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A suo avviso la debolezza della teoria, anche se ne riconosce l’eleganza sta nell’aver ignorato il
sonno REM, anche se questo è stato poi introdotto da Boberly nel suo modello. Inoltre da tale
descrizione mancano completamente i riferimenti ai fenomeni microstrutturali del sonno che
interferiscono con l’omeostasi e che sono immediatamente registrati nel poligrafo EEG. Le loro
caratteristiche sono:
• durata breve (eventi fasici)
• spontanei o evocati da stimoli
• cambiano morfologia a seconda dello stadio e dall’intensità dello stimolo
• hanno ripercussioni sulla sincronizzazione dell’EEG.
La differenza fondamentale tra la veglia e il sonno NREM sta nella trasformazione da un cervello
aperto e responsivo in un cervello chiuso e oscillante. Questo è dovuto alla differente situazione che
si crea a livello del nucleo reticolare talamico: durante la veglia la trasmissione degli impulsi
sensoriali è più elevata. Se il sonno NREM influenza la percezione sensoriale, gli stimoli sensoriali
influenzano il sonno: uno stimolo durante il NREM provoca comparsa di complessi K,
microrisveglio o combinazione di entrambi (complessi K + onde alfa).
Rispetto all’arousal e alla sincronizzazione dell’EEG, si è visto che le onde Delta vengono
influenzate dagli arousal. Per alcuni autori queste vengono sospese se si presentano i complessi K.
Da notare inoltre che per alcuni autori gli arousal e i conseguenti complessi K sono legati all’età
(più si è vecchi più compaiono) mentre per altri questo non è vero perché essi sono rilevabili
sempre.
L’omeostasi e il sonno sono governati dal rapporto tra arousal, in questo senso inteso come stimolo
fisiologico, e il CAP (Cyclic Alternative pattern): se l’arousal è incompatibile con il sistema il CAP
non lo annulla, ma interviene smistando tale stimolo in un nuovo punto di regolazione.
Il CAP è quindi un meccanismo attivo che tenta di mantenere stabile il livello del sonno grazie a
fluttuazioni della vigilanza. Esso ha un ciclo alternato di fasi A e B, della durata complessiva che va
da 2 a 60 secondi).
Il CAP può essere visto, secondo l’autore, come un linguaggio del cervello. Inteso in questo senso:
la presenza di una fase A1, A2, A3 innesca diverse reazioni, ad esempio A1 sonno con onde delta,
A2 e A3, onde alfa e quindi sonno REM o veglia.
Questo codice di comunicazione, determinato dall’interazione costante con l’ambiente interno ed
esterno, nei soggetti insonni presenta un incremento di tutte le potenze del CAP rate, con una
costanza mantenuta nel tempo di oscillazioni di frequenza, a indicare una incapacità di raggiungere
la sincronizzazione massima tipica del sonno profondo.
Rispetto ad altre patologie non è definito chiaramente se si tratti di comorbilità o di un rapporto
causa-effetto tra, ad esempio, il CAP rate e la depressione.
Il sonno inoltre è dipendente da apprendimenti e da comportamenti che influenzano la sua
architettura (bambini piccoli che costringono a svegliarsi etc etc)
Negli studi fatti della relazione tra la comparsa del CAP e il rumore emerge che il rumore, in quanto
stimolo sensoriale esterno interviene sulla microstruttura del sonno prima di avere effetto sulla sua
macrostruttura. Questo è evidente nella espansione progressiva del CAP sotto l’effetto di fattori
cumulativi di perturbazione. Ciò avviene però solo se vengono superate determinate soglie (livelli
minimi di arousal)..
Nel sonno NREM, grazie alla identificazione delle fasi di CAP, si sono individuati diversi livelli di
vigilanza: ATTIVAZIONE (fase A) DEATTIVAZIONE (fase B) STATO STABILE (NCAP).
Il legame tra gli stadi di vigilanza o fasi del CAP e le patologie viene in soccorso per
l’individuazione delle terapie farmacologiche più efficaci.
Attraverso la microstruttura del sonno è possibile vedere il sonno come un processo attivo che viene
mantenuto attraverso una duplice regolazione omeostatica di cui abbiamo parlato all’inizio di
questo capitolo. L’alternanza ciclica del CAP è connessa specifiche patologie sonno correlate, che si
presentano nella fase A (polo attivatore) o nella fase B (polo inibitorio) ma non in entrambe.
Capitolo 10- pag 187-204
Le ricerche sul sonno si sono basate soprattutto su metodi elettrofisiologici piuttosto che su metodi
introspettivi. Questo però non esclude che tecniche introspettive possano essere utili per conseguire
una lettura adeguata del fenomeno.
Alcune tecniche comportamentali di valutazione dei molteplici aspetti del sonno sono:
• metodi basati su compiti di risposta a stimoli esterni (misurazione dei tempi di reazione
dopo un addestramento al compito durante la veglia)
• metodi basati su risposte auto-generate dal soggetto (finger tapping test, interviste, diari,
questionari)
La tecnica di misurazione dei tempi di reazione (TR) consente di valutare le fluttuazioni del
livello di arousal nella fase di addormentamento e utilizzata assieme alla polisonnografia
consente di definire meglio l’inizio del sonno.
Ha anche il vantaggio di poter essere svolta a casa. Sono utili soprattutto nelle ricerche in cui si
vuole analizzare le dinamiche del sonno e in primo luogo dell’addormentamento in un una
condizione di interazione attiva con l’ambiente esterno.
