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4. GLI IDEALTIPI DEL POTERE POLITICO LEGITTIMO SECONDO WEBER
Per W. vi sono 3 idealtipi: il potere legale tradizionale, il p. legale razionale (questo emerge
fortemente nella società moderna) e il p. carismatico. P.TRADIZIONALE: appartiene alle società
pre-moderne in cui il potere derivava dalla tradizione. Spesso tale potere è legato a monarchie e alla
legge salica. Il potere tradizionale è legittimato dalla RELIGIONE, ma ciò non è necessario. Il
sovrano se non rispetta la tradizione può perdere la legittimità. Il P. LEGALE RAZIONALE: questo
potere si basa sulle regole anziché sui regolatori. Chi governa e come deve governare è stabilito
dalla legge, la costituzione costringe chi ha vinto a restare nelle regole (democrazia liberale). Tutte
queste procedure non sono finalizzate ad un bene superiore, ma semplicemente a ottenere efficienza
ed efficacia dell'organizzazione sociale. L'affermarsi di questo potere è dato dal processo di
razionalizzazione del mondo, dal prevalere della razionalità rispetto allo scopo a scapito della
razionalità rispetto al valore (rischio: gabbia d'acciaio). Il P. CARISMATICO: questo si afferma
quando gli altri due vanno in crisi. A.Cavalli afferma che “il carisma è dato da una serie di doti
straordinarie e inconoscibili riconosciute solo dai seguaci”. Il carisma è riconosciuto solo da chi è
disposto a credere. Questo potere è subdolamente legato al p. razionale perchè più ci si convince di
creare ordinamenti razionali perfetti più ci sarà spazio per innamorarsi di personaggi carismatici.
Questo potere è piuttosto instabile perchè legato all'individuo, dopo la morte del leader l'autorità
carismatica o implode o si trasforma in una delle altre due.
5. NAZIONALISMO
È un ideologia, i nazionalisti ritengono che ad ogni nazione deve corrispondere uno stato e punta
alla propria autoconservazione. La nazione è data da un unità storica e unità della lingua (def.
strumentale). Il nazionalismo è una delle forze del '900, questo diventa dirompente quando porta
all'affermazione della propria identità in contrapposizione con le altre.
6. IDEOLOGIA
Secondo Bobbio in scienza politica questo termine viene usato per dare “una visione del mondo che
ispira i comportamenti di un gruppo umano” essa pertanto non finisce mai. Spesso si scambia la
fine di un ideologia con la fine di tutte le ideologie, ma queste non finiscono mai sono una raccolta
di idee. Questo termine inizia ad essere visto in modo dispregiativo quando inizia ad essere usato
dai politici, si dice che gli ideologici sono coloro che studiano e parlano in contrapposizione alla
pragmaticità (da Napoleone in poi si inizia ad usar con questo significato). Sempre Bobbio ci spiega
che vi sono 2 tipi di ideologie: quelle in SENSO FORTE e quelle in SENSO DEBOLE. Le prime
hanno un carattere totalizzante, tendono a voler definire tutti gli aspetti della vita degli individui
(“falsa coscienza”). Le seconde non sono totalizzanti ( liberalismo, socialismo), hanno la funzione
di guidare i comportamenti collettivi.
7. CONCETTO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE
Samuel Huntington ci dà una definizione di istituzionalizzazione e afferma che questo è “il
processo attraverso il quele le organizzazioni acquistano valore e stabilità”con il tempo. Un
istituzione è politica quando è coercitiva, ovvero prevede sanzioni politiche che possono divenir
fortemente coercitive. Mentre per un sociologo un istituzione è la ripetizione di un comportamento
e chi non rispetta le regole è punito, ma con una sanzione sociale.
8. LOGICA DELL'APPROPRIATEZZA
Secondo la logica dell'appropriatezza il singolo operatore non dovrebbe agire massimizzando il
proprio utile, ma comportarsi secondo le norme previste dalla propria organizzazione. I membri di
un'istituzione intraprendono delle azioni per conformarsi alle norme di questa. Uno dei limiti è che
pensando solo all'appropriatezza della propria azione si può perdere di vista la logica delle
conseguenze (ovvero il comportamento diretto a realizzare un obiettivo individuale.
9. APPROCCI DELLA SCIENZA POLITICA (vedi ognuno nel dettaglio)
L'approccio è un modo di fare analisi sulla politica, un buon scienziato politico deve saperli usare e
comparare tutti. Abbiamo esaminato 5 approcci: istituzionale, comportamentista, strutturale, della
scelta razionale e interpretativo. 1-Lo studio delle istituzioni politiche è fondamentale, tale
approccio inoltre ci conduce in quell'area che distingue la politica come materia a sé stante. Un
istituzione è politica quando coercitiva, ovvero sono previste sanzioni politiche che posson divenir
fortemente coercitive. L'istituzionalizzazione è il processo mediante il quale le istituzioni prendono
valore (Huntington). Secondo questo approccio è meglio agire con la logica dell'appropriatezza
anziché quella delle conseguenze. 2- Il comportamentismo è la scienza che studia il comportamento
manifesto. Attraverso metodi scientifici si scoprono generalizzazioni sugli atteggiamenti e
comportamenti politici ( ex. Sondaggi, interviste, questionari standardizzati). È stata una corrente
molto forte negli anni '60 poi andrà in crisi (Bisogna studiare anche ciò che si nasconde dietro il
comportamento manifesto). 3- Secondo questo approccio i vari cambiamenti nella storia politica
sono legati alle relazioni oggettive tra gruppi sociali (rapporti tra classi, gruppi). I rapporti che vi
sono nella struttura sociale influenzano il comportamento. Fondamentale per questo approccio è
l'analisi storica comparata. 4- Questo approccio è il primo a utilizzare strumenti economici in
relazione all'individualismo metodologico. L'individuo agisce per massimizzare il proprio interesse.
