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Sotto i Greci l’uguaglianza prevedeva che tutti i cittadini avessero il diritto di parola nell’assemblea di
governo e di fronte alla legge. È evidente che l’uomo da sempre va alla ricerca di una sorta di
associazionismo che per i greci si è palesato nella polis. Scopo della città è quello di promuovere la felicità
dei propri cittadini incoraggiandoli ad agire rettamente. I cittadini devono in oltre perseguire un obiettivo
comune. Le virtù civiche devono anche essere affiancate da una valida costituzione, da leggi e da un ordine
sociale che permetta di ottenere giustizia. Solo così i cittadini possono vivere in armonia.
Ciò non comporta però che tutti i cittadini debbano vivere allo stesso modo ma che ognuno debba avere un
proprio fine personale che non deve per forza essere uguale a quello degli altri cittadini. I cittadini per
ottenere il bene di tutti devono conoscere il bene di ciascuno e quindi essere capaci di capire il bene
comune che ciascuno condivide con gli altri.
La libertà della quale i cittadini godono all’interno della polis deve poi essere estesa anche nella vita
quotidiana.
Nella visione greca della democrazia il cittadini è una persona completa per la quale la politica è un’attività
sociale naturale che non deve essere rigorosamente separata dagli altri aspetti della vita.
La visione greca della democrazia prevede che vengano soddisfati almeno dei requisiti:
Tale democrazia deve essere caratterizzata da un armonia che permetta di condividere e agire in base ad
un forte senso di bene generale che non sia in contraddizione con i loro obiettivi personali;
I cittadini devono avere grande omogeneità riguardo a caratteristiche che altrimenti tenderebbero a
generare conflitti politici e disaccordi riguardo al bene comune;
Il numero dei cittadini deve rimanere limitato per evitare discussioni e disarmonie interne, solo così è
possibile per i cittadini agire come governanti e sovrani della città;
Cittadini devono riunirsi per poter decidere direttamente sulle leggi e prendere decisioni politiche;
Cittadini partecipano attivamente all’assemblea ma anche attivamente all’amministrazione della città;
La città-stato deve rimanere autonoma anche se sono possibili alleanze e confederazioni per la difesa e in
guerra ma ogni città deve comunque rimanere autosufficiente sia da un punto di vista politico ma anche
economico e militare.
Occorre evidenziare come le prerogative democratiche della polis greca entrano in contraddizione con
qualsiasi democrazia moderna realizzata in uno Stato-nazione. I cittadini sono in oltre troppi per riunirsi
materialmente e per questo prevale il governo di rappresentanza e non di democrazia diretta.
È ovvio che questa concezione presenti dei limiti soprattutto perché anche qui esisteva una differenza tra
l’ideale e la realtà della vita politica. Infatti benché la partecipazione fosse eccezionalmente alta è difficile
stabilire il vero interesse politico dei cittadini, e per questo si ritiene che i discorsi dell’Assemblea venissero
tenuti da un numero relativamente ridotto di leader.
La democrazia greca era nella pratica di tipo esclusivo cioè all’interno della città-stato ad una larga parte
della popolazione adulta era negata la piena cittadinanza cioè la partecipazione alla vita politica. Erano
infatti escluse le donne, gli schiavi, gli stranieri.
Capitolo 2
La tradizione repubblicana parte dal presupposto che l’uomo è di natura un animale sociale e politico e che
per sfruttare le proprie potenzialità devono essere insieme in associazione politica. I repubblicani
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sostenevano che il miglior sistema di governo fosse quello in cui i cittadini sono pari per molti aspetti quali:
uguaglianza di fronte alla legge, e nella mancanza di dipendenza tra un cittadino e l’altro.
Nell’ottica repubblicana la minaccia maggiore alle virtù civiche è generata dalle fazioni e dai conflitti politici
che sono frutto del fatto che il popolo al sua interno presenta caratteristiche poco uniformi.
Il compito dei repubblicani è quello di elaborare una costituzione che rifletta e che equilibri gli interessi del
singolo e della maggioranza tramite un governo misto di democrazia aristocrazia e monarchia. Secondo tale
visione il popolo dovrebbe avere un ruolo importante nel governo ma poiché ciò potrebbe risultare
pericoloso è opportuno limitare il suo ruolo. Il ruolo del popolo non doveva quindi essere quello di
governare ma piuttosto di scegliere il leader che fosse più competente per svolgere tale funzione di
governo all’interno del sistema politico. Il leader deve poi governare nell’interesse del popolo.
La componente più pericolosa in questo sistema era l’aristocrazia e l’oligarchia. Il compito costituzionale è
quindi quello di elaborare un sistema che in qualche modo superi l’inevitabile tendenza al predominio della
minoranza sulla maggioranza. A causa dell’impossibilità di trovare una soluzione al problema della
formazione di un governo misto per una repubblica democratica, i repubblicani sostituiscono l’antica idea
di governo misto con quella più nuova e resa famosa da Montesqueu di una separazione costituzionale e
istituzionale dei poteri nella tre branchie principali: legislativo, esecutivo e giudiziario.
