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LE TRE FACCE DELLA POLITICA
Politics: la sfera del potere, inteso come la capacità d’influire sulle decisioni prese dagli
individui; lo studio del potere si articola in due piani:
1) Architetture del potere (tipo di regime politico)
2) Attori che operano all’interno dei regimi ed i processi che vi si svolgono.
Policies: sono le politiche pubbliche, ossia provvedimenti ed interventi proposti dagli attori
politici e decisi nelle sedi politiche; studiare le policies significa analizzarne i contenuti e
mettere in luce la distribuzione di costi e benefici che esse comportano; in secondo luogo,
significa indagare il processo decisionale nelle sue diverse fasi (dall’individuazione del
problema alla formulazione di proposte e alla decisione finale); poi, si studiano gli attori
coinvolti e le relazioni che intercorrono tra loro; in ultimo luogo, si analizza il processo di
attuazione delle politiche (in cui sono coinvolti ulteriori attori, quali le burocrazie
pubbliche, destinatari delle politiche e gruppi d’interesse).
Polity: il tema delle polity riguarda la definizione dell’identità e dei confini della comunità
politica (cioè del territorio e della popolazione che vi abita, e le relative strutture e processi
di mantenimento e cambiamento); infatti, le dimensioni di un gruppo politico non sono un
dato immutabile e naturale, ma invece mutevole ed artificiale (basti pensare alla
disgregazione jugoslava, alla divisione della Cecoslovacchia, o all’integrazione europea).
L’epoca contemporanea è stata dominata da un particolare tipo di polity, ossia lo stato
nazionale, ma non mancano anche polities costruite su basi multinazionali (es. impero
austro-ungarico) o su una sola identità nazionale ma che convive con identità interne
minoritarie distinte (es. Spagna o Svizzera)
SCIENZA POLITICA
È lo studio empirico dei fenomeni politici.
Non è guidata da giudizi morali, ma è interamente basata su dei fatti, a differenza della filosofia
politica.
Non guarda solo alle norme formali, ma soprattutto ai processi reali, a differenza del diritto
costituzionale.
Ha il fine, oltre quello di descrivere, anche quello di spiegare, a differenza della storia.
Le due tradizionali sub-discipline della scienza politica sono:
Le relazioni internazionali si occupa delle relazioni politiche tra gli stati e dell’anarchia
del sistema internazionale (e le sue conseguenze).
La politica comparata si occupa delle somiglianze e differenze tra paesi, indaga non la
politica anarchica ma quella ordinata (cioè quella degli stati, che sono società regolate da
un sistema di autorità pubblica statale), dunque la definiamo come lo studio della politica
interna degli stati. Si possono comparare ad esempio diversi sistemi elettorali, sistemi
pensionistici, o modelli di cittadinanza.
La scienza politica empirica dev’essere guidata da una teoria, ossia da una costruzione concettuale
finalizzata a ricondurre la realtà informe all’interno di una forma logica di correlazioni tra variabili
(ci spiega qual è la variabile dipendente, quale quella indipendente, quale quella interveniente).
Le relazioni tra variabili possono essere specificate identificando una variabile dipendente o
“effetto” (quella che studiamo e di cui vogliamo capire le cause della produzione), una variabile
indipendente o “causa”, ed una variabile interveniente (modifica la relazione causale, viene
chiamata così perché “interviene”, ossia viene considerata solo in un secondo momento dal
ricercatore).
Adotteremo un approccio istituzionalista (analisi del funzionamento degli assetti istituzionali e
degli attori che partecipano ai processi decisionali).
Nel campo della comparazione fra sistemi politici, le principali teorie sono definite
(neo)istituzionaliste. Si parla di «nuovo istituzionalismo» perché distinto dal precedente per una
visione non formalista delle istituzioni e delle norme, cioè per una maggiore attenzione ai processi
reali piuttosto che a quelli formali.
Il neoistituzionalismo afferma la centralità del ruolo delle istituzioni, intese come un insieme di
regole del gioco, abitudini, procedure… dunque, come un insieme di condizionamenti ed
opportunità distribuite (asimmetricamente) fra i vari attori; tramite l’analisi delle istituzioni, si
cerca di capire cosa porti gli attori ad operare un cambiamento (o eventualmente un
mantenimento).
Teorie (neo-)istituzionaliste:
Istituzionalismo razionale approccio economico (economia neoclassica) teoria di
livello micro (si focalizza sugli attori) attori istituzionali sono l’unità d’analisi e sono
razionali (conoscono tutte le informazioni e massimizzano la propria utilità), le istituzioni
sono create dagli attori tramite un accordo volontario con lo scopo di rispondere
razionalmente ai problemi, ad esempio per evitare comportamenti opportunistici, ridurre
asimmetria informativa, etc. A loro volta, le istituzioni strutturano l’azione degli attori.
Considera le preferenze come esogene (date), esse dunque non dipendono dall’interazione
sociale e non variano dopo che essa avviene; i comportamenti sono prevedibili (perché
razionali). Elabora teorie e ipotesi molto semplici e generalizzabili (se x, allora y).
