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In base ad alcuni riferimenti questa città greca sarebbe Napoli, ma secondo altri studiosi si
potrebbe pensare ad una città meno importante, ovvero Pozzuoli.
La fine del satirico si svolgerà poi nella città di Crotone, in Calabria.
L’epoca in cui è ambientato il romanzo è quella di Petronio, ma qualche studioso ritiene che
l’autore del satirico non sia il nostro Petronio ma un altro vissuto prima di lui.
Caritone; romanzo ambientato circa 500 anni prima; io narrante
Petronio; romanzo contemporaneo; scritto in prima persona.
L’inizio del romanzo vede colui che è uno dei protagonisti, Encolpio, mentre sta declamando un
discorso in pubblico in questa città greca a proposito di un argomento che riguarda la causa per la
quale l’arte della retorica non era ben insegnata (parlare in pubblico) e riteneva che fosse
fondamentale per gli uomini di politica.
Sia in Grecia che a Roma esistevano delle scuole che insegnavano le tecniche per poter parlare e
muoversi bene in pubblico, disciplina chiamata arte dell’eloquenza.
Questa “scuola” era attiva da tempo ma durante questo secolo era in crisi e se ne discutevano le
cause, non nascevano più grandi oratori come era stato, ad esempio, Cicerone.
A riguardo venivano avanzate delle ipotesi raccolte in delle opere, alcune arrivate fino a noi.
Encolpio scrive appunto delle ipotesi riguardo a questo argomento, aveva appena finito gli studi e
in base alle sue esperienze dava le sue spiegazioni, ad esempio che a scuola, come esempi di
retorica, si illustrano cose fuori dalla quotidianità (tiranni, pirati), tenute su un piano molto teorico
invece di fornire esempi su questioni vive dell’epoca.
Encolpio inveisce su questo tipo di insegnamento che lui ha provato e tra gli ascoltatori c’è anche
uno di questi maestri di retorica, il cui nome è Agamennone e contesta ciò che il giovane sta
dicendo. Sostiene, invece, che la colpa non sia degli argomenti non conformi ai tempi ma che sia
dei genitori degli alunni, in quanto abbiano troppa fretta che i figli finiscano presto il loro ciclo di
studi per dedicarsi all’attività di oratori ed avvocati e guadagnare.
Tacito ci ha lasciato anche un’opera in cui affronta questo argomento, l’eloquenza che non è più
quella di una volta e si intitola “Il dialogo deli oratori”, immaginato come una discussione tra alcuni
oratori che si interrogano sulle cause della crisi, ciascuno ha il suo punto di vista, tra cui alcune di
quelle che troviamo nel satirico di Petronio ma c’è anche un oratore che allude ad un'altra
motivazione, ovvero che sia di tipo politico e che ricorda un altro personaggio di Tacito che
rimpiange i tempi della repubblica, in quanto in quel periodo gli oratori potevano esprimersi più
liberamente; con l’impero la situazione cambia perché è una sola persona a governare ed è venuta
meno la libertà di espressione, di conseguenza il parlare in pubblico non potrà essere vivace ma
modesto.
C'è anche un altro personaggio ad ascoltare il dibattito; un compagno di Encolpio; Ascilto, anche
lui ha studiato retorica.
I primi capitali del Satyricon sono sconnessi; Encolpio non trova più Ascilto e si rivolge a una
vecchia nei dintorni, che lo accompagna in un postribolo.
Probabilmente questi personaggi si capisce da riferimenti interni; erano stati a Marsiglia; tema del
viaggio.
Il termine Satyricon si può anche ricollegare alla figura dei satiri: compagni del dio Pan (Dioniso,
dio del vino e dell’ebbrezza), vivevano nei boschi o sui monti, passando le loro giornate a
ubriacarsi, danzare con le ninfe dei boschi e amoreggiare con loro, caratterizzati da una notevole
lascivia (il fare sesso era una delle loro caratteristiche).
Dal punto di vista antropologico i satiri rappresentavano la forza della natura, la fertilità.
Dal punto di vista fisico avevano barba e piedi di capra (cosa che poi influenzerà l’immaginario di
Satana e le sue rappresentazioni).
<Vicende>
Siamo nei quartieri popolari di Napoli, con strette vie. Encolpio si perde. Questo suo
disorientamento, il fatto che il personaggio ‘’si perda tra la folla’’ è stato visto come un modo di
Petronio di sottolineare la figura di Encolpio e di Ascilto come giovani dotati di una cultura astratta,
lontana dalla vita pratica. Con questa cultura astratta, messi di fronte alla vita reale, si
smarriscono, non riescono a trovare collegamenti tra la loro cultura e questo mondo.
Encolpio giunge in un bordello, quartiere a luci rosse: segno di realismo del romanzo.
Ogni cortigiana aveva un ‘’titulus’’, ossia un cartello col proprio nome (reale o d’arte). Encolpio
scorge nel medesimo bordello anche Ascilto.
Ritroviamo poi Encolpio in compagnia di Gitone, che lo informa di un fatto molto grave: Ascilto ha
tentato di fargli violenza. Encolpio si adira ancora di più con Ascilto e poi Encolpio e Gitono si
consolano facendo l’amore.
Arriva Ascilto e li coglie sul fatto. Nasce un litigio tra Encolpio ed Ascilto; i due si contendono
Gitone. Al termine Encolpio ed Ascilto decidono di separarsi, ciascuno andrà per la propria strada.
Decisione che però verrà attuata molto più avanti.
La scena si sposta all’esterno, è ormai sera: i due giovani sono al mercato (una sorta di mercatino
rionale), mercato nero (merce rubata). I due vanno al mercato per vendere un mantello rubato a
qualcuno (in capitoli perduti). Ci viene mostrato quindi come i due vivano di espedienti.
