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GESÙ E LA DEMOCRAZIA

Nel Capitolo 18 del Vangelo di S. Giovanni è descritto il

processo a Gesù. Questa semplice storia è uno dei più

sublimi brani della letteratura mondiale e, senza averne

l’intenzione, diviene un tragico simbolo dell’antagonismo

tra assolutismo e relativismo.

Capitolo secondo

Democrazia e religione

LA DEMOCRAZIA COME PROBLEMA Dl GIUSTIZIA

L’ esame fin qui fatto della base filosofica della democrazia

non è e non può essere rivolto ad una giustificazione

assoluta di questo tipo di organizzazione politica e non

vuole, né può, intendere di provare che la democrazia è

la migliore forma di governo. Esso è un’analisi scientifica di

un fenomeno sociale e non una valutazione del

medesimo intesa a dimostrare, presupponendo un de

terminato valore sociale come incondizionatamente valido,

che la democrazia è la realizzazione di questo valore.

La teologia cristiana offre una giustificazione della

democrazia che promette di essere più efficace della

giustificazione problematica, perché condizionale, implicita

nella teoria pienamente scientifica del positivismo giuridico

e politico.

IL POSITIVISMO RELATIVISTICO RESPONSABILE DEL

TOTALITARISMO

Lo Stato non è «l’ineluttabile conseguenza» di un

«positivismo privo di fede e nemico della metafisica e della

religione», «l’inevitabile risultato della perdita, da parte

dell’uomo, della fede in una legge divina, in una giustizia

eterna».

La giustizia è per sua natura un valore assoluto e solo un

valore posto da Dio può essere assoluto.

Brunner riconosce oltre ad una giustizia assoluta e divina,

una giustizia relativa, quella umana della legge positiva.

Egli dice:

«È vero che tutti i sistemi sociali che noi creature umane

♣ fondiamo sono giusti solo relativamente».

Gli ideologi totalitari hanno perciò sempre fatto riferimento

all’assolutismo filosofico di Platone e riconosciuto nello

Stato platonico il modello dei loro schemi politici.

LA TEOLOGIA DELLA GIUSTIZIA DI EMIL BRUNNER

Brunner distingue

una giustizia assoluta

una relativa

ma anche due tipi assoluti.

Da una parte

la giustizia «terrena» o «del mondo»,

• «il dare a ciascuno ciò che gli è dovuto»

• la giustizia del suum cuique

• il principio di contraccambiare il bene col bene, il male

• col male

la giustizia retributiva

• la «giustizia delle istituzioni di questo mondo»

• la «giustizia dei sistemi sociali»

• la giustizia dello «Stato»

e dall’altra parte

la «giustizia celeste»

• la «rettitudine di Dio»

• la «giustizia biblica»

• la «giustizia della fede», che ricambia il male col bene

• e perdona il peccatore settanta volte sette, il principio

dell’amore divino.

La giustizia è «del mondo» finchè si riferisce a cose terrene,

a cose di questo mondo, soprattutto a ordinamenti sociali

stabiliti dall’uomo.

Secondo Brunner vi sono due giustizie assolute e divine:

la giustizia divina della legge, che contraccambia il

• male col bene

la giustizia retributiva che contraccambia il bene col

• bene ed il male col male.

È difficile comprendere perchè una viene chiamata

«celeste» e l’altra «terrena», dato che entrambe hanno

origine in Dio e quindi in cielo, in una sfera trascendente,

ed entrambe esprimono una volontà divina e

soprannaturale.

Lo stesso Brunner dice:

«Questo ordinamento primo è per sua natura sovrumano,

• soprannaturale ed eterno».

La democrazia è un ordinamento sociale stabilito dall’uomo

per l’uomo e, come ordinamento giuridico è diritto positivo.

LA DOTTRINA CRISTIANA DEL DIRITTO NATURALE

La giustizia assoluta e divina del primitivo ordinamento

della creazione, la legge cristiana della natura, può essere

conosciuta e l’opera di Brunner costituisce un tentativo di

presentarcela sorge la domanda perché questa giustizia

terrena non è attuata su questa terra, parchè l’uomo,

sebbene conosca o almeno sia capace di conoscere la

giustizia assoluta, ne attua solo una relativa.

Sebbene Brunner sottolinea il carattere statico della

giustizia divina e assoluta della legge naturale cristiana, da

cui deduce il suo antagonismo verso la legge positiva, solo

relativamente giusta a causa dell’antagonismo stesso, i

principi che egli presenta come appartenenti alla legge

naturale cristiana non sono per nulla essenzialmente statici

e certo non necessariamente antagonistici nei confronti

della legge positiva.

Per quanto riguarda la giustizia politica, la volontà di Dio

rivelata attraverso Mosè come pure attraverso Cristo mira

indubbiamente ad una teocrazia, la si concepisca come lo

storico regno di Davide oppure come il futuro Regno di Dio

sulla terra non importa;

I principi obiettivi di giustizia sono in verità giudizi di valore

del tutto soggettivi proiettati nella natura e, se la natura

viene interpretata come espressione della volontà di Dio,

essi sono imputati, da colui che la interpreta, alla

intenzione del creatore divino.