I greci rifiutarono un sistema di larga scala e non crearono mai un sistema stabile di governo
rappresentativo e nemmeno i romani. Col graduale aumento del numero dei cittadini le difficoltà di riunirsi
nelle assemblee divenne sempre più grande così le assemblea andarono a sostituirsi con degli organi
rappresentativi. Col tempo poi ci si rese conto che il governo popolare non doveva più necessariamente
essere limitato agli stati di piccole dimensioni ma poteva essere esteso quasi infinitamente e includere
molte persone.
Questo nuovo sistema portò però anche dei problemi specifici come ad esempio il gran numero di nuove
istituzioni politiche. Vi fu infatti il passaggio da un sistema di democrazia monistica ad un sistema di tipo
pluralistico. Nascono così anche interessi e gruppi d’interesse diversi a misura del grande Stato-nazione.
Le circostanze che favoriscono il processo democratico sono il fatto che le persone costituiscono un gruppo
o associazione ben definito, tale gruppo è relativamente indipendente dal controllo esterno, i membri si
ritengono più o meno ugualmente qualificati a governare, ritengono in oltre che nessun membro singolo e
nessuna minoranza siano talmente meglio qualificati a governare da permettere che il singolo o i pochi
governino l’intera associazione. È questo ciò che viene chiamato Principio Forte di Uguaglianza ed è
caratterizzato dal fatto che certe convinzioni simili a tale principio accompagnate dallo sviluppo di un
processo democratico sono spesso apparse tra popoli che avevano poca conoscenza della democrazia greca
e delle altre forme di democrazia già presenti.
Il Principio Forte non doveva essere necessariamente applicato in maniera estensiva ma al contrario è stato
spesso interpretato in modo molto restrittivo.
Capitolo 15
Le moderne idee democratiche sono il prodotto di due trasformazioni nella vita politica:
Roma e Grecia del 5° Secolo a.C. e successivamente alcune città medievali dell’Italia che si caratterizzarono
per questo passaggio ad un sistema di governo popolare per poi finire sopraffatto da un regime di tipo
imperiale od oligarchico;
Europa e paesi di lingua inglese videro il passaggio da una struttura di tipo nazionale ad una di tipo Stato-
nazione.
La più importate causa di mutamento è da ricercarsi nello spostamento della sede dell’idea di democrazia
dalla città-stato allo Stato nazionale. Fino a quel momento si era considerato che le dimensioni delle
cittadinanze e l’estensione del territorio dovessero essere esigue per la realizzazione di uno Stato che fosse
democratico. Lo Stato democratico moderno sarebbe quindi stato nettamente in contrasto con i vecchi
ideali e con le vecchie pratiche dei sistemi democratici e repubblicani.
Le conseguenze dell’ampliamento delle dimensioni di cui si è parlato sono le seguenti:
La rappresentanza 2
Nelle assemblee i cittadini sono stati sostituiti dai loro rappresentanti. I primi riscontri di
democraticizzazione dello Stato nazionale si ebbe in quei paesi in cui esistevano già degli organi il cui scopo
era quello di rappresentare gli interessi sociali. Venne quindi poi esteso il diritto di voto e venne istituito un
sistema elettorale in grado di garantire la rappresentatività e facendo che la carica più alta fosse investita
da una persona che fosse stata eletta dal popolo. Il passaggio quindi ad un sistema democratico è stato
caratterizzato da specifiche trasformazioni di istituzioni politiche già esistenti.
L’estensione illimitata
Vennero a cadere i limiti delle dimensioni di una comunità democratica fissati dalla possibilità di
partecipare alle assemblee da parte dei cittadini di una città-stato.
I limiti della democrazia partecipativa
Una conseguenza diretta dell’aumento delle proporzioni è il fatto che alcune forme di partecipazione
politica sono intrinsecamente più limitate nelle poliarchie di quanto non lo fossero nelle città stato.
L’eterogeneità
Più una struttura politica è ampia ed estesa più i suoi cittadini tendono a differenziarsi tra loro per diversi
aspetti dal punto di vista politico. È quindi difficile che tali cittadini in uno Stato-nazione tendano ad essere
simili. Oggi è però possibili un governo popolare cioè rappresentativo basato su un elettorato vasto e con
un’ampia gamma di diritti individuali e di libertà personali.
La conflittualità
Una conseguenza dell’eterogeneità è il moltiplicarsi delle fratture politiche e quindi di conflitti che
diventano un aspetto inevitabile della vita politica. Questa conflittualità è però vista come motivo di
discussione e scambio.
La poliarchia
È frutto della trasformazione che ha portato alla nascita dello Stato-nazione e può essere vista sotto diversi
punti di vista:
Come risultato storico degli sforzi di democraticizzazione di liberalizzazione delle istituzioni politiche degli
Stati nazionali;
Come una specie particolare di ordinamento o regime politico che si distingue sia dai sistemi non
democratici e anche dalle forme di democrazia su piccola scala;
Come un sistema di controllo politico in cui le più alte cariche dello Stato vengono indotte a modificare il
loro comportamento per poter vincere le elezioni;
Come un sistema di diritti politici;
Come un insieme di istituzioni necessarie ad un processo democratico