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INDICE DELLA PARTE PRESENTATA (INDICE FETALE)
È una particolare regione anatomica della parte presentata che ne costituisce il punto
caratteristico di riferimento:
• Vertice piccola fontanella (occipite). Posizioni possibili sono:
Se la testa si orienta lungo il diametro obliquo:
occipite sinistra anteriore (OSA) in rapporto con eminenza ileo-pettinea
sx (più frequente per la maggior lunghezza del diametro obliquo sx)
occipite destra posteriore (ODP) in rapporto con sinfisi sacro-iliaca dx
occipite destra anteriore (ODA) in rapporto con eminenza ileo-pettinea
dx
occipite sinistra posteriore (OSP) in rapporto con sinfisi sacro-iliaca sx
NB. Bambini che si posizionano posteriormente travaglio più difficile e
più lungo preferibile cesareo
Se la testa si orienta lungo il diametro trasverso:
occipite sinistra trasverso (OST)
occipite destra trasverso (ODT)
• Bregma grande fontanella
• Fronte radice del naso
• Faccia mento
• Podice osso sacro
• Spalla acromion
4. Livello della parte presentata
Rapporto che l’indice della parte presentata con i vari piani del canale del parto (stretto
superiore, stretto medio, stretto inferiore).
Valutabile difficilmente: spesso di aiuto ecografia
5. Impegno
Valutare la progressione della discesa, cioè quando la maggior parte della
circonferenza della parte presentata ha superato il piano dello stretto superiore per
definire se il feto è impegnato o meno
Se la testa non è impegnata non possiamo fare nessun tipo di operatività vaginale
cesareo
a livello delle spine ischiatiche si trova al punto 0 e da lì inizia ad impegnarsi oppure
possiamo servirci della valutazione manuale in cui noi non riusciamo a risalire nella
sinfisi pubica e allora sappiamo che la testa ha superato lo stretto superiore.
Fondamentale per capire quanto tempo ci metterà il feto a uscire e se il parto potrà
effettivamente avvenire per via vaginale.
Manovre di Leopold (da eseguire nell’ultima fase della gravidanza)
• I manovra valuta il livello del fondo uterino e quale grossa parte fetale è situata a
livello del fondo
• II manovra valuta la situazione e da quale lato decombe il dorso
• III manovra valuta la presentazione (quale parte fetale è posta allo stretto
superiore)
• IV manovra valuta la posizione del feto (dove è posizionato l’occipite) e le
caratteristiche della parte presentata e il grado di discesa della stessa
NB. Si è un po’ persa l’abitudine di fare queste manovre in seguito all’uso
dell’ecografia.
FENOMENOLOGIA DEL PARTO
Fenomeni dinamici (materni)
A. Modificazioni che si verificano nella donna prima e durante il travaglio di parto per
favorire il passaggio del feto e per effetto del passaggio del feto
• Delimitazione ed espansione del segmento uterino inferiore (che prima della
gravidanza si chiama ISTMO che separa corpo e collo dell’utero poi durante la gravidanza
si espande e costituisce SUI)
• Raccorciamento e scomparsa del collo dell’utero e dilatazione dell’orifizio uterino
esterno (si forma un unico canale che collega utero e vagina)
• Formazione borsa amniotica (azione protettiva nei confronti della parte presentata)
• Rottura della borsa amniotica (sotto l’azione della forza delle contrazioni uterine
fuoriuscita delle acque anteriori dai genitali)
NB. Può anche non avvenire il bambino nasce avvolto dalle membrane
(nato con la camicia)
• Distensione del canale vaginale del perineo e dell’ostio vulvare
Fenomeni meccanici (materno-fetali) = Tempi del parto
B. Movimenti passivi compiuti dal feto durante il passaggio attraverso il canale
genitale materno. Avvengono in 6 tempi, alcuni dei quali avvengono in modo
combinato:
1. Riduzione e impegno
La riduzione consiste nella diminuzione dei diametri della parte presentata:
può essere:
diretta (accorciamento di un diametro) si verifica nella presentazione di podice o
di spalla
indiretta (tramite la FLESSIONE COMPLETA DELLA TESTA FETALE che provoca
la sostituzione del diametro occipito-frontale meno favorevole con il diametro sotto-
occipito-bregmatico più favorevole 9,5 cm) si verifica nelle presentazioni cefaliche
2. Progressione o discesa
La testa si impegna nello stretto superiore e sotto l’azione delle contrazioni,
progredisce nello scavo finchè la volta cranica incontra il piano perineale
3. Rotazione interna
Il diametro sotto-occipito-bregmatico da che era in rapporto con l’obliquo di
sinistra dello stretto superiore si mette in rapporto con l’antero-posteriore
dello stretto medio 45° nelle posizioni anteriori (1/8 di circonferenza), 135°
nelle posizioni posteriori (3/8 di circonferenza)
Progredisce poi sempre in anteroposteriore fino ad arrivare allo stretto
inferiore dove si ha il:
4. Disimpegno della parte presentata
Movimento di ESTENSIONE A VENTAGLIO DELLA TESTA dall’indietro in
avanti, e dall’interno all’esterno passaggio fronte naso mento
5. Rotazione esterna / Rotazione esterna-interna / Movimento di restituzione
Necessaria per far passare le spalle, per far allineare il diametro
disacromiale lungo il diametro più favorevole, quello anteroposteriore dello
stretto medio e dello stretto inferiore.
