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La frontiera della produzione: ambedue i beni sono prodotti al massimo dell’output possibile.
Tutti gli stati del mondo sulla frontiera indicano situazioni virtuali ed una sola sarà effettiva e
corrisponde a quella sulla curva di trasformazione determinata:
1. Dalla distribuzione delle risorse tra i produttori;
2. Dai prezzi dei fattori di produzione.
Il tasso marginale di trasformazione: La pendenza della frontiera di produzione indica la
quantità del bene Y cui occorre rinunciare per poter produrre un’unità in più del bene X. Tale
pendenza è rappresentata dalla tangente alla frontiera e l’angolo e della tangente è il tasso
marginale di trasformazione di X in Y (TMT ). Il tasso marginale di trasformazione in ogni punto
yx
della frontiera di produzione, indica il rapporto tra i costi marginali dei due beni.
Ora dobbiamo renderci conto di quali sono le condizioni dell’efficienza nello scambio dei due beni
X a Y tra i due consumatori A e B. Il sistema produttivo, in perfetta concorrenza, è sulla frontiera di
produzione: per esempio prendiamo un punto e le quantità complessive dei beni prodotti sono 0,
che debbono essere ripartite (scambiate) tra i due consumatori in base:
• Al reddito (risorse) di ciascun consumatore;
• Ai prezzi di mercato dei due beni:
• Alle preferenze (gusti) dei due consumatori.
Il consumatore è in equilibrio quando la retta di bilancio del consumatore è tangente alla più
elevata curva di indifferenza dello stesso.
La curva dei contratti: i prezzi di mercato dei beni sono dati e, pertanto, sono gli stessi per tutti i
consumatori, ciascuno dei quali massimizza l’utilità (benessere) sulla base delle proprie
preferenze. Di conseguenza, la condizione di equilibrio è identica per tutti i consumatori e, quindi,
per l’intero sistema di scambi dell’economia.
Equilibrio generale dell’economia
La condizione di equilibrio generale si ha quando si verifica l’equilibrio simultaneo nella produzione
e nello scambio; quando il tasso marginale di trasformazione tra i beni è uguale alla tasso
marginale di sostituzione tra i beni stessi. Le imprese massimizzano la produzione al minimo costo
e, quindi, massimizzano il profitto, date le risorse disponibili e dati i prezzi dei fattori di produzione.
I consumatori massimizzano la loro utilità (benessere) dato il reddito di ciascuno e dati i prezzi dei
beni. Tutto ciò equivale alla formulazione del 1°teorema dell’economia del benessere: ogni
equilibrio generale di concorrenza perfetta è un ottimo paretiano. Per equilibrio generale si intende:
tutte le attività del mercato dei beni e dei fattori di produzione domanda e offerta si eguagliano
sulla base dei prezzi che sono, appunto, di equilibrio. Benefici e costi di ogni attività sono valutati
sulla base dei rispettivi prezzi di mercato. Per ottimo paretiano si intende: una situazione di
efficienza in senso paretiano, cioè è impossibile operare un miglioramento di un’impresa, senza
ridurre l’output di almeno un’altra impresa o di altri settori di attività. L’economia è sulla frontiera del
benessere. È altrettanto impossibile aumentare l’utilità di un consumatore senza porre almeno un
altro in una situazione peggiore. In tali circostanze, il ruolo dello Stato dovrebbe limitarsi:
• A realizzare e tutelare la concorrenza dei mercati;
• A garantire la tutela dei diritti di proprietà e un’informazione degli operatori la più libera e
ampia possibile;
• Ad assicurare la difesa nazionale e l’ordine pubblico interno, ad amministrare la giustizia,
un’istruzione generale di base e una struttura sanitaria indispensabile.
CAPITOLO 3
Un sistema di mercato perfetto non realizza necessariamente una distribuzione finale dei redditi, e
delle unità individuali, che sia considerata socialmente equa. È frequente, che un’economia di
mercato determini sperequazioni dei redditi e dei consumi socialmente inaccettabili.
Il mercato opera sulla base di una distribuzione delle risorse e dei redditi già esistente, che il
mercato stesso non può modificare. L’operare della concorrenza rende efficiente il sistema
produttivo data la distribuzione delle risorse tra i produttori ed ottimizza il benessere dei
consumatori data la distribuzione del reddito. Ciascun individuo massimizza la sua utilità nei limiti
del proprio reddito. Quindi un mercato di concorrenza perfetta è sicuramente efficiente e ottimo
paretiano ma intrinsecamente statico. Non è vero che sia sempre desiderabile da tutti e per
definizione. Può non essere ritenuta equa da tutti gli operatori del mercato.
Il 2° teorema fondamentale dell’economia del benessere
Il ruolo dello Stato, tra gli obbiettivi fondamentali della politica economica, è anche quello: di
perseguire una distribuzione adeguata dei redditi tra gli individui e delle risorse tra le attività
produttive; di far funzionare al meglio la concorrenza.
La frontiera dell’utilità: Tutti i punti all’interno della frontiera indicano situazioni non ottime, perché
migliorabili spostandosi verso la frontiera e senza danneggiare alcuno; tutti i punti all’esterno della
frontiera sono irraggiungibili con le risorse disponibili; ogni punto sulla frontiera esprime una
situazione ottimo paretiana, poiché l’utilità di ciascuno è la massima possibile data l’utilità dell’altro.
