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Democrazia significa letteralmente “potere del popolo”. Si tratta
di un regime ampiamente riconosciuto ed accettato da, appunto
il popolo; anche quando tra democrazia ideale e reale vi erano
delle differenze non da poco. Ma oggi non è più in discussione il
fatto che siano democrazie le liberal-democrazie (termine
quasi paradossale) di massa ovvero quei regimi contrad-
distinti dalla garanzia reale di partecipazione politica
della popolazione adulta maschile e femminile e della
possibilità di dissenso, opposizione e anche competizione
politica.
In questi termini, la democrazia configura nel tipo di regime in
cui ai diritti della tradizione liberale si sono aggiunte concezioni
democratiche della sovranità popolare ed sono stati estesi al nu-
mero più ampio di cittadini.
Ricordiamo anche le definizioni di altri scienziati politici:
“il metodo democratico è lo strumento istituziona-
(Shumpeter)
le per giungere a decisioni politiche, in base al quale singoli indi-
vidui ottengono il potere di decidere attraverso una competizione
che ha per oggetto il voto popolare”.
“la democrazia è un sistema etico-politico nel quale
(G. Sartori)
l’influenza della maggioranza è affidata al potere di minoranze
ricorrenti che l’assicurano”.
Senza nulla togliere a queste definizioni, è possibile identificare
un regime democratico se risulta coerente con la cosiddetta de-
di democrazia.
finizione minima
Sono regimi democratici tutti quelli che presentano:
Suffragio universale, sia maschile che femminile;
1) Elezioni libere, corrette, competitive e ricorrenti;
2) Pluralismo dei partiti;
3) Diverse ed alternative fonti di informazione.
4)
La garanzia dei diritti civili e politici può essere ricondotta all’in-
sieme di regole formalizzate o procedure che caratterizzano le
democrazie reali.
Quindi la democrazia come procedura è la forma, cioè l’insieme
di regole formalizzate che consentono e garantiscono la possibili-
tà che certe decisioni siano prese sulla base di quella stessa “for-
ma”.
Però, dal punto di vista della sostanza, bisogna tener conto che
la democrazia si muove in un ambito di incertezza decisio-
nel senso che si possono assumere un’ampia gamma di de-
nale,
cisioni su molteplici temi, ma senza mai superare certi confini
(soprattutto quelli liberali, tra cui il mercato, la proprietà priva-
ta, ecc…).
Queste considerazioni spingono a dare un’altra definizione di de-
mocrazia, a stampo empirico: si parla di democrazia procedurale
come quell’insieme di norme e procedure che risultano da
un accordo-compromesso per la risoluzione pacifica dei
conflitti tra gli attori sociali, politicamente rilevanti, e gli
altri attori istituzionali presenti nell’arena politica.
Il regime democratico deve attenersi a questi criteri:
Accordo di fondo delle regole tra le parti sociali;
1) Accettazione del dissenso e del conflitto sui contenuti;
2) Ammissione di incertezza sui risultati decisionali;
3) Certezza delle regole in modo che la stessa incertezza sia re-
4) lativa;
Applicazione della regola della maggioranza;
5) Protezione dei diritti delle minoranze ricorrendo in certi
6) casi a maggioranze più ampie (come la modifica della Costi-
tuzione);
Garantire una rappresentanza ampia degli interessi poiché
7) la società è complessa;
Non può rinunciare ad un qualche grado di efficacia decisio-
8) nale, cioè prima o poi si deve arrivare a prendere delle deci-
sioni.
Le democrazie possono essere classificate seguendo diversi crite-
ri, come ad esempio osservando il rapporto tra parlamento e go-
verno (democrazie parlamentari, presidenziali, ecc…) oppure
studiando le modalità di partecipazione dei cittadini; in questo
caso si distingue tra democrazia rappresentativa, che non com-
porta la partecipazione diretta dei cittadini ma si delega qualcu-
no a rappresentarli, oppure democrazia diretta, quella dove un
piccolo numero di cittadini si riunivano e decidevano dei proble-
mi (allora nelle pòlis, le città-stato greche). Notare che quest’ulti-
mo sistema è stato abbandonato, perché di fatto si tramutava in
un regime autoritario e può funzionare solo in contesti molto pic-
coli in termini di popolazione.
Tipologia di Lijphart
Comportamento delle élites
Consensuale Conflittuale
Democrazia de- Democrazia cen-
Omogenea politicizzata tripeta
Democrazia con- Democrazia cen-
Cultura Frammentata sociativa trifuga
politica
La tipologia elaborata da Lijphart mette in risalto, come dimen-
sioni centrali, la propensione delle élites politiche all’accordo e al
compromesso ovvero al conflitto e l’esistenza di una cultura poli-
tica omogenea o frammentata. si tratta di una classificazione
Democrazia politicizzata:
1) dove le élites hanno maggiore disposizione e tendenza a tro-
vare accordi, compromessi e dall’altra parte non ci sono
fratture nell’orientamento politico dei cittadini (come ad
esempio gli USA). le élites sono disposte a rag-
Democrazia consociativa:
2) giungere compromessi pur dovendo affrontare uno scenario
di divisione all’interno della popolazione (ad esempio per ra-
gioni etniche o culturali). c’è una tendenza al conflitto da
Democrazia conflittuale:
3) parte delle élites, ma senza mai arrivare ad avere ideologie
estreme. è una democrazia polarizzata che
Democrazia centrifuga:
4) riflette perfettamente una cultura politica piena di fratture
ed ideologie molto distanti fra loro.