I vantaggi dei metodi basati sulle risposte autogenerate sono invece legati alla possibilità di
misurare l’addormentamento senza interferire con il processo in corso. Questa tecnica può
sostituire le misure polisonnografiche, ma ha il limite di non consentire la valutazione della
reattività dell’individuo durante il sonno. Inoltre non è utilizzabile per lo studio del sonno di
soggetti che presentano disturbi del sonno stesso (li amplifica). Altre tecniche (a posteriori) sono
l’intervista, il questionario, il diario. Le interviste vengono condotte da un esperto, e sono
generalmente strutturate; le domande riguardano orario di addormentamento e risveglio, qualità
del sonno (risvegli), ecc.. Il periodo di riferimento per le risposte è l’ultimo mese ca (per
l’attendibilità) altrimenti si supera un periodo di 3-12 mesi le risposte sono certamente meno
precise ma si può rilevare la stabilità di alcune caratteristiche. I questionari invece sono
domande pre-confezionate strutturate in modo da essere auto-somministrabili accompagnati da
istruzioni, e vengono utilizzati soprattutto negli studi epidemiologici. I diari del sonno sono
invece sotto forma di questionario e vanno compilati immediatamente dopo il risveglio per
evitare le interferenze di memoria. Di solito è compilato da 7 a 15 giorni consecutivi. Raccoglie
anche il tempo totale del sonno, il tempo totale trascorso a letto e gli eventuali risvegli.
Non esiste una corrispondenza tra la misura soggettiva (auto-percettiva) e quella
poligrafica del sonno. Si è visto che generalmente sia chi soffre di insonnia sia chi non, mostra
una maggior percezione del risveglio se questo avviene dopo un lungo periodo di sonno (sonno
consolidato), inoltre la percezione di una cattiva qualità del sonno si associa ad un’elevata
quantità di veglia intra-sonno, la percezione di buona qualità del sonno è legata a indici
poligrafici di continuità del sonno e alla sua profondità.
Capitolo 11: rilevazione attività motoria durante il sonno (p.205-221)
Le tecniche più utilizzate per misurare l’attività motoria durante il sonno sono:
1) static charge sensitive bed
2) videoregistrazione
3) videopolisonngrafia
4) attigrafia
Gli studi ahannoconsettito di osservare che il patern motorio del sonno è caratterizzato da
diversi tipi di movimento, distinti in:
1) posturali (coinvolgono tutto il corpo)
2) organizzati (per allontanare un disturbo per es)
3) piccoli movimenti (arti e la testa)
5) mioclonie (contrazioni muscolari involontarie)
La % di movimenti è più stabile sia di quella del sonno rem che di quella dello stadio IV.
SCSB:
Il vantaggio dell’uso del static charge sensitive bed consiste nel fatto che non è intrusivo. E’
ecologico , poco dispendioso anche nel tempo dedicatovi dallo sperimenttatore, e si dimostra
sensibile alla rilevazione dei disturbi respiratori (es., apnee). Putroppo no vi è completa
sovrapposizione della siglatura con quella standard la cui acquisizione è garantita solo da
acquisizioni elettrofisiologiche. Esso misura tutti i movimenti (anche minimi tremori) che la
persona compie durante il sonno. La siglatura è stata presentata per la prima volta a congresso
nel 1983. Le epoche hanno durata di 3 min e l’indice di attività (IA) è dato dalla somma dei
punteggi dei movimenti corporei. Per siglare un’epoca come SQ il totale dell’attività dev’essere
compreso tra 0 e 2. Lo stadio S1 ha un punteggio tra 3 e 4. SA tra 5 e 6. si chiama VAM, veglia
attiva motoria quell’epoca in cui la somma della durata di movimenti supera i 40 sec.
TLVR e VPSG:
Le tecniche di videoregistrazione e videopolisonnografia (TLVR E VPSG), per realizzarle si
utilizza la videoregistrazione a raggi infrarossi, sono utilizzate perché sono assolutamente non
invasive , consentono di registrare diversi parametri del sonno e sono utili sia in ambito clinico
che applicativo. Si è visto ad es. , che il rapporto tra i movimenti ell amano dominante e quella
non dominante sono di 1 : 2,5.Si è anche scoperto che i movimenti organizzati dipendono da
strutture corticali, mentre quelli non organizzati dalla disinibizione del sistema
tronco-encefalico. Uno studio condotto da Aronson et al (80’) ha rilevato che esiste una
correlazione diretta tra le variazioni posturali e i cambiamenti di fase del sonno. L’attivazione
motoria nelle fasi di transizione rem-non rem pare dipenda dal passaggio tra due diverse
modalità di controllo della motilità (non-facilitazione nel non-rem, inibizione attiva nel rem).
Limiti di queste tecniche consistono nell’impossibilità di avere dati sullo stato cerebrale del
dormiente. Cosa che si supera con e tecniche di polisonnografia.
ATTIGRAFIA:
Utilizzata anche per studiare i disturbi del sonno (insonnia, sonnolenza diurna, apnee ecc..)
considerata meno invasiva della polisonnografia, consente la registrazione e la valutazione
dell’attività motoria anche durante il giorno. L’apparecchi (postera o cavigliera) è costituito da
una scatola protettiva all’interno del quale è posto un elemento piezo-ceramico collegato a una
piccola sfera decentrata tramite un filo metallico. Ogni movimento crea un eccitazione tradotta
in voltaggio. Vengono misurati il tempo totale di letto e il tempo di sonno, numero di risvegli
durata totale di veglia intra-sonno, e la latenza di addormentamento e l’i