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PROCESSI DI RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA

Il concetto chiave è quello di rappresentanza politica, dal quale si evince quel particolare rapporto che lega cittadini e autorità attraverso un flusso continuo di comunicazioni, atteggiamenti, comportamenti diretti a trasmettere le domande dei cittadini ed a influenzare le risposte dei governanti. Il rapporto di rappresentanza, infatti, può assumere 2 configurazioni storiche: quello del governo rappresentativo e quello della democrazia rappresentativa. Il governo rappresentativo rimanda a quel tipo di governo parlamentare che basa la propria legittimità sul fatto di riflettere nella sua composizione e scelte, le indicazioni dell'elettorato. La democrazia rappresentativa indica un modello di democrazia che si distingue da altri in quanto basa la sua legittimità sul rapporto di rappresentanza che si esprime nel momento elettorale, assicurando inoltre che le decisioni politiche vengano prese in modo da conformarsi.

alla volontà dei cittadini. Come sappiamo, ogni sistema politico deve decidere chi decide e ciò pone in essere due problemi: fare in modo che si attuino dei passaggi di potere pacifici e che si scelgano le persone giuste. A questo servono le elezioni. Esse, quale meccanismo di selezione/reclutamento per ricoprire una certa carica pubblica per cui è richiesta l'espressione della volontà dei cittadini, cioè il consenso politico, costituiscono il cuore dei regimi democratici. Le democrazie rappresentative, del resto, sono principalmente democrazie elettorali. Le elezioni sono quindi il processo e l'insieme di regole attraverso cui una comunità politica si dota dell'autorità dalle quali dipenderà la produzione di decisioni vincolanti. Per sistema elettorale intendiamo invece, una serie di leggi e di regole di partito che disciplinano la competizione elettorale tra e all'interno dei partiti. Per la scienza politica, i

un unico di voto. Un altro tipo di sistema maggioritario è quello a maggioranza assoluta, in cui ilcandidato deve ottenere la metà più uno dei voti per essere eletto. Infine, c'è il sistema maggioritarioa doppio turno, in cui si svolgono due turni di voto e solo i due candidati più votati al primo turnopassano al secondo turno. Il candidato che ottiene più voti al secondo turno viene eletto.Sistemi proporzionali: Questi sistemi cercano di garantire una rappresentanza proporzionale dei partitiin base ai voti ottenuti. Ci sono diversi metodi per assegnare i seggi proporzionalmente, come ilmetodo D'Hondt, il metodo Sainte-Laguë o il metodo Hare. In generale, i sistemi proporzionali prevedonocollegi plurinominali in cui i voti vengono assegnati ai partiti e i seggi vengono distribuiti in base a unafòrmula matematica che tiene conto dei voti ottenuti da ciascun partito.Sistemi misti: Questi sistemi combinano elementi dei sistemi maggioritari e proporzionali. Ad esempio,si possono avere collegi uninominali in cui viene eletto il candidato che ottiene più voti, ma anche unaparte dei seggi assegnati proporzionalmente ai partiti. In questo modo si cerca di bilanciare la rappresentanzain base ai voti ottenuti dai partiti e la rappresentanza territoriale dei candidati eletti.

unico in collegi uninominali. Il problema in questo tipo di scrutinio è che può vincere il seggio un candidato poco rappresentativo, il che dipende dal livello di astensionismo che si verifica nel collegio e dal numero di candidati concorrenti, fattori che riducono il numero di voti necessari per vincere. In questo caso, chi vince tende ad essere espressione della minoranza più forte (UK). Per correggere la distorsione rappresentativa del plurality, il sistema detto majority stabilisce che per ottenere il seggio in palio occorre conseguire la maggioranza assoluta dei voti, cioè il 50% più 1. Con questa regola non si avranno candidati poco rappresentativi poiché almeno la metà più uno degli elettori iscritti nel collegio avrà votato per il vincente. Ponendosi poi il problema di capire cosa accada se dopo che gli elettori hanno votato nessuno dei candidati raggiunge la soglia richiesta della maggioranza assoluta, possiamo dire che le

soluzioni sono 2: Sistema a doppio turno: gli elettori sono chiamati a votare di nuovo e pervincere il seggio basterà la maggioranza relativa. Oggi si prevede di ridurre il numero dei candidati che l'elettore può votare al secondo turno, riducendolo ai 3 o 4 più votati o ai primi due (ballottaggio). Si può anche decidere di fissare una soglia percentuale di voti per passare al secondo turno: nelle legislative francesi, ad esempio, la soglia è fissata al 12,5% degli aventi diritto al voto. Più il filtro per accedere al secondo turno è selettivo, più lo scrutinio a doppio turno ha un impatto costrittivo sulla competizione. La seconda soluzione è quella del Sistema del voto alternativo, in cui si chiede all'elettore di esprimere un voto ordinale, cioè di graduare per preferenza tutti i candidati presenti nel collegio. Se nessuno ottiene la maggioranza assoluta delle prime preferenze, il candidato meno votato viene eliminato e i suoi voti vengono ridistribuiti tra gli altri candidati in base alle preferenze indicate dagli elettori. Questo processo continua fino a quando un candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti.votato è escluso e si procede a distribuire tra i candidati restanti i suoi voti sulla base delle seconde preferenze indicate. Se anche in questo caso nessuno ottiene la maggioranza assoluta, si procede finché un candidato non riesca a conseguire il seggio (Australia). Sistemi proporzionali: In questi sistemi i seggi in palio nelle circoscrizioni plurinominali, sono suddivisi tra i partiti in proporzione alle quote di voti ottenute. (più grande e plurinominale è il collegio, più proporzionale è il sistema). Nella situazione di maggiore equità, il rapporto tra voti e seggi è pari a uno, cioè i partiti ottengono un numero di seggi perfettamente proporzionale ai voti ricevuti. I sistemi proporzionali sono molto diversi tra loro e si distinguono in base al grado di disproporzionalità introdotto dai vari meccanismi che li caratterizzano. La distorsione della proporzionalità non solo dipende dalla formula elettorale maanche dalla ampiezza della circoscrizione, soglie legali, premi inseggi, ampiezza dell'assemblea da eleggere. Si può per esempio arrivare alla situazione di un sistema elettorale nominalmente proporzionale che produce di fatto effetti maggioritari (Porcellum, 2005, smodato premio di maggioranza). Esistono anche delle formule elettorali che si caratterizzano per avere effetti disrappresentativi o selettivi distinti: la formula Hare (Israele) o quella d'Hondt (Spagna e Italia nella prima e seconda Repubblica) sono regole che assegnano i seggi in proporzione ai voti ma la prima è maggiormente proporzionale mentre la seconda penalizza i partiti più piccoli. Ne consegue che non vi sono metodi puramente proporzionali e che tali sistemi hanno difetti: è difficile avere una continuità di indirizzo, richiedono ampie coalizioni. Da ciò si ricava che esistono sistemi elettorali proiettivi che favoriscono la rappresentatività quanto più possibile.