(limite: produzione di quei beni che non soddisfano direttamente il proprio interesse? La presenza di
istutuzioni però giustifica il bisogno di beni pubblici). Secondo tale approccio si definisce l'elettore
mediano, i partiti son portati a convergere al centro. 5- Si fonda sulla convinzione che le società
siano condizionate da idee comuni.
10. DESCRIZIONE DELLE VARIE FASI NELLA FORMAZIONE DELLO STATO
Nel medioevo chi infrangeva la legge non era punito dallo stato, ma dalla chiesa, vi era una
diversificazione. Non vi era il monopolio della forza legittima, al vertice vi era non solo
l'imperatore, ma anche il pontefice, in basso vi era una dispersione del potere. I comuni vengono
definiti da Weber gli “incubatori dello stato moderno” perché questi per paura delle guerre si sono
uniti e da questa unione nascerà lo stato. Con degli eserciti e un sistema fiscale lo stato prende
sempre più potere. La piramide del potere non è più divisa al vertice, ma vien tagliata a metà
proprio per l'unione dei comuni. Gli stati si definiscono sovrani e non riconoscono nulla sopra di
loro. Per molti anni vi saranno guerre fra questi in quanto non vi era un “terzo” mediatore fra questi
e l'obiettivo di ciascuno era il proprio potenziamento(celebrare la potenza del proprio stato cfr.
necessità di un “posto al sole” per l'it a fine '800). Nel '900 per superare questo problema si son
create autorità sovrastatali che limitano il potere del singolo stato. (ex. UE, ONU)
11. COS'È LA CULTURA POLITICA
È un concetto culturalmente e politicamente neutro. Il primo studio empirico che pone al centro la
cultura politica appartiene a Almond e Verba nel libro “The civic culture”. Gli autori ritengono che
vi sia sviluppo politico solo se vi è convivenza tra struttura politica e cultura politica. Da loro essa è
definita come “l'insieme degli orientamenti psicologici dei membri di una società nei confronti della
politica”, è data dall'aggregazione di comportamenti individuali. (spiegare un po' lo studio)
12. Analisi empirica comparata di Almond e Verba.
Essi negli anni 50 tentano di comparare 5 democrazie occidentali per capire le differenze fra
democrazie stabili e instabili ( USA, Gran Bretagna, Messico e Italia (inizialmente vi era al suo
posto la Fr). Si tratta del primo studio empirico che pone al centro la cultura politica. Secondo gli
autori vi è sviluppo politico solo se vi è convivenza tra struttura politica e cultura politica. La
ricerca venne effettuata attraverso questionari sottoposti ai gruppi rappresentativi delle nazioni.
Risulterà che vi sono 3 tipi ideali di cittadini:quelli con CULTURA CIVICA,questi si informano e
partecipano; altri con una CULTURA SUDDITA , si informano, ma non partecipano;altri ancora
con una CULTURA PARROCCHIALE, questi non si informano e non partecipano. La democrazia
è più stabile se prevalgono i cittadini con cultura civica. In Italia vi furono molti casi di non risposte
perché si era abituati ai sondaggi fascisti in cui se emergevano dissensi si correvano dei rischi.
Questa ricerca ebbe parecchie critiche perchè eccessivamente standardizzata.
13. Critica dell'analisi.
La cultura politica da Almond e Verba è definita come l'insieme degli orientamenti psicologici dei
membri della società verso la politica; è data dall'aggregazione di comportamenti individuali.
Secondo i critici con questa impostazione non si ottiene la conoscenza della cultura politica diffusa
e profonda, ma si riconoscono solo le opinioni. Cartocci invece definisce la cultura politica come un
“ insieme di modelli cognitivi e valutativi relativi ad aspetti del mondo che assumono rilevanza
politica”, è necessario aggiungere sistemi di significato oltre ai comportamenti psicologici. Inoltre
non si può nemmeno prescindere dalle prassi sociali, la cultura politica non è solo sapere, ma anche
fare (Gramsci: la cultura non è fatta solo da valori, ma anche da comportamenti.).
14. perché le regioni italiane sono previste dal '46-48 e vengono stabilite solo nel '69-70.
Le regione non sono state create nel '48 perchè quando vi è poca fiducia nei confronti della
democrazia il potere non si può decentrare in quanto qualsiasi potere che scappa dalla capitale può
cadere nelle mani del “nemico”. La presenza delle regioni durante la guerra fredda era rischiosa, si
temeva la rivoluzione socialista, per questo si decise di congelare la costituzione e di tenere il potere
più centralizzato.
15. COSA SI INTENDE IN SCIENZA POLITICA CON IL TERMINE CAPITALE SOCIALE
(PUTNAM);
Questo termine veniva inizialmente utilizzato dai sociologi. Putnam lo riprende e lo applica alla
scienza politica nel suo libro “la tradizione civica nelle regioni italiane”. Per Putnam il