6. Espulsione totale del feto
Le contrazioni uterine determinano impegno della spalla destra (anteriore)
sotto la sinfisi pubica, la spalla sinistra (posteriore) distende il perineo e si
porta all’esterno, infine il tronco mediante un movimento elicoidale. Dopo
l’espulsione del corpo fuoriuscita del liquido amniotico delle acque
posteriori.
NB. Una delle manovre per risolvere una distocia di spalla è cercare di
disimpegnare prima la spalla posteriore e poi quella anteriore.
Fenomeni plastici (fetali)
C. Sono le modificazioni subite dalla parte presentata durante il passaggio attraverso il
canale del parto: abbiamo una certa plasticità dovuta al fatto che le fontanelle non
sn ancora fuse.
• Tumore da parto o bozza sieroematica (deformazione delle parti molli)
Accumulo di liquido interstiziale nel tessuto cellulare sottocutaneo che
avviene nella zona che dopo la rottura delle membrane sporge dalla bocca
uterina per una differenza di pressione.
Si presenta come una tumefazione irregolare, molle, pastosa, bluastra che sfuma
senza limiti netti nei tessuti normali
Non si verifica in caso di feto morto: quindi se presente indica che la morte del feto
è avvenuta dopo l rottura delle membrane
Regredisce spontaneamente entro 1-2 giorni senza lasciare tracce
Importante distinguerlo dal cefaloematoma (stravaso ematico tra l’osso e il
periostio a causa di manovre iatrogene cruente o per l’applicazione di forcipe/ventosa,
non presenta alla nascita ma compare qualche giorno dopo il parto e dura qualche
settimana, limiti netti, soffice e fluttuante)
Bozza sieroematica o caput succedaneum quando è relativa alla testa
ed è molto pronunciata (si parla invece di caput atificialis in seguito alla
deformazione creata dall’applicazione della ventosa ostetrica)
• Modificazioni a carico delle ossa craniche tali da consentire una riduzione diretta
della parte presentata e sovrapposizione delle ossa parietali
EVOLUZIONE CLINICA DEL PARTO
Periodo prodromico
I. Periodo dilatante:
II. 3 fasi variabili
• Fase di accelerazione dalla fase latente del travaglio alla
dilatazione attiva del collo dell’utero
• Fase di massima intensità della dilatazione del collo dell’utero
• Fase di decelerazione rallentamento della dilatazione
Periodo espulsivo
III.
Passaggio del feto attraverso il canale del parto: contrazioni sempre più intense e
frequenti (5-6 ogni 10 minuti). Alle contrazioni uterine si aggiungono quelle dei
muscoli del torchio addominale.
Periodo del secondamento
IV.
Distacco ed espulsone degli annessi fetali: placenta e membrane (“le seconde”). 3
tempi:
• primo distacco centrale/marginale
• passaggio della placenta in vagina
• espulsione all’esterno della placenta
Durata totale: 15-30 minuti
Se non avviene il distacco o la placenta non viene espulsa entro tempi ragionevoli
utero non riesce a contrarsi per riportarsi alla posizione originaria (atonia uterina)
sanguinamento shock emodinamico (se non s interviene subito rimuovendo la
placenta o con manovre che facilitano la contrazione uterina)
Ipertensione in gravidanza
2)
EPIDEMIOLOGIA
- costituisce insieme al diabete una delle patologie più importanti che si possono sviluppare
in gravidanza (insieme rappresentano circa il 70% delle patologie
- importante causa di mortalità materna (circa 30% delle morti, maggiore nei paesi africani)
che avviene a causa delle complicanze dell’ipertensione stessa:
emorragia cerebrale (per episodi ripetuti di eclampsia)
edema polmonare acuto (quasi sempre di origine iatrogena, cioè causato da un
sovraccarico di fluidi in donne gravide ipertese)
edema cerebrale
infarto cerebrale
necrosi corticale
necrosi epatica
encefalomalacia
porpora trombotica trombocitopenica (non è un disordino ipertensivo ma entra in
DD con alcune complicanze dell’ipertensione nella gravida); trattamento
plasmaferesi.
feocromocitoma crisi ipertensiva con emorragia cerebrale
- incidenza di mortalità materna in gravidanza 12/100M
APPROCCIO NEL SOGGETTO GRAVIDO
- obiettivo in gravidanza non è quello di normalizzare i valori pressori per prevenire gli
effetti a lungo termine; anche perché la riduzione della pressione riduce il flusso a livello
utero-placentare, quindi non sempre un trattamento anti-ipertensivo è benefico per il feto.
- aumento PAD misure preventive immediate (non solo la semplice dieta iposodica e la
riduzione del peso corporeo come nel soggetto non gravido)
- gravità ipertensione non è sinonimo di gravità della patologia (come nel soggetto non
gravido)
- età e parità (la paziente giovane o nullipara più propensa a sviluppare ipertensione in
gravidanza)
- età gestazionale (le forme riconosciute prima del quinto mese sono spesso forme di
ipertensione misconosciute prima della gravidanza e quindi non causate dalla gravidanza
stessa)
- normalizzazione valori pressori in gravidanza non equivale a guarigione della patologia
sottostante
IPERTENSIONE CRONICA
Valutazione preconcenzionale o < 20 sg
L’ideale sarebbe valutare le ipertese