Inoltre, Lijphart ha costruito due modelli “polari” che classifica-
no le democrazie in base a due principi. Il principio maggiorita-
rio, secondo il quale le decisioni si basano sul principio di mag-
gioranza; ed il principio consensuale (meno criticato di quello
maggioritario) che da molta rilevanza alla ricerca del consenso,
alla diffusione e alla ripartizione del potere.
L'evoluzione dei regimi rappresentativi
Il regime democratico rappresentativo vede il susseguirsi di tre
diversi modelli che, nonostante tutto, condividono tra loro i tratti
peculiari della rappresentanza:
1) I governanti sono designati in elezioni che si tengono ad in-
tervalli regolari;
2) I governanti hanno un certo livello di indipendenza;
3) I governati possono esprimere liberamente le loro volontà
politiche ed opinioni;
4) Le decisioni pubbliche sono sottoposte alla prova della di-
scussione.
Tabella dell’evoluzione
Parlamentarismo Democrazia dei par- Democrazia del pub-
titi blico
Sviluppatosi verso la L’allargamento del L’ultima forma ha ori-
fine del ‘700, corri- suffragio porta alla de- gini più recenti. Indivi-
sponde alla prima mocrazia dei partiti. duata dal politologo B.
forma del regime rap- Nata intorno al ‘900, Manin, questa demo-
presentativo. Si con- in questa forma gli crazia si caratterizza
traddistingue perché elettori ripongono fi- per la presenza di par-
i rappresentanti sono ducia soprattutto nel titi elettorali (o pi-
scelti tra persone partito, un’associa- gliatutti), cioè quelli
cioè perso-
notabili, zione di cittadini che esaltano la figu-
ne di alta cultura, che ha l’obiettivo di ra della persona, del
che organizzano il rappresentare una leader dando sempre
partito al momento determinata classe meno peso all’ideolo-
stesso delle elezioni sociale, e quindi, gia che rappresenta-
(a mo’ di comitato). La conquista della
un’ideologia ben de- no.
in modo di por- fiducia dell’elettorato si
Gli eletti votano finita,
tare le richieste di tali ottiene attraverso un
sempre secondo classi all’interno del si- approccio scientifico di
coscienza, ma non stema politico. comunicazione, perché
c’è coincidenza fra Gli
opinione pubblica eletti devono con- l’immagine persona-
ed espressione frontarsi alle indi- le diventa fonda-
perché
elettorale, cazioni dei dirigenti mentale, diventa un
non tutti erano inclu- e questo,
del partito, prodotto da vendere
si al concorso del me- di fatto, comporta una sul mercato elettora-
todo democratico (il limitazione dei loro po- Rispetto ai partiti di
le.
voto). Quindi, teri decisionali. massa del ‘900, c’è sem-
il pae- L’op- pre meno coincidenza
se legale tende a posizione diventa
per- fra opinione pubblica
non corrispondere fondamentale,
ché la parte di società ed espressione elettora-
con il paese reale.
Ciò porta il popolo che ha votato i partiti le, perché la società di-
escluso ad esprimersi di minoranza ha co- venta sempre più com-
al di fuori dal Parla- munque la possibilità plessa, instabile, seco-
mento, anche ricor- di influenzare il gioco larizzata. La discussio-
rendo a metodi vio- politico dentro il Par- ne deliberativa passa
lenti. lamento. Quest’ultimo, dai partiti al Governo,
però, tende a perdere trasformando l’azione
sempre più importan- politica in una negozia-
za nella democrazia, zione tra governanti e
perché la discussione portatori di interesse.
politica si sposta pre- Il sondaggio d’opinione
valentemente all’inter- diventa uno strumento
no dei partiti. fondamentale per capi-
re l’opinione pubblica o,
addirittura, per legitti-
mare certe azioni.
La prima democratizzazione
L’analisi più semplice ed efficace della prima democratizzazione
rimane quella di che individua due processi fondamentali
Dahl,
al centro del cambiamento:
1) dell’opposizione, della compe-
L’ammissione del dissenso,
tizione tra le diverse forze politiche;
2) La crescita di inclusività.
Il primo processo è legato alla nascita, anzi al riconoscimen-
(libertà di riunione, di associazione, di
to, dei diritti civili
stampa, ecc…), mentre il secondo si riferisce soprattutto all’e-
(cioè la possibilità di tutti i citta-
spansione dei diritti politici
dini di eleggere o essere eletti).
Dahl ha studiato il passaggio dalla politica di élite alla politica di
massa, e quindi il processo di democratizzazione, elaborando la
cosiddetta “scatola di Dahl”.