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VIII. LAVAGGIO, CLASSIFICAZIONE E CONSERVAZIONE DEI MATERIALI

La maggior parte del materiale rinvenuto nello scavo deve essere lavato, registrato e conservato; fanno eccezione

le ossa umane e gli ossi animali, da lasciare agli specialisti; gli intonaci in vetro o dipinti, da pulire a secco e

lasciare asciugare al sole se non eccessivamente fragili; i metalli, da affidare ai restauratori, e la delicata ceramica

sovradipinta.

Il lavaggio degli altri materiali avviene sacchetto per sacchetto, in semplice acqua e vasche distinte, dove vengono

strofinati delicatamente con spazzolini per unghie o pennelli, avendo cura soprattutto delle fratture; i pezzi

vengono poi messi ad asciugare su griglie distinte per ciascuna US (o perlomeno con separazioni evidenti),

costantemente accompagnati dal loro cartellino.

Fondamentale è non riporre mai nei sacchetti materiali che non siano perfettamente asciutti, essendo l'umidità

estremamente deleteria.

Laddove rimangano incrostazioni anche dopo il lavaggio è opportuno lasciare l'onere della pulizia al laboratorio di

restauro, che cercherà comunque di evitare l'utilizzo di solventi efficaci ma spesso dannosi; nel caso di frammenti

combacianti da riunire è consigliabile conservarli insieme in un sacchetto apposito, evitando l'uso di collanti - o

usandone eventualmente di facilmente reversibili, come la UHU - che andrebbero poi rimossi.

Se nel cantiere è presente un restauratore queste operazioni rientrano completamente nelle sue mansioni.

Quanto viene lavato, siglato e classificato deve essere poi conservato e registrato in modo idoneo e funzionale al

tipo di studio che si intende farne (confronto fra US, fra materiali ecc.), preferendo generalmente la suddivisione

dei materiali per US e quindi un raffronto tra contesti.

La siglatura di ogni singolo pezzo deve costituirsi di a) località di scavo, segnata con le prime tre o due consonanti

del sito; b) settore specifico dello scavo indicato dalla sigla a esso assegnato dal cantiere, da alcuni considerato

intuile poiché i numeri di US non sono duplicabili e quindi univoci; c) numero della US (es. NR/M/US).

Ogni altra indicazione è generalmente superflua, ma può se necessario essere specificata nel relativo registro.

Per scrivere sui materiali è preferibile evitare i rapidografi e preferire l'inchiostro di china, utilizzando la

cannuccia con il pennino; il colore maggiormente usato è il nero, e occasionalmente il bianco sui pezzi scuri; la

sigla deve essere apposta nella parte meno visibile ed evitando le fessure, poiché non si può escludere il

ritrovamento del frammento mancante.

I diversi materiali hanno poi esigenze specifiche: la ceramica fine da mensa offre generalmente spazi ampi, lisci e

agevoli; la ceramica comune tende a impastare l'inchiostro; nel vetro sono frequenti le macchie dovute allo

spandimento dell'inchiostro; sui piccoli oggetti manca spesso lo spazio e nei metalli non è possibile scrivere prima

del loro consolidamento: è quindi fondamentale la pazienza affinché la dicitura risulti perfettamente leggibile.

I materiali vengono poi conservati in buste di plastica dotate di due cartellini - uno interno e uno esterno - con

sopra incise le stesse indicazioni dei pezzi, magari con la specificazione della classe di oggetti contenuta; tali

sacchetti vengono chiusi con il filo di plastica animato e riposti in casse di plastica sovrapponibili di dimensioni

standard variabili, le cui differenze stanno nel bordo, che può essere alto (per i sacchetti di ceramica) o basso (per

le scatoline contenenti oggetti delicati o minuti).

Gli oggetti piccoli e delicati possono essere avvolti prima nella carta igienica, poi nel cotone e infine riposti nei

contenitori vuoti dello yogurt, oppure in scatoline di cartone o polistirolo costruite nel cantiere stesso.

I magazzini a disposizione per la conservazione delle casse possono essere ampi e organizzabili in maniera

funzionale, oppure ridotti e inidonei; è consigliabile che il criterio di collocazione sia quello dell'annualità di

scavo, con la suddivisione in settori e US.

La registrazione dei materiali può essere fatta numerando le casse e tenendo un registro in cui indicare il numero

della cassa e relativo contenuto, procedendo magari, per ciascuna US, al conteggio dei frammenti ceramici distinti

per classi, orli, pareti, fondi, anse e parti decorate (da indicare come nota del vaso cui si riferiscono); anche gli

altri materiali provenienti dalla stessa US vanno catalogati in maniera analoga.

Esemplificativa ed efficace risulta la scheda adottata nello scavo di Nora, facilmente adattabile ai vari contesti e

creata con Excel, il quale consente ricerche veloci e la possibilità di avere sott'occhio tutti i materiali riferibili a

una certa US.

A livello di cantiere si consiglia di non procedere a ulteriori approfondimenti, rimandando l'analisi a un momento

successivo e all'ausilio di materiali bibliografici.

IX. CRONOLOGIA BASATA SULLA CERAMICA IN UNA US (O IN UN GRUPPO DI US)

La maggioranza dei materiali che si rinvengono durante uno scavo, utilizzati per datarne le diverse fasi di vita, è

prevalentemente composta da frammenti ceramici; essi si conservano nel tempo grazie alla loro resistenza e,

essendo il vasellame ceramico prodotto in un numero rilevante di esemplari, fornisce ampie possibilità di

confronto.

