il notevole esaurimento del glicog