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I PARTITI POLITICI
I partiti sono attori fondamentali delle democrazie rappresentative; la definizione più nota è offerta dal sociologo Max Weber: i partiti sono associazioni fondate su un'adesione formalmente libera, costituite al fine di attribuire ai propri capi una posizione di potenza all'interno di un gruppo sociale e ai propri militanti attivi la possibilità per il perseguimento dei fini oggettivi o per il perseguimento di vantaggi personali, o per tutti e due gli scopi. Altra definizione è quella di Anthony Downs secondo il quale il partito è una compagine di persone che cercano di ottenere il controllo dell'apparato governativo a seguito di regolari elezioni.
1. Le funzioni dei partiti
I partiti agiscono come mediatori tra le istituzioni pubbliche e la società civile, tra lo stato e i cittadini.
1.1 Le funzioni dei partiti: un'introduzione
Una prima funzione dei partiti consiste nell'organizzare la volontà
pubblica, operando una semplificazione della complessità degli interessi individuali ed effettuando una mediazione tra gli interessi individuali formando l'interesse collettivo. I partiti, inoltre, mettono ordine attraverso un processo di strutturazione del voto; il partito è l'entità con cui gli elettori si identificano, dando stabilità nel lungo periodo ai comportamenti di voto individuale. La terza funzione è quella di socializzazione politica; cioè i partiti mirano a trasformare gli individui in cittadini integrati in una comunità. Attraverso la selezione delle candidature, i partiti operano la funzione di reclutamento dei governanti. Ancora è grazie ai partiti che si può aspirare ad un controllo dei governati sui governanti; da questo punto di vista i partiti sono strumento di collegamento tra governo e cittadini. Infine, i partiti sono attori importanti nella formazione delle politiche pubbliche; essi, infatti,elaborano programmi, li presentano agli elettori e, se vittoriosi, dovrebbero metterli in atto.
1.2 Partiti e mercato elettorale
Secondo un approccio di tipo economico, i partiti sono apparati orientati alla conquista dei voti. Anthony Downs ha elaborato un approccio razionale, secondo il quale l'individuo è in grado di stabilire un ordine tra le varie alternative disponibili per scegliere quella che si pone al vertice della sua graduatoria di preferenze. In quest'ambito i partiti sono coalizioni di individui che aspirano a controllare gli organi di governo attraverso le elezioni. Nelle democrazie si realizza la sovranità dell'elettore.
I sostenitori di un diverso approccio, quello della scelta pubblica, ritengono che la dipendenza dei politici dal sostegno degli elettori rischia di avere un effetto negativo, producendo debito pubblico e inflazione; infatti il bisogno degli eletti di seguire le richieste degli elettori comporta la tendenza degli amministratori a
Spendere denaro pubblico mettendo in pericolo la democrazia.
1.3 Identità collettive e partiti
L'approccio economico ha sollevato notevoli critiche; innanzitutto si è detto che gli elettori non sono esperti e quindi non sono in grado di agire razionalmente; si è poi osservato come non si possa paragonare la politica al mercato, in assenza di un mezzo di scambio in grado di valutare costi e benefici, come il denaro; infine si è detto che se i politici dovessero seguire le richieste dei loro elettori non farebbero il bene comune.
Altri studiosi hanno sottolineato come sia la politica la sede di formazione delle preferenze; è stato elaborato da Pizzorno un approccio identitario. In questa prospettiva la partecipazione attraverso i partiti ha avuto una funzione socializzante, creando subculture politiche. Secondo questo approccio, l'essenza stessa della politica è proprio la capacità di costruire queste identità collettive attraverso l'uso dell'ideologia.
Pizzorno ha distinto tra rappresentanza identificante e rappresentanza efficiente. Attraverso la prima i politici svolgono il compito di costituire, preservare e rafforzare le identità politiche; attraverso l'identità efficiente i politici prendono decisioni intese a migliorare la posizione dell'entità collettiva che essi rappresentano. Ciò che spinge l'elettore a votare è il sentirsi parte di una comunità, l'essere riconosciuto come eguale, nonostante egli sappia che il proprio voto da solo non è in grado di condizionare l'esito delle elezioni.
2. L'evoluzione storica dei partiti
2.1 Partiti e società: dai partiti dei notabili ai partiti di massa
Max Weber ha proposto un'evoluzione dei partiti ripresa da altri studiosi. I partiti dei notabili caratterizzano la fase in cui la politica è un'attività collaterale e si dedicano ad essa individui che traggono altrove il loro sostentamento.
I notabili sono coloro che amministrano il gruppo e lo dirigono senza uno stipendio e godono di considerazione sociale. Il partito dei notabili si limita ad una rappresentanza individuale degli interessi dei singoli elettori.
Verso la fine del XIX secolo emergono i partiti di massa; cioè che ha favorito la trasformazione è l'allargamento del suffragio. Si forma così una classe politica, cioè un gruppo di persone che fanno della politica la loro professione. Uno strumento fondamentale dei politici di professione è l'oratoria; un'altra risorsa è il controllo delle strutture organizzative del partito con una delega del potere.