Si fa avanti un contadino per vedere il mantello, in compagnia di una donna dal capo velato.
Anche loro vendono qualcosa, una tunica molto mal ridotta.
Il contadino, osservando il mantello, grida che è il suo.
Al tempo stesso i due giovani riconoscono come loro la tunica. Encolpio ed Ascilto tastano la
tunica e vedono che è ancora presente, cucito all’interno, un gruzzolo di soldi che avevano
precedentemente inserito.
Le due coppie litigano per i rispettivi oggetti, intanto intorno a loro si raduna una folla. Tutti gridano
che la tunica e il mantello sono di loro, cominciano a tirare tunica e mantello, alla fine Encolpio ed
Ascilto ottengono la tunica e scappano.
Encolpio e Ascilto tornano alla locanda, quando sentono bussare alla porta: è una donna, la stessa
col capo velato di prima. Si presenta; dice di essere la serva di una sacerdotessa di nome
Quartilla, che vorrebbe parlare con Encolpio ed Ascilto.
In un frammento perduto, i due giovani avevano violato dei riti sacri del dio Priàpo, dio della
fertilità, rappresentato con un fallo enorme.
Le sue statue, per consuetudine, erano poste a guardia dei giardini, degli orti. Si può dire che sia
un antenato degli attuali spaventapasseri.
Giunge la sacerdotessa stessa, che dice ai due che devono partecipare ad un rito di risarcimento.
Si organizza un piccolo banchetto che poi diventa un’orgia; è un metodo per "risarcire".
Arriva anche un altro personaggio, Cineto, che partecipa all’orgia allegramente anche lui,
amoreggiando indistintamente con maschi e femmine.
Quartilla è arrivata in compagnia di una bambina, vede che coi due giovani c’è Gitone. Quartilla
propone a Encolpio di far sposare la bambina e Gitone, e così accade.
Li fanno ritirare in una camera accanto perché venga consumato il matrimonio, Quartilla ed
Encolpio spiano i due dal buco della serratura. La sacerdotessa vuole un altro appuntamento
amoroso il giorno seguente, ma l'evento non si verificherà.
Il giorno dopo mentre sono fuori casa, i giovani vedono Trimalchione (cap 26 a 78, senza
mancanze o lacune).
Banchetto di Trimalchione; è la parte più studiata.
Trimalchione è un nome parlante: vuol dire "tre volte ricco/potente" (TRI-prefisso intensivo,
MALCHIO- termine di origine semitica, significa POTENTE).
Proviene dall'Asia Minore ed è un liberto arricchito a dismisura, vive nel lusso: è un parvenu.
Anche grande proprietario terriero; è tanto ricco quanto rozzo e volgare.
Petronio cerca di mettersi in luce, mostrando la sua ‘’cultura’’, ma commettendo errori e
strafalcioni.
Encolpio e Ascilto vedono vicino a loro Trimalchione e anche uno dei suoi servi che invita
Agamennone. Anche loro due più Gitone saranno invitati.
Nel frattempo iniziamo a conoscere Trimalchione passeggia , scortato dai servi, e gioca a palla con
loro. Cosa curiosa; quando una palla cade o si allontana troppo da Trimalchione, egli non la va a
prendere, ma un servo gliene fornisce un’altra; ciò mette in luce i vizi e l’esibizionismo di
Trimalchione.
Ad un certo punto schiocca le dita: vuole far pipì, un servo gli regge un vaso da notte.
Infine va a casa per il banchetto. Al banchetto partecipa un altro ragazzino, amante di
Trimalchione, non particolarmente bello.
Inizia qui il racconto del banchetto: Trimalchione si vanta di aver fatto carriera, lo dimostra
apertamente, poiché la casa in cui vive è enorme, con servitù e bestiame, è ossessionato dal culto
della personalità; ha fatto dipingere le sue opere tramite affreschi sui muri della casa.
Porta alle braccia e alle dita dei vistosi anelli, cerchi d’oro.
Prima di andare al banchetto, gioca a scacchi (o forse a dama): la particolarità da notare è che le
pedine consistono in monete d’oro.
Trimalchione racconta in breve ai suoi ospiti come sia riuscito a far carriera, ripercorrendo le tappe
della sua vita; qui Petronio inserisce anche dettagli realistici sulla vita di liberti arricchiti: quando
era schiavo era l’amante sia del padrone che della padrona, facendosi ben volere da entrambi. Il
padrone segue i suoi consigli di carattere commerciale e alla sua morte Trimalchione è uno degli
eredi nel testamento. Ora egli è libero dalla schiavitù e pure ricco.
Diventa mercante: investe il denaro ricevuto nel noleggio di alcune navi per il commercio del vino,
che spedisce a Roma. Una tempesta le distrugge insieme al carico. Trimalchione decide di tentare
di nuovo la sorte: raccolti i suoi beni a disposizione, li vende e la moglie; Fortunata, mette a
disposizione di Trimalchione anche i suoi oggetti preziosi, vendendoli.
La nuova merce acquistata viene rimessa su navi e questa volta gli affari vanno a buon fine.
Ecco il punto di partenza della sua carriera. Dopo esserci arricchito a dismisura, decide di ritirarsi
dal mondo degli affari. Ma comincia a prestare denaro ad interesse ad altri liberti.
Trimalchione ha anche qualche impegno di carattere politico.
Anche Fortunata è abbigliata riccamente come il marito, oltre a ciò si rivela anche una donna
scrupolosa: ad un certo punto ritira l’argenteria dalla tavola. Una caratteristica negativa è che ella è
una malali