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Il periodo tartaro dura dal 1240 al 1480. l’Orda d’oro non prende pienamente possesso della zona
perché non ha una struttura statale di tipo moderno. I principi diventano vassalli dell’Orda d’oro e la
Rus’ di Kiev si sfalda in tre parti:
1) Novgorod: è posta al nord della Russia. Era molto più vicina al Mare del Nord e soffriva
meno i problemi economici di Bisanzio perché commerciava soprattutto con gli svedesi e la
Lega anseatica. Novgorod, prima ancora del gioco tartaro, si trasforma da principato a
‘repubblica’: è una sorta di oligarchia mercantile: il principe formalmente esiste ancora a
Novgorod, ma non ha autonomia di governo. Novgorod ai tempi aveva una zona di
influenza che andava dal Mare del Nord fino agli Urali e infatti veniva chiamata Господин
(Signore) Великий (Grande) Новгород (Novgorod) . Novgorod non è sotto il dominio
dell’Orda d’oro ma è indipendente;
2) Russia sud-occidentale (Kiev e quelle che oggi sono Ucraina e Bielorussia) : questa zona
nel 1385 passa sotto il dominio dello stato polacco-lituano. Lo stato polacco-lituano prima
erano 2 stati, poi ci fu un’entità statale unica. Polonia e Lituania avevano religione cattolica
e cioò rende veloce il distacco tra i russi ed i piccoli russi/ russi bianchi. In seguito queste
terre rientreranno nell’impero russo, ma con una cultura diversa.
3) Zona centro-occidentale (cioè la zona di Mosca): Mosca, come città è attestata dal 1147, ed
in questo periodo riesce a crescere diventare il centro del nuovo stato: sia perché si trovava
al centro, sia perché il metropolita si sposta da Kiev a Mosca. Mosca inizia ad allargare la
propria zona. Il primo momento in cui la città ha una trasformazione è il 1380, quando si ha
la prima Дмитрий Донской . questa riesce a sconfiggere per la prima volta l’Orda d’oro. La
vittoria non è definitiva. Nel 1480 il controllo dell’Orda d’oro finisce. Pian piano la Rus’ di
Kiev riparte da Mosca e viene chiamata Московская Русь.
Nel periodo dell’Orda d’oro, la produzione è fondamentalmente di Cronache, che parlano della
distruzione della terra russa. In questo periodo, i monasteri restano gli unici centri di aggregazione
sul territorio, che riuscivano a mantenere autorità morale.
Il periodo dell’Orda d’oro viene chiamato Gioco tataro-mongolo (con connotazione negativa).
L’Orda d’oro per certi aspetti aveva una fisionomia nella sua struttura interna più democratica. È
un’organizzazione statale basata sui clan, abbastanza differenziata, è un modello meno centralizzato
rispetto a quello che si può avere quando c’è un solo zar.
In questo periodo, i due modelli di riferimento sono Novgorod (con mercanti che determinano la
politica della città) e l’Orda tatara.
Lo sviluppo di Mosca sarà nella direzione della autocrazia che cercherà man mano di ingrandire i
propri possedimenti.
Mosca inizia ad emergere e le due figure principali sono quelle dei due zar Ivan III (1450) e Ivan
IV. Ivan III riconquista Novgorod e Svien. Ivan IV il Terribile (Иван Грозный): con lui comincia la
nascita dell’impero russo. Egli conquista i canati circostanti e inizia la conquista della Siberia
(espandendosi a est). L’espansione verso est sarà una caratteristica costante della storia russa.
In Russia c’era una coltivazione di tipo estensivo.
Il legame tra la letteratura russa antica e quella moderna è molto forte ed è dovuto non soltanto
a temi, figure, caratteri che tornano dalla letteratura russa antica, ma anche per la tendenza
fondamentale della letteratura che per tutto l’Ottocento rimarrà una letteratura di denuncia sociale,
in cui lo scrittore deve indicare alla nazione i suoi vizi, i suoi difetti e la strada da seguire. Ciò è
dovuto in parte alla struttura del paese ma anche alla letteratura russa antica, dove lo scrittore
confronta le vicende del paese con la storia religiosa e cerca di portare un insegnamento. Lo
scrittore russo ha sempre un compito morale.
La letteratura antica nasce molto presto: le prime opere originali (non sono traduzione di opere
esistenti, ma sono composte da autori russi) russe sono scritte molto presto. La più antica è il
Sermone sulla legge e sulla grazia, scritto tra il 1037-1050 (pochissimo tempo dopo la
cristianizzazione avvenuta nel 988). Altra opera è la Cronaca degli anni passati, che nella sua
prima redazione risale al XII secolo.
La letteratura russa ha delle caratteristiche del tutto diverse da quello noi intendiamo oggi per
letteratura e anche in gran parte da quello che è la nostra idea di letteratura medievale europea.
Caratteristiche:
1) bisogna innanzitutto capire come leggerla: se la vediamo con gli occhi di oggi, vediamo
solo quello che non c’è rispetto all’idea di letteratura che noi abbiamo. Dobbiamo abituarci a
vederla con l’occhio del lettore di allora, con l’occhio del lettore per il quale era stata
scritta. Non bisogna mai attualizzare.