2.2 Struttura organizzativa e tipologia dei partiti
Maurice Duverger ha distinto diversi tipi di partito a seconda delle caratteristiche delle loro unità di base: comitato, sezione, cellula, milizia. La trasformazione dei partiti dei notabili in quelli di massa corrisponde, grosso modo, al passaggio dai partiti
Di comitato a quelli di sezione. Il comitato, tipico dei partiti di fine XIX secolo, è formato da una dozzina di persone appartenenti all'elite che godono di prestigio legato alla loro condizione sociale. Esso è caratterizzato da una struttura organizzativa precaria, con incontri sporadici ed intensificarsi dell'attività durante le campagne elettorali.
La sezione, nata con il suffragio universale, è un organismo aperto, che cerca di ampliare il numero dei suoi iscritti, l'organizzazione è molto più formale rispetto ai comitati; se nei comitati le cariche sono onorifiche, nelle sezioni la divisione del lavoro è reale. Il partito di sezione, invenzione socialista, consente di educare le masse e di reperire finanziamenti attraverso la pratica delle quote.
Il terzo tipo di struttura è la cellula che mira ad organizzare gli operai nelle grandi fabbriche collegando le loro rivendicazioni politiche ad un progetto politico più ampio.
La cellula è un organismo permanente, non un organo che si riunisce ognitanto ma una comunità che vive nello stesso luogo di lavoro. La milizia è un organo militare di piccole dimensioni, con una gerarchia, armi e uniformi; essa è stata una struttura tipica dei partiti fascisti. 3. La trasformazione dei partiti di massa 3.1 La legge ferrea dell'oligarchia Michels ha descritto nella legge ferrea dell'oligarchia alcune degenerazioni del modello del partito di massa. Egli afferma che per guidare un'organizzazione complessa occorrono competenze tecniche specifiche e il possesso di queste competenze porta inevitabilmente a concentrare il potere in un'oligarchia. Così si crea inevitabilmente disuguaglianza, facendo aumentare il potere di chi gestisce le risorse necessarie alla vita dell'organizzazione. L'inserimento nell'oligarchia porta, poi, a trasformare il modo di pensare dei dirigenti; chi occupa cariche di rilievo siImborghesisce, allontanandosi dalla massa dei lavoratori; questo porta spesso ad una moderazione dei fini del partito perché tattiche radicali metterebbero in pericolo la condizione di vita di chi vive delle attività del partito.
3.2 L'approccio organizzativo ai partiti: la critica alla legge ferrea dell'oligarchia
L'approccio organizzativo mitiga le conseguenze della legge ferrea dell'oligarchia; Panebianco ha affermato che il potere dell'organizzazione è relazionale, legato a uno scambio di risorse che, seppure in modo diseguale, sono possedute sia dai leaders che dalla base, nel senso che i militanti del partito non sono del tutto privi di risorse dato che i dirigenti hanno bisogno di seguaci. In secondo luogo si osserva come le ideologie non sono del tutto manipolabili. La struttura organizzativa dei partiti tende così a variare; l'evoluzione dei partiti non è dettata da una legge ferrea, ma dipende da una serie di
Vincoli ambientali e dalle scelte strategiche dei leaders. A questo proposito si contengono il campo due approcci; quello del Closet System Approach ritiene che le organizzazioni siano in grado di controllare tutte le condizioni rilevanti, mentre il Natural System Approach ritiene che le organizzazioni abbiano una capacità limitata di raccogliere informazioni e quindi di controllare il proprio ambiente.
3.3 Il partito pigliatutto
Kirchheimer ha elaborato il concetto di partito pigliatutto per descrivere il nuovo tipo di partito che cominciava ad affermarsi nel secondo dopoguerra. Questo si caratterizza per:
- Una riduzione del bagaglio ideologico del partito
- Il rafforzamento dei gruppi dirigenti di vertice
- Una diminuzione del ruolo del singolo membro del partito
- Un'accentuazione del ruolo di riferimento di una specifica classe sociale, per reclutare elettori tra la popolazione in genere.
3.4 Il partito professionale - elettorale
Panebianco aggiunge un'altra caratteristica ai
tali sono: 1. Frattura economica: riguarda la divisione tra ricchi e poveri, tra chi ha accesso alle risorse economiche e chi no. I partiti politici possono essere influenzati da questa frattura nel modo in cui affrontano le questioni economiche e sociali. 2. Frattura sociale: riguarda la divisione tra diverse categorie sociali, come lavoratori, imprenditori, professionisti, ecc. I partiti politici possono cercare di rappresentare gli interessi di queste diverse categorie e di mediare tra di loro. 3. Frattura culturale: riguarda le differenze culturali, come quelle legate alla religione, all'etnia, alla lingua, ecc. I partiti politici possono essere influenzati da queste differenze nel modo in cui affrontano le questioni culturali e identitarie. 4. Frattura generazionale: riguarda le differenze tra diverse generazioni, come giovani e anziani. I partiti politici possono cercare di rappresentare gli interessi delle diverse generazioni e di mediare tra di loro. Queste fratture sociali possono influenzare la formazione e l'organizzazione dei partiti politici, nonché le loro strategie e politiche.