Questo teorema permette di affermare che un intervento dello Stato, volto a modificare la
distribuzione della ricchezza esistente a favore delle classi più povere, è razionale purché,
simultaneamente, sia fatta funzionare al meglio la concorrenza del mercato.
CAPITOLO 4
Il problema concreto. È sempre stato quello di poter indicare se una situazione economica è
migliore o peggiore di altre; infatti, dal punto di vista teorico, il compito dell’economista del
benessere è stato, tradizionalmente, quello di fornire criteri per poter scegliere tra diversi stati del
mondo, se non addirittura quello di indicare il migliore tra di essi. Rispetto al principio di Pareto, la
frontiera dell’utilità ci permette di capire i diversi criteri proposti dall’economia del benessere nella
prima metà del ‘900 e poi discussi nei decenni successivi.
I criteri di valutazione del benessere sociale
• Il concetto di ottimo-paretiano, ossia quella situazione economica nella quale nessuno può
migliorare senza danneggiare almen un altro individuo, permette di affermare che vi sono,
logicamente, situazioni non-ottime perché giudicate migliorabili in base al criterio di Pareto.
Però questo sistema è molto limitativo delle possibilità di valutare le variazioni reali che si
producono in un sistema economico, perché è statico. Per l’economista, questo sta a
significare che l’analisi non prende in considerazione le variazioni nel sistema economico
provocate da una causa esterna; si contrappone a dinamico, che indica un’analisi del
sistema economico in mutamento, che si evolve per continue variazioni nel tempo, causate
dai fattori più diversi. A questo punto si pose il problema del confronto tra i diversi stati del
mondo, tutti efficienti e ottimo-paretiani, posti sulla frontiera o su frontiere diverse e la
conclusione generale fu quella della non-confrontabilità a causa della limitatezza del criterio
paretiano.
• Alla fine degli anni ’30 gli economisti Kaldor e Hicks, nel tentativo di ampliare i limiti posti
dal criterio paretiano, ne propongono uno nuovo, detto della compensazione potenziale,
per poter confrontare situazioni economiche diverse causate, per esempio, dalla politica
economica realizzata. Dove l’individuo avvantaggiato abbia la possibilità di compensare la
perdita dell’altro e, tuttavia, di restare ancora in vantaggio, si deve concludere che la
situazione finale è socialmente preferibile a quella inziale; in effetti, è come se si fosse
verificato un miglioramento paretiano potenziale. La logica di questo criterio è basata, sul
significato di redistribuzione senza costo: si tratta solo della possibilità di compensare gli
individui danneggiati, perché l’aumento di produzione aggregata permetterebbe, in ogni
caso, di compensare chi sta peggio in modo da restituire loro l’utilità sottratta. La novità del
criterio sta proprio nella possibilità di compensazione dei danneggiati. È evidente che, dove
si richiedesse un’effettiva compensazione per poter fare un confronto tra due situazioni, si
ritornerebbe al precedente criterio di Pareto e alle sue limitazioni interpretative. Esso può
anche essere compreso: una manovra economica che aumenta il prodotto nazionale
mutando, tuttavia, i rapporti di benessere tra i cittadini può essere accolta solamente nel
caso che l’ammontare guadagnato da coloro che avvantaggiano risulti maggiore della
perdita subita da coloro che vanno in perdita.
• I cittadini svantaggiati, potrebbero evitare il mutamento nei rapporti di benessere con gli
altri offrendo, a loro volta, una redistribuzione senza costo ai cittadini che sarebbero
avvantaggiati dalla manovra economica. Potrebbero offrire una compensazione virtuale a
questi ultimi per la perdita della mancata manovra, ad essere ancora in vantaggio rispetto
alla situazione finale che si sarebbe prodotta; in sostanza, dimostrano che la situazione di
partenza è socialmente preferibile a quella finale perché si verifica un miglioramento
paretiano potenziale. Questo è detto paradosso di Scitovsky, che annulla, almeno da un
punto di vista teorico, la novità del criterio della compensazione potenziale. Questa critica è
valida e il suo paradosso è effettivo quando le frontiere delle utilità si intersecano. Scitovsky
ne propose un altro, detto double-edged (del doppio-vincolo), cioè, il confronto tra due
situazioni di benessere deve superare il criterio di Kaldor-Hicks, ma il confronto inverso
deve fallire il medesimo criterio.
Il problema vero è che non conosciamo la frontiera delle utilità pur essendo essa effettivamente
plausibile (reale), non siamo in grado, dal punto di vista teorico, di confrontare le variazioni di
benessere tra i cittadini che si verificano a seguito di interventi di politica economica.
Un altro problema è quello di valutare i mutamenti di benessere dei cittadini da un punto di vista
delle preferenze sociali, ossia dell’intera collettività. L’approccio seguito da Pareto in poi, fino a
Kaldor e Hicks, tenta di formulare criteri obbiettivi di confronto, evitando accuratamente confronti
inter-personali, sulla base del principio di Pareto il quale è in grado di fornire sol