Al fine dell'interpretazione è fondamentale tenere presente l'intero contesto stratigrafico dal quale i materiali

analizzati provengono, nonostante essi derivino concretamente dalle sole US positive.

Lo studio delle ceramiche, nello specifico, si compone di indagini finalizzate alla determinazione cronologica, a

quella di indici commerciali ed economici e a un interpretazione di tipo antropologico.

Durante uno scavo è evidente la disparità di reperti fra le varie US, che portano a un'interpretazione aleatoria di

alcune; è quindi importante trovare un unico denominatore che permetta il confronto dei dati.

Il fine dell'indagine stratigrafica è quello di ricomporre le singole US in attività, le quali diverrano base di uno

studio più ampio per la definizione dell'ambito cronologico; a tal proposito la legge di datazione afferma che "una

US non può essersi costituita anteriormente alla data di fabbricazione del pezzo più tardo in essa contenuto":

quindi, se in una US si trovano materiali che giungono fino al 250 DC, è evidente che essa non può essersi

formata e chiusa prima di quella data.

Esistono però circostranze che possono introdurre materiali più recenti in strati formatisi precedentemente, come

per esempio le radici di alberi o cespugli, che attraversano strati diversi e trascinano frammenti, oppure l'attività di

lombrichi, topi e simili animaletti, che scavano nel terreno e creano vuoti nei quali scivolano i cocci; non bisogna

poi trascurare l'eventualità che qualche frammento cada dall'alto di pareti compattate male e distrattamente.

Per riconoscere questi episodi si può innanzitutto osservare il coccio rinvenuto: se i pezzi non sono stati ancora

lavati risulta semplice distinguere un pezzo più secco, e appartenente quindi a uno strato superiore, da uno più

umido ed evidentemente sottostante; in caso contrario l'avvenuta e corente datazione delle attività permette di

individuare un eventuale frammento estraneo.

È per questo motivo fondamentale che venga esaminato il maggior numero possibile di US e attività.

Un primo indizio cronologico è dato dall'osservazione preliminare dei materiali, ma maggiori ed efficenti indagini

sono quelle che si sono sviluppate per esempio in Gran Bretagna, che risentono però del contesto nel quale sono

nate: essendo qui rari i materiali mobili come la ceramica, e difficilmente databili gli scarsi esemplari rinvenuti,

tali metodologie non sono state opportunamente sviluppate.

La loro corretta conoscenza e interpretazione ne permette comunque la modifica e applicazione alla ricca

produzione ceramica tipica dell'archeologia classica (etrusca, greca, romana e medievale) nell'area mediterranea.

Per analizzare e datare un contesto ceramico, in seguito all'analisi preliminare, si procede nell'individuazione delle

forme, ricavate dall'analisi degli orli e dell'intera foggia vascolare di tutti i cocci eventualmente riuniti e divisi per

classi.

Identificata la forma si può iniziare a determinare il terminus post quem la US si è creata, ma per raggiungere un

maggior grado di precisione si deve procedere allo studio suo e dei rapporti con quelle a lei adiacenti; nell'analisi

cronologica delle ceramiche è importante distinguere fra periodo di vita del manufatto (dalla sua creazione alla

prima fase di utilizzo) e periodo d'uso (caratterizzato dalle varie riutilizzazioni successive).

Per quantificare le ceramiche si procede invece alla pesatura dei frammenti, un sistema poco preciso e valido solo

all'interno di una stessa classe: se in due US si ritrovano un numero diseguale di frammenti della stessa foggia,

che riuniti hanno un peso approssimativamente simile, si può ipotizzare che il numero dei vasi sia lo stesso, e in

uno dei due casi ci sia semplicemente stata una frammentazione maggiore; un altro metodo consiste nel calcolo

della percentuale di circonferenza degli orli, valido anche per classi di vasi differenti, per cui ogni frammento di

orlo viene misurato sulla scala delle circonferenze per vedere quanta percentuale di orlo contiene: si calcola così il

numero massimo (dato dal numero dei frammenti non combacianti) e quello minimo (dato dalla somma delle

percentuali di circonferenza) degli individui (es. Se si hanno 12 frammenti di orlo che costituiscono il 180% di

una circonferenza, il numero massimo è di 12 (giacché ogni pezzo, potenzialmente, appartiene a un vaso diverso)

e quello minimo di 2 (essendo la somma delle percentuali 180%, e quindi un intero 100% più un altro 80%. Nel

caso in cui i dodici frammenti siano tutti differenti è palese che il numero minimo degli individui è 12).

A questi calcoli si aggiunge poi l'analisi di altri elementi significativi, come per esempio il numero delle anse e lo

spessore di fondi e frammenti di parete: se questi risultano più numerosi o incoerenti col numero minimo di

individui attestato, l'errore risulta evidente.

Martin Carver ha invece elaborato un metodo che consente di individuare la soglia di residualità di una

produzione, indicando così il momento in cui i vasi cessano di essere prodotti e divengono residui di un periodo

più antico di quello analizzato (Carver 1985): esso risulta molto utile per definire produzioni poco note e solo

relativamente per quelle seriali: fornisce infatti dei punti cronologici più o meno fissi, ma è irreale pensare che una

produzione, raggiunto il suo culmine, cessi improvvisamente e in maniera completa e definitiva.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
21 pagine
5 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/10 Metodologie della ricerca archeologica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher VeronicaSecci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologie dello scavo archeologico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Martorelli Rossana.