L’approccio è detto principale-agente; es. nell’UE il “principale” (colui che decide) è
l’insieme degli stati membri riunito nel Consiglio Europeo, mentre l’”agente” (l’attore
esecutivo) è la Commissione Europea, la quale agisce sulla base di un mandato dato dal
principale. La Commissione, essendo portata a massimizzare la propria utilità (a fare i
propri interessi), tende ad aumentare l’integrazione degli stati europei (perché se questa
aumenta il ruolo della Commissione diviene più rilevante).
Esempio di Istituzionalismo Razionale applicato allo studio dell’UE: In che modo la
Commissione Europea è riuscita ad accrescere le proprie competenze anche in campi in cui
gli stati non intendevano delegare potere? Promuovendo cooperazione volontaria che alla
fine viene accettata dagli stati membri e diventa per essi vincolante.
Critiche: assunti troppo semplificati, attori non sempre razionali, scarsa importanza
assegnata al contesto in cui avvengono le scelte degli attori, non tiene in considerazione la
variabile temporale (evoluzione delle istituzioni).
Istituzionalismo storico approccio storico teoria macro (si focalizza sulle istituzioni)
le unità di analisi sono i sistemi politici nel loro complesso (es. analisi del progresso
dell’integrazione europea e della sua architettura costituzionale); non ci sono assunti veri e
propri su cosa spinge gli attori ad agire in un certo modo ma la razionalità degli attori è
messa in dubbio, il motore delle azioni è piuttosto da ricercare nei rapporti di forza
economici e politici; aspetto più rilevante è l’attenzione data alla dimensione temporale, da
cui si ricava l’esistenza dei paths o percorsi, da cui la politica dipende (“paths
dependency”): ogni qualvolta si presenta un problema da risolvere le istituzioni tendono a
seguire degli schemi e logiche precedentemente già inserite nel sistema); si evidenzia
anche la presenza di “giunture critiche” (elementi critici portano nel sistema istituzionale
cambiamenti enormi, es. il passaggio dalla 1° alla 2° repubblica è stato causato da vari
episodi critici).
Esempio di analisi storico-istituzionalista: qual è stato l’impatto della globalizzazione su
sistemi politico-economici diversi? Comparazione di come Svezia, Giappone e USA
hanno adattato il loro stato sociale alla globalizzazione (dunque, la globalizzazione ha
comportato una riforma del sistema di welfare dei tre paesi).
Critiche: scarsa possibilità di generalizzare i risultati dell’analisi (perché ogni studio si
riferisce ad un particolare periodo storico), ambito d’analisi troppo vasto e quindi processi
e nessi causali difficilmente comprensibili (ci sono troppe variabili, dunque non si ha
certezza su quali siano state quelle determinanti), rischio di sconfinare nell’indagine storica
(grande contributo a livello conoscitivo, ma che non porta a teorie analitiche che aiutino a
spiegare il verificarsi di determinati fenomeni).
Istituzionalismo sociologico approccio sociologico livello di analisi meso (si focalizza
sul rapporto dei singoli con le istituzioni) le istituzioni modellano la politica, attraverso la
costruzione dei significati gli attori agiscono in base alla logica dell’appropriatezza (gli
attori agiscono non sempre razionalmente, anzi, spesso lo fanno influenzati dalle loro
tradizioni, culture e schemi mentali) le istituzioni non sono scelte razionalmente per
ovviare a certi problemi, ma perché sono ritenute appropriate (es. in Italia è stato scelto un
bicameralismo perfetto, che è abbastanza inefficiente ma che è stato ritenuto più
opportuno per via della tradizione autoritaria da cui si proveniva).
Dato che la cultura influenza le istituzioni, dove c’è maggiore cultura civica le istituzioni
democratiche sono più stabili e legittimate; gli attori si comportano come ritengono ci si
aspetti da loro, e non necessariamente per massimizzare il proprio profitto.
Esempio di istituzionalismo sociologico: perché sempre più nazioni hanno adottato una
banca centrale indipendente? Perché un determinato modello, divenuto “di moda” presso
la “comunità epistemica” degli economisti, è stato presentato come modello di successo e
copiato da stati che non lo avevano inizialmente adottato (ma non necessariamente perché
gli economisti lo considerassero il modello più efficiente).
Critiche: rischio di offrire spiegazioni tautologiche (spiegazione tautologica: “la cultura
voleva questo e quindi è successo questo”), difficoltà di definire il concetto di cultura, se gli
attori fanno propri schemi culturali esistenti (si comportano sempre in base alla logica di
appropriatezza) come si spiega allora il cambiamento nel sistema istituzionale? la critica
è di attribuire troppa importanza alla logica dell’appropriatezza e troppa poca al ruolo degli
attori istituzionali.
METODOLOGIA DELLA RICERCA POLITICA
Obiettivi dell’indagine scientifica:
- Descrivere raccogliendo dati e facendo riferimento a teorie
- Spiegare stabilendo relazioni tra variabili (correlazioni)
- Prevedere discutendo possibili implicazioni di una data decisione
- Prescrivere raccomandando comportamenti sulla base di una previsione
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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