si avvicinano alla forma proporzionale pura e sistemi selettivi che agevolano la governabilità cioè quelli maggioritari ed i proporzionali corretti da meccanismi disproporzionali che riducendo il numero dei partiti creano condizioni per la stabilità o decisionalità dei governi.

Sistemi elettorali misti: I sistemi maggioritari e proporzionali sono impegnativi perché possono distorcere la rappresentanza e riflettere una frammentazione esterna. Motivo per cui è frequente il ricorso a sistemi elettorali misti in cui gli elettori scelgono i propri rappresentanti con regole elettorali ibride: una parte dei seggi è attribuita con regole maggioritarie mentre l'altra con lo scrutinio proporzionale. Si distingue tra sistemi elettorali misti indipendenti o paralleli, in cui i due tipi di regole coesistono in autonomia e non interferiscono e il loro uso può avvenire in livelli elettorali distinti (Russia, 225 deputati sono eletti con scrutinio

maggioritario a turno unico a livello di collegio, mentre altri 225 sono eletti con sistema proporzionale in collegio unico nazionale).

Sistemi misti dipendenti: la distribuzione dei seggi ad un livello, ad es proporzionale, dipende da quanto accade nell'altro livello maggioritario. Era questo il caso del sistema in vigore in Italia dal 93 al 2005 cioè il Mattarellum in cui tre quarti dei seggi venivano assegnati con maggioritario e un quarto col proporzionale. Attualmente in vigore è il Rosatellum, approvato nel 2018 (legge Rosato) il quale prevede un sistema misto, al 63% proporzionale e al 37% maggioritario.

Leggi elettorali italiane: 46-93: proporzionale di lista con voto di preferenza. Dal 93 al 2005: legge Mattarella: sistema misto 75% maggioritario e 25% proporzionale; 2005-14 legge Calderoli: sistema proporzionale con premi di maggioranza, nazionale alla Camera e regionale al Senato. Dal 2018 abbiamo la Legge Rosato (Rosatellum): Sistema misto con 63% proporzionale e

37% maggioritario. Elezioni Comunali: Maggioritario a doppio turno, sindaco deve ottenere il 50% dei voti più uno. L'individuazione dei sistemi elettorali non solo risponde ad esigenze tecniche ma è rilevante anche per le conseguenze che essi hanno, secondo Fisichella, sulla manipolazione delle scelte dell'elettore cioè se lo rendono più o meno libero nell'atto di esprimere una preferenza; sulla sotto o sovrarappresentazione dei partiti, cioè se alcuni partiti vengano avvantaggiati rispetto ad altri; sull'influenza sul numero dei partiti, cioè quanto più un sistema è proporzionale tanto più è facile che nuovi partiti si affermino. Questi temi sono stati trattati in maniera rigorosa da Duverger, dalla cui analisi discendono le Leggi di Duverger che postulano delle relazioni causali tra la formula elettorale e numero dei partiti: 1) legge di D: il sistema maggioritario plurality, a turno unico, tende al

dualismo dei partiti cioè bipartitismo.

2) Ipotesi di D: i sistemi a doppio turno majority o a rappresentanza proporzionale tendono al multipartitismo. Duverger, facendo ricorso alla metafora automobilistica, afferma che l'azione dei sistemi di scrutinio potrebbe paragonarsi a quella di un freno o acceleratore: un regime elettorale favorisce il moltiplicarsi dei partiti, generato dall'azione di altri fattori mentre un altro lo ostacola. Nei loro lavori, Rae e Rikers hanno chiarito l'operatività della legge di D elaborandola proposizione di Rae/Riker per cui lo scrutinio plurality è associato alla competizione bipartitica, eccetto quando esistono partiti che rappresentano minoranze politiche forti e radicate nel territorio. Successivamente Sartori ha parlato di leggi di tendenza e ha precisato che il formato bipartitico è associato all'esistenza di due condizioni necessarie: la dispersione o concentrazione territoriale delle preferenze degli

elettori; la strutturazione su scala nazionale del sistema dei partiti. Sartori ha sostenuto che le leggi di D vanno precisate ricordando che la loro efficacia è tanto più forte in relazione al grado di strutturazione del sistema partitico. Ciò dipende sia dall'esis

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Publisher
A.A. 2021-2022
62 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gaiacar0 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza politica e delle relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Cusumano Eugenio.