LIBERTÀ ED UGUAGLIANZA SECONDO LA TEOLOGIA

PROTESTANTE

Poichè l’idea di democrazia è l’idea di libertà combinata

con quella di eguaglianza, dobbiamo innanzi tutto

apprendere ciò che la teologia cristiana insegna riguardo a

queste due idee.

Secondo la teologia sociale di Brunner il fatto principale

non è la sua libertà, ma la sua relazione con Dio, con la

sovranità di Dio» 1 La relazione dell’uomo con Dio consiste

nella sottomissione alla Sua volontà sovrana da cui nasce

l’obbligo dell’uomo ad una obbedienza incondizionata.

L’uguaglianza di trattamento è possibile solo perchè, e fino

a quando, la effettiva disuguaglianza è posta da parte e

trascurata come insignificante.

L’uguaglianza tra gli uomini risultante dall’insegnamento

delle Scritture, secondo cui l’uomo è stato creato a

immagine di Dio, è la stessa eguaglianza formale che

ritroviamo nel diritto.

L’eguaglianza della dignità o di tutti gli uomini come

persone equivale alla uguaglianza formale di fronte alla

legge dello Stato o alla legge della natura.

Dell’eguaglianza degli uomini come persone, Brunner dice:

«Questa uguaglianza di dignità è però unita ad una

• diversità di specie e di funzione e ciò non è

insignificante, inessenziale, ma elemento del destino

stesso, per cui a ciascun uomo è dovuta non solo

l’eguaglianza:

il che significa “a ciascuno ciò che gli è dovuto, a

- ciascuno sarà reso ciò che inalienabilmente è suo, ciò

che non appartiene ad altri» .

L’idea di libertà non occupa il primo posto nella teologia

sociale la quale si interessa alla sovranità di Dio e perciò

deve concepire l’uomo come soggetto alla volontà di questi

e non come essenzialmente libero. La libertà dell’uomo

soggetto alla volontà di Dio, la libertas christiana, è la sua

obbedienza. La libertà politica, come principio di giustizia,

«ha la sua origine nella struttura dell’ordine creato» .

La democrazia può essere buona o cattiva quanto

l’autocrazia, che la libertà politica, e cioè la partecipazione

dei governati al governo, non è riconosciuta come un

valore da questa dottrina.

L’OPINIONE DI REINHOLD NIEBUHR.

LA RELIGIONE È BASE NECESSARIA DELLA DEMOCRAZIA

Il teologo americano Reinhold Niebuhr ritiene responsabile

del totalitarismo la filosofia positivistica, e cioè areligiosa.

Egli parla del «Secolarismo che tenta di perseguire una

unità culturale» in una società divisa in opposti gruppi di

interessi materiali ed intellettuali «attraverso la negazione

delle tradizionali religioni storiche» e che, nella sua forma

più sofisticata, rappresenta un tipo di scetticismo che è

conscio della relatività di tutte le prospettive umane.

La critica che Niebhur fa della filosofia democratica

tradizionale non è molto coerente.

Da una parte la biasima per il suo pessimismo verso la

• capacità razionale dell’uomo a riconoscere la giustizia:

«Una società libera egli dice esige fiducia nell’abilità

- degli uomini a raggiungere accomodamenti

sperimentali e tollerabili tra i loro interessi contrastanti

ed a pervenire ad alcune nozioni comuni di giustizia

che trascendano tutti gli interessi parziali»

D’altra parte egli vede la ragione dell’insufficienza della

• giustificazione tradizionale della democrazia

«da parte della cultura liberale» nelle «valutazioni

- eccessivamente ottimistiche della natura e della storia

umane alle quali il credo democratico è stato

storicamente associato».

Il liberalismo non si unisce necessariamente ad una

sopravalutazione ottimistica della natura umana e

certamente non ad «una fiducia troppo grande nella

capacità umana di elevarsi al di sopra dell’interesse

personale».

La critica di Niebuhr è rivolta contro un oppositore

immaginario fabbricato a bella posta. Egli crede « che una

concezione cristiana della natura umana è più adeguata

allo sviluppo della società democratica » i che non la

concezione liberale.

«Il tenace ottimismo della nostra cultura liberale dice

Niebuhr ha impedito alle società democratiche moderne sia

di misurare accuratamente i pericoli della libertà che di

apprezzare pienamente la democrazia come unica

alternativa all’ingiustizia e all’oppressione»

IL RELATIVISMO RELIGIOSO

A prima vista può sembrare che Niebuhr respinga il

relativismo. Egli ritiene che l’ uso del potere coercitivo» da

parte dei governanti e della comunità sarebbe «del tutto

arbitrario se non fosse guidato da alcuni principi generali di

giustizia che definiscono il giusto ordine della vita in una

comunità». Questi « principi generali di giustizia sono:

il «diritto naturale»;

-

Allo stadio attuale del pensiero liberale democratico, la

teoria

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A.A. 2012-2013
67 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elerudi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Anastasi Antonino.