2) Oggi siamo abituati all’idea che un’opera letteraria è il prodotto di una letteratura nazionale,
scritta in una certa lingua e che riflette la cultura del popolo, anche se la lingua viene usata
in diversi paesi (come succede con l’inglese). Siamo abituati all’idea che l’opera letteraria è
un prodotto individuale, che ha un autore, che rispecchia la sua concezione del mondo e che
è prodotto di finzione (può essere elaborata senza avere una base reale). Tutto ciò non è vero
per la letteratura russa. La letteratura russa antica non è letteratura nazionale perché è
scritta in slavo ecclesiastico e lo slavo ecclesiastico non è lingua nazionale , lo slavo
ecclesiastico è una lingua che è stata creata per la produzione dei testi sacri nella I
cristianizzazione degli slavi, che è avvenuta prima della Grande Moravia e poi in Bulgaria,
ed è una lingua che da un lato ha una forte impronta religiosa, nel senso che è uno strumento
per la diffusione della fede, dall’altro è una lingua che anche se nel tempo si modifica perché
nel tempo si sviluppano le redazioni locali dello slavo ecclesiastico ( ci sono particolarità
nella morfologia e fonologia che sono tipiche solo di un certo luogo). Lo slavo ecclesiastico
si differenzia in maniera non fondamentale. Per molto tempo gli slavi sono in grado di
capire le opere scritte in slavo ecclesiastico. Lo slavo ecclesiastico è la lingua di tutti gli
slavi ortodossi che usano il cirillico. La produzione in slavo ecclesiastico non è una
produzione nazionale perché i manoscritti circolano con una certa facilità da un paese
all’altro e quando arrivano in una nuova zona possono essere sottoposti a correzioni di tipo
ortografico (il cronista adatta la lingua al tipo di slavo ecclesiastico che lui conosce). Ciò
comporta problemi nella ricostruzione della storia di questi testi.
3) Il contenuto del testo. La letteratura slavo ecclesiastica ha una forte impronta religiosa. I
russi che prima non hanno mai avuto una letteratura si trovano a prendere qualsiasi cosa da
Bisanzio e tutto ciò che arriva viene interpretato in senso religioso. Le cronache venivano
tutte lette come testi para-religiosi, nel senso che la cronaca era intesa non come racconto
della storia locale, ma come racconto della variante locale dell’eterna lotta tra bene e male,
quindi era la versione locale della storia dell’umanità. In Russia arrivano molte cronache
bizantine, come la Cronaca di Giovanni Malala (VI secolo) che contiene molta mitologia
(elementi del mondo greco e romano). Questi elementi laici vengono comunque letti in
un’ottica cristiana: è presente in una cronaca bizantina, quindi deve avere un significato
religioso. Quello che è molto diverso tra la letteratura di oggi e la letteratura russa antica è
l’idea di contenuto. Oggi noi pensiamo che esiste una realtà, ma quello che per noi viene
veramente vissuto e può essere riprodotto è il nostro modo di vedere la realtà. Non esiste
una sola realtà, ognuno ha una propria visione della realtà. Nella letteratura russa antica
non è così: c’era l’idea che esiste una realtà primaria, una verità oggettiva, la verità di
Dio, ed è quella che lo scrittore deve cercare di rendere. Lo scrittore non esprime una sua
verità, ma cerca di scoprire la verità nelle cose del mondo, di scoprire i segni della verità
divina nella realtà. Il fatto che non esista una verità individuale, ma solo una realtà
oggettiva, sovra individuale, porta a sminuire l’importanza dell’autore. Non è importante
chi scrive, è importante quello che viene scritto e che questo abbia attinenza con la
verità divina. La letteratura russa antica non è letteratura d’autore. A noi sono arrivati
pochissimi nomi d’autori e nella maggioranza dei casi abbiamo manoscritti anonimi. In
pochissimi casi abbiamo testimonianza di chi sia l’autore e per lo più sono persone che sono
diventate sante e quindi avevano un motivo per essere ricordate. Non solo nella
maggioranza dei casi le opere sono anonime ma sono anche aperte: non c’è un testo
definitivo. Proprio perché l’unica cosa importante era il contenuto, qualsiasi persona
aveva il diritto di intervenire sul testo, sia dal punto di vista formale, sia dal punto di
vista contenutivo: poteva modificare la forma delle parole quando riteneva che fosse
sbagliata e poteva modificare il contenuto, fare delle aggiunte senza segnalarlo, perché non
era un testo d’autore. In Russia era molto diffusa come tipo di opera letteraria la raccolta. La
mancanza dell’idea del plagio è rimasta viva nella letteratura molto a lungo: la prima
testimonianza che abbiamo di un atteggiamento di tipo diverso risale alla seconda metà del
Cinquecento da parte del principe Andrej (periodo di Ivan IV). Andrej era stato per molto
tempo uno dei nobili, boiari, vicini allo zar, ma ad un certo punto diserta e si rifugia nel
regno polacco-lituano, dove viene a contatto con una cultura e concezione della letteratura
del tutto diversa. Andrej farà delle traduzioni di San Giovanni Grisostomo e accompagnerà
queste traduzioni con una nota polemica, in cui si lamenterà dell’abitudine di attribuire a
San Giovanni Grisostomo qualsiasi cosa.
4) Nella letteratura russa antica l’elemento fondamentale era l’impostazione paradigmatica,
cioè l’idea di richiamarsi ad un modello presente nei testi sacri e cercare sempre la
corrispondenza tra le cose che accadono e quello c